La Gestione del Consulente

Gestione portafoglio
come gestire un portafoglio di certificati?

La gestione da parte di un consulente finanziario di un portafoglio di certificati di investimento come deve essere fatta? Il consulente finanziario, indipendente o di qualche banca, come può consigliare di investire e poi gestire un portafoglio di certificates? Come diversificare il portafoglio dei certificates e come programmare le cedole?

Chi è il consulente finanziario

Il Consulente Finanziario (in inglese, Financial Advisor) è un professionista esperto di finanza e dei connessi aspetti giuridici e fiscali, con particolare riferimento alla materia dei servizi d’investimento e alle operazioni di gestione capitali di aziende, istituzioni o privati (Asset Management).
Per la gestione del denaro dei suoi clienti e consigliargli futuri investimenti, il consulente finanziario deve trasmettergli sicurezza e affidabilità. Buona capacità di negoziazione e di comunicazione, forte capacità di problem solving e carisma sono caratteristiche fondamentali per esercitare questa professione.
La possibilità con i certificates di costruire dei portafogli a cedola, quindi con dei premi periodici, è una possibilità interessante da valutare.

Il compito del consulente

Il consulente finanziario che riceve incarico di gestione di un portafoglio ha il compito di valutare prima di tutto la conoscenza del cliente in materia di prodotti finanziari, analizzare i suoi obiettivi di investimento, la sua tolleranza al rischio e il suo orizzonte temporale e consigliare al cliente quali strumenti sono più adatti per raggiungere i suoi scopi.

Poi gli obbiettivi sono:

  • incassare le cedole ed i flussi di cassa periodici che maturano sui Certificates;
  • recuperare perdite, minusvalenze (eventuali titoli in perdita nel dossier titoli)
  • controllo rigoroso del rischio e giusto orizzonte temporale (solitamente massimo 3 anni)

A proposito del tempo la gestione del consulente deve osservare che mediamente i certificati che vengono acquistati a 18 mesi dalla scadenza hanno statisticamente molte più possibilità di andare a segno. Il motivo è che il tempo lavora a favore del certificato, non lo deprezza. A 18 mesi dalla scadenza un certificato che non ha violato le condizioni e la barriera, ha statisticamente buone possibilità di finire positivamente. Il tutto ovviamente poi dipende dalle condizioni di mercato. Eventi esogeni come la pandemia del Covid o simili possono determinare movimenti anche drastici dei sottostanti.

La diversificazione nella gestione

Nella gestione del consulente di un portafoglio con i certificates si può raggiungere la diversificazione di portafoglio, data anche la grande ampiezza dell’offerta dei certificati con cedola.
Permettere la costruzione di portafogli che siano in grado di generare dei flussi periodici è
un’esigenza particolarmente sentita dai consulenti. L’offerta avara di rendimenti del fronte obbligazionario, dove da molto tempo sappiamo che non ci sono rendimenti, ci convince a condividere qualche idea nel settore certificati di investimento.

nuove emissioni certificates

Presupposto

Come può la gestione di un consulente costruire un portafoglio che sia in grado di generare un flusso cedolare?
Gran parte dei certificati di investimento prevedono delle opzioni che permettono di incassare dei premi periodici; cedole condizionate, o incondizionate; cedole quindi totalmente slegate dall’andamento del sottostante.
Nel primo caso bisogna far sì che il titolo o l’indice azionario su cui implicitamente si va ad investire, rispetti una determinata condizione. Le opzioni legate al sottostante vengono acquistate per pagare poi le cedole, cioè vengono acquistate dall’emittente per far sì che il certificato possa pagare cedole, con diverse caratteristiche; cioè essere pagate mensilmente trimestralmente semestralmente o annualmente.

Criteri di selezione

La gestione di un consulente oculato, prima di arrivare a scegliere alcuni prodotti, deve valutare i criteri di selezione. Una sorta di percorso mentale che un consulente dovrebbe sempre fare.
Innanzitutto il consulente deve individuare quale potrà essere il rendimento si cerca di ottenere da questo portafoglio.

