Cos’è Tether e cosa sono le stablecoin? Quali sono i punti di forza di quella che è oggi la terza criptovaluta per capitalizzazione globale?
Come fa Tether a mantenere stabile il suo valore nel tempo?
Negli ultimi giorni è arrivata la proposta di acquisto della Juventus da parte di Tether: scopriamo insieme altri dettagli sulla criptovaluta nata nel 2014 e che oggi è la stablecoin più utilizzata a livello globale. Tether ha raggiunto una capitalizzazione di mercato di circa 186 miliardi di dollari. Numeri da capogiro: basteranno per convincere Exor e John Elkan a vendere la Juventus?
Cosa sono le stablecoin?
Chi segue l’andamento delle principali criptovalute (Bitcoin, Ethereum, Binance, Ripple…) sa bene quanto questi asset possano essere volatili: è normale vedere oscillazioni giornaliere del 5%, 10% o addirittura 15% nel giro di poche ore cosa difficile per i titoli di borsa.
Negli ultimi anni non sono mancati esempi di Bitcoin che perde o guadagna oltre 30% in una settimana, mettendo a dura prova anche gli investitori più esperti.
Per rispondere a questa volatilità estrema, stanno avendo particolare successo le “stablecoin”. Si tratta di una tipologia di criptovaluta progettata per mantenere, appunto, un valore stabile nel tempo. Questo poichè tipicamente ancorato a una valuta tradizionale come può essere il dollaro statunitense o l’euro.
A differenza delle crypto più “speculative”, le stablecoin sono nate per offrire un mezzo di scambio affidabile e prevedibile nei mercati digitali. Così, chi opera nel settore crypto può conservare liquidità, muovere fondi o effettuare pagamenti senza esporsi ai tipici alti e bassi del mondo delle criptovalute.
Come funziona Tether?
Il cuore del funzionamento di Tether è la promessa di stabilità basata su riserve. Non a caso, il suo nome significa letteralmente “aggancio” o “ancoraggio”: Tether nasce infatti per essere sempre legata, cioè “tethered”, al valore di una valuta reale. Ogni token (USD₮) è emesso con l’impegno di essere sempre convertibile, uno a uno, con un dollaro statunitense.
A differenza di molte criptovalute tradizionali, per le quali la creazione delle monete avviene tramite processo di mining, nel caso di Tether si parla invece di minting (conio): i nuovi token vengono “coniati” esclusivamente dall’emittente, in base ai depositi ricevuti e alle riserve detenute, seguendo una logica centralizzata e controllata.
Diversamente da molte criptovalute nate come asset puramente digitali, per ogni USD₮ in circolazione viene garantita una riserva a copertura del suo valore, custodita sotto forma di asset liquidi e di alta qualità. Chi acquista o detiene Tether può così essere certo che il proprio token sarà sempre convertibile in un dollaro americano, a prescindere dalle turbolenze del mercato crypto.
Com’è composta la riserva di Tether? I numeri dell’ultimo report
Per assicurare trasparenza agli investitori, Tether pubblica ogni trimestre un report certificato dalla società di revisione BDO (non una delle big four, ma un’altra società di revisione), in cui viene chiaramente illustrata la composizione delle riserve che coprono ciascun token in circolazione.
Secondo l’ultimo report di settembre 2025, le risorse di Tether sono suddivise così:
- circa il 77% delle risorse è rappresentato da liquidità, strumenti equivalenti e depositi a breve termine (soprattutto titoli del Tesoro americano)
- circa il 7% in metalli preziosi.
- Circa il 5% in Bitcoin.
- circa il 2% in altri investimenti.
- circa l’8% in prestiti garantiti.
- una percentuale residuale in obbligazioni societarie e altre voci minori.
Questo modello di gestione delle riserve permette a Tether di mantenere fede al proprio impegno di stabilità, offrendo agli utenti una soluzione efficace per navigare l’universo crypto senza doversi preoccupare delle forti oscillazioni di prezzo tipiche del settore.
USD₮ nella pratica: trading e gestione della volatilità
Al di là degli aspetti tecnici e teorici, Tether ha rivoluzionato la gestione operativa degli investimenti e delle transazioni nel mondo crypto grazie ai suoi vantaggi concreti.

