Investire in materie prime Archivi - Investire-Certificati.it https://www.investire-certificati.it/category/investire/investire-in-materie-prime/ I migliori certificati di investimento li trovi su investire-certificati.it Mon, 23 Dec 2024 16:43:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.4 https://www.investire-certificati.it/wp-content/uploads/2021/06/cropped-android-chrome-192x192-1-32x32.png Investire in materie prime Archivi - Investire-Certificati.it https://www.investire-certificati.it/category/investire/investire-in-materie-prime/ 32 32 Le Mappe del Tesoro: Un libro spiega la Geopolitica delle Materie Prime https://www.investire-certificati.it/le-mappe-del-tesoro-un-libro-spiega-la-geopolitica-delle-materie-prime/ Thu, 26 Dec 2024 10:30:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=35612 La vera sfida strategica del XXI Secolo è rappresentata dalle materie prime. Terre rare, grano, oro, petrolio, gas naturale, ma anche acqua, zucchero. Ecco quindi il libro “Le Mappe del Tesoro”, edito da Hoepli, un avvincente viaggio alla scoperta dei paesi produttori e delle dinamiche chiave che muovono le materie prime. Un libro per capire […]

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La vera sfida strategica del XXI Secolo è rappresentata dalle materie prime. Terre rare, grano, oro, petrolio, gas naturale, ma anche acqua, zucchero. Ecco quindi il libro “Le Mappe del Tesoro”, edito da Hoepli, un avvincente viaggio alla scoperta dei paesi produttori e delle dinamiche chiave che muovono le materie prime.

Un libro per capire come le materie prime sono collegate con la geopolitica

Il libro, scritto da Paolo Gila e Maurizio Mazziero (già autore di un altro libro per capire le materie prime), parte da vicende di questi ultimi anni legate al mondo delle materie, che hanno conquistato le prime pagine dei giornali.

Pensiamo al sabotaggio dei gasdotti di Nord Stream (26 settembre 2022) o alla proposta di Vladimir Putin di creare una borsa granaria dei paesi del BRICS, di fatto un tentativo per ridisegnare le regole del commercio globale di materie prime alimentari. O ancora, qualche anno più indietro, alla minaccia del 2016 da parte del Presidente cinese Xi Jinping di bloccare le esportazioni di Terre rare verso gli USA.

La sfida per il controllo delle risorse alimentari, industriali ed energetiche

investire su materie prime

Leggendo il libro si intuisce fin dalle prime pagine che si va ben oltre lo studio delle materie prime. Si tratta di una sfida geopolitica fra superpotenze per il controllo di risorse vitali per il pianeta. Ecco che ci troviamo anche ad analizzare l’influenza crescente di Russia e Cina in Africa, che sfida apertamente decenni di legami occidentali. Le alleanze globali fra nazioni sono destinate a cambiare per il reperimento delle risorse energetiche, alimentari e industriali?

Questo approfondito studio ci rivela con lucidità non solo le strategie di potere di Stati Uniti, Europa, Russia e Cina, ma illustra anche il più ampio teatro di guerra strategica per il dominio delle risorse planetarie. Una sfida dove ogni mossa è calcolata e nessun espediente è escluso, nemmeno la guerra aperta. In palio c’è il dominio di beni scarsi e fondamentali per il pianeta.

Le mappe del tesoro

La parte grafica nel libro svolge un ruolo chiave. Per ciascuna materia prima analizzata troviamo la mappa dei maggiori paesi produttori (e in alcuni casi, come per petrolio o carbone) anche dove sono collocate le riserve. Una serie di immagini che ci fanno comprendere con un colpo d’occhio i paesi dove è collocato il tesoro naturale delle materie prime. Ecco, quindi, l’analisi che copre una lunga serie di commodities, fra cui petrolio, gas naturale, uranio, idrogeno, oro, argento, ma anche tesori alimentari, come grano, riso, mais, agrumi, zucchero, cotone ed anche acqua. C’è spazio anche per le materie prime industriali. Dal ferro, al rame, per arrivare ad alluminio, al cobalto, senza dimenticare le preziosissime terre rare.

Conclusioni

Con “Le Mappe del Tesoro” i due autori ci guidano sapientemente in un’intrigante esplorazione di luoghi, visioni e mappe, per rispondere alla domanda finale: chi dominerà il mondo al termine di queste battaglie? Il libro pubblicato da Hoepli è quindi una lettura che illumina le strategie sottostanti alla corsa globale alle materie prime e aiuta ad ipotizzare gli scenari futuri possibili.

Altri libri di economia, trading e finanza

Ecco di seguito gli approfondimenti relativi ad altri libri di economia, trading e finanza pubblicati da Hoepli.

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Da Intesa due certificati su oro e materie prime con capitale protetto https://www.investire-certificati.it/da-intesa-due-certificati-su-oro-e-materie-prime-con-capitale-protetto/ Wed, 04 Dec 2024 08:05:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=35445 Certificates su materie prime: due nuove emissioni da Intesa Sanpaolo su Borsa Italiana, con capitale protetto al 100% ed un focus sul mondo dei metalli e delle materie prime. Certificati in dollari con capitale protetto a scadenza Arrivano da Intesa Sanpaolo due nuovi certificates denominati in dollari per investire su indici legati ad oro e […]

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Certificates su materie prime: due nuove emissioni da Intesa Sanpaolo su Borsa Italiana, con capitale protetto al 100% ed un focus sul mondo dei metalli e delle materie prime.

Certificati in dollari con capitale protetto a scadenza

Arrivano da Intesa Sanpaolo due nuovi certificates denominati in dollari per investire su indici legati ad oro e metalli industriali. Le caratteristiche chiave di questi certificati sul mondo delle materie prime sono la protezione del capitale, con la garanzia di rimborso minimo pari a 100 dollari a scadenza, ad una denominazione in dollari e a una partecipazione ad eventuali apprezzamenti degli indici sottostanti.

