Quali previsioni per i tassi della Federal Reserve? Quasi certo un taglio ai tassi, ma l’attesa è per la view dei banchieri americani. A supportare le previsioni di una Federal Reserve in versione colomba troviamo un mercato del lavoro USA in rallentamento. L’inflazione – seppur ampiamente sopra il target della Banca centrale americana – sembra sotto controllo, almeno per il momento. Prosegue, nel frattempo lo shudown.
Verso un taglio ai tassi della Federal Reserve
Ecco l’analisi sul tema di Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia
La riunione del FOMC (Federal Open Market Committee della Federal Reserve) del 28-29 ottobre 2025 è considerata dai mercati finanziari come un passaggio chiave per la politica monetaria USA. Gli investitori si aspettano che la Fed possa confermare l’avvio di un ciclo di tagli dei tassi di interesse per sostenere il mondo del lavoro. Tutto questo mentre l’inflazione USA resta ancora sopra il target ufficiale del 2%.
Ci attendiamo quindi un’ulteriore riduzione del tasso sui Fed Funds dopo il taglio di settembre. Nello scorso meeting la Federal Reserve aveva abbassato i tassi di 25 punti base (0,25%), portando il corridoio dei Fed Funds al 4,00%-4,25%. È stato il primo allentamento monetario dopo mesi di tassi stabili sui massimi relativi degli ultimi anni.
È importante ricordare che, a differenza del meeting FOMC di settembre, nella riunione di ottobre non verranno pubblicate le nuove proiezioni macro della Fed su inflazione, disoccupazione e crescita del PIL USA per i prossimi anni, né l’aggiornamento del grafico “dot plot” con le aspettative dei singoli membri del FOMC sul livello futuro dei tassi di interesse.
Le previsioni per il meeting della Federal Reserve
L’analista di IG prosegue spiegando come le attese per un taglio ai tassi nella riunione della Federal Reserve siano sostanzialmente già incorporate nei prezzi. Infatti, secondo il CME FedWatch Tool, gli operatori attribuiscono una probabilità superiore al 95% per un taglio di un quarto di punto in questo meeting del FOMC.
“Alcuni scenari minoritari, meno probabili, prevedono persino un taglio più aggressivo da 50 punti base (0,50%). A nostro avviso le possibilità che ci possa essere un taglio doppio (da 50 punti base) sono molto vicine allo zero” ha commentato Diodovich
“Il nuovo corridoio dei Fed Funds atteso dopo la riunione è 3,75%-4,00%. Se confermato, sarebbe il livello dei tassi più basso dall’inizio del 2023. Il mercato obbligazionario e quello azionario USA stanno inoltre scontando almeno un altro taglio dei tassi entro dicembre 2025. Le probabilità di un ulteriore -25 punti base entro fine anno sono viste sopra l’80%, il che implicherebbe un target dei Fed Funds nell’area 3,50%-3,75% a fine 2025”.
In sostanza, la Federal Reserve sembra essere entrata in modalità “supporto alla crescita” e non più soltanto in “guerra all’inflazione”. Ricordiamo che la Fed, per statuto, ha il “dual mandate”: sia stabilità dei prezzi che massima occupazione, con sostegno al mercato del lavoro e alla piena occupazione negli USA.
La FED: priorità al mercato del lavoro o alla lotta all’inflazione
Il messaggio ufficiale della Fed in questo meeting del FOMC è particolarmente delicato perché la banca centrale americana si trova nel mezzo di una tensione politica ed economica complessa: rallentamento della crescita reale contro inflazione ancora elevata. Ecco i temi chiave nell’analisi di IG.

Mercato del lavoro USA in indebolimento
Il mercato del lavoro statunitense sta mostrando segnali di perdita di slancio. La crescita occupazionale si è raffreddata in modo significativo: il ritmo di creazione dei nuovi posti di lavoro ha rallentato notevolmente e il tasso di disoccupazione è risalito verso i massimi dal 2021 (4,3%).
Una domanda di lavoro debole è esattamente il tipo di segnale che, nello schema tradizionale della Federal Reserve, giustifica la scelta di tagliare i tassi di interesse.
Inflazione ancora sopra il 2%
L’inflazione core PCE, l’indicatore preferito dalla Fed per misurare le pressioni sui prezzi negli USA, non è ancora tornata stabilmente al 2%. Siamo quindi in una situazione scomoda: i prezzi al consumo restano alti mentre l’economia reale e l’occupazione rallentano.
Shutdown federale e assenza di dati completi
Il prolungato shutdown del governo federale, iniziato il 1° ottobre, ha bloccato o ritardato la pubblicazione di alcune statistiche macroeconomiche ufficiali (come i non farm payrolls), lasciando la Federal Reserve con una visibilità parziale sui dati più aggiornati dell’economia USA. Questo aumenta il rischio di errore nella calibrazione della politica monetaria: la banca centrale potrebbe tagliare troppo o troppo poco basandosi su informazioni incomplete.
