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]]>Unicredit lancia un’offerta di acquisto tramite scambio su Banco BPM. Un affare da 10 miliardi di euro, non di facile realizzazione, però. Di fatto si tratta di un’OPA totalitaria, tutta in azioni, per poco più di dieci miliardi di euro. Il concambio sarebbe di 0,175 azioni Unicredit per ogni azione di Banco BPM.
Unicredit, già alle prese con il tentativo di acquisizione con CommerzBank scalda quindi i motori anche in Italia. Ma il Governo, tramite le parole del Ministro dell’Economia Giorgetti, frena, dicendo che si tratta di un’operazione non concordata.
La news del giorno arriva da Unicredit con un tentativo di OPA su Banco BPM. La Banca guidata da Orcel lancia un’offerta pubblica di scambio da 10,1 miliardi di euro per conquistare Banco BPM: uno scenario reale o un azzardo?
Vediamo il commento di Filippo Diodovich, Senior Market Strategist presso il broker IG Italia: “Unicredit ha acceso i riflettori del panorama finanziario italiano. L’annuncio potrebbe ridefinire il settore bancario del Paese con l’offerta pubblica di scambio volontaria (OPS) di Unicredit su Banco BPM. Questa mossa, audace e strategica, segna un nuovo capitolo nella storia delle grandi fusioni e acquisizioni bancarie in Italia, puntando a creare un colosso capace di affrontare le sfide globali del mercato.
Quali sono i dettagli dell’operazione? “Secondo le informazioni diffuse, l’offerta prevede uno scambio di azioni che valorizza Banco BPM a un premio dello 0,5% rispetto alla chiusura di venerdì scorso (prezzo implicito di offerta pari a 6,657 euro per azione)” ha proseguito l’analista del broker IG Italia. “Andrea Orcel, CEO di Unicredit, ha descritto la manovra su Banco BPM come un’operazione (rispetto alla valutazione su Commerzbank come un investimento) e ha sottolineato come non ritenga che l’annuncio dell’offerta di scambio su BPM non sia una grande sorpresa, come già non avrebbe dovuto esserlo su Commerzbank, a suo dire.
Come si sono mosse le azioni di Banco BPM e Unicredit in borsa? Come da previsioni, la mossa ha determinato un aumento della volatilità sulle varie azioni in borsa. Banco BPM in apertura aveva mostrato guadagni superiori ai 6 punti percentuali, arrivando a 7 euro per azione, per poi confermarsi in netto rialzo anche nelle ore successive (al di sopra dei valori dell’OPS).
Unicredit è invece scesa di 3-4 punti percentuali, sotto i 37 euro, sulle aspettative per un aumento di capitale per finanziare l’operazione. Male, sulla Borsa di Francoforte, Commerzbank che scende del 5% a 14,50 euro. Debole anche Banca MPS che segna un -2% a 5,80 euro.
“Crediamo che l’offerta di Unicredit non sia così sorprendente visto che Banco BPM è sempre stato un obiettivo strategico per il gruppo di Piazza Gae Aulenti” ha poi aggiunto Diodovich commentando il tentativo di OPA di Unicredit. “La sorpresa è più che altro nelle tempistiche. Unicredit ha intrapreso nei mesi scorsi una scalata su Commerzbank, Banco BPM sta concludendo un’OPA su Anima Holding e ha acquistato quote di Banca MPS. La situazione è indubbiamente molto complessa. Crediamo che la mossa di Orcel abbia preso in contropiede i vertici di Banco BPM, in particolare il CEO Giuseppe Castagna che aveva/ha l’ambizione di creare il terzo polo bancario.
Riteniamo inoltre che l’offerta di Unicredit sia al momento bassa e ci aspettiamo una probabile nuova offerta molto più elevata per convincere gli azionisti di Banco BPM. Al momento il focus di Unicredit è su BPM, l’operazione finanziaria su Commerzbank richiederà molto più tempo (esito elezioni tedesche, formazione nuovo governo, mosse di difesa dei vertici della banca)”.
Lo scenario italiano nel mondo banking è quindi estremamente complesso. Di fatto l’OPS di Unicredit su Banco BPM potrebbe rappresentare una sinergia di grande valore. Con questa operazione, il gruppo punta a rafforzare la propria presenza nel mercato italiano, sfruttando le forti radici locali di Banco BPM (soprattutto nel nord Italia) e la sua dinamicità. Il tutto si combinerebbe con l’esperienza internazionale di Unicredit, forte soprattutto nel mercato dell’Est Europa.
