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]]>I dati macroeconomici che Biden lascia in eredità all’economia americana sono solidi e i mercati si attendono una Federal Reserve in versione falco nei prossimi mesi. Tassi alti, dollaro forte e rendimenti ancora in salita, non necessariamente uno scenario favorevole per il greggio e il comparto degli energetici. Ma perché il prezzo del petrolio sale?
Nei giorni scorsi ha toccato i massimi degli ultimi tre mesi, con il prezzo del WTI (principale benchmark petrolifero americano), salito fino a 77 dollari al barile. Il Brent, invece, è arrivato a 80 dollari al barile. A spingere gli acquisti sul petrolio sono state le nuove sanzioni americane contro la Russia. Fra le aziende colpite troviamo Gazprom Neft e Surgutneftegas. Viene colpita la flotta ombra di 183 petroliere gestite da società non occidentali. Le sanzioni americane, poi, mirano a colpire anche le reti che commerciano petrolio e idrocarburi.
Il tutto ha ripercussioni globali, anche su scala geopolitica. Infatti, molte petroliere sono state utilizzate per trasportare petrolio verso India e Cina in questi ultimi anni. Certamente la Russia troverà altre soluzioni per superare le sanzioni americane, ma nel frattempo ci sono timori per l’approvvigionamento globale, in particolare verso le rotte asiatiche (Cina e India in primis).
Nelle sale trading USA e non solo ecco che sono scattati gli acquisti, anche dopo la diffusione di un documento – la cui veridicità resta da verificare – che spiegava nel dettaglio le sanzioni.
I rialzi sul petrolio potranno continuare? Per il momento il quadro tecnico sul WTI, il West Texas Intermediate, è nettamente migliorato, anche se a farla da padrone in questo caso più che analisi tecnica e grafica sono le notizie.
Vale poi la pena ricordare che numerose banche d’affari, fra cui Goldman Sachs e UBS, abbiano previsto ulteriori limitazioni all’export nei prossimi mesi (in particolare per l’Iran). Tutto ciò arriva mentre le previsioni per l’inverno 2025 negli USA sono gelide, con temperature previste sotto la media. Ciò sta alimentando la domanda di gas naturale e di altri combustibili utilizzati per il riscaldamento su ampia scala.
Questo scenario fa chiaramente gioco alla produzione di petrolio americana, che di fatto mette – almeno in parte – in fuorigioco un diretto concorrente. Servirà a Trump per negoziare una pace fra Russia e Ucraina o soltanto a favorire le aziende americane che operano nel settore petrolifero e nel comparto energetico?
Le previsioni per il prezzo del petrolio passano quindi da questi temi. Da un lato i tassi alti ed il rallentamento economico europeo possono essere un fattore negativo. Dall’altra i rischi per la produzione esistono e ciò potrebbe determinare uno scenario volatile anche nei prossimi mesi.
Ecco di seguito il grafico del prezzo del petrolio WTI negli ultimi 12 mesi tratto dalla piattaforma CFXD di Swissquote. Emerge come le quotazioni si siano mosse in un range di poco più di 20 dollari, fra i 66 e gli 87 dollari circa. Nel prossimo paragrafo ci addentriamo su alcuni spunti di analisi tecnica relativi al prezzo del petrolio.
La recente salita ha riportato il prezzo del petrolio WTI nella parte centrale di questo canale. Una chiara conferma sopra i 77 dollari aprirebbe spazio per altri rialzi, con un potenziale target anche sopra gli 80 dollari al barile. Nel medio termine, il greggio potrebbe puntare agli 82 e successivamente verso gli 84.5-85 dollari al barile.
Negativa, invece, per il petrolio una nuova discesa sotto i 72,5 dollari ed estremamente negativa una discesa sotto i minimi dei mesi scorsi a 65-66 dollari al barile.
Questo articolo non rappresenta in alcun modo sollecito all’investimento in borsa o consulenza finanziaria.
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]]>Le quotazioni del petrolio navigano sui minimi degli ultimi due anni, con il prezzo del WTI, il greggio americano sceso sotto i 70 dollari al barile. Pesano i timori per un possibile calo della domanda, ma anche le aspettative per un incremento della produzione da parte dell’OPEC, il cartello dei paesi produttori di petrolio.
