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]]>Partiamo da una definizione. Il carry trade è una strategia di investimento attraverso la quale l’investitore si indebita in una valuta con bassi tassi di interesse e li investe in una divisa con tassi di interesse più elevati. L’investitore mira a guadagnare sulla differenza fra i tassi di interesse.
Il profitto può essere ancora più elevato se la divisa acquistata si apprezza contro quella venduta, mentre un apprezzamento della divisa con tassi più bassi riduce il profitto o genera una perdita.
Il carry trade è una modalità di investimento diffusa sui mercati finanziari, utilizzata principalmente da investitori istituzionali come hedge fund e banche, ma anche da investitori privati. Vediamo in dettaglio come funziona, con esempi e spiegazioni più dettagliate.
La valuta principe su cui applicare il carry trade è stata negli anni lo yen, anche se non è senz’altro l’unica. Di fatto si vende yen, comprando per esempio dollari americani o dollari australiani (o altre valute con un tasso interesse decisamente più alto di quello giapponese).
Lo yen negli ultimi anni ha avuto tassi negativi, per anni fermi al -0,10%. Soltanto nel 2024 la Banca centrale giapponese li ha alzati dapprima allo 0,10% e successivamente allo 0,25%. Le aspettative sono per un altro rialzo dei tassi a breve. Si è ridotto il differenziale con i tassi americani ed europei, che resta comunque ancora significativo, nell’ordine di 3-4 punti percentuali.
Il carry trade richiede una fase di studio da parte dell’investitore, che deve individuare valute con tassi di interesse diversi e ipotizzare un trend favorevole che permetta l’attuazione del carry trade con profitto.
Vediamo le varie fasi del carry trade. Dopo aver studiato i mercati, si prende a prestito una valuta con un tasso di interesse basso (per esempio lo yen). La valuta presa a prestito viene venduta contro una valuta che ha un tasso di interesse più alto. Ecco, quindi, che si costruisce una posizione con swap favorevole. Il costo di finanziamento per tenere aperta la posizione è quindi negativo, ossia a favore dell’investitore (a credito).
Per esempio, si va lunghi di dollaro australiano o dollaro americano contro lo yen giapponese (o il franco svizzero). Il carry trade è di fatto già in essere. È sufficiente che la valuta su cui si è long non si deprezzi per ottenere un profitto dal differenziale di tassi. Il tempo gioca a favore dell’investitore, che incassa quotidianamente lo swap (o rollover) generato dall’investimento.
È però possibile investire il denaro preso in prestito (nel caso in cui l’operazione sia stata fatta fisicamente) su strumenti finanziari con un rendimento aggiuntivo.
Dove si guadagna? L’investitore guadagna dalla differenza tra il tasso di interesse pagato sul prestito e il rendimento ottenuto dagli investimenti. Se il tasso di interesse in Giappone è dello 0,5% e il rendimento sugli investimenti in dollari USA è del 5%, l’investitore guadagna una differenza del 4,5%.
Per ottenere il rendimento netto vanno considerati i costi sostenuti per il cambio ed eventuali tassazioni da capital gain. Nel caso in cui si faccia trading con i CFD si ottiene un rendimento leggermente inferiore al differenziale fra i tassi, in base a quello che è il reale costo di finanziamento offerto dai liquidity provider al broker.
Pro e contro: quali sono i vantaggi ed i rischi di questa strategia di investimento? Il carry trade non è certamente esente da rischi, come tutti gli investimenti. Pensiamo a chi avesse una posizione lunga sul dollaro contro lo yen. In questo caso il carry trade è funzionato molto bene fino a luglio 2024, con il cambio USD/JPY salito ai massimi da oltre 35 anni in area 162. Successivamente, però, è seguita una rapida discesa, di circa 2000 pips, portando il cambio a 140, mentre l’indice giapponese NIKKEI crollava. Di fatto un movimento contrario importante che ha spinto molti investitori a smantellare, almeno in parte, le posizioni aperte. Nelle settimane seguenti USD/JPY è tornato ad apprezzarsi dopo le rassicurazioni di Ueda e della Bank of Japan su politiche monetarie espansive, ancora in grado quindi di permettere il carry trade.
L’investitore deve quindi monitorare costantemente la posizione, ma anche le mosse delle banche centrali, come Federal Reserve e BCE in termini di tassi di interesse, modificando la propria esposizione in base alle condizioni di mercato.
Quali sono quindi i rischi del carry trade? Troviamo, come visto, il rischio di cambio. La valuta su cui si è short, potrebbe apprezzarsi. In questo caso si va incontro ad una potenziale perdita o quantomeno ad un profitto minore rispetto al differenziale dei tassi fra le due valute. Ad esempio, se lo yen giapponese si apprezza rispetto al dollaro australiano, l’investitore potrebbe ottenere meno yen quando riconverte i suoi dollari australiani.