Questa combinazione (inflazione non ancora domata + indebolimento del mercato del lavoro USA) rende la comunicazione di Jerome Powell ancora più sensibile e centrale per le aspettative dei mercati finanziari globali.
I punti chiave della conferenza di Jerome Powell
Nella conferenza stampa del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, dopo la decisione sui tassi del FOMC, i punti chiave da monitorare per chi segue mercati, azioni, bond e dollaro USA sono legati ai toni della comunicazione sul lavoro.
Se Powell utilizza espressioni come “deterioramento significativo” o “indebolimento marcato” del mercato del lavoro statunitense, il messaggio implicito è: la Fed è pronta a tagliare i tassi di interesse in modo più rapido e profondo per difendere l’occupazione. La piena occupazione è infatti metà del mandato istituzionale della Federal Reserve. Per contro, se descrive la debolezza occupazionale come “contenuta”, “gestibile” o “in linea con un atterraggio morbido”, significa che la Fed non vuole alimentare l’idea di una serie di tagli aggressivi (ad esempio tagli da 50 punti base a ogni meeting).

Un secondo elemento riguarda l’inflazione. Sarà definita come transitoria? Powell dovrà convincere i mercati che le pressioni inflazionistiche USA, incluse quelle legate ai dazi e alle catene di fornitura globali, non esploderanno nuovamente al rialzo. Alcuni membri del FOMC ritengono che gli shock tariffari siano transitori. Pertanto, non giustificherebbero il mantenimento di tassi troppo elevati troppo a lungo.
Se Powell insiste sul fatto che l’inflazione è “coerente con un rientro graduale verso il 2%”, il mercato leggerà questo come via libera a ulteriori tagli dei tassi della Fed. Se invece sottolinea che “i rischi inflazionistici restano elevati”, il messaggio diventa più hawkish e riduce le aspettative di tagli aggressivi.
Un altro elemento chiave riguarda le mosse della Fed in futuro. Al momento i mercati stanno già prezzando ulteriori riduzioni dei tassi nei prossimi meeting. Se Powell conferma (anche implicitamente) una traiettoria di allentamento monetario continuo, le probabilità di altri tagli saliranno. Parallelamente, aumenterà anche la narrativa di un possibile taglio da 50 punti base a dicembre.
Sarà interessante vedere se vi saranno divisioni all’interno del board della Federal Reserve e il peso delle pressioni politiche in arrivo dalla Casa Bianca, che di fatto possono limitare l’autonomia della Fed.
Effetti su bond e curva dei rendimenti
Se Powell conferma non solo il taglio dei tassi di ottobre ma anche l’intenzione di continuare a proteggere l’occupazione e sostenere la crescita economica USA, allora:
- La parte corta della curva dei rendimenti (Treasury USA 2 anni) dovrebbe scendere ulteriormente, perché i mercati scontano tassi ufficiali della Fed più bassi nel breve termine.
- La parte lunga della curva (10-30 anni) potrebbe invece muoversi meno o addirittura restare alta se gli investitori temono più deficit pubblico USA, più stimolo fiscale e quindi più inflazione attesa nel lungo periodo.
Effetti sull’azionario
Questa dinamica può mantenere o accentuare una curva dei rendimenti relativamente ripida. Il tutto con uno spread più ampio tra i tassi a lungo termine e quelli a breve termine. I titoli growth/tech e le small cap USA tendono a beneficiare dei tagli dei tassi di interesse perchè il costo del capitale si abbassa. Inoltre, i futuri utili attesi vengono scontati a tassi più bassi e quindi valgono di più ai tassi odierni.
Attenzione però al contesto macro. Eventuali cicli di taglio dei tassi molto aggressivi da parte della Fed spesso coincidono con timori di recessione negli Stati Uniti, non con un boom degli utili societari.
Effetti sul dollaro
Una Federal Reserve più espansiva del previsto (cioè più pronta a tagliare i tassi di interesse USA e a mantenere una politica monetaria accomodante) tende a indebolire il dollaro USA nel breve-medio termine. Ciò soprattutto se altre banche centrali globali restano più restrittive (meno accomodanti).
Il dollaro può guadagnare sul forex market?
Esistono due scenari in cui il dollaro USA potrebbe rafforzarsi comunque:
1) Fed hawkish nel linguaggio
Se Powell adotta un tono duro sull’inflazione (“i rischi inflazionistici restano elevati”), i mercati potrebbero interpretare che i tagli saranno limitati e graduali → dollaro più forte.
2) Risk-off globale
Se Powell apre alla possibilità di ulteriori tagli dei tassi perché l’economia statunitense sta rallentando più del previsto, questo potrebbe innescare paura sui mercati globali (modalità “risk-off”). In un contesto risk-off gli investitori tendono a comprare dollaro USA come bene rifugio. Paradossalmente, quindi, il dollaro può rafforzarsi anche mentre la Fed sta tagliando.
Il presente articolo è un estratto dell’analisi di Filippo Diodovich, IG. Non rappresenta in alcun modo sollecito all’investimento in borsa o consulenza finanziaria


