Da notare, poi, come entrambi i certificates si possano acquistare sotto la pari, garantendo quindi un rimborso finale superiore al prezzo attuale, al lordo dell’effetto cambio. Infatti, i due certificati di investimento sono denominati in dollari ed è quindi presente rischio di cambio. Un eventuale apprezzamento del dollaro favorirà determinerebbe un rendimento superiore a quello del sottostante, mentre se il dollaro dovesse indebolirsi si avrebbe l’effetto opposto.

Come funzionano i due certificates di Intesa su oro e materie prime?

Operativamente la vita è pari a tre anni ed il capitale è garantito a scadenza (sempre con denominazione in dollari). I due derivati strutturati da Intesa sono legati ad indici della famiglia S&P Goldman Sachs Commodity Index (GSCI), benchmark nel mondo delle materie prime.

Il sottostante del certificato con ISIN XS2947183039 è l’oro, seguito tramite l’Indice S&P GSCI® Gold Excess Return, mentre il certificato con ISIN XS2947183203 si focalizza sul settore dei metalli industriali tramite l’Indice S&P GSCI® Industrial Metals Excess Return.

Alla scadenza se i sottostanti sono saliti si partecipa ad eventuali profitti, fino ad un massimo del 60% (con un rimborso quindi pari al 160% del valore di emissione del certificato). Per contro, in caso di discese da parte dei due indici, l’investitore godrebbe della protezione del capitale, con un rimorso superiore al prezzo di acquisto in dollari.

In sintesi, consentono di ottenere un profitto in caso di apprezzamento di oro e materie prime, garantendo la protezione del capitale alla scadenza. In entrambi il cap è al 160%, con protezione del capitale 100%. Un’interessante modalità per investire sull’oro, dopo il rally del 2024, senza rischi per il capitale, salvo quello di cambio.

Scheda dei nuovi certificati di investimento

Vediamo di seguito, tramite una tabella, i punti chiave dei due certificates su materie prime. Entrambi hanno una vita pari a tre anni e garantiscono la protezione del capitale in dollari al 100%. L’emittente è Intesa Sanpaolo.

CODICE ISINSOTTOSTANTEPREZZO INIZIALERIMBORSO MINIMO A SCADENZACAP (%)
XS2947183039Indice S&P GSCI® Gold Excess Return170,6017100 USD160%
XS2947183203Indice S&P GSCI®Industrial Metals Excess Return208,202100 USD160%

I due certificati sono già negoziabili sull’Euro TLX di Borsa Italiana. Da notare come tutti i rendimenti siano soggetti alla tassazione del 26%. L’investitore è soggetto al rischio emittente. Il presente articolo non rappresenta in alcun modo sollecito all’investimento in borsa.

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Investire su Azioni del Settore Materie Prime https://www.investire-certificati.it/investire-su-azioni-del-settore-materie-prime/ Mon, 21 Mar 2022 07:19:20 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=22666 Come Investire su azioni legate alle materie prime con i Certificates? Il rally dei prezzi delle materie prime resta uno dei temi centrali sui mercati finanziari, con notevoli ripercussioni sulla vita comune. in primis, infatti, la salita del prezzo del petrolio, così, come della maggior parte dei metalli, ha un significativo impatto sull’inflazione. Ma come […]

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Come Investire su azioni legate alle materie prime con i Certificates?

Il rally dei prezzi delle materie prime resta uno dei temi centrali sui mercati finanziari, con notevoli ripercussioni sulla vita comune. in primis, infatti, la salita del prezzo del petrolio, così, come della maggior parte dei metalli, ha un significativo impatto sull’inflazione. Ma come investire sulle materie prime? Leonteq continua ad offrire nuove opportunità di investimento in tal senso.

Nelle scorse settimane, infatti, l’emittente svizzero ha emesso un certificato outperformance sul Bloomberg Commodities Index (ISIN CH0270370700). Il prodotto permette all’investitore di ottenere profitti amplificati del 120% fino ad un massimo di +20% in caso di rialzi dell’indice legato al prezzo delle materie prime a fronte di una partecipazione lineare ad eventuali ribassi. 

Analisi Certificates per investire su azioni legate alle materie prime

Come investire su azioni del settore materie prime? Anche con i tradizionali certificates cash collect è possibile trovare opportunità di investimento sul settore mining e materie prime. Vediamo a tal proposito maggiormente nel dettaglio le emissioni ISIN CH1107642592 e ISIN CH1143303001, entrambe targate Leonteq. Si tratta di due certificati di investimento legati ad azioni del settore delle materie prime con cedole trimestrali rispettivamente del 2 e del 2,5%. Da notare come in entrambi i certificates i sottostanti siano nettamente sopra i prezzi di strike, ampliando quindi la distanza dalle barriere. Inoltre, il prezzo spot del certificato CH1107642592 è sotto la pari, con possibilità di un ulteriore capital gain per l’investitore.

Certificato ISIN CH1107642592

Il certificato ISIN CH1107642592 è legato a tre aziende del settore minerario, con focus su metalli preziosi. Le cedole condizionate sono pari all’8% annuo e sono distribuite su base trimestrale (2% a trimestre) a fronte di barriere posizionate al 60% dei prezzi di osservazione iniziale.

investire settore aziende miniere d'oro

In ciascuna data di osservazione il possessore dei certificates incassa una cedola del 2% a patto che tutti e tre i sottostanti rilevino a un livello strettamente superiore rispetto al 60% del rispettivo livello di fixing iniziale.

Alla scadenza l’investitore otterrà il rimborso del valore nominale e della cedola del periodo (più ogni coupon eventualmente non staccato durante la vita del prodotto) se i sottostanti si troveranno sopra barriera. Viceversa, il rimborso del certificato sarebbe pari al nominale di mille euro decurtato della perdita fatta registrare dal worst of (ossia dal sottostante con la peggior performance). I sottostanti di questo certificato sono Anglogold Ashanti ADR, Freeport-McMoRan e Wheaton Precious Metals.

Certificato ISIN CH1143303001

Il certificato di investimento con ISIN CH1143303001 fa invece riferimento a tre aziende che operano maggiormente nell’estrazione di materie prime industriali. Si tratta delle azioni di Glencore, Southern Copper e Freeport-McMoRan (presente in entrambi i certificates). Anche in questo caso la barriera capitale, equivalente alla barriera cedolare, è collocata al 60% dei prezzi di osservazione iniziale. Le cedole sono pari al 2,5% su base trimestrale, per un rendimento annuo che può quindi arrivare fino al 10%.

