La chiusura del canale di Suez: quali conseguenze sui mercati finanziari e sul petrolio? Come si sono mossi i titoli petroliferi dopo il blocco del canale di Suez? Analisi tecnica delle azioni Eni.
Chiusura Canale di Suez
La chiusura del canale di Suez, checkpoint fondamentale per l’esportazione di petrolio, ha innescato un veloce recupero dei prezzi del petrolio. Il Wti è risalito oltre l’importante soglia psicologica dei 60 dollari.
MV Even Given, una nave che batte bandiera di Panama, si è infatti arenata bloccando il traffico nel canale che collega il mar Rosso a quello Mediterraneo. Questa situazione, potrebbe portare ad un ritardo di circa 15 giorni alle navi dirette verso l’Europa ed ha avuto un impatto diretto sul mercato del petrolio. Infatti dal canale di Suez passano circa 3 milioni di barili al giorno, il 10% circa di tutti i cargo di petrolio in giro del mondo.

Canale di Suez chiuso – conseguenze sui titoli petroliferi
Molti titoli petroliferi hanno beneficato della chiusura del canale di Suez, rimbalzando con una certa decisione. Total è risalito da 38 a 39 euro, mentre BP ha guadagnato una decina di sterline, risalendo oltre quota 300 pence per azione. Stessa sorte per Repsol, sulla Borsa di Madrid, rimbalzata da 10,20 a 10,60 euro per azione.
Sulla Borsa Italiana anche le azioni di Eni hanno seguito il trend. Il titolo Eni, infatti, si è appoggiato al solido supporto grafico posizionato in area 10 – 9,90 euro ed ha compiuto un veloce recupero.

Analisi Tecnica Eni
I prezzi rimangono all’interno di una solida tendenza rialzista di breve termine, iniziata lo scorso mese di febbraio. Un ulteriore allungo può riportare il titolo sui massimi delle ultime settimane posti a 10,50 euro: un allungo oltre soglia aprirà ulteriori spazi di crescita, con target teorici per le azioni Eni a 10,75 prima e verso la soglia psicologica degli 11 euro in un secondo momento.
Un’eventuale correzione troverà invece un primo supporto in area 9,65-10,60 e un secondo sostegno a ridosso di quota 9,35. Il titolo Eni, ha poi un ulteriore livello chiave in area 9. In un’ottica di più ampio respiro, un supporto ancora più importante è collocato poco sopra quota 8 euro per azione, in area 8,20.

Scenario per Eni
La società, nel frattempo, ha riattivato il piano di buyback, congelato un anno fa in piena emergenza Covid, che prevede l’acquisto di azioni proprie per un esborso massimo di 1,6 miliardi di euro, per un numero massimo di azioni pari al 7% del capitale. Il board ha anche deliberato di proporre all’assemblea la distribuzione del dividendo di 0,36 euro per azione. Questo comprende anche l’acconto di 12 centesimi pagato a settembre 2020. Il dividendo a saldo di Eni, di 0,241 euro, sarà messo in pagamento a partire dal 26 maggio 2021, con stacco cedola il 24 maggio.
Nelle ultime settimane Eni ha nel frattempo raggiunto un accordo per la cessione delle proprie quote nelle attività in Pakistan. Si tratta di un accordo che si inserisce nella strategia del gruppo guidato da Claudio Descalzi volto ad estrarre valore dagli asset strategici e dismettendo le attività non core. Per Eni nel 2022 c’è anche l’ipotesi di quotare il 20-30% del business retail/rinnovabili che include Eni Gas e Luce. Questo comparto da alcuni analisti è stimato valere circa 10 miliardi di euro.
La “Ever Given” disincagliata
(aggiornamento). La settimana inizia con una buona notizia per Eni e per il petrolio. La nave panamense di proprietà giapponese “è tornata all’80% nella giusta direzione”. Il traffico marittimo nel canale riprenderà una volta che la portacontainer verrà condotta presso un’area d’attesa.
L’alta marea e due rimorchiatori supplementari – l’italiano “Carlo Magno” e uno olandese – aggiunti agli altri dieci rimorchiatori giganti hanno cambiato la situazione.
Circa il 10% del commercio mondiale scorre attraverso Suez. Ben 400 ( 30 sono petroliere) le navi in attesa di attraversare Suez.
La Siria ha già iniziato a razionare la distribuzione di carburante nel paese. Circa 9,6 miliardi di dollari al giorno sono il valore del traffico marittimo bloccato a Suez. Algeria, Chad, Iraq e Nigeria sono i paesi che più dipendono dalle esportazioni di petrolio.