Addio al terzo polo bancario italiano? Non è affatto detto. La mossa non è stata gradita dal Governo italiano, che ha ventilato l’ipotesi del Golden Power. Giorgetti, Ministro dell’Economia, ha spiegato che la mossa di Unicredit è stata comunicata ma non concordata con il governo. Un tassello che potrebbe complicare – non poco – il buon esito dell’operazione. Il Ministro ha spiegato che il Governo valuterà il tutto attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per richiedere le autorizzazioni necessarie per l’operazione.
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]]>Una borsa paneuropea, un mercato innovativo per il trading che cambia. Ecco, in sintesi gli obiettivi di Spectrum Markets, che abbiamo analizzato con Nicky Maan, CEO dell’azienda. Ovviamente non sono mancati i commenti su bitcoin e criptovalute, uno dei temi del momento
“Spectrum vuole rappresentare una risposta concreta per tutti gli investitori privati che vogliono fare trading in maniera innovativa” ha spiegato il CEO di Spectrum Markets “il progetto parte da lontano. Lavoriamo per un mercato paneuropeo dal 2017, per creare una sede di negoziazione a misura di investitore retail. Siamo partiti anche dall’esperienza di IG, che vanta ormai mezzo secolo di storia con i trader retail. Nel tempo abbiamo riscontrato un progressivo cambiamento nel comportamento di questa fascia di investitori.
Anche i piccoli investitori chiedevano maggiore controllo sul proprio denaro e quindi la possibilità di investire direttamente, senza affidarsi a prodotti terzi. Credo possiamo collegare questo a una sorta di cambiamento sociale, nel quale le persone ripongono meno fiducia nelle istituzioni, nei fondi pensione tradizionali, e vogliono agire in prima persona quando si parla dei loro risparmi”.
Secondo il CEO di Spectrum, poi, la maggior parte delle aziende erano orientate per il trading B2B, piuttosto che per il trading retail. “Come Gruppo, IG ha voluto quindi valutare quali fossero le opzioni per andare ad arricchire le soluzioni a disposizione di una fascia di investitori che si faceva più esigente. Ci siamo chiesti: quali caratteristiche dovrebbe avere una sede di negoziazione per rispondere alle esigenze degli investitori individuali? Molti dei nostri tratti distintivi derivano da ciò.
Uno dei primi punti è stata la possibilità di scambiare 24 ore su 24, 5 giorni su 7. Il motivo è abbastanza intuitivo: una persona comune normalmente lavora mentre i mercati sono aperti, oppure vuole avere la possibilità di reagire a una notizia o a un fatto che accade a mercati chiusi. Non è pensabile di ideare oggi, con la tecnologia e il flusso di notizie alle quali siamo esposti, una sede di negoziazione per investitori retail che non sia aperta 24 ore al giorno”.
Uno scenario simile a quello delle criptovalute, dove la negoziazione è possibile 24 ore al giorno senza interruzioni. Le borse esistenti non prevedono questo tipo di apertura, ma ciò è giustificato dal fatto che la maggior parte dei loro volumi non è legata alla clientela retail.
“Fra gli altri elementi chiave su cui Spectrum ha puntato troviamo la velocità di emissione di nuovi prodotti, la rapidità delle operazioni di settlement e quindi di tutte le attività di back office. Ma soprattutto, volevamo un mercato che fosse già da subito paneuropeo. Al momento il mercato è frammentato con molte borse nazionali: quelle tedesche, quella italiana, quella francese, ecc. Per noi non aveva senso proseguire nella frammentazione: una Europa, un mercato. La regolamentazione, d’altronde, è concepita per essere una unica a livello europeo e applicata nei diversi Paesi con principi comuni”.
Il CEO di Spectrum si è poi focalizzato sugli obiettivi aziendali: “Vogliamo diventare una sede di negoziazione che permetta all’investitore individuale di trovare tutte le soluzioni di investimento che ritiene opportuno inserire all’interno del suo portafoglio di investimento.
Nel lungo termine questo non si limita alle asset class tradizionali. In Spectrum vogliamo continuare a rimanere all’avanguardia, a spingere sull’innovazione. Questo significa andare oltre e permettere l’inserimento di nuove soluzioni, che sia un diverso sottostante o strumenti con profili di rischio differenti. Inoltre, nei prossimi 12/18 mesi vogliamo ampliare la gamma di prodotti disponibili, aggiungendo singole azioni ed ETF. In questo modo andremo a coprire sia il trading di breve periodo, sia un orizzonte temporale di più lungo termine, in linea alle diverse esigenze dell’investitore retail.
