Quali rischi si nascondono dietro il mondo delle criptovalute? È davvero un investimento per tutti? Come si può evitare di perdere i propri fondi nel giro di pochi minuti? Cosa succede se sbagli una transazione o dimentichi la password del tuo wallet? Le criptovalute incidono sul cambiamento climatico e sulla disponibilità di risorse naturali?
Il mondo delle criptovalute
Le criptovalute sono nate il 3 gennaio 2009 con la creazione di Bitcoin, la prima valuta digitale basata su tecnologia blockchain.
La tecnologia della “catena di blocchi” ha trovato applicazione nel mondo delle aziende in quattro ambiti principali: scambio di valore, verificabilità dei dati, coordinamento dei dati e realizzazione di processi affidabili. Tuttavia, il principale utilizzo che viene fatto delle criptovalute rimane di tipo speculativo.
Da allora il settore ha vissuto una crescita esponenziale: secondo i dati di investing.com aggiornati ad agosto 2025, oggi esistono 9.478 criptovalute, con una capitalizzazione totale di mercato di circa 3,69 trilioni di dollari. Attualmente, il Bitcoin rappresenta il 61,4% della capitalizzazione totale, seguito da Ethereum con l’11,4%.
La varietà di criptovalute oggi disponibili è impressionante: alcune sono dedicate a personaggi attuali (come TrumpCoin, Dogelon Mars per Musk), altre ad animali (Dogecoin, Shiba Inu), altre ancora a cause sociali (SolarCoin), personaggi storici (GandhiCoin), sport (SoccerCoin), scienza (Einsteinium), meme di internet e molto altro. Alcune di queste hanno avuto un successo clamoroso, mentre molte altre sono rimaste progetti di nicchia o sono scomparse velocemente.
Questa varietà dimostra quanto il mondo delle criptovalute sia dinamico e in continua evoluzione, ma comporta anche numerosi rischi che analizzeremo nei prossimi punti.
Elevata volatilità dei prezzi
La volatilità indica la rapidità e l’intensità con cui il prezzo di un bene finanziario può cambiare nel tempo.
Nel caso delle criptovalute, la volatilità dei prezzi è probabilmente il rischio più significativo. Questi asset digitali sono soggetti a fortissime oscillazioni di valore, spesso in tempi molto brevi. Una moneta può guadagnare o perdere decine di punti percentuali in poche ore o giorni, esponendo gli investitori, specialmente quelli meno esperti o guidati dalla FOMO (Fear Of Missing Out), a possibili perdite rilevanti.
Esempi famosi di forti volatilità nelle criptovalute sono numerosi. Nel dicembre 2017, il prezzo di Bitcoin raggiunse quasi 20.000 dollari, per poi crollare sotto i 7.000 nei primi mesi del 2018, con una perdita di oltre il 65% in pochi mesi. Nel 2021, Dogecoin, sospinta da meme e dai tweet di Elon Musk, passò da meno di 1 centesimo a oltre 70 centesimi in pochi mesi, per poi dimezzare rapidamente il suo valore. Un altro episodio eclatante riguarda Terra (LUNA), che nel maggio 2022, pur essendo considerata una delle crypto “sicure”, perse quasi tutto il suo valore in una sola settimana, passando da oltre 80 dollari a meno di un centesimo a causa del collasso del suo ecosistema. Infine, nel novembre 2022 il token FTX (FTT) precipitò di oltre il 95% in pochi giorni dopo la notizia del fallimento dell’exchange, dimostrando ancora una volta quanto il mercato delle criptovalute possa essere imprevedibile e rischioso.
Queste oscillazioni possono rappresentare opportunità di guadagno per i trader esperti, ma costituiscono un rischio enorme per chi investe senza una solida strategia e conoscenza del mercato.