Investment Certificates su azioni del settore materie prime

La vita residua di questi due derivati strutturati che permettono di investire su azioni del settore materie prime è pari a circa due anni e mezzo.  Da notare come oltre all’effetto memoria sia presente anche l’opzione quanto che sterilizza il rischio di cambio. Entrambi i certificates sono denominati in euro e l’effetto cambio non influisce sull’esito del prodotto. Per ottenere il pagamento di tutte le cedole ed il rimborso del valore nominale sarà sufficiente che i titoli del settore minerario sottostanti dei due certificates si trovino sopra le rispettive barriere a scadenza.

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Un Certificato per Investire su Materie Prime https://www.investire-certificati.it/un-certificato-per-investire-su-materie-prime/ Wed, 16 Feb 2022 11:20:05 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=22484 Leonteq ha emesso un certificato outperformance (ACEPI) legato al settore delle materie prime. Ecco i dettagli del certificato ISIN CH0270370700. Certificates per investire sulle materie prime Il settore delle materie prime è stato grande protagonista nel 2021, con rialzi generalizzati pressochè su tutti i settori, con la sola eccezione dei metalli preziosi. In questo scenario, […]

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Leonteq ha emesso un certificato outperformance (ACEPI) legato al settore delle materie prime. Ecco i dettagli del certificato ISIN CH0270370700.

Certificates per investire sulle materie prime

Il settore delle materie prime è stato grande protagonista nel 2021, con rialzi generalizzati pressochè su tutti i settori, con la sola eccezione dei metalli preziosi. In questo scenario, l’emittente svizzero Leonteq ha presentato un nuovo Certificato Outperformance sul Bloomberg Commodity Index, indice di riferimento nel mercato delle materie prime.

Bloomberg Commodity Index

L’indice Bloomberg Commodities Index, ideato nel 1998, traccia l’andamento dei futures su di un paniere di 23 commodities suddivise in 6 differenti settori, e viene ribilanciato ogni anno tenendo in considerazione sia i volumi negoziati sia la produzione globale delle commodities stesse. Nel corso dell’ultimo anno l’indice ha guadagnato più di 30 punti percentuali.

Il grafico di seguito indica la composizione dell’indice legato alle materie prime nel febbraio 2022.

Perchè investire sulle materie prime con i certificates?

Il certificato Outperformance sul Bloomberg Commodity Index (ISIN CH0270370700) può risultare particolarmente attrattivo in questo momento per diverse ragioni. Fra queste ricordiamo, in primo luogo, la possibilità di investire in un’asset class che storicamente è fortemente correlata con l’inflazione.

Investire nelle materie prime, infatti, potrebbe risultare utile per coprire i rischi derivanti da un aumento dei prezzi. Va poi ricordata anche la delicata situazione fra Ucraina e Russia. Infatti, una possibile escalation della situazione Russia-Ucraina potrebbe portare ad una riduzione dell’offerta di varie materie prime. Fra queste quelle energetiche, come il gas, ma anche metalli e grano, incrementandone dunque il valore. Infine, le commodities sono utili per diversificare il rischio di portafoglio ed empiricamente tendono a essere particolarmente redditizie in periodi di crescita economica globale.

Nel grafico seguente vediamo la performance dell’indice legato alle materie prime negli ultimi 15 mesi, con un forte apprezzamento

Funzionamento del certificato per investire sulle materie prime

Come funziona questo certificato outperformance sulle materie prime? Il Certificato offre una partecipazione del 120% all’eventuale upside del sottostante, fino ad un tetto massimo del 120%. I rialzi sono dunque ampliati del 20%, con un rimborso che potrebbe arrivare ad un massimo del 1.240 euro. Nel caso di ribassi, invece, la partecipazione è invece lineare. Pertanto, replica 1:1 l’eventuale perdita di valore del sottostante.

Va ricordato come il certificato per investire sulle materie prime sia denominato in euro, con valore nominale pari a 1.000 euro. L’investitore non è quindi soggetto al rischio di cambio. Il mercato di negoziazione è l’Euro TLX di Borsa Italiana.

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Ratio Gold/Silver https://www.investire-certificati.it/ratio-gold-silver-oro-argento/ Sat, 19 Dec 2020 14:15:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=3287 Cosa è la ratio gold/silver? Come si calcola la ratio fra oro e argento? Cosa ci indica un rafforzamento dell’uno o dell’altro metallo? Cosa è la Ratio Gold/Silver? La ratio gold/silver indica il numero di once di argento (silver) necessarie per acquistare un’oncia d’oro (gold). Si ottiene dal rapporto fra il prezzo dell’oro e quello […]

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Cosa è la ratio gold/silver? Come si calcola la ratio fra oro e argento? Cosa ci indica un rafforzamento dell’uno o dell’altro metallo?

Cosa è la Ratio Gold/Silver?

La ratio gold/silver indica il numero di once di argento (silver) necessarie per acquistare un’oncia d’oro (gold). Si ottiene dal rapporto fra il prezzo dell’oro e quello dell’argento.

Una discesa del gold/silver ratio tende ad indicare un rafforzamento dell’argento nei confronti dell’oro. Viceversa, una salita della ratio indica un apprezzamento relativo del gold sull’argento.

Tanto più la gold/silver ratio sale, tanto maggiore sarà il numero di once di argento che servono per acquistare lo stesso quantitativo di oro. È un indice della forza relativa dei due metalli, può indicare fasi di stress o euforia sui mercati finanziari ed è quindi anche importante per investitori e traders.

Come si calcola la Ratio Gold/Silver

Il rapporto fra oro e argento, appunto ratio gold/silver, si calcola dividendo il prezzo dell’oro per il prezzo dell’argento.

Ipotizziamo che il prezzo dell’oro sia pari a 1.900 dollari per oncia e quello dell’argento a 25 dollari. Per calcolare la gold/silver ratio sarà necessario dividere 1.900 per 25. Si otterrà 76, che sarebbe appunto il gold/silver ratio. Si tratta chiaramente di un valore variabile, che si muove in funzione dei prezzi di gold e silver.

