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Marex torna a investire nel settore bancario con due certificati che possono soddisfare esigenze differenti. Il primo ISIN IT0006767559 ha un profilo protettivo, il secondo ISIN IT0006767567 più orientato alla ricerca di maggiore rendimento.

Il contesto del settore bancario

Siamo negli anni 90: il settore bancario in Italia è chiamato la “foresta pietrificata”. Per entrare in Europa viene avviata una politica di liberalizzazione e il mercato aperto porta le banche a capire che, senza un aumento dimensionale, la sopravvivenza sarebbe stata difficile. Siamo nel 2024: la scampanellata dell’operazione Unicredit-Commerzbank-Banco BPM risveglia un settore che si era adagiato sui tassi di interesse.

Oggi la situazione non è più limitabile al contesto italiano, siamo in Europa e la partita si gioca su scala globale. La Banca Centrale Europea incoraggia, a suo modo, la concentrazione per competere con le potenze mondiali. Nel nuovo scenario, infatti, riusciranno a mantenere elevati i profitti solo gli istituti di maggiori dimensioni, che potranno compensare un calo dei margini con le economie di scala e una maggiore stabilità degli utili.

I certificati di Marex nel settore bancario

Come investire, quindi, nel settore bancario? Marex propone due certificati: ISIN IT0006767559  e ISIN IT0006767567. Nel primo certificato troviamo le banche italiane, quali: Banco BPM, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mediobanca. I sottostanti del secondo certificato sono invece banche europee di caratura internazionale: Société Générale, Barclays, Commerzbank, oltre a Banco BPM.

Entrambi i titoli sono in emissione sul mercato del Cert-X di Borsa Italiana e possono essere acquistati ancora per pochi giorni a un prezzo fissato dall’emittente. Il certificato sulle banche italiane a 990 Euro (10 euro sotto la pari) fino a lunedì 3 febbraio incluso, mentre quello sulle banche europee a 1000 Euro (alla pari) fino a martedì 4 febbraio (sempre incluso).

Caratteristiche del certificato sul settore bancario italiano

ISIN IT0006767559  è un Phoenix Memory Autocall Airbag. Emesso il 29 gennaio 2025 da Marex, con data di fixing iniziale il 3 febbraio, scadrà il 14 febbraio 2029, a meno che non vi sia un richiamo anticipato. Questo certificato, grazie alla cedola condizionata mensile con effetto memoria pari allo 0,75%, permette all’investitore di ottenere fino al 9% di premio lordo annuo.

La barriera del premio mensile è fissata al 50%, come anche quella a scadenza sul capitale. La clausola di autocall, inoltre, a valere dal 4 di agosto 2025, permette il rimborso del capitale anticipato, a condizione che il valore del weorst-of del sottostante sia allineato alla Barriera Autocall. Questa, che ad agosto inizia al 100%, ha uno step-down mensile di un 1%. Ciò che contraddistingue questo certificato, tuttavia, è l’effetto airbag, un vero e proprio cuscinetto che permette di ammortizzare le eventuali perdite di capitale a scadenza.

Effetto Airbag sul certificato di Marex

certificati con cedole e airbag

Il già citato effetto airbag permette di contenere le perdite nel caso in cui uno dei sottostanti a scadenza risultasse inferiore al livello barriera. Ma come? Collegando l’andamento del sottostante peggiore ad un rapporto del 50% rispetto al suo livello iniziale (e non al 100% come avviene per i prodotti tradizionali). Per portare un esempio: se il sottostante peggiore a scadenza si trovasse al 40% del suo livello iniziale, il rimborso sarebbe pari a 40% / 50% x 1000 Euro = 800 Euro.

Questo, rispetto al rimborso a 400 Euro per un prodotto tradizionale. Ovviamente, qualora il sottostante peggiore fosse superiore al 50% del suo livello iniziale, e quindi superiore alla barriera a scadenza, il rimborso sarebbe pari a 1000 Euro.

Caratteristiche di ISIN IT0006767567

Il certificato con sottostante le banche europee, invece, ha un profilo maggiormente votato al rendimento (con un profilo di rischio più elevato). L’investitore che lo voglia acquistare non pensa tanto ad avere un cuscinetto a scadenza, quanto ad incassare più premi possibili nel breve termine. E sono premi potenzialmente molto interessanti: 1,55% lordo condizionato, con memoria, mensile.

Tenendo in considerazione la durata di due anni e mezzo del Certificato, il potenziale ammontare dei premi è quindi pari al 46,5%, compreso il bonus al rimborso. In questo caso, la barriera premio è pari al 55%, mentre quella a scadenza del 50%. Non vi è l’effetto airbag, tuttavia IT0006767567 mantiene la possibilità di rimborso anticipato. Considerata la durata inferiore, tuttavia, Marex fa iniziare l’autocall dal 4 marzo 2025, quindi solamente un mese dopo l’emissione.

I certificati di Marex per investire sul settore Bancario

Per investire sul settore bancario, quindi, con Marex vi è la possibilità di scegliere tra due profili di rischio-rendimento molto differenti. Sotto inseriamo la tabella riassuntiva delle caratteristiche illustrate nell’articolo, con le azioni sottostanti, i rendimenti potenziali e le date chiave di ciascun certificato.

