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Cosa è Trading Economics? La ricerca di dati macroeconomici e news finanziarie è fondamentale per chi investe. Trading Economics è una piattaforma leader nell’offerta di dati economici, serie storiche di numeri, news economiche e previsioni sull’andamento economico mondiale. Copre quasi 200 paesi, con una notevole mole di news finanziarie e dati economici.

Il sito è stato fondato con l’obiettivo di fornire al grande pubblico informazioni economiche ed è utilizzata da analisti finanziari e investitori privati. Sulla homepage di Trading Economics si trovano le ultime news economiche e finanziaria, seguite dalla lista dei principali paesi mondiali in ordine di PIL. A fianco alcuni dei maggiori indicatori economici, come la crescita del PIL, il tasso di interesse, l’inflazione, il tasso di disoccupazione, il rapporto fra debito e PIL.

Non manca ovviamente il calendario economico con gli appuntamenti da segnare in rosso, come i non-farm payrolls, i dati su inflazione, disoccupazione ed ovviamente le banche centrali. Su Trading Economics troviamo i tassi di interesse della Federal Reserve, della Banca Centrale Europea, della Banca d’Inghilterra e delle altre banche centrali. Il portale offre un’ampia serie di dati e grafici finanziari.

Cosa si trova su Trading Economics?

Trading Economics

Trading Economics offre complessivamente oltre venti milioni di indicatori economici su tutti i maggiori paesi del mondo oltre al calendario economico. Sono poi presenti previsioni di mercato ed analisi. Infatti, il sito non si limita a fornire dati storici, ma offre anche previsioni basate su modelli econometrici evoluti. Sono reperibili nella sezione “forecasts”. Uno strumento aggiuntivo per il trader e l’investitore che si muovono sui mercati finanziari.

Decisamente interessante anche la parte relativa alle notizie, costantemente aggiornata per riflettere gli ultimi sviluppi sui mercati, con focus mirati sui principali dati macroeconomici.

Su Trading Economics sono poi disponibili anche grafici. Parecchi sono reperibili anche sulle tradizionali piattaforme di trading. Altri, come quelli relativi al lungo periodo o a confronti fra asset diversi da quelli quotati sulle borse (come i rapporti fra oro e indici azionari oppure fra azioni e petrolio) decisamente interessanti. Nel complesso Trading Economics rappresenta quindi uno strumento che può aiutare l’investitore nella ricerca e nell’analisi di dati finanziari e macroeconomici.

Approfondimenti

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La Microeconomia https://www.investire-certificati.it/la-microeconomia/ Wed, 01 Jan 2025 21:19:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=32825 Cos’è la microeconomia? Cosa tratta la microeconomia? Quali argomenti studia? Quali sono le differenze fra la microeconomia e la macroeconomia? Una spiegazione semplice a queste importanti domande. Cos’è la microeconomia La prima domanda a cui cerchiamo di dare una risposta è “cos’è la microeconomia”? Partiamo con una definizione La microeconomia è la scienza che studia […]

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Cos’è la microeconomia? Cosa tratta la microeconomia? Quali argomenti studia? Quali sono le differenze fra la microeconomia e la macroeconomia? Una spiegazione semplice a queste importanti domande.

Cos’è la microeconomia

microeconomia

La prima domanda a cui cerchiamo di dare una risposta è “cos’è la microeconomia”? Partiamo con una definizione

La microeconomia è la scienza che studia il comportamento delle singole persone e di come l’insieme di questi comportamenti influenzi l’economia.

Un esempio: quando usciamo di casa per andare a comprare il pane dal panettiere o le verdure dal verduriere stiamo facendo delle azioni che possono essere studiate da un punto di vista microeconomico. Ma come agiscono le varie persone – o meglio la somma delle azioni economiche delle varie persone – sul sistema economico? Per regolamentare questa scienza si sono dovute fare alcune importanti assunzioni.

