Opzioni Archivi - Investire-Certificati.it Opzioni https://www.investire-certificati.it/category/prodotti-finanziari/opzioni/ I migliori certificati di investimento li trovi su investire-certificati.it Wed, 06 Jul 2022 10:00:16 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.3 https://www.investire-certificati.it/wp-content/uploads/2021/06/cropped-android-chrome-192x192-1-32x32.png Opzioni Archivi - Investire-Certificati.it Opzioni https://www.investire-certificati.it/category/prodotti-finanziari/opzioni/ 32 32 Le Opzioni Call e Put https://www.investire-certificati.it/le-opzioni-call-e-put/ Fri, 16 Oct 2020 05:30:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=2662 Cosa sono le opzioni nel mondo finanziario? Quali le differenze fra opzioni call e opzioni put? Quando le opzioni sono definite in the money e quando out of the money? Quali i fattori che muovono il prezzo di questi strumenti finanziari derivati? Opzioni – definizione Un’opzione è un contratto che conferisce all’investitore il diritto, ma […]

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Cosa sono le opzioni nel mondo finanziario? Quali le differenze fra opzioni call e opzioni put? Quando le opzioni sono definite in the money e quando out of the money? Quali i fattori che muovono il prezzo di questi strumenti finanziari derivati?

Opzioni – definizione

Un’opzione è un contratto che conferisce all’investitore il diritto, ma non l’obbligo, di comprare (opzione di acquisto-call) o di vendere (opzione di vendita-put) una coppia di valute ad un determinato prezzo (detto prezzo strike o base) ad una determinata data (data di scadenza).
Le opzioni, quindi, possono essere di due tipi: call o put.
Le opzioni call conferiscono il diritto di acquistare una coppia di valute ad un determinato prezzo (strike price) entro una data specifica.
Le opzioni put conferiscono invece il diritto di vendere una coppia di valute ad un determinato prezzo (strike price) entro una data specifica

Opzioni Call e Opzioni Put

L’acquisto di un’opzione call sul cambio Eur/Usd, ad esempio, attribuisce il diritto di comprare euro (e quindi di vendere dollari) ad un certo prezzo ed entro una determinata scadenza. Per acquisire questo diritto il compratore paga un premio (che viene incassato dal venditore) costituito dal prezzo dell’opzione.
In pratica:
– acquistando opzioni di tipo call (o vendendo opzioni di tipo put) si assumono posizioni rialziste sulla valuta certa (sulla valuta al numeratore e quindi, nel caso dell’Eur/Usd, sull’Euro) ossia si ipotizza una salita del cambio;
– acquistando opzioni di tipo put (o vendendo invece opzioni di tipo call) si assumono posizioni ribassiste sulla valuta certa (ossia si ipotizza una discesa del cambio).

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Opzione in the money e out of the money

La differenza tra il prezzo del sottostante (del cambio) e il prezzo di esercizio (strike) determina se l’opzione è “In The Money”, “At the Money” o “Out of the Money”. In particolare per le opzioni call:
a) se il prezzo del sottostante è maggiore dello strike price l’opzione si dice “In the money”;
b) se il prezzo del sottostante è uguale allo strike price l’opzione si dice “At the money”;
c) se il prezzo del sottostante è inferiore allo strike price l’opzione si dice “Out of the money”;

I due elementi che costituiscono il prezzo di un’opzione (premio) sono: il valore intrinseco e il valore temporale. Quindi:
> valore dell’opzione (premio) = valore intrinseco + valore temporale

Per un’opzione call il valore intrinseco è dato dalla differenza tra il prezzo dell’attività sottostante e il prezzo di esercizio dell’opzione;
Per un’opzione put il valore intrinseco è invece dato dalla differenza tra il prezzo di esercizio dell’opzione e il prezzo del sottostante.

