Certificates Reverse – Come Funzionano?

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Certificates Reverse - Come Funzionano?

Cosa sono i certificates reverse? Come funzionano i certificati di investimento reverse? E come si calcola la barriera nei reverse certificates?

I certificati reverse: definizione

I certificati reverse, talvolta definiti inverse certificates, sono una tipologia di prodotti strutturati che permettono all’investitore ottenere un profitto nel caso in cui il sottostante cui fanno riferimento scenda, si muova in laterale o salga moderatamente, senza superare la barriera prefissata.

Nei reverse certificates la barriera è collocata al di sopra dello strike iniziale, ossia al di sopra del 100% e non al di sotto di tale valore, come avviene invece nei tradizionali certificates. Il loro funzionamento è opposto a quello di un normale certificato impostato in ottica rialzista. Si ottiene un profitto a patto che il sottostante non si apprezzi fino a superare una prefissata soglia.

I certificati reverse possono rappresentare un valido strumento di investimento quando si hanno aspettative per un mercato laterale o moderatamente ribassista. Proteggono l’investitore anche se il sottostante si dovesse muovere nella direzione opposta, a patto che non superi la barriera prefissata all’inizio della vita del certificato reverse. Tali dettagli sono presenti nel KID e nei vari documenti prodotti dall’emittente e facilmente reperibili online prima di sottoscrivere o acquistare il certificato.

Come funzionano i certificati reverse?

Per capire come funzionano i certificati reverse prendiamo in esame il titolo Eni. Ipotizziamo che sia stato emesso un certificato di investimento reverse su Eni con strike a 8 euro e barriera al 150%; cedola mensile dello 0,5%, per un rendimento potenziale massimo del 6% annuo.

L’investitore incasserà una cedola mensile pari allo 0,5% a patto che l’azione di Eni si trovi in ciascuna data di osservazione al di sotto dei 12 euro; questo valore è pari al 150% dello strike iniziale. Se tale soglia fosse stata al 125%, la barriera sarebbe stata posizionata a 10 euro anziché 12, a fronte di un rendimento potenziale sicuramente maggiore, in quanto crescevano le possibilità di insuccesso di questo certificato reverse.

Se le azioni di Eni dovessero invece trovarsi nelle date di rilevazione del certificato al di sopra della barriera del certificato (12 euro), la cedola non verrebbe distribuita. Potrebbe essere portata a memoria, se prestabilito nelle condizioni iniziali del certificato reverse. In tal caso, l’investitore recupererebbe le eventuali cedole non distribuite e portate a memoria se le azioni di Eni in una successiva data di osservazione dovessero trovarsi al di sotto di quota 12 euro. Viceversa, sarebbero definitivamente perse.

È pertanto facile comprendere che il certificato reverse determinerebbe un profitto se le azioni di Eni dovessero scendere dal prezzo originario di 8 euro, così come se dovessero muoversi in laterale o se dovessero salire, a patto che non superino la soglia del 150%.

Barriera capitale e barriera cedolare nei certificates reverse

Talvolta è possibile che barriera capitale e barriera cedolare siano posizionate in maniera differente. Per esempio, il certificato potrebbe avere una barriera cedolare posizionata al 125% ed una barriera capitale al 150%. In tal caso le cedole sarebbero staccate soltanto se le azioni di Eni si troveranno nelle date di rilevazione del certificato reverse sotto quota 10 euro (125%), mentre il capitale sarebbe preservato a scadenza a patto che Eni non si trovi oltre la soglia dei 12 euro, pari appunto al 150%.

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Certificates Reverse  – Autocallable

Anche in un certificato reverse potrebbe essere presente l’opzione autocallable, che potrebbe accorciare la vita del prodotto. Sostanzialmente da una certa data di osservazione in poi il sottostante potrebbe trovarsi al di sotto di un determinato valore; solitamente il 100%, ossia il fixing iniziale. In questo caso il certificato reverse potrebbe essere richiamato dall’emittente. In tal caso l’investitore riceverebbe tutte le cedole dovute sino a quel momento ed il rimborso del capitale nominale.

Certificati reverse Bonus Cap

Esistono anche i certificates reverse bonus cap, con un premio a scadenza al verificarsi di determinate condizioni.

È anche possibile che il certificato reverse non distribuisca delle cedole mensili. E’ il caso del sottostante che si trova al di sotto di una determinata barriera, ma che dia invece un premio a scadenza. Per esempio, potremmo avere un certificato reverse bonus cap che rimborsa, se il sottostante si trova al di sotto del 130% rispetto al fixing iniziale il 112% rispetto al valore nominale; cioè il 100% del valore nominale con l’aggiunta di un premio del 12%.

Potrebbero poi esserci anche due livelli di premi nel certificato reverse bonus cap. Per ipotesi, potremmo avere un rimborso pari al 125% se il sottostante fosse a scadenza al di sotto del 100%. Potrebbe poi esserci un secondo livello bonus pari ad un rimborso del 110% se il sottostante non avesse superato il 130% del valore iniziale. Viceversa, l’investitore riceverebbe un rimborso pari al nominale decurtato dell’apprezzamento del sottostante. Ad un guadagno del sottostante pari al 45% corrisponderebbe quindi un rimborso pari al 55% del valore nominale del certificato reverse. Tale valore è calcolabile come 100%-45%.

Conclusioni

I certificati reverse possono essere dei validi strumenti di investimento per le fasi laterali, ribassiste dei mercati; offrono inoltre anche una protezione nel caso di moderati rialzi. I certificates reverse non sono invece indicati nel caso di forti rialzi del sottostante.

Va poi sottolineato come i reverse certificates non sia necessariamente lo strumento migliore nemmeno nel caso di aspettative per forti ribassi; escluso una partecipazione diretta o più che proporzionale al ribasso. Solitamente, infatti, il profitto dell’investitore si limita alle cedole mensili o al premio finale del certificato reverse, senza una partecipazione diretta ai ribassi del sottostante.


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