Il rapporto fra Oro e Argento nella storia

Come si è mosso nel tempo il rapporto fra oro e argento? Ripercorriamo velocemnte la storia, anche se possiamo dire che la ratio gold/silver storicamente si è mossa fra 10 e 115.

Alla morte di Alessandro Magno, nel 323 a.C, occorrevano 12,5 once di argento per un’oncia di oro. Durante l’impero romano tale valore rimase relativamente stabile, per poi scendere sotto quota 10 nella seconda metà del XIX Secolo. Da qui in poi, però, ad apprezzarsi maggiormente, sarebbe stato l’oro, basti pensare che negli anni Trenta del XX secolo la ratio gold/silver arrivoò per la prima volta in area 100. Occorrevano dunque 100 once di argento per comprarne una d’oro.

Nel complesso, soprattutto nell’ultimo secolo, per la maggior parte del tempo questo valore è rimasto fra 40 ed 80. Un’eccezione è rappresentata dal periodo compreso fra il 1960 ed il 980, caratterizzato da una maggiore forza dell’argento. La media degli ultimi 50 anni si è assestata in area 60.

Ci sono state tre fasi in cui questo valore è sceso sotto quota 20, certificando una notevole forza dell’argento. La prima durante la prima guerra mondiale, la seconda negli anni Sessanta ed ancora ad inizio anni Ottanta. Viceversa, la ratio gold/silver è schizzata in area 100 durante la seconda guerra mondiale, ad inizio anni Novanta e nella primavera 2020, quando ha raggiunto i massimi storici.

Grafico gold/silver ratio nel tempo. Come si è mosso il rapporto fra oro e argento nel tempo
Gold/Silver ratio nel tempo. Si notano le discese in area 10/20 sui minimi ed i rally fino in area 100 in differenti momenti storici.

Storicamente quando la ratio gold/silver si muove a favore dell’oro, il settore delle materie prime tende a trovarsi in fasi ribassiste (bearish). Viceversa, quando l’argento si apprezza nei confronti dell’oro, tradizionalmente ci si trova in una fase di generale apprezzamento dei metalli preziosi e, conseguentemente, anche delle aziende del settore minerario.

Trading sul gold/silver ratio

La ratio fra oro e argento è anche seguita nel trading e negli investimenti. Possono infatti emergere valori che indicano eccessi di acquisti sull’uno o sull’altro metallo. O ancora, valori di ipervenduto, quando l’oro o l’argento sono stati venduti in maniera eccessiva dagli operatori.

Va segnalato come il silver gold ratio abbia toccato dei massimi nel 2020 in seguito al crollo del silver in area 12 dollari l’oncia arrivando in area 115. Nel marzo 2020 servivano dunque 115 once d’oro per acquistarne una d’argento. Tale valore è sceso rapidamente nei mesi seguenti, quando l’argento ha raddoppiato il suo valore.

Eccessi di questo genere determinano opportunità di trading ed investimento. In casi del genere, infatti. È anche possibile ipotizzare l’apertura di posizioni di spread trading, puntando su un rialzo relativo del metallo più penalizzato rispetto all’altro.

In un caso simile sarebbe stato possibile:

  1. Acquistare argento nel caso in cui si fosse atteso un rialzo del silver
  2. Acquistare argento e vendere oro per un medesimo controvalore, nel caso in cui si fosse atteso un rimbalzo del silver nei confronti del gold. Di fatto in questo secondo caso si sarebbe aperta una posizione di spread trading.

Al di là di questo specifico esempio, è chiaro che la ratio silver/gold sia interessante anche per studiarne la correlazione con gli altri metalli e con l’andamento generale dell’economia e delle borse nei medesimi periodi.

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Cosa è il CoT Report? https://www.investire-certificati.it/cosa-e-il-cot-report/ Wed, 09 Sep 2020 05:46:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=984 Come funziona il CoT report? Come leggere il Cot Report. Ecco alcuni dei punti trattati nell’articolo che segue. Il CoT Report (Commitment of Traders Report) è senza altro uno degli strumenti più utilizzati dagli operatori internazionali al fine di esaminare ed analizzare il comportamento degli investitori sui mercati finanziari. Questo documento è un report che viene […]

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Come funziona il CoT report? Come leggere il Cot Report. Ecco alcuni dei punti trattati nell’articolo che segue.

Il CoT Report (Commitment of Traders Report) è senza altro uno degli strumenti più utilizzati dagli operatori internazionali al fine di esaminare ed analizzare il comportamento degli investitori sui mercati finanziari. Questo documento è un report che viene diffuso con cadenza settimanale dal governo americano, fotografando le posizioni degli investitori sui principali mercati futures.

Questo report finanziario presenta le posizioni aperte sui principali future su indici azionari, obbligazionari, cross valutari e materie prime da parte delle tre principali categorie di operatori finanziari.

La prima è rappresentata dai fondi istituzionali d’investimento (che nel CoT report sono denominati  Commercial). Seguono i fondi speculativi (Non Commercial o Large Speculators). La terza categoria è invece quella del pubblico dei risparmiatori/trader (che il CoT presenta come Non Reportable Positions). 

Le categorie del CoT Report

La prima categoria del CoT Report è costituita dai fondi comuni d’investimento e dalle grosse banche d’affari (come JP Morgan, Goldman Sachs Morgan Stanley, ecc..), mentre nel secondo comparto troviamo gli hedge fund, vale a dire quei fondi speculativi che, con strategie particolari, spesso complesse, ed ampie somme di denaro, provano ad ottimizzare la redditività dei capitali conferiti dai loro investitori. Nel terzo gruppo troviamo invece i trader retails, ossia i privati.

Il CoT report: due versioni

Troviamo due differenti versioni del CoT Report: la prima riporta solo le posizioni aperte sui future, mentre la seconda versione del CoT include nell’analisi anche le opzioni, comprendendo quindi le posizioni degli investitori su futures e opzioni.
Va ricordato come per ogni singolo mercato il Cot presenti le posizioni, sia al rialzo (long) sia al ribasso (short), che risultano aperte dalle varie categorie di investitori (in particolare i Commercial e i Non Commercial).

