Azioni Privilegiate e Azioni di Risparmio

azioni privilegiate e azioni di risparmio

Non ci sono più le azioni privilegiate e azioni di risparmio di una volta! Le cosiddette azioni priv. e le risp., hanno segnato un’epoca in borsa. Ma paiono ormai in chiaro declino. Ripercorriamo la storia delle azioni privilegiate e di risparmio ed il loro funzionamento su Borsa Italiana. Ci accompagna Fabrizio Fiorani.

Cosa sono le Azioni Privilegiate e le Azioni Risparmio?

Le azioni privilegiate e quelle di risparmio, rispetto alle azioni ordinarie, prevedono una prelazione nel riparto degli utili e, in caso di scioglimento della società, nel rimborso del capitale. A fronte di questi vantaggi le azioni privilegiate possono esercitare il diritto di voto soltanto nelle assemblee straordinarie mentre quelle di risparmio ne sono sprovviste.

Le Azioni Privilegiate e Azioni Risparmio furono introdotte per incentivare l’investimento in borsa dei piccoli investitori, più interessati al rendimento dell’investimento che alla gestione della Società. Un mondo parallelo che nel corso degli anni ha saltuariamente attirato su di sé l’attenzione ma che sembra ormai da tempo destinato all’estinzione.

Storia della Borsa

Quando ho iniziato a lavorare in Borsa molte Società quotavano varie combinazioni delle categorie di azioni. Solo per fare un esempio di ogni tipologia ricordo La Rinascente ord. priv. risp., Toro Assicurazioni ord. priv. e Stet ord. risp..

Singolare il caso dell’IFI (Istituto finanziario industriale), holding finanziaria del gruppo Agnelli, che quotava solo le azioni privilegiate. Questa “anomalia” fu superata solo nel 2009 quando IFI incorporò l’altra finanziaria del gruppo IFIL che quotava sia le azioni ordinarie che quelle di risparmio. La Società incorporante (IFI), che cambiò denominazione sociale in EXOR, a quel punto si trovò ad avere le tre categorie di azioni (ordinarie, privilegiate e di risparmio). Nel 2013 con la conversione alla pari di priv. e risp. in ord. si giunse infine all’attuale situazione con la quotazione delle sole EXOR ordinarie.

In questo caso ed in molti altri, specie se relativi a conversioni obbligatorie, i detentori di azioni priv. e risp. ottennero un concambio alla pari, ma non sempre è stato così.

Conversione di azioni risparmio e privilegiate

Operazioni che mi lasciarono perplesso furono quelle di Italcementi e Italmobiliare. Ricordo che le Società erano solite fare aumenti di capitale con l’offerta in opzione agli azionisti ord./risp. di nuove azioni della stessa categoria posseduta al medesimo prezzo di sottoscrizione. Dato che le azioni di risparmio quotavano con un forte sconto rispetto alle ordinarie questa circostanza sollevava malumori fra gli azionisti di risparmio. Le Società motivavano tale scelta adducendo che i diritti patrimoniali degli azionisti ord./risp. erano gli stessi. 

In base a queste considerazioni e sull’analisi dei 17 concambi di azioni risp. in ord. avvenute dal 2000 al 2014 (10 alla pari su 17 totali di cui ben 10 su 12 di quelli obbligatori) mi sarei aspettato un rapporto 1:1 nell’eventualità di conversioni obbligatorie nelle società del gruppo Pesenti ma non fu così.

Nel 2014 Italcementi convertì obbligatoriamente 1 azione risp. in 0,65 ord. giustificando tale rapporto anche in considerazione dello sconto di quotazione medio alla Borsa di Milano fra le due tipologie di azioni (circa 46%). 

Dibattiti riguardarono anche l’operazione posta in essere dall’Italmobiliare nel 2016 che distribuì agli azionisti di risparmio un dividendo straordinario (in parte in denaro ed in parte con azioni Heidelberg Cement AG.) e convertì ben 10 risp. in solo 1 Ord. L’operazione a detta di alcuni si configurò in larga parte come liquidazione forzata dell’azionista di risparmio.

