È una domanda chiave per gli investitori: Cosa muove il prezzo di un certificato? In altre parole, quali sono le variabili da considerare per capire come si muove il prezzo spot di un certificato sul mercato secondario? Procediamo con ordine, con una semplice guida per capire cosa muove il prezzo di un certificato di investimento.
Il prezzo di un sottostante
Vediamo i fattori che muovono il prezzo di un certificato. In primo luogo, chiaramente il prezzo del sottostante. Nel caso di un tradizionale certificato cash collect, un incremento di prezzo dell’azione, dell’indice o della materia prima sottostante determina una salita del prezzo. La quotazione del sottostante ha un peso maggiore man mano che ci si avvicina a scadenza, in quanto la vita residua (e quindi la probabilità di movimenti ampi in una direzione o nell’altra) sono inferiori.
Volatilità e vita residua
Un secondo elemento chiave è senz’altro la volatilità, ossia l’oscillazione media del sottostante. Parliamo in particolare di volatilità implicita, ossia la volatilità attesa sul prezzo del sottostante.
Di fatto, una volatilità maggiore potrebbe determinare un prezzo più basso, in quanto aumenta le possibilità di movimenti anche significativi. Un altro elemento da considerare è la vita residua. Man mano che ci si avvicina a scadenza, se i sottostanti sono sopra barriera, il prezzo tende a salire perché sono minori le probabilità di evento barriera.
Dividendi attesi
Quando si parla di certificates, occorre anche considerare i dividendi attesi. Nel caso in cui le azioni (o gli indici sottostanti) paghino dividendi, non sono riconosciuti all’investitore. Pertanto, dividendi più elevati avvicinano di fatto la barriera, abbassando quindi il prezzo del certificato. Questo discorso non vale per i dividendi straordinari, per cui è invece prevista una rettifica del prezzo di strike.
Tassi di interesse
Non va dimenticato il tema tassi di interesse, che può essere rilevante sia per i certificati a capitale condizionatamente protetto che per quelli a capitale garantito. Di fatto, tassi più alti abbassano il prezzo dei certificates.
Nel caso di certificates a capitale garantito, con lunghe scadenze, la discesa potrà essere anche significativa, soprattutto se il sottostante dovesse trovarsi sotto strike, ma anche nel caso in cui l’indice o l’azione sottostante abbia performato bene.
Cosa muove il prezzo di un certificato? Un esempio

Poniamo l’esempio di molti certificates emessi nel 2020-2021, con tassi a zero o anche tassi negativi. Per ipotesi, pensiamo a un prodotto con valore nominale 1000 euro, capitale protetto 100% e cedole del 2% annuo pagate a patto che il FTSE Mib si trovi sopra lo strike di 22.000 punti.
Anche se l’indice italiano si è notevolmente apprezzato, questi certificates nel 2024 quoterebbero sotto la pari (in particolare in caso di lunghe scadenze, come 2029-2030) per via di cedole più basse del rendimento offerto da un BTP.
La performance del worst of
Molti certificates sono scritti su panieri di azioni o indici. E’ chiaro che – soprattutto con l’avvicinarsi della scadenza – la performance del worst of e la volatilità di questo sottostante avranno un peso maggiore.
Poniamo per ipotesi che i sottostanti siano le azioni di Enel, Eni, Intesa Sanpaolo e Tesla. Ipotizziamo che le azioni di Enel, Eni, Intesa si trovino intorno ai prezzi di osservazione iniziale, mentre Tesla sia sotto strike del 25%, a fronte di una barriera al 60%. Chiaramente il peso di Enel, Eni e Intesa sarà decisamente inferiore, con le azioni di Tesla variabile chiave per il buon esito del certificato (anche considerando la volatilità inferiore dei tre titoli del FTSE Mib rispetto al produttore di auto elettriche).
Al tempo stesso, nel caso in cui tutti i sottostanti si trovassero sotto strike di un medesimo ammontare (in termini percentuali) la situazione sarebbe simile a quella iniziale. Occorrerebbe considerare in maniera particolare quello con la volatilità superiore, pertanto Tesla.
Certificati denominati in valuta estera
Da notare che alcuni certificati sono denominati in valuta estera, ossia diversa dall’euro. Pertanto, un apprezzamento della valuta (dollari americani, sterline, franchi svizzeri o yen) sul forex market, determinerebbe un maggiore profitto per l’investitore. Viceversa, se la valuta di denominazione si deprezzasse contro l’euro, l’investitore avrebbe un minore profitto o una perdita maggiore dall’investimento.