Valore intrinseco di un’opzione

Quando la differenza è minore o uguale a 0 l’opzione non ha alcun valore intrinseco. Questo significa che:
– se acquisto una call con base 110 quando il sottostante vale 100 l’opzione è out of the money e il valore intrinseco è nullo;
– se acquisto una call con base 90 quando il sottostante vale 100 il valore intrinseco è pari a 100-90=10
Il valore temporale dipende invece da due elementi:
– la durata residua dell’opzione. Tanto più è distante la scadenza tanto più alto (a parità di altri elementi) è il prezzo/premio dell’opzione.
– la variabilità attesa del prezzo del sottostante (volatilità futura). Tanto più alta è la volatilità tanto più alto (a parità di altri elementi) è il prezzo/premio dell’opzione.

Come si calcola il prezzo delle opzioni

I prezzi delle opzioni sono influenzati da cinque fattori, ognuno dei quali viene richiamato con lettere dell’alfabeto greco (Delta, Gamma, Theta, Vega, Rho). Ecco i principali elementi per capire le greche nel prezzo delle opzioni.

Il Delta misura la variazione del prezzo dell’opzione provocata dalla variazione del prezzo del sottostante (ipotizzando che tutti gli altri fattori che influenzano il prezzo di un’opzione rimangano nel frattempo costanti). Il valore del Delta è compreso tra 0 e 1 per le opzioni call (ad una variazione positiva del prezzo del sottostante il valore dell’opzione aumenta) e tra 0 e -1 per le opzioni put.

Il Gamma misura la variabilità di delta al variare del prezzo del sottostante ed è considerato un fattore di accelerazione del delta stesso. Il gamma fornisce indicazioni particolarmente interessanti circa la futura volatilità del sottostante in quanto una posizione long gamma segnala l’aspettativa di un mercato volatile. Una posizione short gamma esprime l’aspettativa di un mercato stabile.

Il Theta misura invece la sensibilità del prezzo dell’opzione al trascorrere del tempo. Il prezzo dell’opzione, infatti, diminuisce man mano che il tempo passa e si avvicina alla scadenza: per questo motivo il theta (che esprime quindi il declino temporale dell’opzione) è spesso espresso come la perdita di valore in pip per ogni giorno che passa.

Vega, la volatilità nelle opzioni

Il Vega misura la variabilità del prezzo dell’opzione al variare della volatilità. La volatilità è un aspetto fondamentale nel definire il prezzo di un’opzione: forti oscillazioni aumentano infatti la probabilità che il prezzo raggiunga valori estremi. Per questo motivo un aumento della volatilità del sottostante determina un aumento del prezzo delle opzioni, sia call che put. L’opposto, ovviamente, se si verifica una diminuzione della volatilità.

Il Rho misura la sensibilità del prezzo dell’opzione al variare del tasso d’interesse. Per le opzioni su valute occorre evidenziare che il suo valore dipende sia dal tasso d’interesse della valuta di base (l’euro per EUR/USD) sia dal tasso d’interesse della valuta di riferimento (il dollaro per EUR/USD).

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Opzione “Out-Of-The-Money”, Opzione “In-The-Money” https://www.investire-certificati.it/opzione-in-the-money-opzione-out-of-the-money-cosa-vuole-dire/ Tue, 20 Aug 2019 21:32:22 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=248 Opzione in-the-money, Out-of-the-money Nel dettaglio il valore di un’opzione può essere: in, at oppure out the money Il secondo tipo, “opzione at-the-money“: viene utilizzata per definire un’opzione che ha un prezzo di esercizio uguale al prezzo dell’attività sottostante cui fa riferimento Quando un’opzione si dice in-the-money? Opzione Call Opzione Put At-the-money-forward

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Opzione “out-of-the-money” o “in-the-money“: cosa vuole dire? Quando un’opzione viene definita “at-the-money”? Ecco una piccola guida per comprendere le opzioni ed altri strumenti derivati.

Un’opzione può essere in-the-money, out-of-the-money, oppure at-the-money. Questa terminologia legata alla moneyness delle opzioni permette di ottenere una misura del valore monetario dell’opzione stessa, definendo se questo è positivo, negativo o nullo. Questa nomenclatura, oltre che per le opzioni, può essere utilizzata anche per definire il valore monetario di altri strumenti derivati.

