Investire su azioni, obbligazioni o certificates? Sono in molti a chiedersi quali siano gli strumenti finanziari. La corsa del settore azionario non si ferma, mentre gli investimenti obbligazionari mantengono rendimenti bassissimi. Ecco perché i certificati di investimento sono particolarmente interessanti in questo scenario.
Azioni, obbligazioni o certificates?
Sui mercati finanziari si continua a registrare la sfrenata corsa degli indici azionari, con Wall Street che ha aggiornato i massimi storici; il FTSE Mib è arrivato ai massimi da oltre un decennio. Sono ormai in molti a chiedersi se sia ancora tempo di investire sui mercati azionari. Da un lato la tendenza delle borse appare ancora saldamente impostata al rialzo, anche dopo i buoni dati relativi agli utili di numerose multinazionali.
Dall’altra vi sono numerosi elementi di incertezza sui mercati, partendo dall’espandersi del coronavirus, l’influenza cinese così come i deboli dati macroeconomici europei e la Brexit. Nel frattempo, il settore obbligazionario resta fermo al palo, a differenza di quello dei certificati di investimento, in forte crescita.
Crollo dei rendimenti obbligazionari
Il crollo dei rendimenti del settore obbligazionario si può spiegare anche grazie alle ingenti misure espansive delle banche centrali. Hanno portato i tassi di interesse a zero (ed in taluni casi anche sotto lo zero), iniettando enormi masse monetarie nel sistema.
La corsa alle azioni va pertanto ricollegata anche a questo fattore; i dividendi che – quando staccati – superano nettamente i rendimenti del settore obbligazionario. Cresce invece l’interesse verso i certificati di investimento, strumenti finanziari in grado di offrire interessanti rendimenti anche in questo scenario di mercato.
Investire sui certificates
C’è una interessante opzione per investire parte del proprio portafoglio, in questa epoca storica caratterizzata dalle borse azionarie sui massimi; i rendimenti obbligazionari invece sui minimi; è rappresentata dai certificati di investimento, spesso definiti con la nomenclatura inglese “investment certificates”.
Si tratta di prodotti finanziari derivati che sono in grado di offrire un interessante rendimento; talvolta anche dell’8-10% annuo, a fronte di un rischio relativamente ridotto e spesso controllabile (ma mai assente, salvo nel raro caso dei certificati a capitale al 100% protetto).
Come funziona un certificato di investimento?
Vediamo come funziona un certificato di investimento con un esempio pratico. Il caso più semplice è quello di un certificato legato ad un singolo titolo. Prendiamo a tal proposito come esempio il prodotto emesso da Leonteq con sottostante l’azione Eni e codice ISIN CH0485000282.
Cedola mensile condizionata
L’investitore, in questo caso riceve una cedola mensile pari allo 0,50% a patto che l’azione in questione non scenda al di sotto del valore barriera (in questo caso pari a 10,19 euro) nelle date di osservazioni mensili. Sostanzialmente sino a quando l’azione Eni non dovesse crollare su valori che non si vedono dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, l’investitore continuerebbe a ricevere una cedola mensile pari allo 0,5%, per un totale del 6% annuo.
Confrontando questo rendimento con quello offerto dai BOT o dai BTP ci rendiamo facilmente conto della ragione che ha decretato in questi ultimi anni il successo dei certificati di investimento.
Esempio di funzionamento di un certificato di investimento
Esaminiamo il certificato su Eni codice ISIN CH0485000282. Come accennato la cedola mensile è dello 0,50%, pari a 5 euro, a fronte di un valore nominale del certificato di 1.000 euro. Quando l’azione Eni si trova al di sopra del valore barriera di 10,19 euro nelle finestre di osservazione del certificato, l’investitore riceve la cedola mensile.
Al contrario se invece l’azione Eni dovesse scendere al di sotto della soglia dei 10,19 euro in una data di osservazione, il certificato continuerebbe la sua esistenza e la cedola non sarebbe definitivamente persa, ma sarebbe portata a memoria.
Ipotizzando che in una successiva data di osservazione l’azione Eni dovesse tornare al di sopra del valore barriera, l’investitore riceverebbe la nuova cedola più tutte quelle precedentemente non pagate e portate a memoria. La presenza dell’effetto memoria amplia quindi le possibilità di successo, inoltre va ricordato come la barriera del certificato non è all’americana (ossia con osservazione continua), ma bensì all’europea, cioè con osservazione soltanto a scadenza.
I rischi per l’investitore con i certificates
Vediamo quali sono gli scenari ed i possibili rischi con questo certificato che abbiamo preso come esempio. L’investitore guadagna se l’azione Eni sale: in questo caso il potenziale profitto sarebbe doppio, in quanto il certificato naviga sotto la pari, il suo prezzo potrebbe riavvicinarsi a 1000 euro, oltre a continuare a staccare le cedole.
Il detentore del certificato avrebbe anche un profitto nel caso in cui l’azione Eni rimanesse stabile, così come se scendesse moderatamente, ma rimanendo al di sopra del valore barriera.
Nell’ipotesi che invece l’azione Eni dovesse scendere sotto quota 10,19 euro alla scadenza del certificato, l’investitore riceverebbe il rimborso del valore nominale decurtato dalla perdita fatta registrare dal sottostante in percentuale rispetto al valore di fixing iniziale.
Qualora Eni dovesse trovarsi a scadenza al 52% in meno rispetto al valore iniziale, l’investitore riceverebbe un rimborso di 480 euro, pari al 52% in meno rispetto al valore nominale di 1.000 euro. Sarebbe salve tutte le cedole percepite durante la vita dell’investment certificate.