La crescita passa anche dalla sinergia, ha poi illustrato Nicky Maan “Le nostre ambizioni spaziano inoltre nell’ampliamento della rete di distribuzione. Essendo Spectrum paneuropeo, questo significa coinvolgere broker da più Paesi. I broker italiani sono stati tra i primi a comprendere la visione di Spectrum e a volerne far parte e ad oggi possiamo contare su partner come Equita Sim, Intermonte Sim e Directa Sim. A questi si aggiungeranno presto nuovi nomi di spicco dell’industria, insieme a broker tedeschi e francesi.
È da ricordare che ciascun prodotto disponibile su Spectrum, che siano oggi i securitised derivative e domani le azioni, gli Etf o altri strumenti, sono accessibili in tutti i mercati in cui Spectrum è attiva, con un unico ISIN. Crediamo che l’espansione dell’offerta andrà di pari passo con l’espansione della distribuzione”.
Spectrum è regolamentato dalla BaFin, ma anche a livello di Esma. C’è grande interesse in Europa nell’avere una sede di negoziazione che sia paneuropea, focalizzata sugli investitori individuali, e che possa offrire loro nuovi prodotti, ma in maniera tutelata. L’azienda sta lavorando con BaFin e con le altre autorità competenti per capire come diverse asset class possano essere scambiate su un exchange in maniera regolamentata.
Pensiamo agli asset digitali. Il lavoro con le autorità si spinge a comprendere come questi asset possano essere liberamente scambiati con un impianto regolatorio ancora relativamente giovane. Come è possibile migliorare la regolamentazione? Quali caratteristiche deve avere una sede di negoziazione affinché gli scambi possano avvenire? Ecco quindi come si sta muovendo Spectrum in ambiti regolamentativi.
Fra le news dei mesi scorsi troviamo il via libera agli ETF su Bitcoin spot da parte della SEC. Lo scenario Europeo è molto diverso e continua a cambiare.
Spectrum è stata la prima a introdurre i certificates su Bitcoin ed Ethereum, in un momento in cui gli unici strumenti accessibili – oltre la possibilità di investire direttamente sul token – erano degli ETC.
“Avremmo potuto lanciare Spectrum nel 2019 includendo già strumenti con Bitcoin come sottostante. Tutto era pronto, ma non lo abbiamo fatto. È stata proprio una mia decisione: un conto è che tutto sia in ordine per emettere lo strumento, un altro è avere la certezza che ci sia il giusto livello di liquidità che permetta la regolarità degli scambi. Non ero certo all’epoca che ci fosse abbastanza liquidità per uno strumento negoziabile 24/5; per lo meno non abbastanza da consentire a un investitore di aprire o vendere una posizione con facilità.
Quando abbiamo deciso di lanciare i certificates con Bitcoin e Ethereum come sottostante eravamo invece sicuri di poter assicurare un trading senza interruzioni. Questo principio deve governare le scelte sull’emettere o no un certo tipo di strumento. Si tratta di responsabilità, soprattutto da parte di un exchange.
Un altro aspetto fondamentale è il fatto che le autorità devono seguire il tutto. Nonostante non ci fosse nulla nella regolamentazione vigente all’epoca (2019) che ci proibisse il lancio di un ETP o di qualsiasi altro strumento avente come sottostante Bitcoin, le conversazioni intrattenute con BaFin ci hanno fatto capire chiaramente che, anche lato loro, non era ancora il momento.
Questo è un esempio di come a volte è giusto trattenere i progressi che la tecnologia permetterebbe di fare per dare ascolto alle preoccupazioni che emergono dal lato regolamentare e/o per tutelare la propria struttura di trading nel medio e lungo termine.
Questa è la stessa filosofia che adotteremo nell’andare a valutare nuove proposte. Siamo coinvolti attivamente nei panel di discussione su Mica, sul suo sviluppo. Proporremo strumenti aventi come base altre criptovalute o asset digitali solo se saranno allineati alla regolamentazione. Deve esserci allineamento tra le normative, l’interesse del cliente finale e la propria struttura per avere un’innovazione effettiva.
Restando sul tema dei Cripto Asset, il CEO di Spectrum ha spiegato quale pensa sia la prospettiva per questa asset class.
“Innanzitutto, le criptovalute hanno superato un punto di ritorno. In altre parole, questa asset class non scomparirà. Abbiamo iniziato a sentir parlare di Bitcoin nel 2010 e siamo ormai nel 2024, questo significa un lasso di tempo di quattordici anni. Detto ciò, quando si è alzato il velo sul bitcoin e le criptovalute si è molto parlato della forza rivoluzionaria che portavano con sé. Ci ricordiamo i vari: sostituiranno le normali valute, il contante sparirà, sfideranno le istituzioni, ecc. A conti fatti, non credo che tutto ciò succederà.