CODICE ISINIT0006767559IT0006767567
Tipologia ProdottoPhoenix Memory Autocall AirbagPhoenix Memory Autocall
EmittenteMarex Financial (S&P: BBB)Marex Financial (S&P: BBB)
Prezzo990 EUR fino al 3 febbraio incluso1000 EUR fino al 4 febbraio incluso
Basket Worst ofBanco BPM SpA (BAMI IM) UniCredit SpA (UCG IM) Intesa Sanpaolo SpA (ISP IM) Mediobanca SpA (MB IM)Banco BPM SpA (BAMI IM) Société Générale SA (GLE FP) Barclays Plc (BARC LN) Commerzbank AG (CBK GY)
Data di Fixing iniziale3 febbraio 20254 febbraio 2025
Data di Emissione29 gennaio 202530 gennaio 2025
Data di Fixing finale5 febbraio 20294 agosto 2027
Data di Scadenza14 febbraio 202913 agosto 2027
FrequenzaMensileMensile
Prima data di autocall4 agosto 20254 marzo 2025
Barriera di Autocall100% con step down 1% al mese98% con step down 1% al mese
Barriera Cedola50%55%
Cedola Condizionata con memoria0,75% (9,00% p.a.)1,55% (18,60% p.a.)
Barriere Capitale50% CON AIRBAG50%

Il presente articolo è redatto a fine informativo e non rappresenta in alcun modo sollecito all’investimento in borsa. I certificati sono prodotti complessi e il capitale investito è a rischio. I rendimenti qui indicati sono lordi. La tassazione nei certificates è al 26%.

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Vontobel – Come Investire sulle Banche Italiane con cedole mensili https://www.investire-certificati.it/vontobel-come-investire-sulle-banche-italiane-con-cedole-mensili/ Thu, 22 Aug 2024 07:09:18 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=34340 Come investire sul settore bancario italiano con i certificati e con un flusso cedolare di premi mensili, condizionati a barriere ampie? Fra le emissioni degli ultimi mesi troviamo vari prodotti di Vontobel che hanno per sottostanti alcuni dei maggiori istituti bancari italiani. In questo articolo abbiamo esaminato due certificates con barriere al 50% dei prezzi […]

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Come investire sul settore bancario italiano con i certificati e con un flusso cedolare di premi mensili, condizionati a barriere ampie? Fra le emissioni degli ultimi mesi troviamo vari prodotti di Vontobel che hanno per sottostanti alcuni dei maggiori istituti bancari italiani. In questo articolo abbiamo esaminato due certificates con barriere al 50% dei prezzi iniziali e rendimenti potenziali annui in doppia cifra. Focus sui certificates ISIN DE000VD67E14 e ISIN DE000VD57023.

Investire su tre grandi banche italiane

banca online
investire sulle banche

Il certificato codice ISIN DE000VD67E14 è un Memory Multi Cash Collect Barrier Express emesso da Vontobel e quotato su Borsa Italiana. Il basket di azioni sottostanti è composto da Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco BPM.

La vita massima è pari a due anni, con scadenza 4 giugno 2026 e rimborso una settimana più tardi. L’autocall è attiva da settembre, con trigger dapprima al 100% e successivamente step-down del 5% su base semestrale. Decisamente interessante il flusso cedolare, considerando l’ampiezza delle barriere. Il certificato, infatti, stacca cedole condizionate su base mensile pari all’1,10%, per un rendimento che può arrivare fino al 13,20% annuo lordo.

Da notare come sia presente l’effetto memoria delle cedole. Se un premio non viene incassato è portato a memoria con possibilità di recuperarlo – anche cumulativamente – nelle successive finestre cedolari.

Prezzi di osservazione delle azioni bancarie italiane

I prezzi di osservazione iniziale nel certificato ISIN DE000VD67E14 sono pari a 3,563 euro per le azioni di Intesa Sanpaolo, 35,445 euro per Unicredit e 6,415 euro per Banco BPM. Le barriere per incasso premi e protezione del capitale sono al 50% di questi valori.

Azione sottostantePrezzo inizialeBarriera premioBarriera capitale
Intesa Sanpaolo3,5631,78151,7815
Unicredit35,44517,722517,7225
Banco BPM6,4153,20753,2075

Al momento, sia Intesa che Unicredit si trovano sopra i prezzi di strike, mentre Banco BPM è in ritardo di alcuni punti percentuali, con una distanza dalla barriera superiore al 45%. Di fatto, se i prezzi rimanessero sui valori attuali, un elemento potenzialmente positivo, che potrebbe allungare la vita del certificato, evitando un autocall troppo veloce.

Un certificato per puntare su Banca Monte dei Paschi di Siena con cedole fino all’1% mensile

Le azioni di Banca Monte dei Paschi di Siena sono il sottostante unico del certificato ISIN DE000VD57023. Ampia la barriera, pari al 50%, soprattutto considerando che il certificato è mono sottostante. Al tempo stesso il flusso cedolare potenziale resta in doppia cifra, con premi mensili condizionati pari all’1%, per un rendimento che può arrivare fino al 12% lordo su base annua.

Per incassare tutti i premi è sufficiente che le azioni della Banca toscana non perdano il 50% o più. Operativamente, il prezzo di osservazione iniziale è pari a 5,184 euro, con una barriera collocata a 2,592. Questo livello vale sia come barriera cedolare che come barriera cedolare. Anche qui è presente l’effetto memoria delle cedole.

Barriera discreta e cedole mensili a memoria

In entrambi i certificates per investire sulle banche italiane la barriera è osservata soltanto alla scadenza (e non durante l’intera vita del prodotto). Questo elemento e l’effetto memoria delle cedole proteggono l’investitore da eventuali spike temporanee di volatilità.

