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Quali previsioni per l’inflazione Usa? L’inflazione americana è arrivata al picco? Previsioni per i tassi dopo l’ultimo dato. Analisi a cura di Federico Vetrella, market strategist per il broker IG Italia.

Inflazione USA al +8,5%, il picco è stato raggiunto?

Le pressioni inflazionistiche scendono e mostrano il dato più basso da aprile scorso. Invariato l’indice Core al +5,9%.  Le pressioni inflazionistiche statunitensi relative al mese di luglio sono scese al +8,5% anno su anno, più delle previsioni del consensus che stimavano un valore pari al +8,7% a/a. Il dato indica quindi una chiara flessione dell’inflazione rispetto al valore di giugno fermo al +9,1% a/a. Tuttavia, l’inflazione al +8,5% a/a rimane comunque elevata – ai massimi da 40 anni – e ben lontana dal target del 2% su base annua previsto dalla Federal Reserve.

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Anche l’indice Core (che esclude dal calcolo i volatili panieri dei beni alimentari e dell’energia) ha  mostrato un assetto stabile al +5,9% a/a – lo stesso del mese di giugno – sorprendendo il mercato che si aspettava un aumento a luglio al +6,1% a/a.

Il calo è da imputare principalmente al raffreddamento dei prezzi del petrolio nel mese di luglio dove l’oro nero ha toccato i minimi dal febbraio scorso sulla scia delle aspettative pessimistiche riguardo alla domanda futura e alla chiusura delle attività in Cina (grande importatore di materie prime) a causa di una ripresa dei casi di Covid-19.

Inoltre, alla luce dei dati sul mercato del lavoro di venerdì scorso, Non-Farm Payrolls a 528mila a luglio e disoccupazione in calo al livello pre-pandemia del 3,5%, vi è un’altra dimostrazione che una grossa componente della crescita dei prezzi è dovuta alle sole materie prime, nonostante l’economia statunitense rimanga comunque surriscaldata e vicina alla piena occupazione.

Gli effetti su borse e listini azionari

Le Borse esultano dopo la pubblicazione del dato con Wall Street che mostra un deciso rialzo in apertura di seduta grazie alle aspettative di una riduzione delle probabilità di una recessione nel breve termine. Il NASDAQ mostra un apprezzamento del +2% mentre l’S&P 500 è in rialzo dell’1,7%.

Infatti, i mercati stanno scontando una rinormalizzazione della politica monetaria della Federal Reserve. Secondo le loro aspettative potrebbe abbassare i tassi di interesse nel medio periodo o, quantomeno, alzarli meno del previsto nel breve termine.

Tuttavia, la questione è ben più complicata. Il governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, ha dichiarato nelle scorse settimane che la banca centrale dovrà vedere “un significativo calo dell’inflazione” prima di poter agire sui tassi abbassandoli.

Nonostante ciò, il picco nella crescita delle pressioni inflazionistiche potrebbe davvero essere già stato raggiunto grazie al forte calo dei prezzi delle materie prime, in particolare quelle energetiche come il petrolio, che sono una componente importante nel calcolo dell’inflazione.

Gli effetti sul cambio EUR/USD

Si è mosso al rialzo anche il cambio euro/dollaro, arrivando in area 1.035. Questo dopo i dati relativi all’inflazione, che potrebbero avere un impatto anche sulle mosse della Fed. Ovviamente incidono anche sul cambio euro dollaro e sulle previsioni di borsa

Il movimento al rialzo del cambio euro dollaro è sicuramente un segnale importante per il biglietto verde. Questo anche vista che la debolezza del dollaro nell’ultimo mese si era acuita (anche contro altre valute come lo yen giapponese).

Le previsioni sull’inflazione Usa

Quali previsioni per l’inflazione e per le borse? Il dato positivo sull’inflazione statunitense è sicuramente incoraggiante per i mercati che si aspetteranno ulteriori cali nei prossimi mesi. Tuttavia, è ancora troppo presto per affermare che le pressioni inflazionistiche hanno iniziato una vera tendenza discendente. Sono infatti da tenere in considerazione molte altre variabili non facilmente prevedibili.