Le assunzioni principali

Le principali assunzioni alla base della microeconomia sono le seguenti:

  • Le risorse in un mercato sono scarse o comunque limitate e non infinite. Questo comporta un numero di scelte limitate per il consumatore, in quanto neanche le risorse necessarie per soddisfare i vari bisogni sono infinite.
  • Ogni individuo opera in piena razionalità, ovvero prende le sue scelte cercando di massimizzare la propria utilità e le proprie risorse, conoscendo sia le logiche di mercato che i suoi bisogni di beni e servizi.
  • Ogni individuo opera cercando di massimizzare la propria utilità marginale. Con utilità marginale intendiamo il grado di soddisfazione genera in una persona l’aggiunta di un’ulteriore unità di un bene o di un servizio. L’utilità marginale è decrescente.
  • Per chiarire facciamo un esempio: una prima tazzina di caffe genera un’alta utilità marginale, una seconda può continuare ad essere piacevole, ma il sesto ci potrebbe rendere nervosi e quindi raggiunge un’utilità marginale nulla se non negativa. Con il crescere del numero di beni acquisiti cala l’utilità marginale, fino a diventare negativa.

Queste assunzioni fondamentali di tutte le teorie microeconomiche non si verificano però sempre. Le teorie microeconomiche, come tutte le scienze che studiano i comportamenti dell’essere umano, cercano di razionalizzare per ricondurre ad alcuni modelli della realtà. Queste teorie servono per fare delle utili previsioni, che però non sempre si realizzano anche perché il comportamento umano non è sempre razionale. Spesso inoltre l’individuo non conosce appieno i suoi bisogni o le logiche del mercato.

Le teorie microeconomiche sono comunque oggetto di studi e questo ha comportato la revisione ed il superamento di alcune teorie che non hanno superato (in parte o appieno) la prova dei fatti.

Cosa tratta la microeconomia

Come abbiamo accennato in precedenza ogni nostra scelta nel mercato è un’azione che può essere studiata dalla microeconomia. Questo implica che la microeconomia studi tutte le scelte sia del consumatore, che del venditore, che delle varie situazioni che queste interazioni generano sia nel breve che nel lungo periodo.

Il consumatore

microeconomia

Nelle scelte del consumatore bisognerà quindi includere anche la sua scelta di impiegare il suo tempo nel lavoro, che gli permetterà di incassare un reddito. Questo reddito, assieme al reddito del passato che si è riuscito a risparmiare o ad ottenere in altri modi, ovvero il patrimonio costituirà il suo capitale disponibile. Con il capitale disponibile il consumatore potrà quindi scegliere di acquistare beni e servizi nell’economia oppure, una volta che avrà soddisfatto le sue utilità marginali potrà decidere di risparmiare. Quando l’utilità marginale dell’acquisto di un bene o servizio sarà inferiore a quella del risparmio di risorse per il futuro il consumatore deciderà quindi, in base al principio della piena razionalità di risparmiare.

La microeconomia non valuta solo il singolo mercato: se, per esempio, il prezzo delle patate fritte aumenta ed il prezzo dei popcorn resta invariato, all’aumentare del prezzo delle patate fritte, sempre più consumatori sceglieranno di acquistare dei popcorn. Ecco quindi un effetto di sostituzione dei beni.

Questo perché l’utilità marginale inizialmente sarà maggiore in quanto con la stessa quantità di denaro potranno acquistare una maggiore quantità di popcorn. Dopo un certo periodo però questo fenomeno si interromperà perché l’utilità marginale delle patate fritte tornerà ad essere superiore a quella dei popcorn, questo perché l’utilità marginale dei popcorn scenderà mentre quella delle patate fritte non essendo più comprate rimarrà stabile. In questo esempio abbiamo analizzato il mercato di due beni succedanei.

Il venditore

Sembrerà banale dirlo, ma bisogna ricordare che ogni venditore mira a massimizzare il suo profitto. Questo comporta che il venditore dovrà sia massimizzare il prezzo di vendita, che minimizzare i vari costi di acquisto delle materie prime e dei servizi. Questi costi possono essere fissi (se non variano al variare delle quantità prodotte) o variabili (se all’aumentare delle quantità prodotte variano). Anche alla produzione bisogna applicare il principio dell’utilità marginale: ogni lavoratore che viene aggiunto alla produzione crea dei costi, ma la produzione non aumenta allo stesso modo: per cui per ogni lavoratore che si inserisce ogni unità che si produce aumenta di costo. Si arriva così al concetto di costo marginale. In base alle varie forme di mercato si svilupperanno le varie teorie di produzione per massimizzare il ricavo dell’impresa.

