Come funziona la tassazione sull’oro ereditato? È vero che le tasse sull’oro sono salite? Temi importanti da capire, in una fase in cui il prezzo dell’oro è arrivato ai massimi storici, oltre i 2.500 dollari per oncia.
Le tasse da valutare sono diverse, fra queste la tassa di successione (che interviene con il passaggio di proprietà dal defunto a chi eredita), ma anche la tassa sulla vendita di oro ereditato. Focus sugli aspetti fiscali nel mondo di monete d’oro, lingotti e metalli preziosi.
Tassazione di successione su oro ricevuto come eredità
La tassazione e l’aspetto fiscale sono senz’altro un punto chiave quado si parla di eredità. Infatti, anche l’oro fisico, come lingotti, gioielli o monete sono considerati parte dell’attivo ereditario. C’è però una franchigia, pari ad un milione di euro per gli eredi in linea diretta, come figli o genitori. Tale soglia scende a 100.000 euro per fratelli e sorelle.
La tassazione dipende quindi dal valore complessivo dell’oro (e dei beni) ricevuti in eredità in base alle franchigie da applicare. Il valore complessivo dell’oro deve essere inserito nella denuncia di successione.
Ecco di seguito le franchigie per la tassazione su oro ricevuto in eredità
- Coniuge, figli e parenti in linea retta – Aliquota al 4% per somme superiori ad 1 milione per ogni beneficiario
- Fratelli e sorelle – Aliquota al 6% per somme superiori a 100.000 € per ogni beneficiario;
- Parenti ed affini – Nessuna franchigia ed Aliquota al 6%
- Altri Soggetti – Nessuna franchigia ed Aliquota fiscale al 8%
Tassazione sulla vendita di oro ereditato
Quanto pago di tasse se vendo oro ereditato? Un discorso diverso e slegato da quello sin qui fatto va applicato nel caso in cui si voglia vendere l’oro ereditato. Qui la normativa è recentemente cambiata, non in meglio. La tassazione, infatti, è salita per chi non può provare il prezzo di acquisto dell’oro, scenario molto frequente quando si parla di eredità.

Nel dettaglio, fino a fine 2023 la tassazione sull’oro fisico venduto (in assenza di documentazione comprovante prezzo di acquisto) era pari al 26% sul 25% del valore del metallo prezioso. Di fatto si pagava una tassazione del 6,5%.
Con la nuova tassazione, se non si ha documentazione con prezzo di acquisto, si paga il 26% sull’intero valore dell’oro venduto. Una scelta che ha fatto discutere e che in molti casi penalizza chi ha ricevuto oro in eredità. Pensiamo all’oro ricevuto come regalo per un Battesimo o una Cresima, ma anche sterline d’oro, o un Marengo piuttosto che altre coniature in oro o monete di argento, pazientemente accumulati in passato. Spesso ciò avveniva con transazioni fra privati o comunque senza ricevuta. In questo caso chi vende deve pagare una tassazione del 26% allo Stato.
Tutto ciò, sulla carta, è fatto per aumentare il gettito fiscale, sfavorendo canali non regolamentati. L’aspetto positivo vorrebbe essere quello di incentivare l’utilizzo di aziende registrate, i cosiddetti Operatori Professionali del settore Oro, registrati presso Banca d’Italia. Il rischio, però, è quello di ottenere un effetto opposto, spingendo un mercato meno trasparente fra privati, potenzialmente a sconto. Inoltre, chi non ha i documenti con il prezzo di acquisto si trova di fronte a una tassazione che non è soltanto salita, ma è quadruplicata.
Da notare come l’imposizione del 26% valga anche per argento, platino e palladio e non soltanto per l’oro.
Vendita di oro con documentazione
Sulla carta non cambia invece nulla per chi ha la documentazione relativa all’acquisto. Ma soltanto sulla carta, infatti viene meno la possibilità di pagare solo il 6,5% di tassazione, molto interessante per chi aveva comprato l’oro a prezzi più bassi di quelli attuali anche del 70-80-90%.
Per esempio, se un investitore avesse acquistato oro nel 2000 a 250 dollari per oncia e volesse rivenderlo oggi a un prezzo di 2500 dollari per oncia, non potrebbe pagare soltanto il 6,5% sul valore della vendita. Pagherebbe il 26% sulla plusvalenza, quindi su 2250 dollari (585 dollari, pari a oltre il 23% di tassazione). In questo esempio anche con la presenza di documentazione la tassazione sull’oro ereditato sarebbe salita notevolmente.
Non cambierebbe invece nulla se l’oro fosse stato acquistato a 2000 dollari per oncia e rivenduto a 2500, in quanto si pagherebbe sempre il 26% sulla plusvalenza, a patto di avere i documenti comprovanti il prezzo di acquisto. Altrimenti la tassazione sarebbe del 26% sul totale, una vera beffa!
Tassa per la detenzione di oro
Non sono previste tasse per la detenzione di oro. Occorre però registrare tutti i movimenti di oro superiori ai 12.500 euro di controvalore (parliamo quindi di 180 grammi o più di oro, considerando un prezzo di circa 70 euro per grammo).
Da notare, poi, come sull’oro da investimento non ci sia IVA. L’imposta sul valore aggiunto è invece presente quando si parla di gioielli.
Come si registra una plusvalenza su vendita di oro?
Quando si vende oro fisico ottenendo una plusvalenza occorre inserirla nel quadro RT nella sezione II del modello “Reddito delle persone fisiche”. Se l’investimento su oro o argento è stato effettuato all’estero, dovrà essere specificato nel quadro RW della stessa cartella.

Un libro per investire in oro
Fra le migliori pubblicazioni legate al tema investire in oro troviamo I segreti per investire sull’oro, libro scritto da Carlo Alberto De Casa e pubblicato da Hoepli che analizza molti aspetti chiave legati agli investimenti con il metallo prezioso.
Una guida sul tema che parte da temi basilari, legati alla storia dell’oro e all’utilizzo dell’oro nel mondo comune e nel mondo finanziario, per arrivare a domanda e offerta di oro. Si passa poi al ruolo delle banche centrali per addentrarsi su tematiche più tecniche legate alle correlazioni dell’oro e agli investimenti con i metalli preziosi.