Trading con i CFD

trading con i CFD

In questo articolo esaminiamo i principali punti legati al Trading con i CFD. I CFD cosa sono? Quali rischi ci sono? Quali vantaggi? Alcuni esempi. Come fare trading con i CFD?

Fare trading con i CFD

Nel corso degli ultimi anni sempre più investitori hanno iniziato ad investire sui mercati finanziari facendo trading in Borsa con i CFD (Contract for difference). I CFD sono strumenti finanziari offerti da importanti broker online, il cui andamento dipende dal prezzo di un’attività finanziaria (detta sottostante) a cui sono collegati. Si tratta quindi di uno strumento “replicante”, che consente nel trading di sfruttare sia le fasi di rialzo (aprendo una posizione long sul CFD) sia quelle di ribasso (aprendo una posizione short sul CFD) dell’attività sottostante.

I CFD possono essere legati ad un titolo azionario, ad un indice di borsa, un future, un’obbligazione, una materia prima, un cambio, una cripto valuta.
E’ possibile fare trading sui CFD:
– sui principali indici azionari mondiali (Dax, Eurostoxx50, Footsie100, Ftse Mib, S&P500, Nasdaq, Dow Jones, Hang Seng,  China, etc…);
– sulle principali materie prime legate all’energia (petrolio Crude, Light crude, gas naturale), sui metalli (oro e argento) e su altre materie prime (cacao, caffè, zucchero, frumento, soia, ecc..);
– su numerose cross valutari, grazie ai CFD sul forex. Oltre ai 5 major (euro/dollaro, euro/yen, euro/sterlina, sterlina/dollaro, dollaro/yen), sono disponibili CFD che coinvolgono il franco svizzero, il dollaro australiano, il dollaro neozelandese, il rand sudafricano, il rublo russo e molte altre valute;
– sui titoli azionari di tutto il mondo.

I vantaggi offerti dai CFD


Tra i vari vantaggi offerti dall’operatività e dal trading con i CFD c’è:
– la possibilità di operare anche al ribasso (short) su una certa attività finanziaria (ad esempio un’azione) senza dove pagare il costo del prestito titoli;
– tramite la marginazione è possibile utilizzare l’effetto leva (e quindi di impiegare solo una parte della liquidità che sarebbe necessaria per l’acquisto diretto dell’attività finanziaria);
– la possibilità di operare su una moltitudine di sottostanti senza particolari criticità. I CFD non hanno infatti scadenza: questa caratteristica evita di dover effettuare il roll-over tra le varie scadenze dei contratti future (ad esempio per quelli collegati ad indici azionari).

Fra gli altri vantaggi c’è anche quello di poter frazionare il contratto future tradizionale. È possibile, infatti, fare trading con i CFD anche su un decimo di lotto (mini-lotto) o su un centesimo di lotto (micro-lotto), consentendo di realizzare un migliore money management. In altre parole, l’investitore con i CFD non acquista necessariamente un intero lotto di future per 100 once di oro o per 100.000 euro contro dollaro, ma può aprire una posizione per una frazione (ad esempio 1/10 piuttosto che 1/5 o 1/2).

Sulla maggior parte degli indici è possibile effettuare operazioni 24 ore su 24: ciò costituisce un indubbio vantaggio rispetto all’operatività tradizionale che viene effettuata durante gli orari di apertura dei mercati.

Come operare con i CFD

Il CFD è quindi un contratto privo di scadenza il cui prezzo si muove in modo lineare in base all’andamento del prezzo del sottostante. Il valore del CFD, quindi, aumenta o minuisce a seconda dell’andamento del prezzo dell’attività finanziaria a cui è collegato. Ad esempio:
– il prezzo del CFD il cui sottostante è il titolo Unicredit sale se il prezzo di Unicredit sale;
– il prezzo del CFD il cui sottostante è il titolo Unicredit scende se il prezzo di Unicredit scende.

Facciamo un esempio di una strategia long intraday con i CFD. Il trader che ha una view rialzista su Unicredit acquista 1000 CFD a 11. Nel corso della seduta il titolo sale e raggiunge quota 11,25. Il trader liquida la posizione e realizza un utile lordo (a cui di dovranno essere tolte le commissioni) di 250 euro così calcolati: (11,25-11) = 0,25 * 1000 = 250 euro.

Nel caso in cui il trader abbia una view ribassista su Unicredit può vendere short 1000 CFD a 11,30. Se nel corso della seduta il titolo dovesse scendere a 11 il trader può liquidare la posizione e realizzare un utile lordo (a cui di dovranno essere tolte le commissioni) di 300 euro così calcolati: (11,30-11) = 0,30 * 1000 = 300 euro.

Prezzi bid e ask

Per ogni CFD il broker quota, in ogni momento della giornata, due prezzi:
– il prezzo “lettera” o “Ask” è il prezzo al quale il trader/investitore può comprare il CFD (e quindi aprire una posizione long);
– il prezzo “denaro” o “Bid” è il prezzo al quale il trader/investitore può vendere il CFD (o per chiudere una posizione long aperta in precedenza o per aprire una nuova posizione short).

La differenza/distanza tra il prezzo lettera e il prezzo denaro si chiama “bid/ask spread” ed è il costo implicito che il trader deve pagare per negoziare in CFD.
Ipotizziamo che un trader voglia operare sull’indice Dax. Nel book di negoziazione troverà visualizzato: 13.410 denaro/13.420 lettera

In questo caso il trader:
– può acquistare l’indice a 13.420;
– può vendere l’indice a 13.410
con uno spread quindi di 10 punti.

