Come si recuperano le minusvalenze? Hai generato una minusvalenza da investimenti azionari o da BTP? O ancora con il trading sul Forex o su altri prodotti finanziari e vuoi sapere quali sono le possibilità di compensazioni e soprattutto con quali strumenti è possibile compensare le minusvalenze e quando questo non è invece consentito? In questo articolo tratteremo proprio queste tematiche
Cosa sono minusvalenze e plusvalenze?
Nel trading o negli investimenti si genera una minusvalenza quando si vende uno strumento finanziario ad un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto, con una perdita equivalente alla differenza fra il prezzo di acquisto e a quello di vendita, cui sono da sommarsi eventuali commissioni. Lo scenario opposto rispetto alla minusvalenza è quello della plusvalenza, che si genera quando si vende uno strumento finanziario o un bene a un prezzo superiore a quello cui lo si è comprato.
Nel calcolo di eventuali perdite o profitti (minusvalenze o plusvalenze) devono essere considerate anche eventuali commissioni pagate all’intermediario.
La scadenza delle minusvalenze
Le minusvalenze hanno una scadenza pari a quattro anni. È infatti possibile recuperare, ossia compensarle, durante l’anno in cui sono state ottenute oppure entro i quattro anni successivi. Per esempio, una minusvalenza registrata nel 2021 (indipendentemente dal mese) potrà essere recuperata entro il 31 dicembre 2025 (ossia entro i 4 anni successivi, 2022, 2023, 2024 e 2025 appunto). Ogni eventuale profitto ottenuto dal 1° gennaio 2026 in poi non potrà essere utilizzato per compensare questa minusvalenza e sarà pertanto tassato.
Come si recupera una minusvalenza?
Quando si parla di recuperare una minusvalenza solitamente si intende il raggiungimento di un profitto, possibilmente di un importo simile a quello della precedente perdita, in modo che questo risulti detassato. L’obiettivo è pertanto quello di recuperare il credito di imposta che si era generato con la minusvalenza ottenuta. Il successivo profitto risulterà detassato sino al valore della precedente perdita, mentre nel caso in cui si verificasse un profitto superiore alla precedente perdita, soltanto l’eccedenza della plusvalenza rispetto alla precedente minusvalenza verrà tassata.
Come funziona la compensazione di una minusvalenza
Per ipotesi, nel febbraio 2020 ho acquistato 10.000 azioni Intesa a 2 euro per un totale di 20.000 euro. Nel 2021 le ho rivendute in perdita a 1,50 euro per azione, generando quindi una minusvalenza pari a 0,50 euro per azione, per un totale di 5.000 euro. Sempre a titolo esemplificativo poniamo che in tali valori siano incluse le commissioni, che sono da considerare nel calcolo delle minusvalenze.
Se in una qualsiasi data compresa fra il 2021 e il 31 dicembre 2025 dovessi ottenere un profitto derivante da obbligazioni (solo capital gain, non cedola), da azioni (anche in questo caso soltanto da capital gain e non da dividendi), un profitto su ETF o fondi di investimento (ancora escludendo dividendi), potrei utilizzarla per compensare la precedente minusvalenza. Lo scenario cambia leggermente ed in meglio per i certificati di investimento, anche definiti investment certificates, dove anche le cedole sono compensabili oltre ad ogni capital gain ottenuto rivendendo il prodotto ad un prezzo superiore a quello dell’acquisto, a patto che non si tratti di cedole incondizionate.
Se ottenessi un profitto pari a 3.000 euro sarebbe interamente detassato, in quanto inferiore al credito di imposta, pari a 5.000 euro. Se ottenessi invece un profitto pari a 7.000 euro, i primi 5.000 euro sarebbero detassati, mentre sui restanti 2.000 euro sarebbe applicata la consueta imposta del 26%, in quanto l’ammontare del profitto sarebbe eccedente rispetto al credito di imposta.
Quali strumenti permettono di recuperare le minusvalenze?
Abbiamo menzionato gli strumenti che permettono il recupero delle minusvalenze pocanzi, presentiamo di seguito una tabella a tal proposito. La regola di fondo è che i capital gain derivanti da una vendita ad un prezzo più elevato dello strumento permettano la compensazione, mentre questo non avviene con i dividendi e le cedole obbligazionarie.
Il discorso è invece diverso per i certificati di investimento, spesso definiti fiscalmente efficienti, perché’ permettono di recuperare le minusvalenze anche sulle cedole, a patto che queste non siano garantite (o incondizionate) ma siano legate all’andamento del sottostante cui il certificato fa riferimento. Per un approfondimento sulla tassazione dei certificati di investimento si rimanda a questo articolo. Sempre in merito ai certificates va segnalata la presenza di prodotti “maxi cedola” o con un welcome coupon, volti appunto a favorire la posticipazione ed auspicabilmente il rientro da situazioni di minusvalenza.
Tabella riassuntiva per il recupero delle minusvalenze
Tecnicamente il recupero della minusvalenza è consentito quando si parla di “reddito diverso”, mentre non è invece contemplato per i cosiddetti redditi da capitale. Di seguito una tabella che presenta gli strumenti che consentono il recupero delle minusvalenze, generando reddito diverso e quelli che producono reddito da capitale, non compensabile con precedenti minusvalenze.
Strumento finanziario | Tipologia di reddito | Consente il recupero delle minusvalenze |
Capital gain obbligazioni | Reddito diverso | SI |
Cedola obbligazioni | Reddito di capitale | No |
Capital gain azioni | Reddito diverso | SI |
Dividendo azioni | Reddito di capitale | NO |
Capital gain ETF e dividendi ETF | Reddito di capitale | NO |
Capital gain Fondi di investimento e dividendi di fondi di investimento | Reddito di capitale | NO |
Capital gain ETC | Reddito diverso | SI |
Certificati di investimento | Reddito diverso | SI |
Derivati | Reddito diverso | SI |