Per incassare tutti i premi e ricevere il rimborso dell’intero valore nominale del certificato (100 euro) è sufficiente che a scadenza il titolo azionario di Monte dei Paschi di trovi sopra la barriera del 50%. Si otterrà quindi un profitto anche in caso di moderati ribassi (come del 20,30 o 40%). Si incapperà in una perdita soltanto a se a scadenza la discesa sarà superiore al 50% dai prezzi iniziali.

La liquidità è garantita da Vontobel che si pone sul book di negoziazione con un numero significativo di proposte in acquisto e vendita al fine di favorire gli scambi.

Questo articolo è redatto a fine informativo, pertanto non rappresenta in alcun modo sollecito all’investimento in borsa. I rendimenti indicati sono lordi, con tassazione al 26%. I certificati sono prodotti finanziari complessi ed il capitale investito è a rischio.

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La Banca Popolare: Investimenti e Risparmio https://www.investire-certificati.it/la-banca-popolare-investimenti-e-risparmio/ Sat, 06 Jul 2024 10:24:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=31237 La banca popolare in Italia rappresenta una tipologia di istituto bancario con una lunga storia ed un ruolo di rilievo nel sistema bancario italiano. Inizialmente fondate per sostenere le classi lavoratrici e le piccole imprese, le banche popolari hanno subito diverse trasformazioni nel corso degli anni. In particolare, dopo l’implementazione della riforma Renzi sulle banche […]

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La banca popolare in Italia rappresenta una tipologia di istituto bancario con una lunga storia ed un ruolo di rilievo nel sistema bancario italiano. Inizialmente fondate per sostenere le classi lavoratrici e le piccole imprese, le banche popolari hanno subito diverse trasformazioni nel corso degli anni. In particolare, dopo l’implementazione della riforma Renzi sulle banche popolari, che ha imposto alle banche con un patrimonio superiore a 8 miliardi di trasformarsi in società per azioni, questo settore ha subito un significativo cambiamento. Tale cambiamento non è stato privo di difficoltà e ha avuto conseguenze rilevanti.

Cosa sono le banche popolari? Sono istituti di credito costituiti come società cooperative a responsabilità limitata, il cui obiettivo principale è la raccolta del risparmio e l’erogazione di crediti. In Italia, esse rappresentano le banche locali, le quali operano a livello territoriale.

Storia ed evoluzione delle banche popolari

La prima banca popolare è stata fondata in Germania nel XIX secolo come istituzione di credito cooperativo, con l’obiettivo di offrire servizi finanziari alle comunità locali. Le banche cooperative si sono sviluppate secondo due modelli differenti, quello delle casse rurali e quello delle banche popolari. Nel corso degli anni, hanno svolto un ruolo fondamentale nel finanziamento delle piccole imprese e nel sostegno allo sviluppo economico locale. Punto fondamentale per capire l’evoluzione di una banca popolare è la riforma Renzi.

Cosa ha stabilito la riforma Renzi?

La riforma delle banche popolari di Renzi ha avuto un impatto significativo sul settore delle banche popolari in Italia, portando a cambiamenti e conseguenze di rilievo. Quali sono le principali modifiche e conseguenze della riforma?

Investire sulle banche

1. Modifiche alla struttura legale e alla governance. Sono state apportate modifiche alla forma legale e alla governance delle banche popolari, stabilendo limiti dimensionali per l’adozione della forma di banca popolare e l’obbligo di trasformazione in società per azioni per le banche popolari con un attivo superiore a 8 miliardi di euro.

2. Disciplina delle operazioni straordinarie societarie. Le operazioni straordinarie (trasformazioni, fusioni, ecc.) sono state modificate introducendo una disciplina uniforme che ha privato gli statuti della possibilità di determinare le maggioranze previste per tali operazioni.

3. Riforma delle Banche di Credito Cooperativo (BCC). Si è registrata una significativa riduzione della frammentazione del settore e un rafforzamento strutturale del modello di attività delle BCC, nonché degli assetti organizzativi e delle dimensioni delle singole banche. Nonostante tutti questi sforzi per consolidare il settore, si è verificato l’effetto collaterale di rafforzare solo alcune banche leader. Infatti, molte banche popolari sono state coinvolte in processi di fusione, trasformazione in società per azioni o acquisizioni da parte di altre istituzioni finanziarie. Queste operazioni hanno chiaramente indebolito le piccole banche popolari rimaste escluse dai giochi, molte delle quali destinate a scomparire. Le poche che si sono rinforzate ora sono leader del settore.

La crisi della banca popolare tradizionale

La riforma viene dopo una serie di scandali. Quelli del 2014 con alcune banche popolari locali che concedevano prestiti senza garanzie, gonfiavano i bilanci, stabilivano il valore delle loro azioni in modo ambiguo. Tutti ricordano i procedimenti contro l’ex numero uno della popolare di Vicenza, Gianni Zonin, oppure contro l’ex numero uno di Carige, Giovanni Berneschi; i processi contro la famiglia Jacobini della Banca Popolare di Bari. Queste storie hanno segnato per sempre il mondo delle popolari e purtroppo anche il portafoglio di un gran numero di risparmiatori.

Ripulire i bilanci delle popolari

Dopo la riforma del settore, per favorire le aggregazioni, si è pensato di ripulire i bilanci di ogni banca popolare. I piccoli risparmiatori che hanno investito e perso gran parte del loro capitale si sono trovati penalizzati, come testimoniano centinaia di cause ancora in corso. Grazie anche alla garanzia pubblica delle GACS nel 2021 sono partite diverse cartolarizzazioni.