Nel dettaglio, viene messo in risalto se una certa tipologia di operatori abbia aumentato o diminuito la propria esposizione su una certa attività finanziaria e, soprattutto, quale sia stata variazione rispetto alla precedente rilevazione, ossia rispetto a sette giorni prima.

Analisi del CoT Report

L’analisi del CoT report è pertanto significativa, in quando dallo studio dei dati contenuti nel Cot si è in grado di determinare quali sono le aspettative di ciascuna tipologia di investitori e di verificare come i vari fondi d’investimento abbiano modificato le loro posizioni in base all’andamento dei mercati stessi. Prima di entrare nel dettaglio delle varie informazioni fornite dal Cot è necessario conoscere le caratteristiche dei vari operatori.

Cot Report: cosa è?
Uno stralcio dal COT Report dei metalli, relativo alle posizioni degli investitori nel gennaio 2020. Si notano in questa immagine il COT su argento e oro, così come quello sul rame.


L’approccio delle varie categorie del CoT Report al mercato

Esaminando il CoT report, come possiamo interpretare le posizioni delle tre categorie di investitori?
Tradizionalmente i Commercial possiedono un approccio al mercato di tipo “contrarian“. Questo significa che tendono ad aumentare le loro posizioni rialziste (long) quando il mercato si trova in trend ribassista e ad incrementare le loro posizioni ribassiste (short) quando il mercato esprime una tendenza rialzista. Per quale ragione?

La copertura

Il motivo di questo comportamento è dovuto al fatto che questi investitori operano sui mercati dei derivati con finalità principalmente di copertura del sottostante. Posizioni long su azioni vengono coperte con l’apertura di posizioni short su un derivato che ha come sottostante l’indice azionario al quale quei titoli appartengono.

Il libro di Larry Williams

Larry Williams (che ha scritto un libro molto interessante sull’analisi del COTTrade Stocks and Commodities with Insiders”) segnala un fatto; spesso i Commercial raggiungono la massima esposizione long alla fine di una prolungata tendenza ribassista e stanno formando un minimo (bottom) significativo di medio termine. 

Non Commercial

La seconda categoria del CoT Report è quella dei Non Commercial, che adottano molto spesso strategie di tipo trend-following. Questo vuol dire che tendono ad aumentare le loro posizioni long quando il mercato si trova all’interno di un trend rialzista; ad aumentare le posizioni short quando il mercato si trova all’interno di una tendenza ribassista.

Non Reportable Positions

Infine, vediamo anche le Non Reportable Positions, ossia i piccoli operatori/investitori, che privilegiano un’operatività di tipo direzionale. Molto spesso, tuttavia, non riescono a cogliere i segnali d’inversione e, per questo motivo si trovano con un’elevata esposizione long quando il mercato ha raggiunto un top significativo; con un’elevata esposizione short quando il mercato ha raggiunto un importante minimo di medio termine.

Tutti questi elementi sono da conoscere al fine di analizzare il CoT report ed utilizzarlo per comprendere i mercati.

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Investire sul Petrolio Conviene? https://www.investire-certificati.it/investire-sul-petrolio-conviene/ Mon, 04 May 2020 09:47:03 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=1221 Il prezzo per un barile di petrolio è sceso in negativo: conviene investire sul petrolio? E soprattutto, quali costi deve considerare un investitore sulle operazioni rialziste sul petrolio per via del contango? Proviamo a fare chiarezza su questi temi, esaminando le dinamiche che hanno incredibilmente spinto le quotazioni sotto quota zero (ossia il compratore del […]

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Il prezzo per un barile di petrolio è sceso in negativo: conviene investire sul petrolio? E soprattutto, quali costi deve considerare un investitore sulle operazioni rialziste sul petrolio per via del contango? Proviamo a fare chiarezza su questi temi, esaminando le dinamiche che hanno incredibilmente spinto le quotazioni sotto quota zero (ossia il compratore del future sul WTI riceveva denaro anziché pagarne), nonché le previsioni per il prezzo del petrolio per il 2020/2021 derivanti dai prezzi dei futures del CME.

Prezzo del petrolio nel 2020/2021

Per la prima volta nella storia le quotazioni del petrolio sono scese in territorio negativo sul finire dell’aprile 2020. Occorre però precisare che il crollo fino a dei minimi prossimi a quota a -40 dollari al barile ha riguardato esclusivamente la scadenza di maggio 2020 del WTI, ossia il petrolio americano (West Texas Intermediate). Le scadenze seguenti, partendo da quella di giugno 2020, proseguendo con tutte quelle relative al 2020, 2021, 2022 e seguenti hanno sì mostrato cali, ma di proporzioni decisamente inferiori. Nel complesso, si è verificata una situazione di forte contango sul petrolio (ossia con le scadenze future scambiate a prezzi nettamente superiori a quelle più brevi).

Va poi sottolineato come il Brent, ossia il petrolio del Nord Europa, abbia perso meno terreno, sia perché più facilmente trasportabile nelle petroliere, sia per i minori limiti all’export.

Conviene investire sul petrolio?

Molti trader retail hanno ipotizzato l’apertura di posizioni rialziste (long) sul petrolio, salvo poi scontrarsi con il contango, indipendentemente dallo strumento scelto per l’apertura della posizione. In estrema sintesi, mentre il future con scadenza maggio 2020 quotava in negativo, quello con scadenza giugno era ampiamente in territorio positivo, mentre le scadenze per il prezzo del petrolio relativo al 2021 erano addirittura oltre quota 30. Arrivando al 2028, le quotazioni del future del petrolio al CME passavano di mano sopra quota 50 dollari al barile. Chiaramente questo costo implicito si ripercuote nei vari strumenti scelti per l’apertura della posizione di trading. Nel caso di un futures occorre fare il rolling mensile al nuovo contratto, con il CFD la situazione è medesima, dovendo anche qui passare ai nuovi contratti. Nel caso di un CFD sul petrolio cash, ossia senza scadenza, lo swap/rollover serale per il mantenimento della posizione overnight risulta particolarmente elevato. Anche ETF ed ETC non sono esenti dal contango, riflettendolo nei loro prezzi, così come le opzioni (elemento che rende difficoltosa la creazione di certificati di investimento sul petrolio in questa fase). In estrema sintesi, visto l’ampio contango, è altamente costoso detenere per molto tempo posizioni lunghe sul petrolio.