Altre aree della microeconomia

Questi sono solamente alcuni degli aspetti analizzati dalla microeconomia. Infatti, ad esempio, ci sono teorie microeconomiche che si basano anche sul tipo di mercato che si instaura: monopolio, bipolio (ovvero un mercato con due soli venditori), oligopolio, concorrenza imperfetta, concorrenza perfetta, ecc… Non bisogna inoltre trascurare le teorie microeconomiche che studiano gli equilibri, l’ottimo paretiano, la funzione di utilità sociale, le esternalità, i beni pubblici, i fallimenti del mercato e tante altre ancora.

microeconomia

Differenza tra microeconomia e macroeconomia

Per definire la differenza tra la microeconomia e la macroeconomia è indispensabile specificare cosa si intende con il termine macroeconomia. Questa è l’insieme degli studi degli aggregati economici ovvero il reddito nazionale, l’inflazione, la disoccupazione ecc… La macroeconomia è quindi la somma dei comportamenti e della scelta dei vari attori della microeconomia. Questo confine si sta però sempre più diluendo col passare degli anni in quanto per approfondire le dinamiche degli aggregati economici è necessario analizzare i mercati e la loro composizione.

Conclusioni

Come abbiamo analizzato, tutti i nostri comportamenti nei mercati sono studiabili dalla microeconomia e inquadrabili all’interno di alcuni modelli. Questi modelli matematici condurranno alle soluzioni che massimizzano le varie utilità marginali e spesso regolano (alle volte anche inconsciamente) il mercato. Come detto, queste teorie non sono però infallibili (anche perché le assunzioni alla base della microeconomia raramente si riescono a realizzare), ma sicuramente valgono la pena di essere studiate ed approfondite.

Per approfondire

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La macroeconomia https://www.investire-certificati.it/la-macroeconomia/ Mon, 30 Dec 2024 21:08:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=32868 Cos’è la macroeconomia? Come possiamo definire la macroeconomia e quali sono i temi che studia? Qual è la differenza tra microeconomia e macroeconomia? Ecco un approfondimento su queste interessanti tematiche. Cos’è la macroeconomia Partiamo con una definizione. La macroeconomia è una scienza che studia un’economia a livello di macro aggregati. Gli operatori principali che vengono […]

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Cos’è la macroeconomia? Come possiamo definire la macroeconomia e quali sono i temi che studia? Qual è la differenza tra microeconomia e macroeconomia? Ecco un approfondimento su queste interessanti tematiche.

Cos’è la macroeconomia

Partiamo con una definizione. La macroeconomia è una scienza che studia un’economia a livello di macro aggregati. Gli operatori principali che vengono studiati sono:

  • l’insieme dei compratori;
  • l’insieme dei venditori / delle imprese;
  • l’insieme dei risparmiatori;
  • l’insieme dei lavoratori;
  • l’insieme degli enti pubblici / lo stato;
  • il resto del mondo.

Riassumendo, semplificando ulteriormente il quadro, gli operatori sono le famiglie che prestano lavoro, consumano e risparmiano o investono e le imprese che acquistano la domanda di lavoro pagando un reddito alle famiglie ed assecondano il mercato, investendo quando necessario.

I comportamenti di questi attori hanno un impatto sull’economia e generano gli andamenti dei vari mercati e quindi dell’economia nel suo complesso. La macroeconomia mira a fornire strumenti e indicazioni ai governi ed alle istituzioni finanziarie (come il Fondo Monetario Internazionale o le Banche Centrali), oltre che alle grandi aziende.

Di cosa tratta la macroeconomia

monete macroeconomia

Come abbiamo detto la macroeconomia è quella scienza economica che si concentra sui macro aggregati. Facendo questo cerca di elaborare le situazioni che portano a degli equilibri e quelli che causano dei disequilibri e delle crisi e come queste situazioni nefaste possono essere sanate. Per far ciò è necessario studiare anche l’intervento dello stato: questo infatti può esimersi totalmente o quasi dall’intervenire nel mercato o contribuire in modo importante (vedasi l’IRI in Italia dalla Grande Crisi alla fine della Prima Repubblica) o addirittura in maniera totalitaria come nel comunismo.

