Cos’è la macroeconomia? Come possiamo definire la macroeconomia e quali sono i temi che studia? Qual è la differenza tra microeconomia e macroeconomia? Ecco un approfondimento su queste interessanti tematiche.
Cos’è la macroeconomia
Partiamo con una definizione. La macroeconomia è una scienza che studia un’economia a livello di macro aggregati. Gli operatori principali che vengono studiati sono:
- l’insieme dei compratori;
- l’insieme dei venditori / delle imprese;
- l’insieme dei risparmiatori;
- l’insieme dei lavoratori;
- l’insieme degli enti pubblici / lo stato;
- il resto del mondo.
Riassumendo, semplificando ulteriormente il quadro, gli operatori sono le famiglie che prestano lavoro, consumano e risparmiano o investono e le imprese che acquistano la domanda di lavoro pagando un reddito alle famiglie ed assecondano il mercato, investendo quando necessario.
I comportamenti di questi attori hanno un impatto sull’economia e generano gli andamenti dei vari mercati e quindi dell’economia nel suo complesso. La macroeconomia mira a fornire strumenti e indicazioni ai governi ed alle istituzioni finanziarie (come il Fondo Monetario Internazionale o le Banche Centrali), oltre che alle grandi aziende.
Di cosa tratta la macroeconomia

Come abbiamo detto la macroeconomia è quella scienza economica che si concentra sui macro aggregati. Facendo questo cerca di elaborare le situazioni che portano a degli equilibri e quelli che causano dei disequilibri e delle crisi e come queste situazioni nefaste possono essere sanate. Per far ciò è necessario studiare anche l’intervento dello stato: questo infatti può esimersi totalmente o quasi dall’intervenire nel mercato o contribuire in modo importante (vedasi l’IRI in Italia dalla Grande Crisi alla fine della Prima Repubblica) o addirittura in maniera totalitaria come nel comunismo.
Lo stato può inoltre intervenire per gestire l’inflazione (attraverso le banche centrali) e la disoccupazione (attraverso delle politiche espansive o addirittura assumendo i disoccupati) o anche attraverso politiche di espansione economica (immettendo così nuove risorse nel mercato).
La macroeconomia però non si limita solamente agli studi delle varie politiche statali, infatti analizza anche, ad esempio, l’insieme delle produzioni di beni e servizi realizzate da un paese. Questo insieme è definito come produzione interna lorda (in sigla Pil). Attraverso questo aggregato è poi quindi possibile analizzare le economie di diversi paesi, degli scambi tra diversi stati. Inoltre, vengono anche studiati gli effetti sulle economie dell’apprezzamento di una valuta, sia sul mercato nazionale che internazionale.
Gli esempi fatti poco fa non sono altro che alcuni degli svariati ambiti di studio della macroeconomia.
Cosa sono i modelli economici
La macroeconomia, come la microeconomia, si basa sullo studio di alcuni modelli economici. Sorge spontaneo però chiedersi: “cosa sono i modelli economici”? I modelli economici non sono altro che una rappresentazione semplificata dell’economia, sviluppati attraverso l’uso di formule matematiche ed equazioni e grafici. Il modelli economici non rappresentano quindi alla perfezione il mercato analizzato, ma si limitano a fornirne una rappresentazione semplificata, che ci permette di analizzarla e comprenderla meglio.
Per rappresentare e comprendere la realtà i modelli economici utilizzano sia variabili endogene (ovvero spiegate dal modello), sia variabili esogene (ovvero considerate come prestabilite o influenzabili dal governo attraverso delle politiche economiche).

Principali scuole di pensiero
Le due principali scuole di pensiero sono le seguenti:
- la scuola liberista (anche conosciuta come classica): che crede che il mercato sia in grado di funzionare con efficienza senza un intervento statale;
- la scuola keynesiana: che crede che il mercato non sia in grado di funzionare con efficienza senza un intervento statale.
La legge chiave per la scuola liberista è la legge di Say, che prevede che, alle dovute condizioni, l’offerta genera domanda. Questo comporta che il mercato non avrà un eccesso di offerta a seguito di una sovrapproduzione e che il mercato si autoregolerà in base alle fluttuazioni dei prezzi. Keynes, l’ideatore delle teorie Keynesiane, criticò fortemente queste teoria e propose, tra il resto, che lo stato dovesse sopperire alle carenze sistemiche attraverso delle operazioni a sostegno dell’economia, in quanto una riduzione della domanda porta a una crisi di mercato. Keynes, nella scrittura delle sue teorie, fu fortemente condizionato dalla Grande Crisi del 1929 (causata da un eccesso di produzione, superiore alla domanda di beni) e dalla lunga decrescita dell’economia americana.
Ulteriori scuole di pensiero macroeconomico
Sulla base degli errori riscontrabili in entrambe le teorie ed analizzando nuove idee e tematiche, negli anni gli studiosi della macroeconomia hanno elaborato delle nuove teorie. Sono così nate, ad esempio:

- la scuola monetarista, fondata da Milton Friedman, che si focalizza sull’importanza della moneta immessa nel sistema economico ed analizza gli effetti che il variare della quantità della valuta causano;
- la scuola neo-classica che corregge alcune imperfezioni delle teorie liberiste alla luce degli errori evidenziati dai keynesiani, accettando che nel breve periodo si possano verificare delle situazioni di squilibrio, ma che nel lungo periodo l’economia tenda al pieno impiego;
- la nuova economia classica: in forte contrasto con le teorie keynesiane e all’intervento attivo nell’economia da parte dello stato. Questa scuola è condizionata da dei seguace della teoria monetarista di Friedman.
- la scuola post-keynesiana: questa scuola segue le teorie keynesiane, approfondendole ed integrandole.
- la teoria austriaca del ciclo economico: fortemente contraria al ruolo attivo recitato dalle banche centrali che influenzano negativamente l’economia intervenendo sui mercati, attraverso la manipolazione dell’inflazione e del tasso di interesse e operando investimenti errati.
Differenza tra microeconomia e macroeconomia
Per definire la differenza tra la microeconomia e la macroeconomia è necessario definire il concetto di microeconomia. La microeconomia è la scienza che studia il comportamento delle singole persone e di come l’insieme di questi comportamenti influenzi l’economia. L’insieme di tutti questi comportamenti degli attori che operano nel mercato genera la macroeconomia. Il confine tra la microeconomia e la macroeconomia si sta però sempre più diluendo col passare degli anni. Questo perché per approfondire le dinamiche degli aggregati economici è necessario analizzare i mercati e la loro composizione e quindi la microeconomia. Bisogna però notare che, rispetto alla microeconomia, la macroeconomia usa un livello di aggregazione maggiore e quindi le approssimazioni sono più importanti.

Conclusioni
Nel corso di questo articolo abbiamo indagato le principali teorie macroeconomiche e gli attori studiati dalla macroeconomia. Riassumendo possiamo vedere la macroeconomia come lo studio delle decisioni prese dagli aggregati economici e degli effetti delle politiche messe in atto dagli stati a sostegno del prodotto interno lordo, del reddito, delle famiglie e delle imprese. A differenza della microeconomia infatti il focus non è sul singolo attore che opera nel mercato, ma sulla collettività degli operatori.
Con questa piccola analisi speriamo di avervi interessato alla macroeconomia, una scienza umana interessantissima che merita sicuramente uno studio approfondito in quanto permette la comprensione di numerosi fattori della realtà che ci circonda.