L’investitore deve pertanto considerare oltre all’andamento del prezzo spot del petrolio anche l’effetto cambio e i costi derivanti dal contango che si riflettono nei prezzi. Altrimenti una posizione teoricamente in profitto potrebbe diventare anche in perdita per via di questi costi derivanti dal contango. Lo scenario cambia per le posizioni nell’intraday o detenute pochi giorni, dove il problema praticamente non sussiste.

Altri strumenti per investire sul petrolio

Gli strumenti per investire direttamente sul petrolio sono particolarmente costosi, come visto pocanzi. Possiamo però ipotizzare altre forme di investimento indiretto. Fra queste troviamo l’acquisto di azioni del settore dell’energia petrolifera. In Italia ricordiamo Eni, ma anche Saipem e Tenaris. Chiaramente anche all’estero troviamo molte altre alternative, come Total, Shell, BP. Investire su una singola azione, presenta altri rischi, come il fatto di assumersi i rischi dell’azienda acquistata (elemento che potrebbe essere positivo se questa dovesse sovraperformare il mercato). Abbiamo analizzato varie modalità per investire su Eni con i certificati in vari articoli (ecco un secondo link sempre sul tema azioni Eni – certificates)

investire su eni petrolio

Sempre rimanendo sul tema ed evitando strumenti inficiati dal forte contango del prezzo del petrolio si può in alternativa pensare all’acquisto di un ETF raggruppante le principali aziende del settore, come l’Energy Select Sector Fund (XLE).

Previsioni per il prezzo del petrolio

Vale la pena analizzare le scadenze più lunghe del future del petrolio al CME. Ne segnaliamo 4:

  • Febbraio 2021, che a inizio maggio 2020 navigava oltre i 30 dollari al barile,
  • marzo 2022, la prima oltre i 35 dollari al barile,
  • dicembre 2023, la prima oltre i 40 dollari al barile,
  • giugno 2028, la prima in cui il prezzo del petrolio è scambiato per oltre 50 dollari al barile.

Questo ci lascia presupporre che i mercati stimino una lenta ripresa del petrolio (ed una risoluzione dei problemi di stoccaggio con il sold out dei magazzini americani di fine aprile 2020) ma al momento non è previsto un ritorno sui valori di inizio 2020. È chiaro quindi che l’evoluzione del coronavirus, così come la ripresa del traffico stradale e aereo sono elementi fondamentali per stimare la percentuale della ripresa del petrolio e per ogni previsione in merito.

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Cosa è il Contango? https://www.investire-certificati.it/cosa-e-il-contango/ Wed, 29 Apr 2020 10:31:36 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=1180 Contango e backwardation: si parla spesso di questi termini nel mondo finanziario, ma cosa sono e come funzionano? Sono due concetti chiave nella negoziazione degli strumenti finanziari derivati e sono correlati alle differenze di prezzo fra le varie scadenze dei prodotti derivati, in particolare quelli legati al mondo delle commodity, ossia le materie prime. Per […]

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Contango e backwardation: si parla spesso di questi termini nel mondo finanziario, ma cosa sono e come funzionano? Sono due concetti chiave nella negoziazione degli strumenti finanziari derivati e sono correlati alle differenze di prezzo fra le varie scadenze dei prodotti derivati, in particolare quelli legati al mondo delle commodity, ossia le materie prime. Per esaminare i concetti di contango e backwardation ripartiamo dalla definizione dei futures.

Contango e backwardation nei futures

I futures sono contratti finanziari derivati che vincolano due controparti nello scambio di una determinata quantità di un bene, definito sottostante, in una data futura, prestabilita all’origine del contratto medesimo. Con i contratti futures (così come con altri prodotti derivati) derivati viene di fatto trasferito il rischio di mercato dal produttore agli investitori che assumono pertanto posizioni sul mercato, speculando al rialzo o al ribasso sull’andamento del sottostante.

Come accennato i contratti futures presentano varie scadenze, che sono di norma trimestrali, mentre sono invece mensili sul petrolio e sul gas naturale. Proprio le differenze di prezzo nelle varie scadenze dei futures determinano i concetti di contango e backwardation.

Cosa è il Contango: definizione

Cosa è il contango? Si parla di contango (o forwardation) quando i prezzi di una scadenza più vicina nel tempo sono inferiori rispetto alle scadenze più lontane nel tempo. In una situazione di contango gli investitori sono pronti a pagare un prezzo superiore a quello spot o comunque di una scadenza breve per ricevere una determinata merce in futuro.

Spiegazione grafica

Questo è anche lo scenario che si verifica maggiormente sui mercati: una curva forward standard, infatti, tende a crescere nel tempo. Possiamo spiegare ciò in quanto il prezzo in una scadenza più lontana nel tempo dovrebbe includere costi superiori per lo stoccaggio. Va tuttavia menzionato che eventi geopolitici o shock della domanda possono generare situazioni inverse al contango, appunto di backwardation.

Curve di contango o backwardation

Cosa è la backwardation? Definizione

La backwardation è lo scenario inverso rispetto al contango e si verifica quando il prezzo dei contratti futures risulta inferiore rispetto al prezzo spot (o quando scadenze dei futures più lontane nel tempo hanno prezzi inferiori rispetto a scadenze più vicine nel tempo).

Esempio sul petrolio

Un esempio si è verificato nella primavera 2020 sul petrolio, assumendo toni particolarmente accentuati quando la scadenza di maggio 2020 del contratto WTI ha chiuso le ultime ore di vita addirittura in territorio negativo, mentre i contratti successivi (da giugno 2020 in poi) erano tutti in territorio positivo.

Prendiamo come esempio i prezzi del CME del Crude Oil (WTI) di fine aprile 2020. La scadenza di giugno naviga intorno ai 14 dollari al barile. Quella di luglio, invece, è già prezzata intorno a quota 18,50 dollari.

