Certificati a Capitale Protetto

Cosa sono i Certificati di investimento a capitale protetto (o garantito)? Guida per capire i certificati a capitale protetto

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Cosa sono i Certificati a capitale protetto (o garantito). Guida per capire i certificati a capitale protetto

I certificati di investimento a capitale protetto (anche detti certificati a capitale garantito) hanno la caratteristica di offrire agli investitori una protezione totale o in una determinata percentuale del capitale investito. Tendono a tornare particolarmente di moda nelle fasi di grandi movimenti ribassisti sui mercati finanziari.

I certificati a capitale protetto sono strumenti finanziari derivati che permettono agli investitori di partecipare ai rialzi del sottostante o dei sottostanti cui fanno riferimento (in maniera proporzionale o fino a una barriera), senza però dover prendere parte ai ribassi dei medesimi. Per avere questo beneficio, l’investitore spesso rinuncia ad una parte dei potenziali rialzi del sottostante, ossia la partecipazione ad un eventuale rialzo avviene in maniera meno che proporzionale, oppure fino ad un livello di “cap”, per compensare il beneficio del capitale protetto offerto dal certificato in questione. Se acquistati sul mercato secondario permettono di definire la performance minima ottenibile dal certificato se mantenuto fino a scadenza.

I certificati di investimento a capitale protetto sono una delle categorie ACEPI in cui sono divisi gli investment certificates. Le categorie in cui sono divisi i certificati a capitale protetto sono: Digital certificates, Equity protection certificates ed Express protection certificates, butterfly e double win.

Chi emette i certificati a capitale protetto?

Ad occuparsi della creazione e della strutturazione dei certificati a capitale protetto sono le società emittenti, generalmente banche o emittenti specializzate appunto nei certificates, che si occupano anche di offrire la liquidità, ponendosi sul book in bid e ask (denaro e lettera) e svolgendo dunque il ruolo di market maker. Sono solitamente negoziati su mercati regolamentati, per il panorama italiano il SeDex di Borsa Italiana o il Cert-X di Euro-TLX. La contrattazione dei certificati a capitale protetto, come quella di ogni certificato quotato sui mercati regolamentati, è simile a quella di un’azione. Fra le societa’ che offrono certificati a capitale protetto troviamo praticamente tutte le principali emittenti, possiamo menzionare BNP, per proseguire con Leonteq, Vontobel, Unicredit e Banca Imi.

Come funzionano i certificati a capitale protetto?

I certificati di investimento a capitale protetto possono offrire una protezione totale del capitale (100% rispetto al valore nominale) oppure parziale (per esempio il 90 o il 95% del valore nominale iniziale). In base alla tipologia di certificato (Digital certificates, Equity protection certificates ed Express protection certificates i principali) cambiano le modalità di funzionamento del prodotto ed il possibile rendimento atteso dall’investitore.

Le scadenze

Con un certificato equity protection l’investitore si troverà di fronte ad alcuni possibili scenari alla scadenza del certificato. Nel caso in cui il sottostante si dovesse trovare ad un valore superiore rispetto a quello dell’osservazione iniziale, il possessore del certificato parteciperà in toto o in parte al profitto realizzato dal sottostante (in base a quanto definito nel prospetto iniziale del certificato), con un rendimento pertanto positivo, determinato dal rendimento percentuale del sottostante moltiplicato per il fattore di partecipazione, ricevendo inoltre il capitale nominale iniziale (100%).

Viceversa, se il sottostante dovesse trovarsi al di sotto del valore iniziale, l’investitore riceverebbe egualmente il capitale iniziale del certificato a capitale protetto oppure, il livello di protezione garantito (per esempio il 95% del valore nominale iniziale).

I certificati digital

I certificati a capitale protetto digital offrono una remunerazione all’investitore tramite un importo digitale (una cedola) che viene pagata al possessore del certificato, solitamente a cadenza annuale se il prezzo dell’attività sottostante del certificato è al di sopra di un prefissato valore (definito valore digital). Alla scadenza l’investitore riceve il capitale nominale e – se il valore del sottostante è al di sopra del valore digital – l’ultima cedola prevista dal contratto del certificato a capitale protetto digital.

Esempio di certificato a capitale protetto

Vediamo un esempio di funzionamento dei certificati a capitale protetto/garantito digital.  Poniamo un certificato (valore di emissione 100 euro) legato all’azione Intesa SanPaolo, con prezzo di fixing iniziale pari a 2 euro ed una durata di 3 anni, con cedola annuale del 7%. Al termine del primo anno avverrà la prima rilevazione intermedia: se il prezzo di osservazione è pari o superiore a 2 euro, l’investitore riceverà una cedola di 7 euro lordi (pari appunto al 7%, come premio del certificato digital). Se il prezzo fosse inferiore ai 2 euro iniziali, il certificato non distribuirà invece alcuna cedola all’investitore.

Lo scenario sarà simile al termine del secondo anno, con il successivo periodo di osservazione: anche in questo caso il certificato a capitale protetto distribuirà l’importo digitale pari a 7 euro lordi se l’azione di Intesa SanPaolo dovesse trovarsi ad un valore pari o superiore ai 2 euro. Al termine del terzo anno il discorso cedolare sarebbe il medesimo, con l’aggiunta della restituzione del valore nominale del certificato (pari al prezzo di emissione di 100 euro). Sostanzialmente l’investitore avrebbe, in questa ipotesi di certificato digital a capitale protetto, un rendimento positivo nel caso di un comportamento positivo dell’azione cui fa rifermento nelle date di osservazione, senza invece dover partecipare agli eventuali ribassi del titolo.

Esistono certificati short a capitale garantito?

I certificati a capitale protetto possono anche essere short, ossia in grado di permettere all’investitore di guadagnare dalle performance ribassiste dell’azione o della materia prima o dell’indice che fungono da sottostante, garantendo tuttavia una protezione totale o parziale del capitale nel caso in cui si muova invece al rialzo. Nel complesso, come facilmente intuibile, i certificati a capitale protetto (o garantito) sono strumenti indicati per un investitore con una bassa propensione al rischio.


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