Rischio di hacking e furto

Il mondo delle criptovalute e delle blockchain è esposto a numerose tipologie di attacchi informatici, che possono mettere a rischio sia la sicurezza dei fondi che l’integrità dei sistemi. Attacchi come il 51% attack, il double spending, il Sybil attack o l’eclipse attack possono portare al furto di fondi, alla manipolazione delle transazioni, o alla paralisi temporanea delle piattaforme.
Il più famoso tra questi è sicuramente l’attacco del 51%, che si verifica quando un singolo soggetto o gruppo di miner riesce a controllare più della metà della potenza di calcolo della rete di una particolare criptovaluta. In questo modo, gli attaccanti possono manipolare la blockchain, annullare transazioni legittime o spendere due volte gli stessi fondi.
Un esempio reale di questo tipo di attacco è quello accaduto nel maggio 2018 a Bitcoin Gold (BTG), una criptovaluta nata come fork di Bitcoin. In quell’occasione, un gruppo di hacker riuscì a sottrarre circa 18 milioni di dollari dalle piattaforme di scambio che accettavano questa criptovaluta.
Oltre agli attacchi alla blockchain stessa, sono numerosi anche i casi di hacking sulle piattaforme di scambio o sui portafogli (wallet) degli investitori.
Per evitare di perdere i propri fondi, è essenziale che l’investitore si informi sulla tecnologia utilizzata dalla criptovaluta, sul numero di utenti che ne fanno uso e sulle misure di sicurezza adottate dal progetto, scegliendo wallet sicuri, proteggendo le proprie chiavi private e affidandosi a piattaforme riconosciute e affidabili.
Rischio di perdita delle chiavi private
Tutte le criptovalute si basano su un sistema di chiavi crittografiche: una chiave pubblica, che identifica l’indirizzo su blockchain, e una chiave privata, necessaria per autorizzare le transazioni e accedere ai propri fondi. Quando si opera tramite exchange, spesso è la piattaforma stessa a gestire le chiavi private per conto dell’utente. Tuttavia, chi investe direttamente e utilizza wallet personali è responsabile della custodia della propria chiave privata, che può essere salvata su dispositivi fisici (chiavette USB, hard disk, hardware wallet) oppure annotata su carta. In questo caso, la responsabilità è totale: perdere la chiave privata significa perdere irrimediabilmente l’accesso ai propri fondi.
Nel corso degli anni, numerosi casi di cronaca hanno evidenziato le conseguenze della perdita o della mancata protezione delle chiavi private. Uno degli episodi più noti è quello di Stefan Thomas, ex CTO di Ripple, che ha perso l’accesso a circa 7.000 Bitcoin per aver dimenticato la password del suo hard disk contenente la chiave privata. Un altro caso emblematico è quello di James Howells, che ha accidentalmente gettato via un hard disk contenente le chiavi di accesso a 8.000 Bitcoin, oggi sepolto in una discarica.
L’investitore deve proteggere e conservare la propria chiave privata in modo sicuro, preferendo soluzioni come hardware wallet e backup offline, evitando dispositivi connessi a Internet o cloud non protetti. In caso di smarrimento, i fondi sono definitivamente persi. Se si utilizzano exchange, spesso la piattaforma gestisce la chiave privata: questo semplifica la gestione, ma richiede di affidarsi a operatori riconosciuti e sicuri.
Irreversibilità delle transazioni
Uno degli aspetti più delicati nel mondo delle criptovalute riguarda la gestione delle transazioni. Le transazioni effettuate su blockchain sono irreversibili: una volta confermate, non possono essere annullate o modificate. Questo significa che qualsiasi errore nell’indirizzo di destinazione (chiave pubblica), una truffa o una svista può causare la perdita definitiva dei fondi, senza alcuna possibilità di recupero tramite enti terzi o assistenza clienti come avviene nei sistemi bancari tradizionali.
L’investitore deve prestare la massima attenzione prima di effettuare qualsiasi transazione, verificando sempre con cura l’indirizzo di destinazione, l’importo e la tipologia di criptovaluta. È consigliato effettuare una prova con una piccola somma prima di trasferire cifre importanti, evitare di fidarsi di richieste sospette e utilizzare solo piattaforme e wallet riconosciuti e affidabili.