Il contango continua nei mesi seguenti ed il prezzo sale ulteriormente a 21,78 per agosto e 24 per settembre, arrivando oltre i 30 nell’aprile 2021 e oltre quota 35 dal giugno 2022. Il prezzo – anche se passano di mano pochi contratti e non quotidianamente per scadenze cosi lunghe – supera i 40 dollari al barile dal giugno 2024.

Il contango prosegue nei mesi seguenti: il prezzo di riferimento dei contratti dall’ottobre 2028 in poi eccede quota 50 dollari al barile.

Il mercato, con un ampissimo contango, prezza una lenta ma progressiva ripresa della domanda di petrolio su scala mondiale, con le consegne più lontane nel tempo che hanno prezzi decisamente superiori a quelle più prossime.

ETF, ETC, CFD e contango

Il contango è riflesso anche negli strumenti derivati come ETF, ETC e CFD che “derivano” appunto il loro prezzo dall’andamento del future. Nel caso in cui si tratti di prodotti senza una scadenza, come capita per ETF e ETC, se vi è la replica fisica del sottostante, l’ETC in questione andrà a coprirsi, cambiando contratto, con il rolling in cui saranno appunto riflessi eventuali contango o backwardation dei prezzi, che vengono trasferiti nel prezzo dell’ETF o dell’ETC.

Anche i contratti in cui vi è copertura sintetica riflettono chiaramente la presenza di contango, così come i CFD, ossia i contratti per differenza. Nel caso dei CFD solitamente vi è scadenza del contratto (rispecchiando fedelmente quella del contratto future) ed è quindi l’investitore a dover effettuare il rolling della posizione ogni mese oppure ogni tre mesi in base alla scadenza del contratto.

Se non vi fosse invece scadenza, nel raro caso dei contratti spot su materie prime, il broker carica per le posizioni portate in overnight un costo di rollover o swap all’investitore che cresce all’aumentare del contango (e che potrebbe invece essere a credito dell’investitore nel caso di backwardation).

Operazioni di trading long

Il contango è pertanto un aspetto da considerare in ogni caso, indipendentemente dallo strumento scelto per l’investimento perché potrebbe incidere anche in maniera significativa sulla performance (così come la backwardation).

Nel dettaglio, in presenza di un forte contango, la performance di un’operazione long, ossia impostata al rialzo, potrebbe essere fortemente inficiata dal contango che aumenterebbe implicitamente i costi di mantenimento della posizione. Chiaramente l’aumento dei costi è proporzionale alla crescita della curva forward, ossia i costi crescono all’aumentare del contango.

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Materie Prime in Ribasso nel 2020 https://www.investire-certificati.it/materie-prime-in-ribasso-nel-2020/ Fri, 24 Apr 2020 17:45:26 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=1176 Le materie prime in ribasso (spesso definite commodity) hanno fatto registrare, nel complesso, rendimenti negativi nei primi mesi del 2020. La frenata economica globalizzata derivante dal coronavirus ha lasciato poco scampo all’intero settore, con rare eccezioni, fra cui spicca l’oro. La discesa delle borse ha trascinato anche al ribasso la maggioranza delle commodities, affossando il […]

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Le materie prime in ribasso (spesso definite commodity) hanno fatto registrare, nel complesso, rendimenti negativi nei primi mesi del 2020. La frenata economica globalizzata derivante dal coronavirus ha lasciato poco scampo all’intero settore, con rare eccezioni, fra cui spicca l’oro.

La discesa delle borse ha trascinato anche al ribasso la maggioranza delle commodities, affossando il petrolio (sia la quotazione WTI che quella del Brent). Fra gli altri elementi negativi per il settore delle materie prime segnaliamo la forza del dollaro, che ha di norma una correlazione inversa con le commodities.

Petrolio e Brent: un calo drammatico

Fra le materie prime più colpite troviamo senz’altro il petrolio, con il prezzo del greggio americano, il West Texas Intermediate, che è precipitato dapprima ai minimi degli ultimi trent’anni, per poi proseguire nella sua caduta, sino a giungere in territorio negativo (ma solo per quanto concerne la scadenza di maggio 2020, non le successive del 2020 e 2021, almeno per il momento). Nel complesso, analizzando la scadenza di giugno 2020, il prezzo del WTI ha perso in tre mesi e mezzo oltre il 75% del suo valore.

Scadenze lunghe

Le perdite si riducono esaminando le scadenze più lontane, con il future del WTI a settembre 2021 sopra quota 30, mentre quello con scadenza febbraio 2021 al CME passa di mano in area 35 dollari al barile.

Ha perso leggermente meno il Brent, comunque in calo di oltre il 60% da inizio anno, così come il gasolio. Ne hanno risentito i titoli del comparto, con le azioni di Eni in forte calo, così come quelle di Saipem o altre aziende come Total o Shell su altre borse finanziarie.

investire su eni petrolio
Le azioni di Eni hanno risentito del crollo del petrolio. Il titolo Eni è sceso fino a dei minimi in area 6,5 euro per azione a Marzo 2020, prima di rimbalzare nelle settimane seguenti

In calo anche le materie prime agricole

Anche nel settore delle cosiddette commodities agricole le performance del primo quadrimestre 2020 sono spesso in netto ribasso. I futures relativi a cotone e mais hanno perso poco meno del 20%, mentre il caffè è in calo da inizio anno del 12%. Situazione simile per lo zucchero, con un ribasso da inizio anno pari al 10%. Ha tenuto molto meglio il frumento, il cui futures viaggia appena sotto la pari da inizio anno.

L’oro luccica in tempo di crisi

Non è certo un segreto, ma l’oro è spesso definito come il bene rifugio per eccellenze, nonché’ uno dei termometri della finanza. Il crollo dei mercati finanziari registrato fra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 2020 ha determinato un’accelerazione rialzista del prezzo del lingotto.

Soprattutto, le politiche monetarie particolarmente espansive delle banche centrali e le aspettative che Federal Reserve, BCE e gli altri Istituti centrali continuino a stampar moneta hanno determinato una piccola corsa all’oro da parte degli investitori che hanno aumentato la quota di lingotto nel proprio portafoglio.

