Redditi da Investimento

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La tassazione dei redditi da investimento in Italia è un tema sul quale c’è sempre molta confusione e necessità di aggiornamento continuo. Aggiornarsi quindi per ottimizzare fiscalmente il proprio portafoglio di investimenti, ed aumentarne la efficienza.

Tassazione dei redditi da investimento

Ogni tipo di investimento che produca dei guadagni e quindi dei redditi, può generare due tipi di redditi:

  • redditi da capitale ( cedole e dividendi )
  • redditi diversi ( generati da acquisto e vendita)

I primi sono redditi sono “certi”, non generano capital gain e quindi vengono tassati immediatamente; i secondi invece sono incerti, perché possono generare una plusvalenza, ma anche una minusvalenza in data incerta.

Fanno eccezione le cedole dei certificates, considerate come reddito da capitale che possono quindi essere usate per compensare precedenti minusvalenze.

Caratteristiche dei redditi

Come posso distinguerli? Facciamo un esempio. Un dividendo che verrà staccato ad una data precisa per un importo preciso rientra nella prima categoria dei redditi da capitale (certi); invece la compravendita di una azione non so quando e se produrrà reddito a seguito della sua vendita. Quindi siamo in presenza di un reddito diverso, incerto nell’ammontare ed anche nella sua creazione.

Tassazione e Compensazione

Questi due tipi di redditi possono essere compensati tra loro? La risposta è negativa: redditi da capitale e redditi diversi non si possono compensare, conteggiare tra loro. Questo perché sono due categorie completamente diverse. Sarebbe come sommare le pere con le mele. Allo stesso modo anche la tassazione su questi due tipi di redditi è diversa. Questo va considerato da trader ed investitori.

Nei redditi diversi ed incerti la compensazione tra Minus e Plusvalenze è possibile? Sì, lo Stato permette la compensazione tramite lo zainetto fiscale. Facciamo un esempio. Da una compravendita di azioni nell’anno precedente ho perso 1.000 euro che costituiscono il mio zainetto fiscale, cioè la minusvalenza che potrò compensare con una plusvalenza successiva.

4 anni per recuperare le minusvalenze

Quanto tempo ho per recuperare le perdite e compensare? Per recuperare le minusvalenze maturate in ciascun anno specifico abbiamo a disposizione ben 4 anni oltre a quello in cui la minusvalenza è maturata.

Dopo questa scadenza perdiamo la possibilità di compensare questo bonus fiscale e non potremo ridurre le tasse sulle rendite finanziarie. Per ottimizzare il proprio portafoglio è quindi utile valutare attentamente il risparmio possibile con lo zainetto fiscale e la compensazione.

Tassazione nei certificates

Esaminiamo la tassazione dei certificati di investimento.

Fra i punti di forza dei certificates troviamo il loro aspetto fiscale. Infatti, sia il profitto derivante da capital gain che le cedole che essi generano sono fiscalmente compensabili. Tutti i profitti derivanti dai certifitcati di investimento rientrano nei redditi diversi. Questo li rende pertanto fiscalmente efficienti, a differenza di ETF ed obbligazioni.

investire con i certificati

Cosa non posso compensare?

La compensazione delle perdite, possibile nel caso di redditi diversi, non è possibile con i redditi da capitale che non prevedono compensazione. Non si possono compensare minusvalenze pregresse di

  • cedole obbligazionarie
  • C/C, conti di deposito e libretti
  • cedole di certificates quando sono garantite E soltanto se anche il capitale è garantito
  • gestioni patrimoniali, polizze vita (ramo 1 3 e 5)
  • dividendi di azioni fondi o ETF
  • compravendita di quote di fondi o ETF

Quest’ultima limitazione non si spiega. La attuale tassazione sul reddito prodotto da questo investimento mentre permette la compensazione delle perdite sulle azioni, non permette di recuperare le perdite su fondi ed ETF azionari.

Quindi con delle minusvalenze da recuperare non conviene un portafoglio fatto di soli fondi o ETF; le tasse sugli eventuali profitti o dividendi distribuiti sono sempre dovute e le minusvalenze non si potranno recuperare.

Vietato compensare le minusvalenze fatte su un conto con le plusvalenze fatte su un altro. Consigliabile quindi un portafoglio misto di fondi ed etf assieme a singole azioni in modo tale da poterli usare per recuperare le minus valenze sui fondi e sugli etf.

Tassazione redditi da ETF ed ETC

La tassazione sui redditi prodotti da un investimento in ETF ed ETC è diversa. Sono redditi da capitale solo le i guadagni generati dalla compravendita di ETF, mentre invece sono redditi diversi le plusvalenze generate dalla compravendita di ETC (materie prime) e di ETN (titoli di debito cartolarizzati).

Tassazione redditi da capitale

La tassazione dei redditi da capitale è del 26 per cento. Anche i redditi diversi sono tutti tassati al 26 per cento, ma con delle eccezioni:

  • titoli di stato presenti nella white list ad esempio il bund e btp
  • titoli sovranazionali ad esempio le obbligazioni della world bank
  • buoni fruttiferi postali

Può capitare che l’investimento sia fatto su un ETF, oppure in un fondo che contenga titoli di stato in white list e con tassazione al 12,5 per cento; sul rimanente la tassazione sarà del 26 per cento sugli investimenti fatti.

Fisco e tassazione redditi da investimento
Fisco e tassazione redditi da investimento e certificates

Imposta di Bollo

L’imposta di Bollo è una piccola patrimoniale. Sono 34 euro l’anno per c/c e libretti di risparmio postali o bancari se la giacenza media supera i 5mila euro; zero se è inferiore. L’imposta di bollo è quindi pari a 34 euro indipendentemente dall’importo sul conto se questo super mediamente i 5.000 euro.

In ogni altro caso l’imposta di bollo è dello 0,2 per cento l’anno. Anche i conti correnti vincolati, conti di deposito, i buoni fruttiferi postali pagano l’imposta di bollo pari allo 0,2 per cento.

Esenti da imposta di bollo le polizze vita ramo 1. L’imposta di bollo è dovuta anche per un conto all’estero; cambia solo il nome: IVAFE e la percentuale dovuta è sempre la stessa.

Redditi e regimi fiscali

I regimi fiscali sono tre: dichiarativo, amministrato e gestito. Quali sono le differenze tra questi tipi di regime fiscale?

  • Dichiarativo: si porta il rendiconto dal commercialista che calcolerà le tasse.
  • Amministrato: l’intermediario, il broker esegue tutti gli adempimenti fiscali come sostituto d’imposta.
  • Gestito: delega all’intermediario sia la gestione che l’adempimento fiscale.

Quale dei tre consigliare? La scelta è personale, tuttavia il regime dichiarativo è quello più elastico; infatti se si hanno più conti si può sempre compensare minus e plus ottenute su conti diversi.

La scelta del regime fiscale dei redditi prodotti da un investimento e della relativa tassazione dipende anche dal broker. In generale gli intermediari italiani ed europei fanno anche da sostituto d’imposta in regime amministrato, mentre gli intermediari non europei sono per il regime dichiarativo nel quale è la banca ad occuparsi di tutto.


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