Cosa è l’Indice Vix e Come Funziona?

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Il Vix è l'indicatore della volatilità, anche definito indice della paura

Si parla spesso dell’indice Vix, definito anche come indice della paura. Nell’analisi seguente proveremo a comprendere il funzionamento del Vix e le ragioni di tale nome, nonché le possibili applicazioni di questo indicatore legato alla volatilità e di come possa essere utilizzato dagli investitori per muoversi sui mercati finanziari. Cosa è l’indice Vix e come funziona?

L’indice Vix: definizione

L’indice Vix è uno dei più utilizzati dagli analisti tecnici per evidenziare possibili situazioni di stress presenti sui mercati finanziari. L’indicatore Vix è spesso conosciuto anche come indice della volatilità o indice della paura. Il nome Vix deriva da CBOE Volatilty Index.

L’indicatore Vix: la storia

In origine il Vix Index rappresentava la volatilità implicita di un’ipotetica opzione at-the-money sull’S&P100 con 30 giorni alla scadenza. Dal 2003 è stata cambiata la metodologia di calcolo con il Vix (Spot) che adesso misura attraverso una media ponderata la volatilità implicita a breve termine (30 giorni), il tutto attraverso una serie di opzioni teoriche sull’indice S&P500 quotate sul CBOE (il Chicago Board Options Exchange).

Le caratteristiche del Vix Index

Prima di spiegare quali sono le informazioni che l’indice VIX ci può fornire è opportuno descriverne le caratteristiche più importanti. Anzitutto il Vix (Implied Volatility Index) si basa sulla volatilità implicita calcolata sul mercato delle opzioni, che è ben diversa dalla volatilità storica utilizzata dai tipici oscillatori tecnici (ad esempio l’Average True Range e la Bande di Bollinger) e che può essere definita come la deviazione standard a X giorni dei rendimenti passati.

Questo è dovuto al fatto che le opzioni hanno una “volatilità implicita” (spesso indicata con la lettera greca “sigma”, σ); esprime l’aspettativa futura circa i futuri movimenti di prezzo del sottostante (ad esempio di un indice azionario piuttosto che di un’azione). Se gli operatori si aspettano maggiore variabilità dei prezzi in futuro (e quindi una maggiore volatilità), aumenta il premio/costo che il compratore di opzioni deve pagare per avere l’opportunità di comprare o vendere (call/put) il sottostante in futuro ad un prezzo oggi prestabilito.

La volatilità storica e la volatilità implicita sono pertanto differenti (sebbene siano in qualche modo correlate); la prima rappresenta la variazione dei rendimenti passati, mentre la seconda esprime l’aspettativa di variazione dei prezzi in futuro.

Vix: l’indice della paura

Il VIX talvolta viene chiamato “indice della paura” in quanto misura l’aspettativa circa la futura volatilità dell’indice S&P 500 e, di conseguenza, delle azioni che lo compongono. Questo perché volatilità significa “escursione/alternanza dei movimenti compiuti dai prezzi nel corso di un certo intervallo temporale” e questi movimenti potrebbero essere sia al rialzo sia al ribasso.

In generale, tuttavia, la volatilità aumenta in modo importante soprattutto durante le fasi di discesa del mercato azionario. L’indicatore Vix può essere pertanto definito come un indice che misura indirettamente (ossia tramite le opzioni) lo stato di paura o di serenità degli operatori. La relazione rispetto al sottostante è inversa: in particolare un alto valore del Vix viene raggiunto quanto si verificano brusche ondata ribassiste sui mercati azionari (panic selling) ed il sentiment generale è di paura/tensione.

Come facilmente immaginabile, il Vix Index ha toccato i suoi massimi storici nella crisi finanziaria del 2007-2009, per poi rimanere su valori decisamente più contenuti negli ultimi anni. Ancora oggi eventuali movimenti rialzisti dell’indice Vix sono considerati dagli investitori come un chiaro campanello d’allarme sui mercati finanziari.

Grafico Vix Index: si vedono i massimi toccati negli anni della crisi finanziaria


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