Cos’è la GACS? La Garanzia sulla Cartolarizzazione delle Sofferenze (GACS), strumento del Tesoro per favorire lo smaltimento delle sofferenze bancarie. Il primo favorito quindi è stato UniCredit per circa 2,2 miliardi di euro di valore contabile lordo per crediti provenienti da diversi soggetti.

Mentre in Germania in questi giorni nasce un colosso delle banche popolari tedesche, la nuova Volksbank Darmstadt Mainz, in Italia negli ultimi anni, diverse banche popolari sono scomparse o sono state coinvolte in processi di fusione e acquisizione. Alcuni esempi? Credito Valtellinese. È stata acquisita dal gruppo francese Credit Agricole. Popolare di Vicenza e Veneto Banca, dopo aver affrontato gravi difficoltà finanziarie a causa delle cause legali intentate dai clienti, sono state integrate entrambe in Intesa Sanpaolo.

Sulla vicenda Antonio Albanese ha fatto anche un film: “Cento Domeniche“. Banca Etruria é stata coinvolta in un processo di risoluzione della crisi e successivamente acquisita da Ubi Banca. Banca popolare dell’Emilia-Romagna (Bper) si è rafforzata assorbendo numerose banche in difficoltà, tra cui la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia e la Cassa di Risparmio di Cesena.

Attuale regolamentazione

Attualmente, le banche popolari sono soggette alla regolamentazione della Banca d’Italia e della Consob. Devono rispettare le norme bancarie e finanziarie in vigore, compresi i requisiti patrimoniali e le disposizioni sulla trasparenza e la protezione dei clienti. Un importante cambiamento è stato introdotto con la riforma delle banche popolari (decreto legge n. 3/2015, convertito in legge n. 33/2015) approvata nel 2015 dal Governo Renzi, che ha reso obbligatoria la trasformazione in società per azioni. Questa riforma ha aperto la prospettiva per le vecchie cooperative di diventare società pubbliche con azionariato diffuso.

Banche Popolari scomparse

  • Dopo la riforma diverse banche popolari in Italia sono scomparse, si sono fuse o sono state acquisite da grosse banche. Alcune importanti banche popolari sono scomparse dal mercato.
  • Popolare di Sondrio. Dopo 150 anni di attività, questa banca è diventata una società per azioni, conformandosi alla riforma.
  • Credito Valtellinese. Lo ha acquistato il gruppo francese Credit Agricole.
  • Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Dopo le cause legali ed il processo sono state integrate in Intesa Sanpaolo.
  • Banca Etruria. Uscita dalla crisi è stata acquisita da Ubi Banca.
  • Banco di Napoli. Anche se non era una banca popolare, è stata coinvolta in un crollo nel 1995.
  • Carige. Una volta risolta la crisi è stata acquisita da BPER Banca.

Banche popolari trasformate, scomparse, acquisite. Le sfide finanziarie, le riforme normative e la necessità di adattarsi alle nuove esigenze del mercato hanno contribuito a questi cambiamenti nel panorama bancario italiano. Ora, mentre continua l’opera delle piccole banche locali, possiamo contare su alcune grosse banche popolari leader. Quali sono?

Principali banche popolari italiane

Attualmente le principali banche popolari in Italia sono tre.

  • Banco BPM. Nato dalla fusione tra Banca Popolare di Milano e Banco Popolare, è uno dei principali gruppi bancari italiani.
  • BPER Banca. Con una lunga storia di servizio alle comunità locali, BPER Banca è un’importante banca popolare in Italia.
  • Credito Emiliano. Conosciuto anche come Credem, è un’altra banca popolare di rilievo nel panorama bancario italiano.
online banking

Queste poche banche popolari ora divenute leader del settore, hanno radici profonde nella storia economica e finanziaria italiana; continuano a svolgere un ruolo significativo nel sistema bancario del paese. Per non trasformarsi in facili prede per i grossi gruppi bancari, anche stranieri, queste banche hanno “mangiato”, assorbito altre piccole banche ed ingrossato le loro dimensioni. Un modo per convincere altre importanti banche “cacciatrici” a rinunciare a future azioni di conquista non amichevoli.

Emerge anche chiaramente un altro aspetto: per banche di piccole dimensioni non è facile sopravvivere. Pertanto fusioni e acquisizioni sono importanti anche nella vita di una banca popolare, come abbiamo visto in questi ultimi anni anche sul panorama bancario italiano.

I problemi di una banca popolare

Una banca popolare dopo la riforma ha ancora dei problemi da risolvere; diversi problemi che hanno contribuito alla loro trasformazione e, in alcuni casi, alla loro scomparsa. Alcuni dei principali problemi includono alcuni temi critici:

  • Struttura associativa. Le banche popolari si trovano in una zona di confine tra cooperazione e capitalismo, il che ha creato difficoltà nella loro collocazione. La loro struttura associativa, basata sul principio “una testa, un voto”, ha portato a complessità nella governance e nelle decisioni aziendali non sempre ottimali.
  • Riforme normative. Le riforme normative subite hanno influenzato la loro struttura e governance.
  • Crisi finanziaria. La crisi finanziaria delle imprese nel 2008 ha avuto un impatto significativo sulle banche popolari; in particolare per quanto riguarda la qualità del credito e la gestione dei prestiti alle imprese.
  • Governance e struttura. La governance e la struttura delle banche popolari sono state oggetto di critiche e riforme, con l’introduzione di limiti al voto capitario e l’allentamento dei vincoli sulla nomina degli organi di governo societario.