Nonostante ciò, se un ribasso dell’inflazione statunitense dovesse essere rilevato anche nei prossimi mesi, il mercato si aspetterebbe sicuramente una revisione della politica monetaria della FED. Quantomeno potremmo attenderci con un rialzo dei tassi molto più “soft” rispetto ai 75 punti base previsti dal consensus. 

Quali previsioni per i tassi di interesse? Sulla scia di questo, il mercato si attende ora anche una riduzione del livello dei tassi di interesse a fine anno. Le aspettative del consensus sono scese al 3,4% rispetto al precedente 3,6%.

Analisi e previsioni su inflazione Usa, tassi di interesse e borse a cura di F. Vetrella, analista presso il broker IG Italia.

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Previsioni Inflazione e Conseguenze https://www.investire-certificati.it/previsioni-inflazione-e-conseguenze/ Mon, 08 Nov 2021 15:44:03 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=21136 Previsioni Inflazione e Conseguenze. Secondo gli analisti le probabilità basse ma le potenziali conseguenze rilevanti. Analisi di Carmignac su Previsioni su Inflazione Previsioni Inflazione – Quali Conseguenze? Oggi lo scenario di un’inflazione persistente non viene ritenuto probabile ma, se dovesse materializzarsi a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e degli stipendi, potrebbe stravolgere radicalmente le attuali […]

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Previsioni Inflazione e Conseguenze. Secondo gli analisti le probabilità basse ma le potenziali conseguenze rilevanti. Analisi di Carmignac su Previsioni su Inflazione

Previsioni Inflazione – Quali Conseguenze?

Oggi lo scenario di un’inflazione persistente non viene ritenuto probabile ma, se dovesse materializzarsi a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e degli stipendi, potrebbe stravolgere radicalmente le attuali priorità di risparmiatori e investitori

A cura di Frédéric Leroux, membro del comitato strategico di investimento, Carmignac

Il tema dell’inflazione è ormai sulla bocca di tutti. È solo un fenomeno temporaneo, come ripete a iosa Jerome Powell, presidente della FED, o potrebbe dimostrarsi resiliente? Quali sono le conseguenze dell’inflazione?

I banchieri centrali da molti anni sostengono l’economia mondiale con tassi di interesse fermi a livelli eccezionalmente bassi. Riusciranno a mantenere questa politica accomodante? O dopo oltre un decennio di politica interventista antidepressione avvieranno una graduale normalizzazione della politica monetaria?

Dal picco d’inflazione registrato nel 1980, i paesi sviluppati hanno vissuto 40 anni di calo dell’inflazione e dei tassi d’interesse. A volte, l’inflazione è quasi diventata negativa e l’Europa ha sperimentato per diversi anni i tassi d’interesse negativi, una situazione impensabile in passato. È vero che ci sono stati periodi di rialzo dei prezzi, come nel 2011 o nel 2018, ma sono stati di breve durata.

La disinflazione degli ultimi quarant’anni si spiega con la concorrenza salariale molto accesa del mondo emergente, la maggiore specializzazione geografica delle produzioni e gli effetti del progresso tecnologico sui posti di lavoro meno qualificati nei paesi sviluppati. Questi fattori hanno impedito agli stipendi di entrare, insieme ai prezzi dei beni e dei servizi, nel circolo vizioso dell’inflazione autoalimentata.

Deflazione

C’è il rischio deflazione? Sempre presenti, le forze deflazionistiche, insieme all’invecchiamento della popolazione e all’indebitamento dell’economia mondiale (senza precedenti in tempo di pace) sono i motivi generalmente addotti per convincersi del carattere puramente transitorio dell’attuale inflazione.

inflazione previsioni, rischi e conseguenze

La riapertura dell’economia mondiale dopo la pandemia ha favorito il rialzo dei prezzi, innescato dalla penuria di semiconduttori e di manodopera e dalla disorganizzazione dei sistemi di trasporto. Tuttavia il previsto superamento di queste strozzature ha rafforzato l’idea che l’attuale inflazione fosse solo transitoria. Tant’è che oggi questo scenario è considerato il più probabile. Ci sono tuttavia alcune varianti sulla durata della transizione.