Un caso esemplare è quello del trading: chi desidera proteggere i profitti ottenuti da Bitcoin o Ethereum, senza abbandonare l’ecosistema crypto (ossia tenendo l’investimento in criptovalute e senza convertirlo in altre valute flat come euro o dollari), spesso opta per una conversione temporanea in USD₮. Così facendo, il proprio capitale viene “parcheggiato” su un asset stabile, pronto a essere reinvestito su altre criptovalute in qualsiasi momento. Il tutto senza le attese o i costi tipici del ritorno alle valute tradizionali.
Immaginiamo un investitore che abbia acquistato 1 Bitcoin a 90.000 dollari. Nel momento in cui il prezzo raggiunge 100.000 dollari, decide di venderlo convertendo in 100.000 USD₮. Se alcuni giorni dopo il prezzo del Bitcoin (BTC) scende a 85.000 dollari, l’investitore, avendo mantenuto la sua posizione nel mondo crypto in USD₮, può ora ricomprare 1 BTC a un prezzo inferiore, salvaguardando il suo capitale e sfruttando a proprio vantaggio la volatilità del mercato, senza mai perdere liquidità né dipendere dai tempi bancari.
Altri utilizzi: trasferimenti globali rapidi
L’utilità di Tether, però, non si esaurisce nel trading. Sempre più spesso viene utilizzato anche per trasferire somme di denaro a livello internazionale, sia per ragioni personali che aziendali. Inviare 10.000 USD₮ a un collaboratore, un familiare o un fornitore in qualsiasi parte del mondo richiede oggi solo pochi minuti e non comporta né l’intervento di banche, né pratiche burocratiche, né costi rilevanti. Il destinatario riceverà importi immediatamente disponibili, il cui valore è ancorato al dollaro, facilmente utilizzabili su qualsiasi exchange o wallet compatibile. Una modalità che sta progressivamente soppiantando i tradizionali bonifici e i servizi di money transfer.
Tether o valuta tradizionale? Vantaggi e motivi di scelta
Usare Tether al posto delle valute tradizionali può portare ulteriori benefit. Le operazioni bancarie, specie se internazionali, sono spesso lente, costose e sottoposte a vincoli di orario e giorni feriali. Il passaggio da crypto a fiat e viceversa, inoltre, può generare complessità dal punto di vista fiscale: in numerosi Paesi ogni conversione in moneta “reale” va rendicontata ed eventualmente tassata come plusvalenza. Al contrario, uno scambio diretto tra criptovalute (come da BTC a USDT) resta, a seconda delle normative, in una sorta di “zona grigia” che consente maggiore flessibilità nelle strategia di gestione e dichiarazione fiscale.
Considerazioni sui rischi e sulla trasparenza
Sebbene Tether rappresenti una risposta efficace alla volatilità tipica del settore crypto, il suo utilizzo comporta comunque alcuni rischi importanti.
In primo luogo, tutto si basa sulla fiducia nella società emittente, Tether Limited: la reale disponibilità di riserve adeguate e la trasparenza nella loro gestione sono essenziali perché USD₮ mantenga il suo valore. Anche se oggi vengono pubblicati report revisionati da società indipendenti, non sono mancate in passato controversie, investigazioni legali e dubbi sulla reale copertura degli asset. Un eventuale problema sulla solidità finanziaria di Tether potrebbe avere ripercussioni immediate sia sul token sia, per effetto domino, sull’intero mercato crypto.
Un altro fattore di rischio è quello regolamentare. Le stablecoin sono nel mirino delle autorità finanziarie in molti Paesi e nuove leggi, restrizioni o sentenze potrebbero limitare o stravolgere il funzionamento di Tether, creando incertezza per chi la detiene o la utilizza.
Infine restano i rischi tecnologici: nessuna criptovaluta è immune da attacchi informatici, problemi sugli exchange o vulnerabilità operative che potrebbero compromettere la sicurezza dei fondi.
Ecco, quindi, una panoramica su Tether. Il tutto in attesa di conoscere se l’azienda guidata da Ardoino e Devasini riuscirà a comprare la Juventus.































