Tassazione Certificates Archivi - Investire-Certificati.it https://www.investire-certificati.it/category/dichiarazione-dei-redditi/tassazione-certificates/ I migliori certificati di investimento li trovi su investire-certificati.it Tue, 04 Jun 2024 15:16:59 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 https://www.investire-certificati.it/wp-content/uploads/2021/06/cropped-android-chrome-192x192-1-32x32.png Tassazione Certificates Archivi - Investire-Certificati.it https://www.investire-certificati.it/category/dichiarazione-dei-redditi/tassazione-certificates/ 32 32 Certificati con Esenzione Fiscale https://www.investire-certificati.it/certificati-con-esenzione-fiscale/ Fri, 27 Nov 2020 14:53:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=1459 L'articolo Certificati con Esenzione Fiscale proviene da Investire-Certificati.it.

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Esistono certificati con esenzione fiscale? Cosa si intende quando si dice che i certificati di investimento sono fiscalmente efficienti?

Certificati con Esenzione fiscale?

Perché a volte si dice che vi siano certificati con esenzione fiscale? Di fatto le tasse relative al capital gain si pagano anche sui certificati di investimento. Questo va chiarito fin da subito. Va però detto che i certificates sono noti anche per la loro efficienza fiscale. Infatti, per quanto concerne l’aspetto tributario e fiscale, i certificati generano sempre “redditi diversi”. Questo è un elemento che li differenzia da ETF e fondi, che generano sia con cedole e dividendi che con eventuali plusvalenze redditi che fiscalmente ricadono nella categoria di redditi da capitale. Quindi si tratta di redditi fiscalmente non compensabili, a differenza di quelli generati con i certificates.

Infatti, nel caso in cui un investitore abbia una minusvalenza pregressa, potrà invece compensarla sia con una plusvalenza che con una cedola di un certificato. In tal caso avrà un’esenzione fiscale dal pagare il tradizionale importo del 26% sul profitto ottenuto

Come si compensa una minusvalenza

Vediamo un esempio legato all’esenzione fiscale dal pagare il capital gain con i certificates grazie a precedenti minusvalenze.

Poniamo il caso in cui l’investitore abbia generato una perdita pari a 1.000 euro con un investimento su azioni o sul forex. La casistica sarebbe la medesima se la minusvalenza fosse stata generata dalla vendita in perdita di precedenti certificati di investimento.

Poniamo poi che acquisti quattro certificati a 850 euro, ossia a sconto rispetto ad un prezzo nominale di 1.000 euro. Nel tempo incassa per 8 mesi di fila 100 euro al mese di cedole. Grazie alla precedente minusvalenza, il flusso cedolare risulterà completamente esentasse. Il credito di imposta, ossia la precedente minusvalenza scenderà da 1.000 euro a 200 euro, grazie al profitto di 800 euro generato dalle cedole.

Poniamo poi che i quattro certificates vengano richiamati a 1.000 euro dall’emittente. L’investitore otterrà un ulteriore profitto pari a 600 euro (150 euro per ciascuno dei 4 derivati strutturati detenuti). C’è ancora l’esenzione fiscale dal pagare le tasse? Sì, ma soltanto per la parte di minusvalenza pregressa ancora compensabile. In altre parole, i primi 200 euro di profitto saranno completamente esentasse, mentre sui restanti 400 euro di profitto l’investitore pagherà il 26% di tassa, ossia 104 euro (26% di 400 euro).

Questo non sarebbe stato possibile con ETF e fondi. L’efficienza fiscale è una delle differenze fra certificates ed ETF.

certificati esenzioni fiscali
Come funziona la fiscalità nei certificates?

La Tassazione nei certificati di investimento

Per quanto riguarda eventuali profitti ottenuti con i certificati di investimento l’aliquota fiscale è al 26%.

Questo valore è simile a quello della gran parte degli altri strumenti finanziari (con l’eccezione dei titoli di Stato). Con i certificates è possibile compensare eventuali minusvalenze ottenute anche con altri strumenti finanziari, come forex, azioni o altri derivati strutturati. Possono essere utilizzate per compensare minusvalenze sia le cedole incassate con i certificates che eventuali capital gain.