Eppure esiste anche uno scenario alternativo. Osserviamo due dinamiche indipendenti che potrebbero condurre a un’inflazione più resiliente.

Previsioni Inflazione e Conseguenze

La prima dinamica è quella dei prezzi dell’energia e dell’elettricità. La transizione energetica a ritmo forzato ha determinato la riduzione degli investimenti nelle energie fossili. Anche se la loro sostituzione appare meno ovvia e semplice del previsto. Questo ha amplificato l’aumento dei prezzi del petrolio, gas e carbone. Il tutto è dovuto anche agli eventi climatici recenti che hanno impattato la loro produzione. Un inverno rigido potrebbe accentuare e prolungare questa inflazione dei prezzi dell’energia, che potrebbe ripercuotersi sull’intera economia mondiale.

La seconda dinamica si osserva attualmente sul mercato del lavoro statunitense. Grazie ai programmi sociali attuati durante la crisi sanitaria, le famiglie americane hanno accumulato 2 000 miliardi di dollari di risparmio in eccesso, pari all’11% del PIL. Questo permette ai lavoratori di prendersi tutto il tempo necessario per negoziare al meglio il loro ritorno al lavoro. Per la prima volta da oltre 40 anni, i lavoratori sono in posizione di forza nella contrattazione salariale, mentre le aziende hanno urgente bisogno di manodopera per evadere gli ordini.

In media, gli stipendi del settore privato sono aumentati del 5,5 % negli ultimi 12 mesi, il maggiore aumento dal 1982. Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro della popolazione attiva cala, mentre le offerte di lavoro non sono mai state così numerose. Si tratta di un fenomeno momentaneo o più duraturo? La fine dei programmi sociali, la ripresa della scuola in presenza (che libera il genitore dall’obbligo di accudire i figli a casa) e l’allontanarsi della minaccia del Covid negli Stati Uniti ci forniranno una risposta nei mesi a venire.

Quali conseguenze da un’inflazione duratura?

Quali previsioni per l’inflazione? Sebbene lo scenario di un’inflazione duratura sia un’ipotesi ancora improbabile, merita l’attenzione dei banchieri centrali. Questi appaiono ancora convinti che la decisione di aprire o chiudere i rubinetti della liquidità spetti esclusivamente a loro.

Se dovesse dimostrarsi resiliente, sarebbe l’inflazione a dettare di nuovo il livello dei tassi di interesse. Ai banchieri centrali non rimarrebbe che ottemperare. E l’epoca delle banche centrali che accorrono in nostro soccorso al minimo rallentamento economico sarebbe finita. Contrariamente a quello che vediamo da anni, l’inflazione impedirebbe gli eccessi ai quali le banche centrali ci hanno abituati.

investimenti in borsa

Potremmo quindi assistere a un vero cambiamento di paradigma. I Fed watchers, gli esperti che seguono con grande attenzione la comunicazione e le decisioni della banca centrale statunitense potrebbero perdere il loro prestigio e magari anche il lavoro. Questo perchè l’inflazione s’imporrebbe a tutti, con la sua inequivocabile verità. E visto che la probabilità, seppure tenue, di un tale ritorno alle origini esiste, la possibilità di un’inflazione duratura, con tutto ciò che comporta per noi risparmiatori e investitori, merita tutta la nostra attenzione.

Come si comporterebbero i contratti di assicurazione vita in euro in un contesto di rialzo dei tassi obbligazionari? I prodotti monetari come i libretti di risparmio o bancari non farebbero forse concorrenza agli investimenti obbligazionari? 

I titoli growth – ovvero le società che riescono ad aumentare gli utili indipendentemente dal tasso di crescita economica e che spesso costituiscono il cuore dei portafogli di investimento – riuscirebbero a mantenere elevate le loro quotazioni? E che ne sarebbe dell’oro o del mercato immobiliare? Sì, è decisamente opportuno che esaminiamo le varie previsioni sull’inflazione e riflettiamo sulla possibilità di un’inflazione duratura. Anche se sembra ancora lontana.

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