Questi 10 punti sono il costo che il trader deve pagare: se, dopo aver acquistato a 13.420, volesse uscire immediatamente dalla sua posizione potrebbe vendere a 13.410, con un costo di 10 punti. Per avere una posizione in pari è pertanto necessario che il prezzo Bid del CFD salga a 13.420.

Esempio di posizione di Bid e Ask

È opportuno evidenziare che i CFD vengono scambiati in contratti chiamati lotti. La dimensione di un singolo contratto/lotto varia a seconda dell’attività sottostante a cui il CFD è collegato. Per i CFD legati a titoli azionari, ad esempio, il numero di contratti equivale al numero di titoli che si intende comprare. Per aprire una posizione che equivale a 250 titoli Unicredit si devono pertanto acquistare 250 CFD con sottostante il titolo Unicredit. Se invece si opera su un cambio (ad esempio l’Euro/Dollaro) occorre fare riferimento alla size (ossia alla dimensione) del contratto.
I broker offrono di solito tre tipi di contratti:
– i contratti standard (con valore 100.000 euro);
– i minilotti, contratti mini (con valore 10.000 euro);
– i microlotti, contratti micro (con valore 1.000 euro).

Aspetti chiave dei CFD

Per poter operare con i contratti standard e con quelli mini non sono necessari 100.000 e 10.000 euro perché con i CFD si lavora in marginazione. Quest’ultima consente infatti di assumere posizioni al rialzo o al ribasso, sia intraday (ossia con operazioni che si aprono e si chiudono nel corso della stessa giornata) sia overnight (ossia su più giorni), impiegando solo una parte della liquidità che sarebbe necessaria per acquistare/vendere una determinata attività finanziaria.
I vantaggi che si ottengono con la marginazione sono due: si aumentano le opportunità operative e si moltiplica (in base all’effetto leva) il rendimento in base al capitale impiegato. Quando si opera con i CFD si apre automaticamente una posizione “marginata”: ciò significa che solo una parte del capitale disponibile viene impegnata. Operare con un margine del 25% significa moltiplicare per 4 (leva finanziaria) il capitale (e il rendimento) dell’operazione. Allo stesso modo una marginazione di 5 implica l’utilizzo di una leva pari a 20.

La leva offerta dai CFD viene solitamente espressa 1:X. Se si utilizza una leva 1:100 significa che per 1 euro si stanno muovendo 100 euro: con 100 euro si muovono quindi 10.000 euro mentre con 1.000 euro si muovono 100.000 euro.

I rapporti di leva più utilizzati sono:
1:4      margine richiesto = 25%
1:10    margine richiesto = 10%
1:20    margine richiesto = 5%
1:30    margine richiesto = 3,33%
1:50    margine richiesto = 2%
1:100   margine richiesto = 1%.

Trading con leva

Trading con i CFD
Esempio del margine richiesto per una posizione di trading di un micro lotto (0,01) in GBPUSD.

L’effetto leva fornito dai CFD deriva quindi dall’utilizzo della marginazione. Ipotizziamo di avere un capitale di 10.000€ e di aprire una posizione di 1 lotto sul cambio Eur/Usd il cui valore nominale è 100.000€. La leva reale (che si calcola come rapporto tra il controvalore della posizione e il capitale a disposizione) in questo caso è pari a 10 (ovvero i 100.000€ della posizione diviso i 10.000€ della liquidità disponibile).

La leva offerta dai vari broker online è legata al livello di conoscenza e di esperienza del trader e può variare in base all’asset class sulla quale si intende operare.  Si applicano i seguenti limiti alla leva:
– per i CFD sulle coppie valutarie principali la leva massima è 30:1
– nel caso di CFD su indici e altre coppie valutarie la leva massima è 20:1
– nei CFD su materie prime ed indici minori la leva massima di 10:1
– sui CFD su titoli azionari la leva massima è 5:1
– per i CFD su criptovalute la leva massima è 2:1

La scelta del broker

Nella scelta del broker per investire e fare trading con i CFD vanno considerati diversi fattori:
1) Il livello di sicurezza. È necessario che i fondi vengano depositati presso una banca depositaria (meglio se italiana o comunque in Europa) separata dal patrimonio del broker.

2) La liquidità del conto. Avere la possibilità di depositare e ritirare liquidità in ogni momento è un altro fattore importante e indica molto spesso la serietà del broker.

3) Costi di commissioni. I costi commissionali incidono in modo importante sulla performance di portafoglio. Per questo motivo occorre prestare particolare attenzione all’entità di eventuali commissioni sia alla dimensione del Bid/Ask Spread.

4) La velocità di esecuzione. Per chi opera a livello intraday è opportuno verificare l’assenza di “slippage” ovvero la differenza tra il prezzo di mercato e quello a cui viene eseguito effettivamente il trade.

5) Le piattaforme di Trading devono essere veloce e offrire, oltre grafici e indicatori, anche notizie, calendari economici e dati macro. Servizi come Trading Central ed Autochartist possono pertanto rappresentare dei validi plus per chi fa trading sui CFD.

6) Supporto al cliente. Il customer service del broker è un fattore importante da valutare perché può aiutare a risolvere sia problemi amministrativi sia problemi tecnici legati all’operatività.


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