Di fatto, però, su questi elementi non ci sono certezze, in particolare dopo i recenti stimoli all’economia decisi dal governo cinese, che potrebbero spingere il Dragone verso risultati migliori delle attese. Inoltre, le tensioni in Medio Oriente restano forti, lasciando aperte preoccupazioni anche sul lato produttivo. Ecco, quindi, che il settore petrolifero potrebbe già scontare scenari negativi ed avere possibilità di ribasso non così elevate.
Partendo da questi presupposti possiamo analizzare il certificato ISIN XS2854034480. Il prodotto è scritto su 4 sottostanti: Saipem, Tenaris, Exxon e Total Energies. Le barriere sono posizionate al 65% e sono quindi adatte per chi ha una view laterale o moderatamente rialzista sul settore petrolifero. Proteggono l’investitore a patto che nessuno dei sottostanti perda il 35% o più dai prezzi di osservazione iniziale.
Il certificato prevede cedole trimestrali condizionate al medesimo livello barriera del 65%. L’importo dei premi è pari al 3,06%, per un rendimento che può quindi arrivare fino al 12,24% su base annua.
I premi sono a memoria. Nel caso in cui una cedola non fosse pagata potrebbe essere recuperata alla prima data di osservazione successiva – entro scadenza – qualora si verificassero le condizioni per il pagamento. Se le cedole a memoria fossero più di una, i premi sarebbero pagati cumulativamente.
Due delle quattro azioni petrolifere sottostanti sono denominate in dollari. Il certificato, però, è in euro e l’investitore non è soggetto al rischio di cambio. Il valore nominale del prodotto è infatti pari a 100 euro.
Azione | Prezzo iniziale | Barriera premio | Barriera capitale |
Saipem | 1,8635 | 1,211275 | 1,211275 |
Tenaris | 12,845 | 8,34925 | 8,34925 |
Exxon | 111,15 | 72,2475 | 72,2475 |
TotalEnergies (USA) | 67,65 | 43,9725 | 43,9725 |
La naturale scadenza del certificato è fissata nel settembre 2027. Sono quindi previste fino a 12 date di rilevazione cedolare intermedie, per un rendimento potenziale che sfiora i 37 punti percentuali in tre anni.
Se non si attiva il richiamo anticipato, a scadenza il certificato rimborserà il valore nominale di 100 euro a patto che le quattro azioni del settore petrolifero in questione si trovino sopra barriera. In caso contrario il valore di rimborso sarebbe proporzionale alla performance del worst of, ossia il titolo con la peggior performance. Il certificato è già negoziabile su Borsa Italiana con i tradizionali orari dell’Exchange.
Il presente articolo è redatto a fine informativo e non rappresenta in alcun modo sollecito all’investimento in borsa. I certificates sono prodotti complessi e il capitale investito è a rischio. I rendimenti indicati nell’articolo sono lordi. La tassazione vigente al momento dell’emissione è del 26%.
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]]>Nelle ultime settimane le quotazioni del petrolio sono scese, scivolando sotto quota 70 dollari al barile. Fra le ragioni che spingono al ribasso le quotazioni del greggio troviamo le aspettative per un’economia globale in progressivo rallentamento. Le banche centrali stanno procedendo con una serie di tagli ai tassi di interesse per evitare una frenata troppo brusca, ma i segnali di rallentamento sono evidenti. Ciò determina una minore domanda complessiva. Ecco quindi che il prezzo del petrolio scende.
Ecco di seguito un grafico da cui emerge la discesa del prezzo del WTI, principale benchmark per il greggio insieme al Brent.
A spingere al ribasso le quotazioni del petrolio troviamo anche alcuni elementi dal lato dell’offerta. Infatti, l’OPEC+ si appresta nei prossimi mesi ad alzare progressivamente la quantità di petrolio offerta. Da notare come a inizio settembre, però, l’OPEC+ (il cartello dei paesi produttori di petrolio) abbia deciso di rimandare l’innalzamento della produzione, per evitare che il prezzo scendesse troppo.
Fra gli elementi negativi per il prezzo troviamo anche le news relativa alla risoluzione di alcuni problemi interni in Libia, con la riapertura di alcune sedi produttive.
Le questioni geopolitiche pesano notevolmente sul prezzo del petrolio. Ogni volta che le tensioni in Medio Oriente e nei paesi limitrofi si inaspriscono, infatti, il prezzo del greggio tende a salire. Per contro, quando arrivano notizie confortanti, ecco che le vendite superano gli acquisti, spingendo al ribasso il petrolio.
Vediamo brevemente quali sono i principali market driver per il petrolio. In altre parole, cosa muove il prezzo del petrolio? Proviamo a riassumere per punti.