Quale rendimento

Quindi quanti certificati inserire in portafoglio in modo che la gestione generi un flusso cedolare annuo del 3 per cento con un grado di protezione il più alto possibile, oppure un flusso cedolare del 10 per cento annuo? Serve una soluzione in grado di generare un rendimento simile ad un portafoglio azionario.
Poi alla fine l’input viene comunque sempre dal rapporto con il proprio cliente; perché in base a quello che lui cerca, il consulente va poi a costruire questo portafoglio.

Pianificazione finanziaria

Si parte naturalmente dalla pianificazione finanziaria e una volta che si è trovato un punto d’incontro tra la richiesta del cliente e quello che sul mercato si vanno a fare le selezioni. Ovviamente il cliente chiede sempre il massimo rendimento possibile; sappiamo che questo non è fattibile sul mercato; pertanto bisogna accettare dei rischi,
quindi definire innanzitutto cosa si cerca dal portafoglio.

Il flusso cedolare

Anche il flusso cedolare atteso in quali termini di frequenza deve essere pagato?
il cliente richiede un’entrata mensile perché deve sostenere una serie di spese.
Oppure si può andare su certificati che paghino più in là nel tempo quindi ogni tre mesi, o anche annualmente. Una scelta in base alla situazione.

Rischio / Rendimento

Cosa si intende con rischio e rendimento negli investimenti? Una volta che il consulente ha definito quale può essere il ritorno, dovrà capire a quel punto che grado di rischio il cliente è in grado di sopportare; perché proprio in quel trade off tra il rischio il rendimento ci deve passare poi la giusta analisi da parte del consulente. Quindi vuoi puntare su un rendimento annuo del 8 per cento? Benissimo quale tipo di pay off, cioè quale certificato andiamo a cercare? Un certificato che abbia una protezione più ampia, un meccanismo di protezione conosciuto sul mercato come airbag. Quindi il payoff della struttura, dopo il quale il consulente sceglie a quel punto i sottostanti. Per esempio un profilo rischio / rendimento interessante si potrebbe ottenere con certificati:

  • Bonus su Eurostoxx 50
  • Reverse Bonus Cap su Eurostoxx 50
  • Equity Protection Cap su Eurostoxx 50
  • Bonus Cap su basket worst of di indici
investimenti rapporto rischio rendimento

Scelta del sottostante

Il sottostante è quella quell’attività finanziaria sulla base della quale il certificato poi si muove e quindi genera i flussi cedolari, protegge o non protegge il capitale. Anche in questo caso il consulente finanziario deve essere in grado di fare una valutazione e condividerla poi con il cliente sulla base di quelle che sono le caratteristiche dei sottostanti.

Se il portafoglio o il certificato che andiamo a ricercare deve generare un flusso cedolare di modesta entità, quindi un 2 e 3 per cento annuo, allora possiamo guardare anche a dei sottostanti con bassa volatilità; tecnicamente il rischio è minore e di conseguenza il premio atteso sarà minore.

Se il cliente che ho di fronte mi chiede di guadagnare il 15 20 per cento annuo è evidente che io debba andare poi a trovare delle soluzioni legate a titoli molto più volatili. Quindi anche la ricerca dei sottostanti deve passare attraverso la consapevolezza che più cerco rendimento più devo essere disposto a rischiare.

Infatti la selezione è prevalentemente incentrata su certificati che investono implicitamente su dei basket e non sul singolo titolo. In quel caso poi c’è un altro meccanismo un po più tecnico che è quello della correlazione. Invece è importante stabilire poi la scadenza del certificato che deve andare a unirsi con altri certificati. Ovviamente se l’orizzonte temporale preso in considerazione dal consulente è di tre anni non cercherà strumenti che scadano fra sei mesi. Evidentemente il consulente poi sarà costretto a reinvestire e comunque le caratteristiche sarebbero diverse.

Costruzione del portafoglio

Esaurita questa prima fase di selezione vediamo poi come si può arrivare alla costruzione di un portafoglio. Procediamo con una ipotesi di esempio.

