Storie di Borsa

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Eccoci in una nuova puntata di “Storie di Borsa”. Come da tradizione in compagnia di Fabrizio Fiorani, per scoprire la storia di Piazza Affari negli anni Ottanta.

Storie di Borsa

“Sell in May and go away” recita un noto detto borsistico che, anche recentemente, sento ripetere spesso. Il mio primo ricordo di un maggio da “vendi e scappa” risale al 1986 quando si verificò un vero e proprio crollo per il nostro mercato. Il “giovedì nero” di Piazza Affari viene raramente citato. Mi è rimasto impresso, forse perché, come recita un altro detto, “la prima volta non si scorda mai”. Quell’evento inoltre ha rappresentato la fine di un’illusione che ha caratterizzato l’inizio della mia vita borsistica.

Banco di Sicilia - Fede del Credito
Banco di Sicilia – Fede del Credito del 1873 (su gentile concessione F. Fiorani)

Le mie “storie di borsa” iniziarono nel 1983. Assunto dal Banco di Sicilia sono assegnato all’Amministrazione Centrale, Servizio Borsa Titoli, ufficio Negoziazione. Incontro così casualmente il mondo della Borsa e della finanza. Un mondo che non conoscevo, ma che mi ha immediatamente appassionato ed accompagnato fino ad oggi. Un periodo meraviglioso forse perché ero giovanissimo. Ho però avuto la fortuna di entrare a far parte di un Team con persone dotate di grandissima professionalità, esperienza, correttezza, integrità morale ed umanità.

Dall’83 all’86 credo di aver assistito ad un periodo incredibile della storia della borsa. Una fase di svolta epocale del nostro mercato. Siamo nel pieno dei fatidici anni 80, della “Milano da bere”, dello “yuppismo”, con Bettino Craxi alla guida del “Pentapartito”. L’economia cresce nonostante le sue contraddizioni. L’inflazione è in netta discesa e passa dal 15 al 6% grazie al taglio della scala mobile (decreto di San Valentino dell’84). I tassi di interesse sui BOT si riducono “largo circa” dal 18% al 13% anche se rimangono altissimi. Ciò in particolare per la necessità di attrarre capitali per finanziare un debito pubblico in forte espansione.

Storia di Borsa – Nascita dei fondi comuni di investimento

Indice Comit
Indice Comit – I rialzi degli anni ottanta in Borsa

Ma il trigger di una eccezionale fase borsistica è rappresentato dalla nascita dei fondi comuni di investimento che attraggono l’enorme risparmio dei “BOT People” e lo convogliano nel “piccolo catino” di Piazza Affari. Si riaffacciano sul mercato anche gli investitori esteri che fiutano l’affare. L’indice Comit (base 1972=100) sale del 20% nell’84, del 98% nell’85 e sfiora il raddoppio nei primi 5 mesi dell’86.

Si entra in piena “fase euforica”, storie di borsa di altri tempi. I giornali e le televisioni aprono regolarmente con titoloni sulla Borsa, casalinghe e pensionati scoprono gli investimenti azionari. Molti lavoratori trascorrono l’intervallo mangiando un panino davanti alle vetrine delle banche che espongono le quotazioni dei titoli. Una eccezionale crescita delle quotazioni e dei volumi che coglie di sorpresa e mette a dura prova operatori e strutture addette al regolamento delle operazioni che rischiano il collasso.

Rialzi in borsa

Fra le storia di borsa di quegli anni, ricordo un simpatico aneddoto che testimonia quell’incredibile rialzo. Dall’83 mi occupavo, fra le altre attività, di aggiornare manualmente un grafico con indice Comit, volumi e medie mobili su carta millimetrata esposto in ufficio a tutta parete. All’inizio di ogni anno si cercava di ipotizzare l’andamento dell’indice. Ciò al fine di disegnare la scala sulle ordinate in grado di contenerne le oscillazioni. Ebbene, nei primi mesi dell’86, sono stato costretto a ridisegnare più volte quella scala a causa dell’uscita verso l’alto dell’indice.

Nel maggio dell’86 le quotazioni dei titoli avevano raggiunto livelli elevatissimi e sempre un maggior numero di clienti utilizzava operazioni di “riporto” e “anticipazioni su titoli” per acquistare azioni a leva. Le società approfittavano per raccogliere capitali a condizioni insperate assecondando la fame di investimenti presente sul mercato. Fuori dal coro, qualche avveduto operatore, fra i quali il nostro Direttore, consigliava cautela ma il “parco buoi” non voleva sentire ragioni. Stava vivendo il sogno che le quotazioni delle azioni potessero crescere all’infinito. Ma, come spesso avviene, di lì a poco accadde l’inevitabile.

La Borsa, dopo aver fatto segnare un massimo il 20 maggio, iniziò a perdere vistosamente terreno anche a causa di voci sulla possibile introduzione di una tassazione sui guadagni. La fase di nervosismo sfociò nel “giovedì nero” del 29 maggio 1986 quando le quotazioni scesero del 9,5% in una sola seduta.

Il crollo segnò la fine di quella fase di “grande illusione” in borsa; nelle sedute di alta volatilità che seguirono, la Borsa continuò a svolgere quella “funzione sociale” di “separare il denaro dagli stolti”. Per la cronaca quell’anno, nonostante un -20% dai massimi, si concluse con un rialzo del 58%.

Storia della Borsa

Per leggere le precedenti puntate di “storia della Borsa” è possibile visionare i seguenti link:


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