Abbiamo iniziato spiegando perché scende il prezzo del petrolio, per poi vedere le principali ragioni che muovono al rialzo o al ribasso il prezzo del greggio.
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]]>Nonostante i proclami del mondo politico il petrolio resta un asset cruciale nell’economia. A tal proposito vale ricordare come la domanda mondiale nel 2023 abbia toccato i massimi storici, oltre quota 102 milioni di barili al giorno, con un incremento di oltre due milioni di barili al giorno rispetto ai valori del 2022.
In sintesi, il passaggio a sistemi energetici alternativi meno inquinanti probabilmente avverrà, ma richiede vari decenni. Una conferma è arrivata dal Summit del Cop28 dello scorso dicembre, dove è stato raggiunto un accordo per la transizione da combustibili fossili ad energie alternative con obiettivo 2050, ossia fra oltre 25 anni.
Come investire dunque sul petrolio? In questo articolo ci soffermiamo su due certificati legati a WTI e Brent, i due benchmark per il prezzo del petrolio. Entrambi hanno barriere ampie e premi mensili potenziali in doppia cifra. Offrono di fatto un rendimento potenziale interessante anche in caso di ribassi (entro barriera) da parte dei sottostanti.
Fra le emissioni di punta di Leonteq sul tema petrolio troviamo il certificato ISIN CH1325431729. Il prodotto è caratterizzato da barriere decisamente ampie (al 50% dei prezzi di osservazione iniziale), diventate ancora più distanti grazie alla recente salita delle quotazioni del greggio. Al tempo stesso, però, il prezzo viaggia sotto la pari, aumentando quindi il rendimento potenziale del certificato. Sono previste cedole mensili condizionate dello 0,83%, per un rendimento cedolare che può arrivare al 10% all’anno.
I prezzi di osservazione iniziale sono pari a 82,21 dollari per il Brent e 77,93 dollari al barile per il petrolio grezzo (WTI). Le barriere sono quindi collocate a 41,105 dollari per il Brent e 38,965 dollari per il WTI, valori decisamente lontani per entrambi i benchmark petroliferi. Numeri che dopo la risalita del 2020-2021 non sono mai più stati raggiunti.
Il certificato per investire sul petrolio ha scadenza fissata a marzo 2027, ma può essere richiamato discrezionalmente dall’emittente dalla finestra di osservazione di luglio 2024 in poi, trattandosi di un softcallable.
Per chi ha una propensione al rischio leggermente maggiore, troviamo un prodotto con barriera al 60%, su valori in area 50 dollari al barile, quindi al momento estremamente lontani.
Lo ha emesso EFG International, solida banca svizzera. Anche in questo caso i sottostanti del certificato ISIN CH1336218750 sono WTI e Brent e le barriere sono posizionate al 60% dei valori di fixing. Operativamente i livelli di fixing iniziale sono pari a 85,41 dollari per il Brent Crude Oil e 81,35 dollari per il WTI. Le barriere risultano quindi collocate a 51,246 dollari sul Brent e 48,81 dollari per il WTI.
Il certificato di EFG International, strutturato con tecnologia Leonteq, prevede premi mensili condizionati dell’1%, per un rendimento cedolare che può arrivare al 12% annuo. Il prezzo spot naviga leggermente sotto la pari, aumentando quindi leggermente il rendimento potenziale del prodotto. Il certificato ha scadenza fissata a marzo 2026, ma a partire da luglio 2024 prevede il possibile rimborso anticipato del capitale nel caso in cui i sottostanti siano al di sopra di un livello trigger decrescente nel tempo (c.d. autocallable).
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]]>Volendo investire in certificati collegati al prezzo del petrolio, è possibile acquistare i certificato di Banca Akros su Eni. In particolare, si tratta due di prodotti dell’emissione Equity Premium Autocallable Certificate, presenti sull’EuroTLX di Borsa Italiana.
I due prodotti strutturati con sottostante le azioni di ENI di Banca Akros sono stati emessi il 17 ottobre 2023 e ad oggi sono sotto la pari. Essi hanno entrambi cedole condizionate a cadenza mensile e la durata dei certificati è di due anni. Avendo già pagato solamente il primo premio, ancora hanno 23 premi mensili potenziali da corrispondere.
Il certificato con ISIN IT0005568024 paga lo 0,63% al mese, per un totale annuo del 7,56% e le sue due barriere Premio e a Scadenza sono al 65%, su valori poco sopra quota 10 euro per azione. Il suo prezzo di mercato in lettera al momento è intorno a 98,60 euro per certificato.