La Tobin Tax nei certificati di investimento

Dal 1° settembre 2013 è stata introdotta la Tobin Tax sui Certificates. Non vi è un’esenzione fiscale per i certificates, ma possiamo dire che sono stati trattati dal legislatore con i guanti. Infatti, questa imposta sui certificates ha importi di norma molto bassi. Basti pensare che un investimento di 10.000 euro genera una tassazione di appena 50 centesimi nel caso di un certificato legato ad azioni con capitalizzazione superiore ai 500 milioni. Se si tratta di indici, inoltre, la tassa è ancora inferiore, nell’ordine dei dieci centesimi di euro.

Questo anche grazie ad uno sconto dell’80% per quanto riguarda i certificates negoziati su mercato regolamentati come il Sedex di Borsa Italiana o l’EuroTLX, anch’esso gestito da Borsa Italiana.

Certificati con Esenzione fiscale dalla Tobin Tax

Vi è un’esenzione fiscale per i certificates legati ad azioni estere ed anche per quelli che hanno per sottostante indici esteri. Non pagano la Tobin tax i certificates che fanno riferimento a valute, materie prime o tassi di interesse.

Nel caso in cui il certificato faccia riferimento a più azioni o più indici, si considera il criterio della prevalenza. Se i sottostanti italiani sono meno del 50%, il certificato non sarà soggetto alla Tobin Tax.

Per esempio, un certificato avente per sottostanti gli indici di Borsa FTSE Mib, Dax e Cac non sarà soggetto alla Tobin Tax. Questo perché due dei tre sottostanti sono esteri. Se invece prendessimo in considerazione un certificato legato unicamente al Ftse Mib, sarebbe dovuto il pagamento della Tobin Tax.

Sono esenti dalla Tobin tax anche i certificati legati ad azioni italiane ma con capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro.

Certificati per Compensare una Minusvalenza

Un ulteriore aspetto legato alla fiscalità dei certificati di investimento riguarda i prodotti con Maxi Cedola.  Sono spesso utilizzati per compensare una minusvalenza, o quantomeno per posticipare la sua scadenza.

I certificati con Maxi Cedola sono prodotti derivati che pagano nei primi mesi di vita un coupon di ampie proporzioni, permettendo quindi all’investitore di incassare una plusvalenza. Questo può essere fondamentale nel caso in cui l’investitore abbia delle minusvalenze in scadenza. Potranno incassare l’intera cedola senza pagare tassazione, almeno sino all’ammontare della minusvalenza in scadenza. Di fatto anche in questo caso non possiamo parlare di certificati con esenzione fiscale, ma senz’altro di prodotti fiscalmente efficienti.

Nel caso di dubbi relativi alla parte fiscale dei certificates è tuttavia consigliabile rivolgersi ad un commercialista.

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La Fiscalità nei Certificates https://www.investire-certificati.it/la-fiscalita-nei-certificates/ Mon, 03 Aug 2020 12:45:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=1801 Come funziona la fiscalità nei certificates? I certificati di investimento sono definiti fiscalmente efficienti. Ma quando è effettivamente possibile la compensazione con precedenti minusvalenze? Ecco i dettagli della tassazione nei certificates e quando per l’investitore i profitti o le cedole sono considerate dal fisco come reddito diverso. La tassazione nei certificates I redditi derivanti da certificati di […]

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Come funziona la fiscalità nei certificates? I certificati di investimento sono definiti fiscalmente efficienti. Ma quando è effettivamente possibile la compensazione con precedenti minusvalenze? Ecco i dettagli della tassazione nei certificates e quando per l’investitore i profitti o le cedole sono considerate dal fisco come reddito diverso.

La tassazione nei certificates

I redditi derivanti da certificati di investimento sono soggetti ad una tassazione pari al 26%. Questo valore vale sia per i profitti derivanti da vendita (o rimborso) del certificato ad un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto che per le cedole eventualmente staccate dal prodotto finanziario durante la sua vita.