Le materie prime in Ribasso nel 2020, ma l’oro è pertanto un’eccezione ed uno dei pochi asset in rialzo sui mercati nella prima parte del 2020. Le quotazioni dell’oro spot sono arrivate a superare i 1.700 dollari l’oncia, mentre il future ha toccato anche valori leggermente più alti.

La produzione di oro potrebbe inoltre scendere leggermente per via del lockdown che ha fermato alcune aziende estrattive, in uno scenario in cui il calo della domanda di oro da gioielleria potrebbe essere ben compensato da una crescita della domanda di oro per investimenti.

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Materie Prime – Le Correlazioni https://www.investire-certificati.it/materie-prime-le-correlazioni/ Wed, 11 Sep 2019 21:58:06 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=507 Le correlazioni fra materie prime e mercati finanziari sono da sempre al centro del dibattito: come sono correlati l’oro, il petrolio, il rame con i mercati azionari e con il dollaro? Procediamo con ordine. Con investimenti sulle commodities si intendono le operazioni di breve e lungo termine effettuate sulle materie prime, in differenti settori. Si […]

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Le correlazioni fra materie prime e mercati finanziari sono da sempre al centro del dibattito: come sono correlati l’oro, il petrolio, il rame con i mercati azionari e con il dollaro? Procediamo con ordine. Con investimenti sulle commodities si intendono le operazioni di breve e lungo termine effettuate sulle materie prime, in differenti settori. Si va dai metalli preziosi, come oro e argento, passando per il petrolio, per proseguire con gli altri metalli, fra cui il rame, il settore delle soft commodities, nonché quello delle agricole, come cereali o succo di arancia. Le materie prime sono dunque un comparto fondamentale sui mercati finanziari.

Materie Prime e correlazioni: oro, rame e petrolio

Le correlazioni fra commodities e mercati finanziari sono numerose, con risvolti significativi per gli investitori. In particolare, i risultati economici dei paesi produttori ed esportatori di materie prime dipendono, in misura considerevole, dai prezzi delle materie prime stesse. Le valute di questi paesi infatti tendono quindi a rivalutarsi o a svalutarsi seguendo l’andamento positivo o negativo dei prezzi delle varie commodities . L’investitore di lungo termine, così come il trader intraday, devono pertanto conoscere le correlazioni tra le diverse materie prime e le varie attività finanziare: ad esempio un’accelerazione rialzista dell’oro può alimentare un immediato rafforzamento del dollaro australiano, visto che l’Australia è uno dei paesi che produce la maggior quantità di oro.

L’oro: la correlazione con il dollaro (e non solo)

L’oro ha svolto per molto tempo il ruolo di bene rifugio (in particolare durante le crisi finanziarie del 2008 e del 2011), registrando rialzi significativi alimentati dai flussi in uscita dai mercati azionari. Gli investitori tradizionalmente tendono quindi a spostare parte della liquidità verso il metallo giallo nelle fasi di recessione o comunque quando vi sono aspettative per ribassi nel comparto azionario. In generale, poi, l’oro è negativamente correlato con il dollaro americano (correlazione inversa oro/dollaro) e positivamente correlato con il dollaro australiano, visto che l’Australia è uno dei maggiori paesi esportatori di oro.

Nel complesso l’oro è una materia prima sui generis, spesso decorrelata dall’andamento di gran parte delle altre materie prime . Va tuttavia segnalata una maggiore correlazione fra l’oro e i metalli preziosi e, soprattutto fra silver e gold.  I due metalli preziosi più scambiati hanno tuttavia un andamento non sempre omogeneo, come testimoniato dall’andamento della ratio silver gold, ossia il rapporto che misura il numero di once acquistabili da un investitore con un’oncia di argento. Un valore spesso volatile, che negli ultimi anni si è mosso in netto favore dell’oro, fino ad arrivare in area 90.

investire oro correlazioni

Il Petrolio e le sue correlazioni

L’andamento del petrolio influenza, ed è a sua volta influenzato, dal comportamento dei vari mercati finanziari. In particolare, esiste un legame diretto tra il petrolio e alcune valute, in particolare il dollaro canadese e la corona norvegese. Un rialzo del prezzo del petrolio provoca solitamente un rafforzamento di queste valute in quanto genera maggiori introiti per questi due stati esportatori. Negli ultimi anni è aumentata anche la correlazione positiva tra mercati azionari e petrolio: un rialzo di quest’ultimo livello è considerato positivo in quanto potrebbe segnalare un miglioramento generale della situazione economica. Viceversa spesso il petrolio perde terreno quando crescono i timori per possibili rallentamenti dell’economia o per una recessione, elementi che potrebbero determinare un calo della domanda del petrolio e che spingono gli investitori ad alleggerire le loro posizioni sul greggio.

Il Rame e le correlazioni con l’economia mondiale

Gli investitori guardano con grande interesse anche al rame. Infatti, proprio questo metallo risulta essere una delle materie prime che meglio riflettono quello che è l’andamento generale dell’economia mondiale. Una discesa del prezzo del rame segnala infatti un periodo di contrazione economica che si potrebbe ripercuotere sulle altre materie prime . Una salita del prezzo del rame può segnalare che l’economia è in fase di crescita o di espansione.

In generale è possibile evidenziare che:
– i cross dello yen sono particolarmente sensibili all’andamento economico generale, sia perché il Giappone è uno dei principali paesi esportatori sia per via delle operazioni di Carry Trade costruite dagli operatori finanziari. Per questo motivo i cross Aud/Jpy e Nzd/Jpy si muovono nella stessa direzione seguita dal rame e dei metalli di base;
– per comprendere le relazioni esistenti tra le materie prime e dollaro americano è necessario sottolineare che i prezzi di tutte le materie prime sono espressi in dollari USA.

A parità di altre condizioni, quindi, un ribasso dell’1% nel valore del dollaro farà aumentare i prezzi di tutte le materie prime dell’1% e viceversa. Per questo motivo, quindi, la tendenza nel mercato delle materie prime è solitamente opposta al trend seguito dal dollaro americano, che, ha quindi di norma una correlazione inversa con le commodities .

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