Seconda opzione, invece, con il certificato IT0005568040. Ha un prezzo attorno in area 98,5, propone cedole da 0,77 mensili (9,24 p.a.), tuttavia ha barriera Premio e a Scadenza pari al 75% (11,6235 euro). Questa seconda opzione offre un rendimento potenziale più elevato a fronte di una barriera più vicina. Con questi certificati per investire sulle azioni di Eni si può anche ottenere un rendimento extra da capital gain nell’ordine dell’1,50% grazie ad un prezzo di acquisto sotto la pari (per entrambi di circa 98,5 euro).
Visto l’andamento particolarmente volatile di questo periodo sul petrolio, la banca ha deciso di dotare questi certificati dell’effetto memoria. Qualora, pertanto, non venisse corrisposto uno o più premi per via della barriera, sarà possibile riceverli in un secondo momento alla prima valutazione sopra la barriera.
Si va, infine ad aggiungere alle clausole annesse a questi due certificati su Eni la clausola di richiamo anticipato. In particolare, questa potrà essere fatta valere da Banca Akros a partire dal sesto mese di vita del prodotto. Facciamo ora due esempi molto concreti, per capire gli scenari potenziali sui due certificati.
Iniziamo subito col definire il valore di strike del titolo Eni sottostante, che è pari a 15,498 euro. Ipotizzando un investimento di un certificato IT0005568040, bisogna tenere in conto che se il valore di Eni scendesse sotto i 11,6235 euro, non verrebbe corrisposto il premio mensile. Poniamo il caso, pertanto, che il valore rimanga sotto questa soglia per 4 valutazioni consecutive. Se al quinto mese tornasse sopra la barriera Premio verrebbero corrisposte 5 cedole da 0,63 euro cadauna.
E se, invece, per le prossime quattro date di valutazione il certificato fosse sotto la barriera e alla quinta (aprile) il sottostante valesse 15,4980 euro? Farebbe scattare la clausola di richiamo anticipato, essendo il certificato al sesto mese di vita. L’investitore si vedrebbe rimborsati cinque premi e il capitale a valore nominale (100 euro). I rendimenti sarebbero, quindi pari a 3,85 euro da premi e 1,52 euro da capital gain, per un totale lordo di 5,37 euro lordi in 5 mesi.
Ad oggi la situazione del settore petrolifero porta in dote molte opportunità. L’OPEC+ potrebbe decidere di tagliare la produzione in occasione della riunione di giovedì prossimo, con conseguente benefici sul prezzo del petrolio. Lo scenario, tuttavia, è ancora molto incerto con paesi fortemente sfavorevoli al contingentamento dell’estrazione.
Eni, d’altro canto, ha chiuso venerdì 24 novembre in verde a Piazza affari, mostrando di non risentire particolarmente dell’incertezza del comparto. L’Agenzia di rating Moody’s ha, inoltre, di recente migliorato le prospettive sul rating di Eni, passando da “Negative” a “Stabili”. A questo si va ad aggiungere un EBIT proforma adjusted di 4 miliardi di euro e un free cash flow discrezionale cumulato fino a oggi di circa 6,2 miliardi.
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]]>Il petrolio ha spesso occupato le prime pagine dei giornali in queste ultime settimane, Da un lato per il caro benzina, dall’altro per gli accordi dell’OPEC+ volti a mantenere alte le quotazioni. La recente discesa, dovuta alle aspettative per tassi di interesse alti per un arco temporale ampio, si è presto fermata con l’acuirsi delle tensioni in Medio Oriente.
Quali previsioni per il prezzo del petrolio? “Di fatto ci troviamo di fronte fra una sfida che coinvolge le banche centrali, impegnate a combattere l’inflazione, e l’OPEC+, il cartello allargato dei paesi produttori di petrolio” ha spiegato Carlo Alberto De Casa, analista finanziario. “Ormai da due anni la Federal Reserve e la BCE stanno proseguendo nel percorso di rialzo dei tassi per frenare l’inflazione. Chiaramente un petrolio sui valori attuali rappresenta un ostacolo”.
Dal punto di vista tecnico le quotazioni del petrolio hanno messo a segno un importante rialzo nei primi venti giorni di settembre, per poi frenare nella parte finale del mese, sui timori per un ulteriore rialzo al costo del denaro da parte della Federal Reserve, la banca centrale americana, ma anche per l’aspettativa che per vedere un taglio ai tassi occorra attendere la fase finale del 2024.