Vediamo un esempio per meglio capire l’aspetto fiscale dei certificati di investimento. Per ipotesi, poniamo che un investitore acquisti un certificato a 700 euro e lo rivenda a 900. Il profitto sarà pari a 200 euro e la tassazione su questa operazione di trading (o investimento) sarebbe pari a 52 euro, appunto il 26% di tale ammontare.

Va ricordato che sono da sottrarre a questo calcolo relativo alla tassazione nei certificates eventuali commissioni applicate dal broker o dalla banca per l’acquisto e la vendita del prodotto finanziario. La tassazione si calcola dunque sul profitto netto e non su quello lordo. Non si detrae invece l’eventuale Tobin tax, che comunque sui certificates ha un impatto particolarmente modesto.

Come funziona la fiscalità nei certificates? Quando è ammessa la compensazione delle minusvalenze?

La fiscalità dei certificati di investimento

I certificati di investimento, anche detti certificates, sono spesso definiti come fiscalmente vantaggiosi. Questo perché il loro rendimento aleatorio e non garantito, appartiene alla famiglia dei redditi diversi. Fanno eccezione soltanto i certificates a capitale protetto con cedole incondizionate, in quanto manca l’aleatorietà del rendimento.

Per l’investitore sorge dunque la possibilità di poter compensare precedenti minusvalenze in una duplice maniera. In primis con eventuali profitti derivanti dalla vendita di certificates ad un prezzo superiore al loro acquisto. Di fatto quello che viene denominato “capital gain”. Lo stesso discorso vale nel caso di un rimborso a scadenza ad un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto del certificato. In secondo luogo, anche tramite lo stacco di cedole condizionate ad una barriera. Questo vale anche per le cedole incondizionate, a patto che non vi sia la garanzia di protezione del capitale, in caso contrario il prodotto sarebbe di fatto un’obbligazione (bond).

La compensazione delle minusvalenze nei certificates

Come funziona la fiscalità sui certificates con la compensazione delle minusvalenze? Per ipotesi, se vi fosse una precedente minusvalenza pari a 1.000 euro, questa potrebbe essere utilizzata per compensare eventuali profitti.

Vediamo un esempio su certificates e tassazione per meglio comprendere la loro fiscalità. Un investitore compra 10 certificati di investimento a 950 euro, per un totale di 9.500 euro (incluse le commissioni). Dopo un mese, questo certificato paga l’1% di cedole, ossia 10×10 = 100 euro. Questo ammontare non sarà tassato, in quanto vi era una precedente minusvalenza pari a 1.000 euro, che scenderà a 900 euro.

Ipotizziamo che il certificato paghi un altro punto percentuale di cedola condizionata per i 7 mesi seguenti. Il possessore del certificato incasserà altri 700 euro. Anche in questo caso non dovrà pagare tasse grazie alla precedente minusvalenza. Contestualmente la minusvalenza scenderà a 200 euro (grazie ad un totale di 8 cedole per complessivi 800 euro). Ecco dunque l’efficiente fiscalità dei certificates.

Tassazione al rimborso del certificato

Proseguiamo nel nostro esempio in merito alla fiscalità dei certificates. Ipotizziamo che al mese numero 9 il certificato sia richiamato ad un prezzo di 1.000 euro. L’investitore deve pagare tasse su questo profitto?

La tassazione in Italia nei certificates è al 26%, così come nel trading online

Esaminiamo il tutto. Il certificato era stato acquistato a 950 euro, quindi vi è un profitto (capital gain) di 50 euro x 10 certificates, ossia di 500 euro. Come detto vi era una precedente minusvalenza pari a 200 euro. L’investitore ottiene un profitto pari a 500 euro. Dovrà pertanto pagare una tassa sul capital gain residuo di 300 euro, ossia 78 euro.

La vantaggiosa fiscalità dei certificates ha evitato la tassazione sui precedenti 800 euro di cedole, a differenza di quanto sarebbe avvenuto con una cedola obbligazionaria o con il dividendo di un’azione.