Lo stato può inoltre intervenire per gestire l’inflazione (attraverso le banche centrali) e la disoccupazione (attraverso delle politiche espansive o addirittura assumendo i disoccupati) o anche attraverso politiche di espansione economica (immettendo così nuove risorse nel mercato).

La macroeconomia però non si limita solamente agli studi delle varie politiche statali, infatti analizza anche, ad esempio, l’insieme delle produzioni di beni e servizi realizzate da un paese. Questo insieme è definito come produzione interna lorda (in sigla Pil). Attraverso questo aggregato è poi quindi possibile analizzare le economie di diversi paesi, degli scambi tra diversi stati. Inoltre, vengono anche studiati gli effetti sulle economie dell’apprezzamento di una valuta, sia sul mercato nazionale che internazionale.

Gli esempi fatti poco fa non sono altro che alcuni degli svariati ambiti di studio della macroeconomia.

Cosa sono i modelli economici

La macroeconomia, come la microeconomia, si basa sullo studio di alcuni modelli economici. Sorge spontaneo però chiedersi: “cosa sono i modelli economici”? I modelli economici non sono altro che una rappresentazione semplificata dell’economia, sviluppati attraverso l’uso di formule matematiche ed equazioni e grafici. Il modelli economici non rappresentano quindi alla perfezione il mercato analizzato, ma si limitano a fornirne una rappresentazione semplificata, che ci permette di analizzarla e comprenderla meglio.

Per rappresentare e comprendere la realtà i modelli economici utilizzano sia variabili endogene (ovvero spiegate dal modello), sia variabili esogene (ovvero considerate come prestabilite o influenzabili dal governo attraverso delle politiche economiche).

crisi macroeconomica

Principali scuole di pensiero

Le due principali scuole di pensiero sono le seguenti:

  • la scuola liberista (anche conosciuta come classica): che crede che il mercato sia in grado di funzionare con efficienza senza un intervento statale;
  • la scuola keynesiana: che crede che il mercato non sia in grado di funzionare con efficienza senza un intervento statale.

La legge chiave per la scuola liberista è la legge di Say, che prevede che, alle dovute condizioni, l’offerta genera domanda. Questo comporta che il mercato non avrà un eccesso di offerta a seguito di una sovrapproduzione e che il mercato si autoregolerà in base alle fluttuazioni dei prezzi. Keynes, l’ideatore delle teorie Keynesiane, criticò fortemente queste teoria e propose, tra il resto, che lo stato dovesse sopperire alle carenze sistemiche attraverso delle operazioni a sostegno dell’economia, in quanto una riduzione della domanda porta a una crisi di mercato. Keynes, nella scrittura delle sue teorie, fu fortemente condizionato dalla Grande Crisi del 1929 (causata da un eccesso di produzione, superiore alla domanda di beni) e dalla lunga decrescita dell’economia americana.

Ulteriori scuole di pensiero macroeconomico

Sulla base degli errori riscontrabili in entrambe le teorie ed analizzando nuove idee e tematiche, negli anni gli studiosi della macroeconomia hanno elaborato delle nuove teorie. Sono così nate, ad esempio:

libro macroeconomia
  • la scuola monetarista, fondata da Milton Friedman, che si focalizza sull’importanza della moneta immessa nel sistema economico ed analizza gli effetti che il variare della quantità della valuta causano;
  • la scuola neo-classica che corregge alcune imperfezioni delle teorie liberiste alla luce degli errori evidenziati dai keynesiani, accettando che nel breve periodo si possano verificare delle situazioni di squilibrio, ma che nel lungo periodo l’economia tenda al pieno impiego;
  • la nuova economia classica: in forte contrasto con le teorie keynesiane e all’intervento attivo nell’economia da parte dello stato. Questa scuola è condizionata da dei seguace della teoria monetarista di Friedman.
  • la scuola post-keynesiana: questa scuola segue le teorie keynesiane, approfondendole ed integrandole.
  • la teoria austriaca del ciclo economico: fortemente contraria al ruolo attivo recitato dalle banche centrali che influenzano negativamente l’economia intervenendo sui mercati, attraverso la manipolazione dell’inflazione e del tasso di interesse e operando investimenti errati.