Da rilevare che l’assemblea speciale dei possessori di azioni di risparmio può fra l’altro esprimersi sulle deliberazioni dell’assemblea della società che pregiudicano i loro diritti con il voto favorevole di tante azioni che rappresentino almeno il venti per cento delle azioni di categoria. In quel caso gli azionisti approvarono l’operazione ma in altre circostanze questa possibilità innescò vere e proprie speculazioni.

OPA di BNP su BNL

BNP Paribas emittente certificates

Eclatante il caso avvenuto dopo l’OPA su BNL nel 2006 quando BNP Paribas offrì 2,9275 Euro per le due categorie di azioni e si trovò a detenere il 97% delle ordinarie ed il 37,90% delle risparmio.  Avendo intenzione di procedere alla fusione delle due banche, BNP volle raggiungere la maggioranza delle azioni di risparmio onde evitare un’eventuale opposizione degli azionisti in “assemblea speciale”. Si scatenò un rialzo delle quotazioni delle azioni di risparmio fino a quando BNP acquistò ai blocchi un pacchetto di azioni a 3,75 Euro (+28% rispetto al prezzo d’OPA di qualche mese prima) e raggiunse il 72% di tale categoria di azioni.

Un tentativo di scalata in borsa con le azioni privilegiate

Un’altra operazione che fece scalpore sul finire dei mitici anni Ottanta fu la tentata scalata di borsa da parte di Florio Fiorini all’Interbanca facendo leva sulle azioni privilegiate. Nel 1989 Francesco Micheli acquistò dalla Sasea di Florio Fiorini le azioni rastrellate. In seguito, riuscì a raggiungere il 51,7% del capitale sociale complessivo (35,77% delle ord. e 70,81% delle priv.). Però, non riuscì ad avere il controllo di Interbanca che rimase saldamente nelle mani del Conte Giovanni Auletta Armenise. Infatti, tramite Banca Nazionale Agricoltura, il banchiere disponeva del 62% delle azioni ordinarie.

Si creò una situazione di stallo con l’assemblea ordinaria in mano al Conte e quella straordinaria al finanziere in grado di bloccare qualunque operazione che eccedesse la normale amministrazione. Questa fase venne superata solo nel 1995 quando la Banca di Roma lanciò l’OPA sulla Bonifiche Siele che controllava BNA e successivamente rilevò da Micheli gran parte di quell’ingombrante pacchetto di azioni Interbanca.

Perché le aziende convertono le azioni privilegiate e di risparmio in azioni ordinarie?

Sono numerose le ragioni che inducono le Società a convertire le azioni privilegiate e di risparmio in ordinarie. Dai prospetti si fa riferimento ad “una maggiore trasparenza nella governance con un’unica categoria di azioni, con gli stessi diritti e lo stesso prezzo e quindi il pieno allineamento degli interessi tra tutti gli azionisti, un aumento della capitalizzazione di mercato ordinaria con conseguente maggiore peso negli indici e nel portafoglio degli investitori istituzionali, una riduzione degli adempimenti societari e dei costi connessi all’esistenza di differenti categorie di azioni, un aumento della liquidità del titolo sia per gli azionisti ordinari che per quelli privilegiati e di risparmio post conversione”.

Azioni di risparmio su Borsa Italiana

Ormai le società che quotano azioni di risparmio sul nostro mercato sono ridotte al lumicino. Fra queste abbiamo Danieli, Edison, KME Group, Sars Getters, Saipem, Telecom Italia e Webuild. Su ognuna può essere raccontata una storia. Da Edison che non quota le ordinarie ma solo le risparmio, a Danieli e Saes Getters che avrebbero liquidità da investire. Per arrivare a Telecom, che di conversioni volontarie ne ha già fatte almeno due (nel 2001 e nel 2015) e non so quante altre volte si è parlato di una nuova operazione in arrivo.

Gli operatori si interrogano su quale sarà la prossima azione di risparmio a lasciarci. Difficile dare una risposta. Probabilmente, però, danr, ednr, ikgr, sgr, spmr, wbdr e titr (telecom italia risparmio) sono destinate a sparire nei prossimi anni.

Storia della Borsa

Storia della Borsa è una rubrica a cura di Fabrizio Fiorani. Di seguito i link per accedere alle precedenti puntate.


Ebook Certificates
Articolo precedenteInvestire su azioni italiane con i certificates di BNP
Articolo successivoCome Investire su Certificates sotto la pari?