Dal 1° gennaio 2026 potrebbe entrare in vigore la nuova Tobin Tax. L’imposta sulle transazioni potrebbe raddoppiare (da 0,10% a 0,20%), per poi crescere fino ad arrivare allo 0,40% nel giro dei tre anni seguenti. Numeri pesanti per chi opera su grandi azioni italiane in overnight: la tassa passerebbe da 10 euro ogni 10.000 investiti a 20 euro, per poi salire potenzialmente fino a 40 euro.
L’imposta rivisitata sulle transazioni di borsa, proposta da Fratelli d’Italia, dovrebbe compensare il minor gettito derivante dall’eliminazione della doppia tassazione sui dividendi. Quali saranno le conseguenze per chi investe in azioni italiane? I volumi scambiati su Borsa Italiana potrebbero scendere?
Quando Nasce la Tobin Tax
La Tobin Tax viene introdotta in Italia con la Legge di Stabilità 2012, entrando in vigore dal 1° marzo 2013. Da questa data, l’imposta è applicata su azioni e titoli simili, successivamente estesa dal 1° luglio 2013 ai derivati come imposta sulle transazioni finanziarie.
L’imposta prende il nome da James Tobin, economista premio Nobel, che propose nel 1972 un’imposizione sulle valute per stabilizzare i mercati dopo la fine degli accordi di Bretton Woods. In Italia viene recepita – in maniera rivisitata, sull’azionario – dal governo Monti nel 2012 per allinearsi al contesto europeo dell’epoca sui temi della tassazione sulle transazioni finanziarie ed ovviamente anche per fare cassa.
Lo scopo ufficiale della Tobin Tax è la riduzione di volatilità sui mercati. Altra esigenza a cui la tassa rispondeva era quella di scoraggiare operazioni speculative, soprattutto in Italia in cui tra il 2011 e 2012 lo spread BTP‑Bund ha toccato picchi intorno a 575 punti base. I risultati, però, non sono stati quelli auspicati. E aumentando ulteriormente la Tobin Tax lo scenario non potrà che peggiorare, frenando la voglia di investire sull’Italia.
Le motivazioni sottese alla Tobin Tax
L’incremento della Tobin Tax risponde ad un’esigenza fondamentale per l’approvazione della Legge di Bilancio 2026: trovare le coperture per finanziare le spese dello Stato a saldo zero. Una prima proposta prevedeva un aumento graduale, con aliquota in crescita negli anni successivi, fino ad arrivare allo 0,40%. nel 2029.
Nelle giornate del 10-11 dicembre la Commissione Bilancio al Senato ha riformulato la proposta, rendendo l’aumento dello 0,40% immediato dal 2026. Con questo cambio, l’obiettivo è quello di reperire velocemente 1 miliardo di euro e coprire il buco di bilancio provocato dall’eliminazione della doppia tassazione sui dividendi.
Gli effetti della Tobin Tax su Piazza Affari
L’incremento della Tobin Tax potrebbe portare ad una drastica riduzione dei volumi di scambio sui mercati finanziari italiani. Inoltre, potrebbe causare una fuga delle società con capitalizzazione maggiore di 500 milioni, colpite dalla tassa, presso regimi fiscali più favorevoli.
Nel dettaglio, gli effetti colpiscono vari ambiti del trading e degli investimenti:
- Costo di transazione e migrazione flussi: il prelievo sui mercati regolamentati passa dall’1 al 2 per mille, mentre sui mercati OTC da 2 al 4 per mille. Questo potrebbe portare a minori operazioni buy/sell sui titoli italiani, privilegiando le strategie buy&hold. Inoltre, potrebbe far spostare l’operatività degli operatori su mercati esteri o su strumenti non colpiti dalla tassazione, come ETF esteri, obbligazioni o fondi non azionari italiani;
- High frequency trading: questo è il segmento maggiormente colpito, il quale vive di margini per trade minimi ad altissima rotazione giornaliera, rendendo queste operazioni più costose. Per gli High Frequency Trading system già al momento è in vigore una tassazione che colpisce anche l’intraday, in base al controvalore degli ordini trasmessi e cancellati che superano una determinata soglia di rapporto tra ordini immessi/modificati/cancellati e contratti eseguiti (analizzando un determinato arco temporale prefissato).
- Investitori retail e PAC: la tassa comporterebbe maggiori costi per il trading retail e i piani di accumulo in azioni italiane di società che capitalizzano più di 500 milioni.
La Tobin Tax e le conseguenze sulla liquidità

La Tobin Tax, come accennato prima, potrebbe ridurre i volumi di scambio e disincentivare la compravendita degli strumenti soggetti all’imposizione. Ciò si traduce in una liquidità più fragile, book di negoziazione meno densi, con scostamenti di prezzo elevati quando arrivano ordini di size elevata, causando maggiore volatilità.
Le conseguenze non si limitano solo al trading e agli investimenti, ma anche al reperimento di nuovi capitali. Infatti, aumenterebbe il costo del capitale raccolto per le società quotate e rende meno attrattivo le operazioni di IPO. Quindi il tutto potrebbe anche portare le società a valutare con più attenzione una quotazione in Italia e ad interfacciarsi con mercati più “amichevoli” in termini di tassazione e semplicità burocratica. Va detto che le small cap, fino a una capitalizzazione di mercato di 500 milioni di euro, sono esenti da questa imposta.
In sintesi, l’incremento della Tobin Tax nasce come misura di copertura di bilancio per compensare il minor introito derivante dall’eliminazione della doppia tassazione sui dividendi. L’effetto è quella di una piccola patrimoniale nascosta. Questo rischia di ridurre volumi, liquidità e attrattività di Piazza Affari, spingendo sia operatori professionali sia risparmiatori verso mercati o strumenti meno tassati. E’ quindi probabile che i gettiti dell’imposta alla fine saranno inferiori rispetto a quanto originariamente ipotizzato, come spesso accade.