Inoltre, le banche popolari hanno affrontato sfide legate alla loro capacità di adattarsi alle nuove esigenze del mercato e alle normative in evoluzione. Questi fattori hanno contribuito alla trasformazione e alla scomparsa di alcune banche popolari, mentre altre hanno cercato di adattarsi attraverso fusioni e trasformazioni in società per azioni. Una vera e propria selezione del mercato.

La differenza tra banche popolari e banche commerciali

Non confondiamo una banca popolare con altri tipi di banca. Per esempio le banche popolari e le banche commerciali sono due tipologie di istituti di credito con differenze significative nelle loro attività e struttura. In particolare la prima è ancora una banca territoriale.

Caratteristiche delle Banche Popolari

  • Le banche popolari sono istituti di credito cooperativi che si sono sviluppati per sostenere le piccole e medie imprese commerciali e industriali. Esse si caratterizzano per:
  • Erogare il credito a favore di piccole e medie imprese.
  • Applicare il principio “una testa, un voto“, in cui ciascun socio ha diritto a un voto indipendentemente dalla sua partecipazione posseduta.
  • Avere un numero minimo di soci, con la necessità di reintegrare il numero minimo entro un anno se scende al di sotto di tale limite.
  • Potersi trasformare in società per azioni (spa) o fondersi con altri organismi, garantendo il diritto di recesso ai soci.

Caratteristiche delle banche commerciali

Cosa offrono le banche commerciali? Servizi standard di gestione del denaro, come depositi, pagamenti, prestiti e emissione di assegni, a una vasta gamma di clienti, tra cui privati cittadini, imprese, enti pubblici e organizzazioni no-profit. Esistono alcune differenze chiave tra le banche commerciali e le banche popolari. Dal momento che le banche commerciali svolgono attività standardizzate, possono usufruire di una bassa esposizione al rischio.

Al contrario, una banca popolare si concentra sul finanziamento delle piccole e medie imprese e operano secondo principi cooperativi. Inoltre, le banche commerciali offrono servizi legati alle performance dei mercati e hanno una maggiore tolleranza al rischio rispetto alle banche popolari. Infine, le banche di investimento rappresentano un’altra diversa categoria di istituti finanziari con caratteristiche e servizi specifici.

Le banche d’investimento: caratteristiche

E le banche di investimento? Cosa fanno, quali sono le loro caratteristiche? Sono banche che svolgono un ruolo chiave nel mondo finanziario, offrendo una vasta gamma di servizi rivolti ad aziende, istituzioni pubbliche e istituzioni finanziarie. Le principali caratteristiche delle banche di investimento sono:
Finanziamento alle imprese. Forniscono finanziamenti a lungo termine alle imprese, sottoscrivendo e collocando nuove emissioni di titoli e operando come intermediari sui mercati mobiliari.
Servizi bancari d’impresa e investimento. Questa categoria comprende sei aree d’attività, tra cui consulenza legale, fiscale e finanziaria, operazioni finanziarie di maggiore entità come fusioni e acquisizioni, e finanziamento alle imprese.
Corporate Lending. Prestano denaro a imprese, inclusi finanziamenti commerciali, immobiliari e prestiti di medio-lungo termine.
Private Equity. Investono in aziende non quotate in borsa, finanziandole per ottenere profitti nel lungo periodo.
Consulenza finanziaria. Consulenza legale, fiscale e finanziaria su operazioni finanziarie complesse, come fusioni e acquisizioni.

Le banche di investimento svolgono un ruolo positivo e cruciale: collegano i risparmiatori e le istituzioni finanziarie attraverso i mercati finanziari, facilitando la raccolta di capitali e la distribuzione di azioni, obbligazioni e altri titoli. Inoltre, offrono servizi di consulenza e operazioni finanziarie di maggiore entità, contribuendo positivamente alla gestione aziendale e riducendo i costi per le imprese clienti.

Quali sono le banche d’investimento italiane?

Mediobanca

In Italia, le banche d’investimento non sono molte ma hanno un ruolo importante; offrono una vasta gamma di servizi rivolti ad aziende, istituzioni pubbliche e istituzioni finanziarie. Ecco alcune delle principali banche d’investimento in Italia:
Banca IMI. Propone una ampia gamma di servizi finanziari e di investimento.
Mediobanca. Banca specializzata in fusioni e acquisizioni, consulenza finanziaria e servizi di investimento.
Citi bank. Questa banca globale molto presente in Italia, offre una vasta gamma di servizi di investimento e consulenza finanziaria.
Banca d’Italia. Si, anche la banca centrale svolge funzioni di banca d’investimento, fornendo servizi di consulenza e supporto finanziario.
Borsa Italiana. La sua banca assiste le imprese o enti pubblici nella emissione, sottoscrizione e collocamento di titoli sul mercato primario.
Queste banche d’investimento hanno una funzione precisa; collegano i risparmiatori e le istituzioni finanziarie attraverso i mercati finanziari.

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Investire sul Settore Bancario Italiano https://www.investire-certificati.it/investire-sul-settore-bancario-italiano/ Wed, 15 Mar 2023 08:33:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=27770 Fra le nuove emissioni di certificates di Barclays Bank troviamo un certificato per investire sul settore bancario italiano. Il prodotto ha codice ISIN XS2478902971 e paga cedole mensili dello 0,74%, condizionate ad una barriera cedolare del 60%. La barriera capitale, però, è ancora più bassa, in quanto collocata al 50% dei prezzi di osservazione iniziale. […]

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Fra le nuove emissioni di certificates di Barclays Bank troviamo un certificato per investire sul settore bancario italiano. Il prodotto ha codice ISIN XS2478902971 e paga cedole mensili dello 0,74%, condizionate ad una barriera cedolare del 60%. La barriera capitale, però, è ancora più bassa, in quanto collocata al 50% dei prezzi di osservazione iniziale.