Un secondo rischio è legato al tasso di interesse, elemento chiave alla base di questa operatività. Nel caso in cui la banca centrale della valuta con tassi bassi alzi i tassi, il differenziale si ridurrebbe, riducendo i margini. In altre parole, se i tassi di interesse aumentano nella valuta di prestito o diminuiscono nella valuta di investimento, i guadagni del carry trade possono ridursi (o diventare una perdita).
Nel caso in cui il denaro cambiato venga anche investito in attività finanziarie, i fondi del carry trade possono essere soggetti a rischi di mercato. Per esempio, se avessimo operato carry trade su yen giapponese e dollaro australiano, per poi investire sul mercato azionario australiano, qualora dovesse stornare, l’investitore potrebbe subire perdite sui suoi investimenti in azioni australiane.
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]]>Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée ha spiegato chela banca per il 2024 ha una visione positiva sullo yen giapponese. “Prevediamo che nel corso dell’anno lo yen continuerà ad apprezzarsi e prevediamo un movimento al ribasso del cambio USD/JPY fino a livelli di circa 135 entro la fine dell’anno, con una riduzione dei rischi”.
L’analista si aspetta quindi una discesa del 6% del cambio, ossia un apprezzamento dello yen sul dollaro americano. Ecco di seguito un estratto delle previsioni della banca relativamente allo yen, al cambio USD/JPY e all’economia nipponica nel 2024 e 2025.
La banca prevede che nel corso del 2024 e 2025 la Bank of Japan (BoJ) porterà lentamente avanti la normalizzazione della sua politica monetaria. Al momento la banca centrale giapponese è l’unica che ha ancora tassi di interesse negativi. Nel 2023, la BoJ ha liberalizzato la sua politica di controllo della curva dei rendimenti, il che ha permesso ai rendimenti dei JGB a dieci anni di salire a fino circa l’1%, mentre in precedenza la Bank of Japan aveva fissato per questi un tetto pari allo 0,1%.
Nel report Union Bancaire Privée ha spiegato che “La Bank of Japan ha continuato a perseguire una politica monetaria più rilassata rispetto alle altre principali banche centrali, come dimostra l’attuale tasso di deposito dello -0,1%. La Banca centrale giapponese è l’unica tra le principali banche centrali ad avere un tasso di deposito negativo. I mercati, però, prevedono che la Banca centrale del Giappone lo alzerà quest’anno.
Riteniamo che la Bank of Japan attenderà maggiori dati sulla traiettoria delle dinamiche dell’inflazione di fondo giapponese prima di alzare il tasso di deposito. Ciò significa che probabilmente attenderà la fine delle trattative salariali sindacali di marzo prima di prendere una decisione”.
Per gli analisti, però, i tassi non saliranno come nel resto del mondo. Prevedono un massimo dello 0,50%. Si tratta di un livello coerente con la maggior parte delle stime sul tasso d’interesse neutro giapponese. In sintesi, nulla a che vedere con i tassi al 4-5% che abbiamo visto attuare dalla Banca Centrale Europea, dalla Federal Reserve o dalla Banca d’Inghilterra. Va detto che in Giappone l’inflazione è stata decisamente più contenuta che nel resto del mondo. Ma è certo che gli investitori non dovrebbero aspettarsi una rapida normalizzazione monetaria.
Nel 2023 sotto la guida del nuovo governatore Ueda, la Bank of Japan ha fatto sapere che stava valutando un progressivo cambio di politica monetaria. Questo perché la BoJ è particolarmente attenta a qualsiasi effetto collaterale negativo che potrebbe essere causato da un rapido allontanamento dal suo mix di politiche non tradizionali.
Quali previsioni per lo yen? Difficile aspettarsi un apprezzamento significativo dello yen prima del secondo trimestre 2024, anche s le previsioni sono positive per il resto del 2024 e per il 2025. La banca, spiega che nei prossimi mesi il recente calo dei rendimenti decennali statunitensi continuerà a portare verso il basso il cambio USD/JPY.
Il cambio USD/JPY presenta una correlazione di lunga data con i rendimenti decennali statunitensi, e i rendimenti attuali sono coerenti con un cambio USD/JPY inferiore a 140. Se le dinamiche inflazionistiche statunitensi e globali continueranno a contrarsi nei prossimi mesi, i rischi per i rendimenti statunitensi si ridurranno. Ne consegue che ci sono buone possibilità che potremo vedere un cambio USD/JPY sempre più basso, probabilmente a partire da marzo in avanti.