Assenza di regolamentazione
Altro aspetto critico è la mancanza di una regolamentazione chiara e uniforme a livello globale. In molti Paesi, le criptovalute operano ancora in una sorta di “vuoto normativo”, il che comporta rischi sia per gli investitori che per le aziende che vi operano.
Negli ultimi anni, alcuni governi hanno iniziato a muoversi verso una maggiore regolamentazione. Gli Stati Uniti, ad esempio, sono stati protagonisti nelle ultime settimane di importanti dibattiti e iniziative legislative, culminate nella cosiddetta “settimana delle crypto” (Crypto Week), durante la quale il Congresso ha discusso e approvato le prime proposte concrete per la regolamentazione del settore. Questi interventi mirano a garantire maggiore trasparenza, protezione degli investitori e lotta alle attività illecite, ma il processo è ancora in evoluzione e permangono molte incertezze.
L’Europa e altri Stati stanno seguendo a loro volta percorsi regolatori, ma la situazione rimane frammentata e in rapida trasformazione. Di conseguenza, chi investe in criptovalute deve essere consapevole dei rischi aggiuntivi dovuti alla mancanza di regole chiare e stabili.
Oscurità normativa fiscale
La tassazione delle criptovalute è un tema spesso poco chiaro e soggetto a frequenti cambiamenti. In molti paesi, le normative fiscali non sono ancora completamente definite o aggiornate, e questo può creare confusione tra gli investitori. Le modalità di dichiarazione dei guadagni, le aliquote applicabili e le procedure per il calcolo delle plusvalenze possono variare notevolmente da un paese all’altro, e talvolta anche all’interno dello stesso paese da un anno altro all’altro in base a nuove disposizioni o chiarimenti.
Questa incertezza espone gli utenti al rischio di commettere errori nella compilazione delle dichiarazioni fiscali, o di omettere informazioni rilevanti. Per l’investitore, c’è il rischio che eventuali guadagni possano essere sanzionati se non correttamente dichiarati.
È fondamentale, quindi, che chi investe o utilizza criptovalute si informi costantemente sulle normative in vigore, si rivolga a professionisti del settore fiscale e tenga una documentazione precisa di tutte le operazioni effettuate.
Impatto ambientale
Le criptovalute, in particolare quelle basate su meccanismi di “proof-of-work” come Bitcoin, richiedono un’enorme quantità di energia per la validazione delle transazioni e la creazione delle nuove monete. Nel 2023 hanno consumato 178 TWh, quanto l’Italia in sei mesi, e circa il 60% di questa energia è derivata da combustibili fossili. Se il mining fosse uno Stato, sarebbe il 27° al mondo per consumo energetico; le emissioni annuali di CO₂ sono paragonabili a quelle della Grecia e sarebbero necessari 4 miliardi di alberi ogni due anni per compensarle.
Oltre all’elettricità, il mining richiede grandi quantità di acqua per il raffreddamento dei data center e questi, inoltre, occupano una superficie fisica uguale a più di 1,4 volte Los Angeles.
L’investitore dovrebbe essere consapevole delle implicazioni a lungo termine e valutare, quando possibile, l’utilizzo di piattaforme e criptovalute che adottano soluzioni più sostenibili (ad esempio, sistemi di validazione meno energivori come il proof-of-stake o progetti che utilizzano energia rinnovabile). Inoltre, è utile informarsi sulle discussioni normative e sociali legate alla sostenibilità, poiché cambiamenti futuri potrebbero influenzare il valore, la regolamentazione e la reputazione delle criptovalute in cui si investe.
Conclusioni
Le criptovalute rappresentano una grande innovazione, ma il loro utilizzo comporta rischi importanti, sia dal punto di vista finanziario che legale e tecnologico. Informarsi e adottare strategie di gestione del rischio è fondamentale per operare con maggiore consapevolezza in questo settore in rapida evoluzione.