Ma quali sono le dinamiche di mercato che muovono le quotazioni del greggio? Ecco il tema centrale del webinar, che permetterà agli investitori di esaminare l’evoluzione del mercato del petrolio, l’oro nero, ricercando opportunità emergenti per i trader. “Di fatto analizzare il petrolio e l’andamento delle sue quotazioni significa entrare nel mondo di intricati legami geopolitici, ambientali ed economici” ha spiegato Carlo Alberto de Casa “Conoscere queste dinamiche può offrire ai trader un vantaggio significativo per l’operatività con il trading nel mercato del WTI e del Brent, i due prezzi di riferimento per il petrolio”.
I relatori di questo corso di trading gratuito sono Carlo Alberto De Casa, analista e scrittore e Stefano Gianti, Education Manager presso Swissquote.
De Casa ha lavorato presso Bloomberg e nel mondo del trading online e degli investimenti nella City di Londra per oltre dieci anni. Segue per la stampa il mercato valutario e le materie prime, con approfondimenti settimanali. È stato ospite fisso di CNBC e dei principali media finanziari italiani. Fra i libri pubblicati da De Casa troviamo “I segreti per Investire con l’Oro”, una guida interamente focalizzata sugli investimenti su oro e metalli preziosi.
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]]>Per gli analisti di Leverage Shares, i tagli dell’OPEC+, il cartello allargato dei produttori di petrolio, potrebbero spingere ancora al rialzo le quotazioni. Operativamente, il prezzo del petrolio è ai massimi del 2023. Il Brent è tornato a superare quota 90 dollari al barile, mentre il WTI vale circa 88 dollari. Potrebbe esserci spazio per altri rialzi.
“I prezzi del petrolio hanno raggiunto nei primi giorni di settembre il livello più alto da oltre sette mesi, ponendo fine a due settimane di ribassi. Questo rimbalzo è stato guidato dalle crescenti preoccupazioni per l’inasprimento delle condizioni dell’offerta globale” ha spiegato il team di Leverage Shares. Nel report si legge che l’ottimismo e la forte domanda di petrolio sono alimentati dalle aspettative che i principali paesi del gruppo OPEC+ decidano di mantenere politiche restrittive, con forti limiti alla produzione. Inoltre, sono scese le probabilità di un rialzo della Federal Reserve a settembre 2023. Ciò sostiene i prezzi petroliferi.
Gli analisti sono concordi nel ritenere che l’Arabia Saudita estenderà ad ottobre la riduzione volontaria della produzione di petrolio di 1 milione di barili al giorno. I tagli alla produzione petrolifera potrebbero durare fino a fine 2023, almeno. La conseguenza? Non è da escludere una nuova salita dei prezzi del petrolio, come risultato delle restrizioni coordinate dell’offerta condotte dall’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) e dai suoi alleati, molto spesso denominati OPEC+.
Il report di Leverage Shares si focalizza poi sulla domanda di greggio americana, uno degli elementi chiave per capire come si muove il prezzo del petrolio. Al momento non si vedono segnali di frenata. La domanda di petrolio americana resta robusta, basti vedere il consistente calo delle scorte commerciali di greggio in cinque delle ultime sei settimane, secondo i dati della U.S. Energy Information Administration. “La recente attività sui mercati delle opzioni ha visto un’impennata del sentiment rialzista, con i volumi delle opzioni call sui futures petroliferi statunitensi che hanno raggiunto i livelli più alti da maggio”.
Le principali forze trainanti dell’ultimo movimento dei prezzi del greggio sono le previsioni per ulteriori tagli alla produzione da parte dei principali paesi produttori di petrolio. In particolare Russia e Arabia Saudita. La Russia ha già attuato una riduzione di 300.000 barili di petrolio al giorno nel mese di settembre, dopo un taglio di 500.000 barili di petrolio al giorno in agosto. Inoltre, i prezzi del greggio hanno trovato sostegno nelle crescenti aspettative che la Federal Reserve statunitense possa essere vicina alla conclusione della sua campagna di rialzo dei tassi di interesse e nelle indicazioni che gli sforzi della Cina per stimolare la crescita economica stiano prendendo slancio” spiega il report di Leverage Shares.