Altri aspetti fiscali dei certificati

Va però segnalato che alcuni intermediari al momento stiano applicando la compensazione delle minusvalenze in maniera differente. Con alcune banche, infatti, la compensazione delle minusvalenze con i certificati non avviene immediatamente, ma soltanto alla scadenza del certificato o quando questo viene liquidato dall’investitore ed è
possibile calcolare prezzo di carico e di vendita (o di chiusura).

Ogni volta in cui il certificato paga una cedola con questa modalità la banca rettifica il prezzo di carico, rimandando alla scadenza calcoli definitivi. Questo potrebbe rendere più complesso il recupero delle minusvalenze. E’ pertanto necessario verificare con attenzione anche la scelta dell’intermediario scelto per gli investimenti con i certificati.

Conclusioni sulla fiscalità nei certificates

I profitti derivanti dagli investimenti con certificates sono soggetti ad una tassazione pari al 26%. Va però sottolineato come la fiscalità nei certificates sia efficiente. Sia le cedole che profitti per plusvalenze da vendita dei prodotti sono considerati “reddito diverso”.

E’ possibile la compensazione delle minusvalenze. Questo a patto che non si tratti di cedole incondizionate in un certificato a capitale protetto. Anche le cedole incondizionate rientrano dunque in tale categoria a patto che vi sia aleatorietà sul rimborso del capitale. In questo caso l’investitore le può dunque compensare con precedenti minusvalenze.

Per chi ricorre al regime amministrato i calcoli in merito alla tassazione sono svolti in automatico dalla banca. Per l’investitore che sceglie il regime dichiarativo il consiglio è quello di ricorrere ad un commercialista al fine di evitare inconvenienti in merito alla tassazione ed all’aspetto fiscale dei certificates.

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Come si Recuperano le Minusvalenze? https://www.investire-certificati.it/come-si-recuperano-le-minusvalenze/ Sat, 06 Jun 2020 19:38:45 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=1314 Come si recuperano le minusvalenze? Hai generato una minusvalenza da investimenti azionari o da BTP? O ancora con il trading sul Forex o su altri prodotti finanziari e vuoi sapere quali sono le possibilità di compensazioni e soprattutto con quali strumenti è possibile compensare le minusvalenze e quando questo non è invece consentito? In questo […]

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Come si recuperano le minusvalenze? Hai generato una minusvalenza da investimenti azionari o da BTP? O ancora con il trading sul Forex o su altri prodotti finanziari e vuoi sapere quali sono le possibilità di compensazioni e soprattutto con quali strumenti è possibile compensare le minusvalenze e quando questo non è invece consentito? In questo articolo tratteremo proprio queste tematiche

Cosa sono minusvalenze e plusvalenze?

Nel trading o negli investimenti si genera una minusvalenza quando si vende uno strumento finanziario ad un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto, con una perdita equivalente alla differenza fra il prezzo di acquisto e a quello di vendita, cui sono da sommarsi eventuali commissioni. Lo scenario opposto rispetto alla minusvalenza è quello della plusvalenza, che si genera quando si vende uno strumento finanziario o un bene a un prezzo superiore a quello cui lo si è comprato.

Nel calcolo di eventuali perdite o profitti (minusvalenze o plusvalenze) devono essere considerate anche eventuali commissioni pagate all’intermediario.

La scadenza delle minusvalenze

Le minusvalenze hanno una scadenza pari a quattro anni. È infatti possibile recuperare, ossia compensarle, durante l’anno in cui sono state ottenute oppure entro i quattro anni successivi. Per esempio, una minusvalenza registrata nel 2021 (indipendentemente dal mese) potrà essere recuperata entro il 31 dicembre 2025 (ossia entro i 4 anni successivi, 2022, 2023, 2024 e 2025 appunto).  Ogni eventuale profitto ottenuto dal 1° gennaio 2026 in poi non potrà essere utilizzato per compensare questa minusvalenza e sarà pertanto tassato.

certificati di investimento
Come si recuperano le minusvalenze derivanti da investimenti?

Come si recupera una minusvalenza?