  • un capitale a disposizione di 150 mila euro
  • un cliente con profilo evidentemente dinamico;
  • un orizzonte temporale di almeno 5 anni
  • una richiesta del cliente di un rendimento annuo di circa 8%
  • un rischio medio alto sul capitale

Il consulente può creare e proporre la gestione di un portafoglio composto da dieci certificati a capitale protetto condizionato; quindi vuol dire che andiamo ad attribuire un peso del 10 per cento a ciascun certificato. Perciò il consulente attribuisce 15mila euro per ogni certificato. Alcuni sottostanti possono andar meglio, altri possono andar peggio; parte di questi sono dotati di un opzione airbag, perché?

Un certificato con airbag è in grado di attutire meglio i colpi negativi di un eventuale ribasso dei mercati, elemento cruciale nella pianificazione del rischio effettuata dal consulente finanziario. Poi anche perché durante la vita del certificato l’airbag renderà il delta della struttura e un poco più basso. L’airbag oltre che proteggere alla scadenza ha la capacità di generare minore volatilità nel portafoglio del certificato stesso.

Le strategie

Le strategie operative sono un altro tassello del lavoro del consulente finanziario.

Cosa si riesce a fare con un portafoglio costruito con tali caratteristiche? Si possono creare delle strategie; quindi nel portafoglio gli asset possono generare un flusso cedolare di circa l’otto per cento, in questo caso il 7,65%. Una considerazione: quindi un 7,65 anno sia che i sottostanti salgano, sia che rimangano esattamente sui valori attuali, sia che perdano fino ed oltre un 30 per cento dei valori correnti del mercato.

Quindi è un portafoglio a scadenza; questa è un’analisi di scenario alla scadenza del portafoglio, cinque anni di tempo. Quindi naturalmente uno dei certificati potrà essere sostituito nel tempo o rimborsato anticipatamente. A scadenza noi non potremo sapere dove si troverà il mercato, ma possiamo fare delle simulazioni sui titoli azionari sottostanti; se questi titoli saranno cresciuti di prezzo o per nulla, o se avranno perso anche fino ed oltre un 30 per cento, il portafoglio genererà il rendimento che abbiamo cercato.

Questo perché la struttura dei certificati ti fa guadagnare in misura limitata, ma controllando il rischio e questo è positivo in una gestione di portafoglio..

In caso di ribassi

Altra ipotesi: se nello scenario peggiore tutti i titoli azionari sottostanti, dopo cinque anni si troveranno al 50 per cento del valore di partenza, quindi si saranno dimezzati tutti, cosa succederà al nostro portafoglio?

Naturalmente avremmo perso l’opzione di protezione del capitale, perché la barriera è stata violata, ma comunque perderemo meno; se il consulente ci chiede un portafoglio a basso rischio ci si può coprire fino a ribassi del mercato del 55 – 60 per cento.

Sapendo costruire nella maniera corretta un portafoglio di certificati si riesce a capire esattamente sin da subito quale potrebbe essere il massimo guadagno e la massima perdita. In questo caso a fronte di un più 50 con un 34 per cento, se invece va male quindi uno scenario meno 50, si perde il 29%.

Gestione passiva

I certificati naturalmente sono strumenti a gestione passiva, il che vuol dire che non c’è nessuno che gestisca nulla, pertanto le ipotesi che noi facciamo è che quello che vedremo verrà rispettato al centesimo, perché i certificati sono dei prodotti a formula.

La seconda considerazione è che dobbiamo considerare il rendimento lordo, ma attenzione perché trattandosi di rendimenti da certificati, i redditi sono da considerarsi redditi diversi; quindi compensano le minusvalenze e questo è utile per chi ha minusvalenze, una cosa non difficile da trovare nei portafogli gestiti.

La fiscalità italiana penalizza strumenti come i fondi comuni e gli Etf: quando perdono creano minusvalenze, ma tutte le volte che guadagnano dobbiamo pagare sempre e comunque l’imposta sul capital gain del 26%. I certificati invece permettono di compensare le perdite con i guadagni. La gestione di un consulente finanziario preparato deve tenerne conto.


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