Meno probabile, invece una risalita significativa dello yen nel primo trimestre. Questo soprattutto perché la Bank of Japan non inasprirà la sua politica, ma anche perché il sentiment sul rischio resterà probabilmente positivo. Il tutto frenerà quindi la ripresa dello yen giapponese.
Inoltre, attualmente lo yen presenta un profilo di valutazione basso. In termini di valutazione standard, come la ponderazione commerciale o il tasso di cambio effettivo reale, lo yen non è mai stato scambiato a valori più bassi.
Questo profilo di valutazione incredibilmente basso implica che è improbabile che lo yen si indebolisca ulteriormente e la riduzione delle pressioni inflazionistiche globali agirà contro il deprezzamento dello yen. Significa anche che persino un catalizzatore minore potrebbe spingere lo yen verso una tendenza di apprezzamento più sostenuta, e vi sono diversi catalizzatori possibili, che vanno dal rialzo dei tassi da parte della Banca centrale giapponese, al calo dei rendimenti statunitensi. Oppure potrebbero bastare importanti afflussi di capitale sulla valuta nipponica per spingerla al rialzo sul mercato forex.
Infine, negli ultimi mesi gli investitori si sono mostrati sempre più interessati alle prospettive per l’azionario giapponese. Questo presenta oggi un profilo rischio/rendimento decisamente interessante, grazie a valutazioni convenienti, una crescita degli utili solida e significativi miglioramenti nella governance aziendale.
Nel 2023 l’azionario giapponese (indice Nikkei e Topix) ha registrato guadagni sostanziali in termini di prezzi, e si prospetta ve ne saranno altri nei prossimi anni. Ciò implica che lo yen potrebbe apprezzarsi come conseguenza di ingenti afflussi di capitale nel mercato azionario nazionale. Non si tratta di un fenomeno che si è verificato in larga misura negli ultimi anni e l’afflusso di capitali porterà a una pressione marginale di apprezzamento sullo yen.
Riguardo gli afflussi di capitale, abbiamo osservato una recente moderazione dei prezzi dell’energia scambiati a livello globale. Questo è un fattore positivo per lo yen, poiché prezzi bassi per l’importazione di energia comportano un ampliamento degli avanzi commerciali e delle partite correnti del Giappone. Si tratta di un fattore senz’altro favorevole al tasso di cambio dello yen contro le altre valute.
Non è una coincidenza che lo yen si sia indebolito considerevolmente nel 2022, quando le quotazioni del petrolio ed il prezzo del gas sono aumentati a seguito dell’invasione russa in Ucraina. Se nel 2024 i prezzi dell’energia non aumenteranno in modo significativo, la bilancia dei pagamenti del Giappone migliorerà. Un elemento che dovrebbe essere di supporto al tasso di cambio dello yen.
In conclusione, nel 2024 ci sono diversi potenziali catalizzatori per una fase di apprezzamento sostenuto della moneta giapponese sul Forex Market. Ecco quindi spiegate le ragioni per cui le previsioni della banca sono positive per lo yen.
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]]>Sul forex market lo yen giapponese resta decisamente debole. Il cambio fra il dollaro americano e lo yen è nuovamente salito oltre quota 138. La debolezza dello yen si vede anche contro euro e sterlina. Infatti, il cambio fra euro e yen (EUR/JPY) è salito a 150, mentre sterlina/yen (GBP/JPY) oltre 170.
Perché lo yen perde contro il dollaro e le altre monete? Il punto centrale è legato ai tassi di interesse delle banche centrali. Infatti, la Banca Centrale giapponese ha dei tassi di interessi ancora fermi a -0,10%. Tutto ciò è in netta contrapposizione con le principali banche centrali Occidentali.
Sia la Bank of England che la Banca Centrale Europea e la Federal Reserve hanno alzato i tassi di interesse ormai da tempo. La Federal Reserve, ossia la Banca centrale americana, ha portato i tassi al 5,25%. I tassi di interesse della Banca centrale inglese sono al 4,25%. In Europa il costo del denaro è al 3,75% e potrebbe salire al 4%. Questo determina maggiori costi per chi vuole contrarre un mutuo per acquistare la casa o finanziare progetti di investimento.
In molti si aspettavano che il cambio alla Presidenza della Banca Centrale Giapponese, con il Professore Ueda che ha preso il posto di Kuroda, determinasse un cambio di rotta. Il nuovo governatore della Banca Centrale giapponese era indicato come maggiormente falco rispetto al suo predecessore.