“In Cina, l’inaspettata espansione dell’attività manifatturiera ad agosto ha attenuato alcune preoccupazioni sulla salute economica del maggior importatore di petrolio al mondo. L’economia cinese era stata appesantita dalle difficoltà del settore immobiliare dopo l’uscita dalla pandemia di COVID-19. Gli investitori hanno risposto positivamente alle recenti misure di sostegno all’economia adottate da Pechino, come la riduzione dei tassi di deposito presso le principali banche statali e l’allentamento delle regole per gli acquirenti di case.
Nel report, si legge come “L’azione sui prezzi del petrolio delle scorse settimana ha rotto con decisione la resistenza tecnica chiave a quota 83,53 dollari, confermando che il trend ribassista dai massimi di marzo 2022 è terminato. E’ è probabile che nei prossimi mesi si raggiungano livelli di prezzo più elevati. Il potenziale obiettivo al rialzo per i prezzi del WTI è compreso tra 90 e 93 dollari. Spazio quindi per vedere il Brent in area 100 dollari?
Ecco di seguito il grafico del Petrolio – WTI.
Quali sono i fattori che potrebbero far scendere il prezzo del petrolio? Senz’altro la recessione sarebbe un fattore limitante per le quotazioni del WTI e del Brent. Di fatto, una frenata economica globale limiterebbe la domanda di petrolio. Ed un calo della richiesta si ripercuoterebbe sul prezzo.
Al tempo stesso, anche “La persistente crescita della produzione petrolifera statunitense potrebbe rappresentare un fattore limitante per ulteriori rialzi di prezzo nel medio termine” hanno spiegato dal team di Leverage Shares. “Nel brevissimo termine si potrebbe assistere a un lieve ripiegamento per ridurre l’attuale situazione di ipercomprato. In seguito si prevede una ripresa del rally”. Sostanzialmente previsioni ancora positive per il petrolio, quindi. Non una buona notizia per le banche centrali, ancora impegnate in politiche monetarie restrittive al fine di frenare l’inflazione.
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]]>Fra le news di inizio aprile troviamo la decisione dell’OPEC+, il cartello dei paesi produttori di petrolio, di tagliare la Produzione di greggio di un milione di barili al giorno da maggio fino a fine 2023. Le quotazioni del petrolio hanno reagito con una rapida salita che ha portato il WTI, punto di riferimento per il greggio americano, in area 80 dollari al barile, mentre il Brent nordeuropeo quota in area 85 dollari al barile.
Fra i certificates di investimento che offrono un’esposizione rialzista al comparto, troviamo un’emissione targata Leonteq. Si tratta del certificato ISIN CH1248693124, negoziato sull’EuroTLX Exchange di Borsa Italiana. Il certificato paga cedole mensili condizionate dell’1%, con un rendimento cedolare massimo del 12% annuo.
I sottostanti sono il WTI ed il Brent. Questo certificato ha varie particolarità: in primo luogo i due sottostanti quotano sopra la pari, con prezzi in rialzo del 6% e del 3% dallo strike per WTI e Brent, il tutto a fronte di un prezzo spot del certificato sul mercato secondario in area 985 euro, ossia a sconto del 2%.
In secondo luogo, si tratta di un certificate autocallble, con possibilità di rimborso anticipato dal sesto mese di vita in poi. Il trigger per il richiamo anticipato è dapprima al 100% (dal 6 all’11% mese, per poi scendere al 95% nei sei mesi successivi ed al 90% nel semestre conclusivo). La data di osservazione finale del certificato è fissata per il 18 febbraio 2025, con rimborso una settimana più tardi.
Acquistando il prodotto ai prezzi attuali, ossia sotto la pari, in caso di rimborso anticipato si otterrebbe un 1,5% extra di capital gain.
In questo certificato di Leonteq sono previste barriera cedolare e barriera capitale al 60%. L’investitore incassa cedole mensili dell’1% a patto che entrambi i sottostanti si trovino ad almeno il 60% dei prezzi di osservazione iniziali. Al tempo stesso, il capitale è protetto a patto che i due benchmark petroliferi WTI e Brent non perdano il 40% o più dai prezzi iniziali. Viceversa, si avrebbe una partecipazione lineare alla performance del worst of.
Un fattore chiave in questo certificato è la forte correlazione fra i due sottostanti petroliferi. WTI e Brent sono infatti i due principali prezzi per il greggio e sono legati da una notevole correlazione.
Vediamo i prezzi di osservazione ed i valori da monitorare su Brent e WTI. Operativamente, nel certificato ISIN CH1248693124 i prezzi di osservazione iniziali sono pari a 83 dollari per il brent e 76,55 dollari per il WTI. Le barriere sono collocate al 60% di questi prezzi, risultando quindi pari a 49,80 dollari sul Brent e 45,63 dollari per il WTI. Anche se i sottostanti sono denominati in dollari, il certificato è denominato in euro, con valore nominale pari a 1.000 euro. L’investitore non è quindi soggetto al rischio di cambio.