Il valore dell’asset class, nel suo complesso, aumenterà. Credo che un aspetto che non viene tenuto particolarmente in considerazione in questo momento sia l’impatto generazionale. L’asset class si espanderà, sì, ma oltre quelle che sono le criptovalute. Diventerà un insieme di asset digitali che prenderà piede man mano che le nuove generazioni, più a loro agio con la tecnologia, e con questo tipo di tecnologie nello specifico, si sentirà a suo agio nell’includerle come investimento nei prossimi 10 o 15 anni.
In Europa, e nel mondo occidentale nel suo complesso, molta della ricchezza si concentra su fasce di età over 40. E’ altamente improbabile che questo tipo di investitori sposti la propria allocazione dalle asset class tradizionali per metterle in asset digitali. Le attuali generazioni, però, che adesso sono prossime ai 20 anni, cresceranno e accumuleranno ricchezza. Andando a investire i loro risparmi, si sentiranno a proprio agio nell’allocarne il 20% o il 30% in un paniere di asset digitali.
E’ uno scenario molto diverso rispetto alla fotografia di investitori che possiamo scattare ora, dove ci sono giovani entusiasti della novità e più adulti che riservano una percentuale minima del loro portafogli.
Non ritengo, tuttavia, che gli asset digitali possano soppiantare le asset class tradizionali. Soprattutto non le criptovalute. Le istituzioni non lasceranno che bitcoin arrivi a imporsi come valuta e stiamo già vedendo i passi in avanti che si stanno facendo sulle CBDC. Una sorta di istituzionalizzazione del bitcoin andrà a deludere alcuni che hanno appoggiato l’animo rivoluzionario che il progetto aveva ai suoi albori e a scoraggiare chi è interessato al token per il suo aspetto speculativo. Questo non è un fattore negativo, poiché porterà a una maggiore stabilità della criptovaluta, anche se al momento le dimensioni – se comparate con quelle dei mercati – sono ancora decisamente ridotte. L’infrastruttura è molto giovane e deve crescere. Con la crescita dei volumi ciò potrà avvenire, ma ci vorrà tempo.
Approfondimenti
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]]>Cosa capita per gli investitori dopo che certificates di Cirdan – Smart ETN non saranno più negoziabili su Borsa Italiana? Vediamo le news di Cirdan. La società ha comunicato un aggiornamento dopo le news di dicembre e gennaio, quando si era registrato il commissariamento di Smart Bank e Cirdan Group.
Non si va nella direzione sperata, con la negoziazione su Borsa Italiana che sarà sospesa sul finire di marzo. Per quanto riguarda la parte relativa ai certificates il problema dichiarato riguardava il liquidity provider. Infatti, Equita SIM si era defilata dal ruolo di specialist di Cirdan per l’accesso a EuroTLX e SeDex, i due mercati i Borsa italiana dei certificates, salvo poi trovare un accordo a inizio anno (con vari problemi e prezzi costantemente più bassi rispetto a quelli di metà dicembre, anche con un mercato positivo). Di fatto l’accordo posticipava al 27 marzo 2024 la data originariamente annunciata di cessazione del servizio di Specialist. Nel frattempo, Cirdan Capital ha esplorato le opzioni per una soluzione alternativa a lungo termine per garantire la continuità delle negoziazioni dei suddetti strumenti finanziari su Borsa Italiana. Ma senza successo.
Cirdan ha spiegato in una nota che “nonostante le discussioni e le trattative di Cirdan Capital con diversi fornitori di servizi, purtroppo non è stato possibile trovare un fornitore alternativo di servizi di Specialist che fosse in grado e pronto a fornire un accesso permanente a Borsa Italiana nei tempi richiesti, dopo il 27 marzo 2024”.
Pertanto, i certificates di Cirdan e Smart ETN non saranno più negoziabili su Borsa Italiana dal 27 marzo in poi. Inoltre, dal 27 febbraio sono negoziabili soltanto in bid-only. Sarà pertanto possibile soltanto venderli. Da vedere quali saranno i prezzi, se il liquidity provider sarà ancora “basso”, penalizzando quindi gli investitori come visto in particolare a gennaio.
Dopo il 27 marzo si potrà tuttavia negoziare i prodotti in modalità OTC, se la banca lo consente (sono da verificare in questo caso i costi, che potrebbero essere elevati).
Ecco di seguito alcune news riportate da Cirdan Capital in una nota sul suo sito in merito alla complessa situazione attuale. Ecco cosa capita per chi ha questi prodotti in portafoglio e quali sono le opzioni per gli investitori.
Cirdan ha poi aggiunto che, qualora necessario, arriveranno altri aggiornamenti. Situazione estremamente complessa che ricorda ancora una volta l’importanza della questione rischio emittente nel mondo dei certificati e, più in generale, dei prodotti di investimento finanziario.
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