Come si comporta l’investitore? Che psicologia segue l’investitore? Come costruire un portafoglio valido? Tutto questo ci viene spiegato da Daniel Crosby nel suo libro “L’investitore comportamentale“ edito da Hoepli. Proseguiamo dunque la rubrica Libri di Trading & Finanza.
Cosa aspettarsi dal libro “L’investitore comportamentale”
Come riportato nella prefazione a cura di Noreen D. Beaman, CEO di Brinker Capital, “I concetti esposti in questo libro rappresentano l’unione tra anni di lavoro sul campo e una revisione completa della letteratura sull’investimento psicologicamente informato. È solo grazie a questa miscela di teoria e pratica che possiamo cominciare a proteggere gli individui dal loro più grande nemico: sé stessi. […] L’investitore comportamentale propone una visione degli investimenti nuova.”
L’indice de “L’investitore comportamentale“
Approfondiamo meglio le materie trattate nel libro analizzando l’indice. Il libro è strutturato in quattro sezioni principali:
- l’investitore comportamentale;
- la psicologia dell’investitore;
- diventare un investitore comportamentale;
- costruire un portafoglio comportamentale.
L’investitore comportamentale

Nella prima parte Daniel Crosby si concentra, anche con ironia, sull’approfondimento dei comportamenti umani e da cosa questi vengono influenzati (anche da un punto di vista anatomico). Come ci spiega già nelle prime pagine l’autore: “i mercati non si possono capire se non si comprendono le persone”.
Queste possono esser vittima di dissonanze cognitive, che possono portarle a non fare la miglior scelta possibile. Inevitabilmente questo condiziona anche i mercati, ma non per forza devono condizionare tutti gli investitori. Il libro ci ricorda quindi che bisogna perciò porsi le domande corrette, imparare dai propri errori e a gestire le proprie emozioni, le proprie ansie e le proprie paure per evitare di diventare i peggiori nemici di noi stessi e del nostro portagli.
La psicologia dell’investitore
Nella seconda parte de “L’investitore comportamentale”, Daniel Crosby ci illustra alcuni rischi: sia quelli sistematici, che quelli non sistematici, che quelli comportamentali, che dipendono appunto dai comportamento dell’investitore.
L’autore evidenzia ed analizza le quattro categorie principali di errori di comportamento dell’investitore, ben spiegate in questo libro che fornisce una chiave di lettura per l’investitore. Eccoli.
- l’ego: spesso siamo più innamorati di noi stessi più del dovuto, cerchiamo una verità che confermi la nostra tesi e le nostre convinzioni più che il perché potremmo avere torto, tendendo a non imparare dagli errori perché si pensa: “questa volta andrà diversamente”.
- il conservatorismo: il voler mantenere delle posizioni a causa dell’avversione al cambiamento, a una perdita, alla nascita di nuovi rimpianti può essere antieconomico. Questo perché la natura umana ci porta a tenere posizioni famigliari, ma non sempre a fare la scelta corretta per svariati motivi. Inoltre, spesso si sovrastima il valore dei propri titoli, sottostimando il valore degli altri che non possediamo creando una distorsione che può rivelarsi pericolosa.
- l’attenzione: nei mercati finanziari bisogna districarsi tra diverse distorsioni a cui siamo sottoposti. Per far questo bisogna ovviamente prestare la dovuta attenzione, evitando di affidarci a narrazioni che potrebbero condurci a scelte non valide, soprattutto se condizionate dalla paura di una perdita. Un’ulteriore problema può scaturire dalla eccessiva quantità di dati a disposizione che può trarre in errore attraverso delle correlazioni non veritiere o addirittura completamente errate.
- l’emozione che condiziona notevolmente i comportamenti, impattando ad esempio sulla nostra capacità di valutare la probabilità, a cercare nuove sensazioni a discapito dell’efficienza e della sicurezza. L’investitore comportamentale deve quindi riuscire a rimanere calmo, isolandosi dalle emozioni per riuscire a migliorare le sue scelte finanziarie.
Diventare un investitore comportamentale

Nella terza parte del libro Daniel Crosby illustra come fare per capire oggi quelle informazioni del mercato che tutti gli altri vedranno domani. Per far questo bisogna superare alcuni limiti psicologici che naturalmente abbiamo. Riprendendo l’elenco puntato della psicologia dell’investitore al paragrafo precedente, l’autore illustra le sue soluzioni per ridurre i rischi.
L’investitore comportamentale deve infatti riuscire a mettere da parte il suo ego e la superbia, prendendo quindi consapevolezza delle sue reali capacità di analisi. Una soluzione per mitigare i rischi è sicuramente la diversificazione del proprio portafoglio (senza però esagerare), cercando di scegliere i titoli senza farci condizionare dai propri pregiudizi, valutando le diverse possibilità e correggendo le eventuali previsioni errate. Bisogna inoltre soffermarsi a porsi domande per riuscire ad ottenere valide risposte, anche per evitare di farsi condizionare dall’effetto gregge.
Diversi studi hanno dimostrato che il nostro cervello tende sempre di più a temporeggiare al crescere della difficoltà della decisione e che si preferisce commettere un errore per inerzia rispetto all’errore commesso a seguito di un azione. Questa non azione, quando necessaria, deve essere vinta dall’investitore comportamentale accettandone i rischi. Daniel Crosby ci fornisce alcuni strumenti e soluzioni per riuscire a superare il conservatorismo e ad affinare l’attenzione, capendo le dinamiche di un titolo anche nel lungo periodo. Anche la perseveranza nel breve periodo davanti ai fallimenti è una caratteristica dell’investitore comportamentale, che deve ragionare nel lungo periodo per riuscire a performare.
Costruire un portafoglio comportamentale

Nella quarta ed ultima sezione di questo libro su trading e investimenti Daniel Crosby spiega come costruisce il portafoglio l’investitore comportamentale. Quest’ultimo cerca di basare le sue scelte sull’evidenza; capisce quando è meglio investire attivamente e quando è opportuno affidarsi a dei gestori (e quindi a un investimento passivo); quando è opportuno seguire il mercato e quando andare in direzione opposta.
Inoltre un investitore comportamentale non basa solamente le sue scelte sui risultati passati dei titoli, perché questi non rappresentano uno strumento affidabile per prevedere il futuro e non si fa indurre in errore da notizie ed esternalità che poco hanno a che fare col reale valore di un titolo, accettando però di correre dei rischi (dove necessario e senza però esagerare), prestando attenzione alle bolle.
Il libro si chiude con un’ampia digressione su due concetti fondamentali: il value investing (ovvero comprare i titoli in un momento in cui si ritiene che questi sono sottoprezzati rispetto al loro valore intrinseco) ed il momentum (ovvero comprare i titoli che hanno performato bene nell’ultimo periodo e vendere, alle volte anche allo scoperto, dei titoli che non hanno fornito dei risultati significativi, in quanto si pensa che, in assenza di eventi significativi, nel breve periodo, si replicheranno le performance del passato).
Conclusioni
L’investitore comportamentale è stata una lettura molto interessante. Un libro ricco di esempi significativi e con spiegazioni semplici anche di nozioni complesse e complicate con alcuni tratti di ironia, non sempre comuni in un libro che tratta di finanza ed investimenti. Abbiamo anche apprezzato le schede a fine capitolo denominate “qual è la grande idea”, che ricapitolavano le principali nozioni esplicitate nelle pagine precedenti.
Per scoprire di più su questo libro è possibile visitare la pagina dedicata sul sito Hoepli.