Investire su azioni di Intesa Sanpaolo, Banco BPM e Unicredit

Fra le nuove proposte di investimento di Barclays Bank troviamo un certificato che ha per sottostanti azioni di Intesa Sanpaolo, Banco BPM e Unicredit.  I prezzi di osservazione iniziale sono pari a 4,086 euro per Banco BPM, 18,452 euro per Unicredit Bank e 2,514 euro per le azioni di Intesa Sanpaolo. La barriera capitale è quindi collocata a 2,043 euro per Banco BPM; 9,226 euro per le azioni di Unicredit Bank e 1,257 per Intesa Sanpaolo.

In ciascuna data di osservazione cedolare mensile i certificates pagano cedole dello 0,74% a condizione che i tre titoli si trovino ad almeno il 60% dei prezzi di osservazione iniziale. Il rendimento da coupon può quindi arrivare all’8,88% su base annua. La recente frenata del comparto bancario fa sì che il certificato XS2478902971 al momento si acquisti a sconto, con un prezzo a pronti sul mercato secondario inferiore alla pari.

Come funziona il certificato per Investire sul settore bancario italiano

certificates

A partire dalla nona data di rilevazione cedolare è presente l’opzione del richiamo anticipato. Il trigger per l’attivazione è dapprima posizionato al 100% dei prezzi di osservazione iniziale, per poi scendere dell’1% su base mensile fino al 74%. La soglia per incassare le cedole resta costante al 60% per tutta la durata del prodotto, mentre la barriera capitale è pari al 50%. Si tratta di barriera discreta, ossia con osservazione soltanto alla scadenza dei certificates. Se vi fossero temporanee discese sotto tale soglia potrebbero quindi essere assorbite con il tempo. L’unico valore considerato per la protezione del capitale sarà quello osservato alla scadenza, il 23 febbraio 2026.

Da notare come sia presente anche l’effetto memoria. Se una cedola non dovesse essere pagata durante la vita del prodotto, potrebbe essere recuperata in seguito, qualora i titoli del settore banking tornassero sopra la pari.

Scenari alla scadenza dei certificates

La vita massima del prodotto per investire sul settore bancario è pari a tre anni. Nel caso in cui non si sia attivato il richiamo anticipato, si arriverà ad una naturale scadenza nel febbraio 2026. Giunti a tale data, sono possibili tre scenari.

  • Se il prezzo delle tre azioni si troverà ad almeno il 60% dei prezzi di osservazione iniziale, l’investitore riceverà l’ultima cedola, ogni altro coupon eventualmente portato a memoria, ed il rimborso del valore nominale del certificato (100 euro).
  • Se il worst of, ossia il sottostante con la peggior performance, si trovasse fra il 50% ed il 60% dei prezzi iniziali, il valore di rimborso sarebbe pari a 100 euro per certificato. Non sarebbero pagate le cedole, ma il capitale sarebbe garantito.
  • Terzo e ultimo scenario, in caso di cali superiori al 50% da parte di uno o più sottostanti. In questa ipotesi, il rimborso sarebbe proporzionale alla performance del peggiore di essi, non proteggendo quindi il capitale investito.

Dove si compra il certificato per investire sul settore banking?

Il certificato ISIN XS2478902971 è già negoziabile sul segmento Euro TLX di Borsa Italiana. Si tratta del comparto specializzato per acquisto e vendita di certificati di investimento e altri derivati cartolarizzati come covered warrant. La liquidità è garantita dal market maker, che si pone sul book di negoziazione con proposte in acquisto e vendita.

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Brexit e Finanza Islamica https://www.investire-certificati.it/brexit-e-finanza-islamica/ Sat, 01 May 2021 14:03:53 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=7226 La Brexit spinge il Regno Unito a cercare capitali islamici. Il tesoro inglese ha di recente emesso un bond che segue i dettami della sharia. Il secondo “Sukuk” un bond compatibile con la legge islamica. La domanda è stata pari a 625 milioni di sterline, proveniente da Medio Oriente, Asia e Regno Unito. La Brexit […]

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La Brexit spinge il Regno Unito a cercare capitali islamici. Il tesoro inglese ha di recente emesso un bond che segue i dettami della sharia. Il secondo “Sukuk” un bond compatibile con la legge islamica. La domanda è stata pari a 625 milioni di sterline, proveniente da Medio Oriente, Asia e Regno Unito. La Brexit ha spinto gli inglesi dopo l’uscita burrascosa dall’Europa a cercare altri capitali. Ora la finanza islamica potrebbe trovare un importante punto di riferimento internazionale.

Dopo la Brexit

Già nel 2014 l’Inghilterra aveva lanciato il suo primo Sukuk sovrano, diventando il primo paese al di fuori del mondo islamico ad emettere Sukuk sovrani. Questa secondo bond ha raddoppiato l’offerta di attività liquide di alta qualità e conformi alla Sharia rispetto alla prima emissione.

Il tasso di profitto (equivalente al rendimento) sul Sukuk, con scadenza il 22 luglio 2026, è stato fissato allo 0,333%, pari al rendimento del Gilt inglese 1,5% con scadenza luglio 2026.