Da notare come la barriera capitale sia discreta, con osservazione soltanto alla scadenza del certificato. La liquidità è garantita dall’emittente, che si pone sul book in denaro e lettera agevolando la negoziazione per chi vuole investire sul petrolio con questo certificato.
La presente analisi su WTI, Brent e petrolio è redatta a fine informativo e non rappresenta in alcun modo sollecito all’investimento in borsa.
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]]>Il certificato di Barclays con ISIN XS2367254484 per investire su Eni paga cedole trimestrali con memoria del 1,875% (7,50% annuo).
Attualmente il certificato quota a un prezzo lettera di circa €98, offrendo così anche la possibilità di un capital gain oltre al flusso cedolare.
Malgrado l’aumento dei prezzi, la ripresa post-pandemica della domanda globale di petrolio sembra proseguire il suo corso. Lo scoppio della guerra in Ucraina ha contribuito ulteriormente al rialzo dei prezzi energetici e le attuali circostanze sembrano indicare che la pressione al rialzo possa continuare in futuro.
Ad oggi, l’OPEC non ha aumentato la produzione a sufficienza per riportare i prezzi ai livelli degli anni precedenti, in Libia alcuni impianti petroliferi sono stati chiusi per le divisoni interne e questa settimana l’UE ha proposto un embargo sul petrolio Russo.
Tutti questi fattori creano le condizioni per ulteriori rincari sul greggio e un incremento della redditività per le aziende nel settore petrolifero.
In uno scenario del genere, i risultati di Eni nel primo trimestre 2022 hanno superato le aspettative degli analisti. La società ha conseguito un utile netto di 3,27 miliardi di euro, dodici volte più alto rispetto al primo trimestre dell’anno precedente. L’EBIT realizzato di 5,19 miliardi di euro ha segnato una crescita del +300% rispetto al primo trimestre 2021.
Ogni trimestre, a partire dall’11 Luglio 2022, se Eni quota a un livello pari o superiore alla Barriera Cedola, il certificato paga una cedola trimestrale del 1,875% (7,50% annuale). Effetto memoria: le cedole eventualmente non pagate in passato vengono recuperate alla prossima data di osservazione in cui Eni quota sopra la barriera.
Data Valutazione | Barriera Autocall | Barriera Cedola | Cedola (Memoria) |
11/07/2022 | – | 80% | 1,875% |
11/10/2022 | – | 80% | 1,875% |
11/01/2023 | – | 80% | 1,875% |
11/04/2023 | 100% | 80% | 1,875% |
11/07/2023 | 100% | 80% | 1,875% |
11/10/2023 | 100% | 80% | 1,875% |
11/01/2024 | 100% | 80% | 1,875% |
11/04/2024 | 100% | 80% | 1,875% |
11/07/2024 | 100% | 80% | 1,875% |
11/10/2024 | 100% | 80% | 1,875% |
11/01/2025 | 100% | 80% | 1,875% |
11/04/2025 | 80% | 80% | 1,875% |
Dati del certificato per Investire su Eni XS2367254484
ISIN | XS2367254484 |
Emittente | Barclays Bank PLC |
Mercato | EuroTLX |
Valore Nominale | € 100,00 |
Data Strike | 11 Aprile 2022 |
Strike | 13,796 euro |
Data Valutazione Finale | 11 Aprile 2025 |
Data Scadenza | 24 Aprile 2025 |
Frequenza Osservazioni | Trimestrale |
Barriera Autocall | 100% |
Barriera Capitale | 80% Europea – 11,0368 euro |
Barriera Cedola | 80% |
Cedola (con Effetto Memoria) | 1,875% trimestrale (7,50% annuale) |
Ogni trimestre, a partire dall’11 Aprile 2023, se Eni quota a un livello pari o superiore alla Barriera Autocall, il certificato va in autocall e viene rimborsato in anticipo a €100,00 (più cedola del trimestre in corso e tutte quelle eventualmente non pagate precedentemente).
A scadenza, in caso non fosse già stato rimborsato, se Eni quota sopra la Barriera Capitale, il certificato rimborsa a €100,00 (più cedola del trimestre in corso e tutte quelle non pagate precedentemente). Altrimenti, se Eni quota sotto la Barriera Capitale, il certificato rimborsa a €100,00 meno la performance di Eni. Ad esempio, se Eni a scadenza quota a 55% del suo livello iniziale, il certificato rimborsa a €55.