Invece, sinora i tassi di interesse di riferimento della Banca Centrale sono fermi a -0,10%. Il Giappone è l’unico paese con tassi ancora in negativo. La Svizzera, che nel 2015 va portato i tassi a -0.75% è già da tempo in territorio positivo, anzi i tassi sono oggigiorno all’1,50%. Inoltre, i mercati non prevedono grandi aggiustamenti per i tassi di interesse del Giappone che potrebbero rimanere intorno allo zero anche nei prossimi mesi. Questo incide sui cambi e ovviamente anche sul cambio dollaro yen. Soffermiamoci sulla debolezza della valuta giapponese e sulle previsioni per il cambio dollaro/yen (USD/JPY).
Lo swap che si paga acquistando yen contro dollari è cresciuto in questi ultimi mesi. Ma lo swap non si paga soltanto sul cambio yen contro dollaro. Si paga sostanzialmente acquistando yen contro tutte le altre principali valute mondiali.
Cosa si intende con swap o rollover nel trading di valute, ossia nel Forex market? Quando si compra o si vende una valuta mantenendo la posizione per più giorni, ecco che entra in gioco lo swap. Si tratta del costo di mantenimento della posizione overnight. Può essere positivo o negativo.
Lo swap su valute dipende dai differenziali dei tassi di interesse delle rispettive banche centrali. Quando si va long su una valuta con un tasso più alto, lo swap o rollover è a credito. Viceversa, se si acquista una moneta con tassi di interesse più bassi è un costo. Esattamente quello che sta capitando sul cambio dollaro yen per chi acquista yen. Lo scenario non è molto diverso su euro, yen o su GBP/JPY. Chi acquista yen paga per il mantenimento della posizione e ha quindi relativamente fretta di chiuderla, per non pagare troppo swap.
Ecco quindi varie ripercussioni operative. Infatti, in questi ultimi mesi il crescente differenziale fra i tassi della banca giapponese e della Federal Reserve ha determinato una progressiva discesa dello yen.
Possiamo riassumere il tutto dicendo che questo crescente swap negativo favorisce la debolezza dello yen, i costi per puntare sullo yen mantenendo aperta la posizione a lungo sono importanti.
Come si è mosso il cambio fra dollaro e yen? Come detto in profondo rosso. A inizio 2021 il rapporto dollaro/yen navigava intorno a quota 100. Nei primi mesi del 2022 il cambio era a 115, con una salita del dollaro (ed un deprezzamento dello yen) che ha portato USD/JPY a 150 nei mesi finali del 2022. Si trattava dei massimi da quasi quaranta anni per il dollaro sullo yen.
Da questi valori si è vista una ripresa della valuta nipponica. In parte è stata dovuta alla frenata del dollaro che ha perso terreno anche contro euro e sterlina ed in parte – successivamente – alle aspettative per una politica monetaria meno accomodante da parte del nuovo Presidente della Bank of Japan.
Quali previsioni per il cambio dollaro yen? Nel breve termine è difficile che arrivino grandi inversioni di tendenza. Difficilmente la Banca Centrale americana cambierà la sua strategia velocemente. Anzi serve tempo prima che la Fed possa pensare di abbassare i tassi di interesse. Le previsioni per lo yen potrebbero migliorare se la Bank of Japan decidesse finalmente di alzare i tassi di interesse.
Da notare come l’inflazione in Giappone sia arrivata al 3,5%. Valori decisamente accettabili, anche se per il paese del Sol Levante sono i maggiori da oltre 40 anni. Questo potrebbe quindi spingere la Bank of Japan ad intervenire, con ripercussioni anche sulle previsioni per lo yen giapponese.
Al momento l’analisi tecnica sullo yen non mostra particolari segnali di ripresa nè contro l’euro nè contro il dollaro americano.
Vediamo alcune previsioni per il cambio USD/JPY, ossia dollaro yen. Per TradingEconomics le previsioni per il cambio dollaro yen restano rialziste, ossia potrebbero esserci altri ribassi per la valuta giapponese. Le previsioni per giugno 2023 sono stabili, a 137,6, mentre le previsioni di lungo termine (giugno 2024) sono per un indebolimento dello yen. Il cambio USD/JPY potrebbe salire, secondo TradingEconomics a 146,6. Previsioni ribassiste per lo yen anche da parte del team di analisi di Longforecast. Le previsioni statistiche rilasciate sono per una salita del cambio USD/JPY fino a 160/170 fra il 2026 ed il 2027.
Va invece in controtendenza il sondaggio svolto dagli analisti di Fxstreet. Qui le previsioni sono per un leggero apprezzamento dello yen contro il dollaro (verso l’area 132/134).
L’andamento dello yen indice anche sui principali indici azionari giapponesi. Il maggiore è l’Indice Nikkei, mentre le piccole aziende giapponesi sono scambiate sul Topix.
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