Prima di vendere nel dettaglio le varie categorie per definire il valore monetario di un’opzione ricordiamo la definizione del prezzo di esercizio (in inglese “strike price”), definibile come il livello dell’attività sottostante definito all’origine del contratto. Per l’opzione  è il prezzo cui potrà essere acquistato il sottostante in questione esercitando un’opzione call, oppure venderlo esercitando un’opzione put.

Opzione in-the-money, Out-of-the-money

Nel dettaglio il valore di un’opzione può essere: in, at oppure out the money

Opzione in-the-money”: quando l’opzione potrebbe essere esercitata con profitto, ossia ad un prezzo inferiore rispetto a quello del sottostante (qualora si stia parlando di un’opzione call), mentre invece si parla di “in the money” per una opzione put con un prezzo di esercizio superiore al valore corrente dell’attività sottostante.

Il secondo tipo, “opzione at-the-money“: viene utilizzata per definire un’opzione che ha un prezzo di esercizio uguale al prezzo dell’attività sottostante cui fa riferimento

Nel caso in cui invece una opzione è “out-of-the-money” significa che si tratta di  un’opzione con un prezzo di esercizio inferiore al valore corrente del sottostante (nel caso di opzione call) o di una con prezzo di esercizio superiore al valore attuale del sottostante nel caso di opzione put. Il suo esercizio sarebbe quindi non conveniente dati questi prezzi di mercato.

Un interessante esempio realizzato da Money-zine.come relativamente alla Moneyness di un’opzione call, che diventa positivo al di sopra del valore strike, mentre diviene invece out-of-the-money se il sottostante cui fa riferimento l’opzione scende al di sotto dello strike.

Quando un’opzione si dice in-the-money?

Per esemplificare il concetto di opzione “in-the-money” (ed anche “out-of-the-money” o “at-the-money“) ipotizziamo due opzioni, rispettivamente call e put, con prezzo di esercizio pari a 50 euro su un sottostante quotato a 50 euro. A questi valori, avremo un’ opzione at-the-money (ossia con prezzo di esercizio dell’opzione e valore del sottostante corrispondenti). Non vi sarebbe beneficio alcuno nell’esercizio dell’opzione o del derivato. Questo, però, non genererebbe una perdita, salvo eventuali commissioni.

Opzione Call

L’opzione call diventerebbe out-the-money, nel caso in cui il valore del sottostante scendesse a 40 euro, in quanto sarebbe sconveniente utilizzarla. Parimente, l’opzione put diventerebbe in-the-money, ossia sarebbe conveniente (in quanto si potrebbe vendere a 50 euro un sottostante che ne vale al momento 40 grazie all’esercizio dell’opzione).

Opzione Put

L’opzione put non sarebbe più conveniente viceversa, se il valore del sottostante salisse a 60 euro. Non si avrebbe alcun interesse ad esercitarla vendendo il sottostante a 50 euro. Sarebbe dunque un’opzione out-of-the money. Mentre si avrebbe invece un profitto nell’utilizzare l’opzione call ad un prezzo di esercizio di 50, inferiore di 10 euro rispetto al valore di mercato del sottostante cui fa riferimento l’opzione, che sarebbe appunto definibile in questo particolare contesto come un’opzione in-the-money.

At-the-money-forward

“At-the-money-forward”, è una definizione utilizzata per definire un’opzione con moneyness pari a zero. Questo se il prezzo atteso (futuro) del sottostante risulta pari al prezzo di esercizio attualizzato del tasso di un investimento considerato risk free. Ecco dunque questa variabile, rispetto al concetto standard di opzione-in-the-money e opzione-out-the-money.

Ecco dunque alcuni punti cardine per avvicinarsi al trading su opzioni e comprendere i processi fondamentali di come si muovano i prezzi di questi strumenti finanziari derivati.

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