Quando si parla di recuperare una minusvalenza solitamente si intende il raggiungimento di un profitto, possibilmente di un importo simile a quello della precedente perdita, in modo che questo risulti detassato. L’obiettivo è pertanto quello di recuperare il credito di imposta che si era generato con la minusvalenza ottenuta. Il successivo profitto risulterà detassato sino al valore della precedente perdita, mentre nel caso in cui si verificasse un profitto superiore alla precedente perdita, soltanto l’eccedenza della plusvalenza rispetto alla precedente minusvalenza verrà tassata.

Come funziona la compensazione di una minusvalenza

Per ipotesi, nel febbraio 2020 ho acquistato 10.000 azioni Intesa a 2 euro per un totale di 20.000 euro. Nel 2021 le ho rivendute in perdita a 1,50 euro per azione, generando quindi una minusvalenza pari a 0,50 euro per azione, per un totale di 5.000 euro. Sempre a titolo esemplificativo poniamo che in tali valori siano incluse le commissioni, che sono da considerare nel calcolo delle minusvalenze.

Se in una qualsiasi data compresa fra il 2021 e il 31 dicembre 2025 dovessi ottenere un profitto derivante da obbligazioni (solo capital gain, non cedola), da azioni (anche in questo caso soltanto da capital gain e non da dividendi), un profitto su ETF o fondi di investimento (ancora escludendo dividendi), potrei utilizzarla per compensare la precedente minusvalenza. Lo scenario cambia leggermente ed in meglio per i certificati di investimento, anche definiti investment certificates, dove anche le cedole sono compensabili oltre ad ogni capital gain ottenuto rivendendo il prodotto ad un prezzo superiore a quello dell’acquisto, a patto che non si tratti di cedole incondizionate.

Se ottenessi un profitto pari a 3.000 euro sarebbe interamente detassato, in quanto inferiore al credito di imposta, pari a 5.000 euro. Se ottenessi invece un profitto pari a 7.000 euro, i primi 5.000 euro sarebbero detassati, mentre sui restanti 2.000 euro sarebbe applicata la consueta imposta del 26%, in quanto l’ammontare del profitto sarebbe eccedente rispetto al credito di imposta.

Quali strumenti permettono di recuperare le minusvalenze?

Abbiamo menzionato gli strumenti che permettono il recupero delle minusvalenze pocanzi, presentiamo di seguito una tabella a tal proposito. La regola di fondo è che i capital gain derivanti da una vendita ad un prezzo più elevato dello strumento permettano la compensazione, mentre questo non avviene con i dividendi e le cedole obbligazionarie.

Il discorso è invece diverso per i certificati di investimento, spesso definiti fiscalmente efficienti, perché’ permettono di recuperare le minusvalenze anche sulle cedole, a patto che queste non siano garantite (o incondizionate) ma siano legate all’andamento del sottostante cui il certificato fa riferimento. Per un approfondimento sulla tassazione dei certificati di investimento si rimanda a questo articolo. Sempre in merito ai certificates va segnalata la presenza di prodotti “maxi cedola” o con un welcome coupon, volti appunto a favorire la posticipazione ed auspicabilmente il rientro da situazioni di minusvalenza.

Tabella riassuntiva per il recupero delle minusvalenze

Tecnicamente il recupero della minusvalenza è consentito quando si parla di “reddito diverso”, mentre non è invece contemplato per i cosiddetti redditi da capitale. Di seguito una tabella che presenta gli strumenti che consentono il recupero delle minusvalenze, generando reddito diverso e quelli che producono reddito da capitale, non compensabile con precedenti minusvalenze.

Strumento finanziario Tipologia di reddito Consente il recupero delle minusvalenze
Capital gain obbligazioni Reddito diverso SI
Cedola obbligazioni Reddito di capitale No
Capital gain azioni Reddito diverso SI
Dividendo azioni Reddito di capitale NO
Capital gain ETF e dividendi ETF Reddito di capitale NO
Capital gain Fondi di investimento e dividendi di fondi di investimento Reddito di capitale NO
Capital gain ETC Reddito diverso SI
Certificati di investimento Reddito diverso SI
Derivati Reddito diverso SI

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