Finanza Islamica – Secondo Sukuk

Come funziona questo bond britannico compatibile con la finanza islamica? Questo secondo Sukuk sovrano utilizzerà la struttura Al-Ijara. L’emissione è collateralizzata dal reddito da locazione di un portafoglio immobiliare di uffici che sono di proprietà governativa. Una struttura quindi perfetta per il mercato inglese ed arabo.

Questo tipo di bond conforme alla legge islamica vieta il prestito per interesse. Al contrario delle obbligazioni i sukuk devono essere, quindi, parte di un investimento, solitamente “immobiliare o infrastrutturale”, di un asset o di un debito, con il profitto rappresentato dagli utili generati dal progetto.

Sterlina e Brexit

Caratteristiche del Sukuk

  • assomiglia a un’obbligazione per i flussi con scadenze fisse come cedole
  • come in un titolo azionario l’investitore ha diritto al rendimento solo se il bene rende
  • sottostante di un sukuk è sempre un bene reale, un immobile, un terreno.

La forte domanda da parte degli investitori significa che abbiamo raggiunto un buon prezzo per i contribuenti e questo ci aiuterà a sviluppare le nostre relazioni con le economie musulmane a livello globale”.

Sunak, cancelliere dello Scacchiere britannico ha spiegato come gli ordini per questo bond abbiano superato quota 600 milioni di sterline, arrivando a 625 milioni. I fondi, inoltre, sono arrivati da “una vasta gamma di investitori istituzionali di alto livello in tutto il mondo”.

Finanza Islamica

Quali sono i principi della finanza islamica? La finanza islamica è basata su alcune interpretazioni di carattere etico del Corano. I principi più importanti consistono nel rispettare le norme della sharia:

E’ chiaro che attività con leva finanziaria, il carry trade, l’utilizzo di derivati e altre forme di speculazione come l’arbitraggio non sono permesse.

Esistono inoltre attività finanziarie come il microcredito e la ḥawāla che, pur non essendo citate nel libro sacro dell’Islam, sono considerate rispettose dei precetti islamici.

Molto interessante la Takaful, una assicurazione che condivide in modo trasparente il rischio, in cui i partecipanti conferiscono le proprie risorse in un fondo comune a vantaggio di tutti.

Finanza Islamica - Brexit

Islam e banche

Con queste premesse è chiaro che chi segue l’Islam rimane lontano dallo sportello bancario. Il credo islamico tiene lontani i credenti da usura o interessi. Tuttavia i musulmani hanno bisogno delle banche ed i loro servizi. Quindi i musulmani non sono contrari al legittimo profitto. L’Islam incoraggia le persone ad utilizzare il denaro in imprese legali in base ai principi islamici. Non incoraggia certo a lasciare i loro fondi inattivi, ma il divieto di addebitare interessi è un punto fermo. Il prestatore al massimo deve dividere i profitti o le perdite derivanti dall’impresa commerciale per cui fu prestato denaro ma il denaro non deve generare altro denaro.

Ancora prima della Brexit l’Inghilterra è il primo paese non islamico ad emettere 200 mln di sterline in bond osservanti i principi della finanza islamica, a fronte di una domanda superiore di 10 volte. Con la seconda emissione la finanza islamica diventerà di casa a Londra. La seconda emissione conferma la leadership del Regno Unito come principale centro occidentale per la finanza islamica dopo la Brexit, conforme ai precetti della Shari’ah. Ma c’è un problema di liquidità.

Rischio di Liquidità

La finanza islamica ovviamente comporta un rischio visto che osserva una normativa diversa. Questo rischio va coperto con una maggiore liquidità. L’emissione di un Sukuk in sterline con rating AAA aiuterebbe le istituzioni finanziarie islamiche attive in Inghilterra a ottenere i requisiti di liquidità previsti in Europa. Le facility di liquidità predisposte al riguardo dalla Bank of England, infatti, non bastano.

La Brexit in Europa ha fatto dell’Inghilterra il centro dell’espansione della finanza islamica. La finanza islamica è attiva con cinque islamic bank (1 retail e 4 wholesale) e numerose istituzioni finanziarie che offrono prodotti e servizi “Shari’ah compliant“.

Finanza Islamica e pochi profitti

Dati alla mano però nonostante la Brexit i profitti non si sono rivelati interessanti. Le più grandi banche islamiche del Regno Unito, infatti, pur aumentando costantemente gli attivi (circa 1,1 miliardi di sterline) negli ultimi anni non sono riuscte ad essere profittevoli. Anche la Brexit non pare affatto aver cambiato questo trend, in un contesto che, anche dopo il Covid-19, resta complesso per le banche (islamiche e non).

Come mai le banche islamiche faticano? Mancano prodotti standard? Forse. Ma all’origine c’è soprattutto, l’incertezza giuridica. Incertezza che frena l’innovazione finanziaria e crea grossi svantaggi per la competitività della finanza islamica.


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Corsi di Formazione al Trading https://www.investire-certificati.it/corsi-di-formazione-al-trading/ Sat, 21 Nov 2020 15:33:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=3119 Cosa sono i Corsi di Formazione al Trading? Come muoversi fra le tante offerte formative per imparare ad investire sui mercati finanziari e fare trading. Cosa sono i webinar per imparare il trading? Ecco alcune regole per chi si avvicina agli investimenti ed ai corsi formativi, anche per evitare di incappare in spiacevoli sorprese. Corsi […]

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Cosa sono i Corsi di Formazione al Trading? Come muoversi fra le tante offerte formative per imparare ad investire sui mercati finanziari e fare trading. Cosa sono i webinar per imparare il trading? Ecco alcune regole per chi si avvicina agli investimenti ed ai corsi formativi, anche per evitare di incappare in spiacevoli sorprese.