Differenza tra microeconomia e macroeconomia

Per definire la differenza tra la microeconomia e la macroeconomia è necessario definire il concetto di microeconomia. La microeconomia è la scienza che studia il comportamento delle singole persone e di come l’insieme di questi comportamenti influenzi l’economia. L’insieme di tutti questi comportamenti degli attori che operano nel mercato genera la macroeconomia. Il confine tra la microeconomia e la macroeconomia si sta però sempre più diluendo col passare degli anni. Questo perché per approfondire le dinamiche degli aggregati economici è necessario analizzare i mercati e la loro composizione e quindi la microeconomia. Bisogna però notare che, rispetto alla microeconomia, la macroeconomia usa un livello di aggregazione maggiore e quindi le approssimazioni sono più importanti.

grafico macroeconomia

Conclusioni

Nel corso di questo articolo abbiamo indagato le principali teorie macroeconomiche e gli attori studiati dalla macroeconomia. Riassumendo possiamo vedere la macroeconomia come lo studio delle decisioni prese dagli aggregati economici e degli effetti delle politiche messe in atto dagli stati a sostegno del prodotto interno lordo, del reddito, delle famiglie e delle imprese. A differenza della microeconomia infatti il focus non è sul singolo attore che opera nel mercato, ma sulla collettività degli operatori.

Con questa piccola analisi speriamo di avervi interessato alla macroeconomia, una scienza umana interessantissima che merita sicuramente uno studio approfondito in quanto permette la comprensione di numerosi fattori della realtà che ci circonda.

Per approfondire

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Cosa muove il prezzo di un Certificato? https://www.investire-certificati.it/cosa-muove-il-prezzo-di-un-certificato/ Thu, 19 Dec 2024 14:15:52 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=34216 È una domanda chiave per gli investitori: Cosa muove il prezzo di un certificato? In altre parole, quali sono le variabili da considerare per capire come si muove il prezzo spot di un certificato sul mercato secondario? Procediamo con ordine, con una semplice guida per capire cosa muove il prezzo di un certificato di investimento. […]

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È una domanda chiave per gli investitori: Cosa muove il prezzo di un certificato? In altre parole, quali sono le variabili da considerare per capire come si muove il prezzo spot di un certificato sul mercato secondario? Procediamo con ordine, con una semplice guida per capire cosa muove il prezzo di un certificato di investimento.

Il prezzo di un sottostante

Vediamo i fattori che muovono il prezzo di un certificato. In primo luogo, chiaramente il prezzo del sottostante. Nel caso di un tradizionale certificato cash collect, un incremento di prezzo dell’azione, dell’indice o della materia prima sottostante determina una salita del prezzo. La quotazione del sottostante ha un peso maggiore man mano che ci si avvicina a scadenza, in quanto la vita residua (e quindi la probabilità di movimenti ampi in una direzione o nell’altra) sono inferiori.

Volatilità e vita residua

Un secondo elemento chiave è senz’altro la volatilità, ossia l’oscillazione media del sottostante. Parliamo in particolare di volatilità implicita, ossia la volatilità attesa sul prezzo del sottostante.

Di fatto, una volatilità maggiore potrebbe determinare un prezzo più basso, in quanto aumenta le possibilità di movimenti anche significativi. Un altro elemento da considerare è la vita residua.  Man mano che ci si avvicina a scadenza, se i sottostanti sono sopra barriera, il prezzo tende a salire perché sono minori le probabilità di evento barriera.

Dividendi attesi

Quando si parla di certificates, occorre anche considerare i dividendi attesi. Nel caso in cui le azioni (o gli indici sottostanti) paghino dividendi, non sono riconosciuti all’investitore. Pertanto, dividendi più elevati avvicinano di fatto la barriera, abbassando quindi il prezzo del certificato. Questo discorso non vale per i dividendi straordinari, per cui è invece prevista una rettifica del prezzo di strike.

Tassi di interesse

Non va dimenticato il tema tassi di interesse, che può essere rilevante sia per i certificati a capitale condizionatamente protetto che per quelli a capitale garantito. Di fatto, tassi più alti abbassano il prezzo dei certificates.

Nel caso di certificates a capitale garantito, con lunghe scadenze, la discesa potrà essere anche significativa, soprattutto se il sottostante dovesse trovarsi sotto strike, ma anche nel caso in cui l’indice o l’azione sottostante abbia performato bene.