Il presente articolo è redatto a puro fine informativo e non costituisce in alcun modo sollecito all’investimento. I certificates sono prodotti complessi, con rischio potenziale di perdita del capitale investito
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]]>Nel dettaglio i CFD permettono all’investitore di replicare in modo lineare l’andamento di uno strumento (in questo caso rappresentata dal prezzo spot del petrolio Wti americano e del Brent), con il vantaggio di poter spezzettare la posizione rispetto ad un tradizionale futures, basato su volumi maggiori. Il tradizionale contratto al CME è infatti pari a 1.000 barili, circa 35 mila dollari ai prezzi correnti del petrolio. Con i Cfd non sono previste commissioni ma solo il “costo implicito” di bid/ask spread praticato dal broker.
Come accennato, se si vogliono mantenere aperte delle posizioni in overnight (ossia per uno o più giorni) con questi nuovi CFD di ActivTrades è previsto il pagamento di un tasso swap mentre se si opera nell’intraday (ossia se si aprono e chiudono le posizioni nel corso della stessa giornata) non sono previsti costi aggiuntivi. Questi contratti non hanno scadenza a differenza dei tradizionali CFD sui futures del petrolio con scadenza. Attenzione quindi al sottostante selezionato, perché i contratti CFD relativi al future hanno scadenza, mentre quelli sul prezzo spot del petrolio non hanno scadenza ed hanno invece un costo di mantenimento della posizione (che cresce in base al contango sul petrolio del momento).
Analizziamo il turbolento contesto registrato negli ultimi mesi sul petrolio. Nel mese di aprile le quotazioni del petrolio hanno messo a segno un impressionante crollo, scivolando per la prima volta in territorio negativo. Alla base del collasso dei prezzi troviamo un ampio ventaglio di fattori, riconducibili al temporaneo blackout della domanda di greggio, derivante dalla frenata economica generata dal coronavirus. L’improvviso calo globale della domanda, quantificabile in circa 30 milioni di barile al giorno, ha determinato un clamoroso sold-out, nei magazzini americani e a poco è servita la riduzione della produzione da parte dell’OPEC di 9,7 milioni di barile.
Il punto di riferimento per il trading sul petrolio è dato dai Contratti future su WTI e Brent scambiati al CME, che hanno appunto una scadenza, data in cui viene scambiato un certo numero di barili di petrolio ad un determinato prezzo, appunto quello cui si è acquistato il contratto. Per la scadenza di maggio, i costi di stoccaggio erano saliti spaventosamente, divenendo proibitivi in una fase in cui gran parte delle strutture erano occupate già da altre scorte petrolifere non consumate. Questa particolarissima situazione ha fatto sì che nella giornata del 20 aprile gli investitori fossero pronti a pagare pur di non doversi trovare costretti a ricevere ingenti quantitativi di petrolio, senza la possibilità di stoccarli. Le scadenze successive non sono scese in negative, generando quello che tecnicamente viene definito contango, ossia prezzi maggiori per le scadenze più lontane nel tempo.
Lo scenario è però cambiato radicalmente nel mese di maggio, quando gli investitori hanno iniziato a puntare su una progressiva riapertura dei vari paesi e, conseguentemente su una ripresa della domanda, accompagnata da una riduzione della produzione (e dalla chiusura di alcuni impianti negli Stati Uniti, non in grado di sopravvivere a prezzi troppo bassi).
Il prezzo del petrolio ha via via ripreso vigore, con il contratto WTI che ha terminato il mese di maggio in area 35 dollari al barile, mentre il Brent è arrivato oltre i 38 dollari al barile. Questo anche grazie alle aspettative per una conferma dei tagli alla produzione decisi dall’OPEC anche per i mesi estivi. Lo scenario tecnico, a questo punto, è quello di un petrolio ancora ripresa, ma le incertezze restano dietro l’angolo. Prima fra tutte il rischio di una recessione globale nei prossimi mesi, con il rischio di un calo della domanda. Ma anche un’eventuale seconda ondata del coronavirus potrebbe frenare nuovamente la domanda di greggio. La volatilità potrebbe dunque destinata a rimanere elevata sul petrolio, con numerose opportunità per investire sul petrolio, anche grazie ai cfd spot e futures offerti da ActivTrades.
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