Corsi Trading: formazione fondamentale

I corsi di formazione finanziaria sono fondamentali per chi vuole imparare ad investire e fare trading. La formazione nel mondo dei mercati finanziari è importante per tutti gli investitori. In borsa ci sono moltissime opportunità di investimento, ma fare trading non è facile. I corsi per imparare a fare trading sono numerosi, ma bisogna trovare quelli giusti ed evitare chi promette guadagni facili e veloci. Fare trading richiede impegno, passione e conoscenza dei mercati finanziari.

Fare trading : Come imparare

In molti, anche per via del lockdown durante il Covid-19, hanno iniziato a fare trading ed investire sui mercati finanziari. E’ chiaro che quando i mercati si muovono, sia al rialzo che al ribasso, ci sono sempre opportunità di investimento. Per fare trading ci vogliono studio e preparazione. Fra i suggerimenti per chi inizia a fare trading c’è quello di iniziare con conti virtuali, per poi passare a quelli con denaro reale. La fretta non è una buona consigliera negli investimenti.

investimenti corsi per trading
Cosa si impara con i corsi di Trading? Come iniziare con il trading online?

Corsi di Formazione Trading: si impara?

Con i corsi di trading si impara ad utilizzare la leva finanziaria e a limitare i rischi di sovraesposizione. Webinar e seminari sul trading spesso insegnano anche ad utilizzare un corretto il money management (la gestione del capitale). A volte sulle ali dell’entusiasmo si tende a rischiare più del dovuto su una o più posizioni. Non sempre l’investitore ha una reale percezione del rischio dell’operazione di trading che ha intrapreso.

La formazione agli investimenti è pertanto fondamentale, indipendentemente dagli strumenti finanziari su cui si investe. Per tutti gli asset ci sono fasi rialziste e ribassiste, che – se ben interpretate – rappresentano occasioni di investimento e trading.

Con i corsi di formazione al trading l’investitore potrà anche conoscere varie tipologie di analisi sui mercati. Fra queste ricordiamo l’analisi tecnica e l’analisi fondamentale, spesso utilizzate in borsa. Gli insegnamenti devono in qualche maniera essere personalizzati ed adatti alla modalità di trading ed al profilo di rischio del singolo investitore.

Webinar e seminari per imparare

Cosa sono i webinar per imparare a fare trading? Ci sono varie modalità per seguire corsi di formazione al trading. Negli ultimi anni è cresciuto il numero di webinar legati al trading. Si tratta di seminari formativi online, che l’investitore può seguire direttamente dal proprio PC di casa. Con i webinar i broker mettono a disposizione corsi, solitamente gratuiti, per i loro clienti.

Ci sono numerosi corsi formativi al trading fisici, tenuti in sala. Spesso trader professionisti mostrano le loro tecniche operative per il trading sui mercati finanziari. Un’altra modalità per imparare a fare trading è con la lettura di libri legati agli investimenti ed all’analisi sui mercati finanziari.

corsi formazione trading

Corsi dei broker e delle banche

Numerosi broker offrono validi percorsi formativi. Spesso l’offerta online dei broker e delle banche offre un alto numero di webinar e corsi gratuiti, anche con professionisti degli investimenti. Questi webinar possono essere utili anche per chi parte da zero con il trading e vuole imparare ad investire in borsa e sui mercati finanziari.

Fra i broker che offrono webinar online ricordiamo ActivTrades, con un percorso formativo di oltre 200 ore di corsi al trading. L’offerta del broker londinese comprende corsi formativi su azioni, valute, indici e materie prime, distribuiti fra webinar e tutorial online. Anche IG ha un ricco archivio di corsi online. IG organizza numerosi corsi webinar di formazione al trading ed ai certificati di investimento. Nel 2020 ha organizzato la Trading Competition, con gare con conti demo sui turbo certificates. Ecco la pagina per i webinar di IG.

Unicredit offre numerosi webinar ed un ampio percorso formativo per chi vuole imparare a fare trading sui certificates. Anche l’emittente svizzero Leonteq tiene regolarmente webinar formativi per il trading e per imparare a conoscere e negoziare i certificati di investimento.

Per quanto riguarda i corsi formativi al trading di certificates, segnaliamo anche il sito certificati e derivati, che offre parecchio materiale formativo. Altri corsi sono anche organizzati da ACEPI. Va ricordato come ACEPI sia l’Associazione italiana dei certificati di investimento.

Corsi di Trading – Quando Non Fidarsi

Non tutti i corsi online di formazione al trading sono oro. Abbiamo menzionato nel precedente paragrafo una serie di aziende del settore che offrono validi percorsi formativi. Ce ne sono numerose altre, così come ci sono vari trader privati che offrono interessanti scuole di trading.

Attenzione però, non tutti i formatori o i cosiddetti “guru” del trading sono vincenti. La regola d’oro è quella di diffidare da chi promette facili guadagni in tempi rapidi. Va anche evitato chi promette ritorni certi, evitando in ogni modo ogni sollecitazione abusiva al trading ed agli investimenti.

Fare trading, come abbiamo detto, è difficile. Per chi parte ad investire senza le giuste conoscenze il rischio di perdere una parte anche cospicua del capitale investito è notevole. I corsi formativi al trading possono quindi essere una buona strada per chi muove i primi passi nel mondo degli investimenti.

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