Cosa muove il prezzo di un certificato? Un esempio

Certificates

Poniamo l’esempio di molti certificates emessi nel 2020-2021, con tassi a zero o anche tassi negativi. Per ipotesi, pensiamo a un prodotto con valore nominale 1000 euro, capitale protetto 100% e cedole del 2% annuo pagate a patto che il FTSE Mib si trovi sopra lo strike di 22.000 punti.

Anche se l’indice italiano si è notevolmente apprezzato, questi certificates nel 2024 quoterebbero sotto la pari (in particolare in caso di lunghe scadenze, come 2029-2030) per via di cedole più basse del rendimento offerto da un BTP.

La performance del worst of

Molti certificates sono scritti su panieri di azioni o indici. E’ chiaro che – soprattutto con l’avvicinarsi della scadenza – la performance del worst of e la volatilità di questo sottostante avranno un peso maggiore.

Poniamo per ipotesi che i sottostanti siano le azioni di Enel, Eni, Intesa Sanpaolo e Tesla. Ipotizziamo che le azioni di Enel, Eni, Intesa si trovino intorno ai prezzi di osservazione iniziale, mentre Tesla sia sotto strike del 25%, a fronte di una barriera al 60%. Chiaramente il peso di Enel, Eni e Intesa sarà decisamente inferiore, con le azioni di Tesla variabile chiave per il buon esito del certificato (anche considerando la volatilità inferiore dei tre titoli del FTSE Mib rispetto al produttore di auto elettriche).

Al tempo stesso, nel caso in cui tutti i sottostanti si trovassero sotto strike di un medesimo ammontare (in termini percentuali) la situazione sarebbe simile a quella iniziale. Occorrerebbe considerare in maniera particolare quello con la volatilità superiore, pertanto Tesla.

Certificati denominati in valuta estera

Da notare che alcuni certificati sono denominati in valuta estera, ossia diversa dall’euro. Pertanto, un apprezzamento della valuta (dollari americani, sterline, franchi svizzeri o yen) sul forex market, determinerebbe un maggiore profitto per l’investitore. Viceversa, se la valuta di denominazione si deprezzasse contro l’euro, l’investitore avrebbe un minore profitto o una perdita maggiore dall’investimento.

Capire il mondo del trading e degli investimenti

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Truffe nel Trading https://www.investire-certificati.it/truffe-nel-trading/ Sat, 07 Dec 2024 13:15:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=34822 Come si possono evitare le truffe nel trading? Alcune semplici strategie per cercare di migliorare la nostra sicurezza online, soprattutto nel mondo del trading online. Cosa fare se sei stato truffato? Introduzione La possibilità di investire online ha sicuramente permesso a molte persone di riuscire ad avvicinarsi al mondo della finanza e del trading online. […]

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Come si possono evitare le truffe nel trading? Alcune semplici strategie per cercare di migliorare la nostra sicurezza online, soprattutto nel mondo del trading online. Cosa fare se sei stato truffato?

truffe online

Introduzione

La possibilità di investire online ha sicuramente permesso a molte persone di riuscire ad avvicinarsi al mondo della finanza e del trading online. Questo è successo anche grazie alle potenzialità di guadagno, che sono sicuramente interessanti. Purtroppo però le eventualità di subire frodi e truffe nel trading esistono e numerosi utenti sono stati vittime di comportamenti disonesti. Vediamo come possiamo provare a proteggerci.

Nessuno regala niente

Per prima cosa bisogna prendere in considerazione che nel mondo consumista attuale nessuno regalerà mai nulla. Un vecchio adagio della finanza ci ricorda che non esistono pasti gratis in borsa. Quindi, quando si riscontrano delle promozioni o delle garanzie sui guadagni futuri eccessivamente favorevoli è sempre opportuno chiedersi se si potrebbe essere vittime di truffe sottoscrivendo queste fantomatiche offerte.

Il principio che i soldi facili non esistono può tornare sempre molto utile prima di affidare i nostri averi a qualcuno. Inoltre, se qualcuno prospetta profitti (spesso molto ingenti) senza alcun rischio bisogna sempre essere scettici. Anche nel trading online non mancano le truffe, anzi.

Lo stesso discorso vale per le criptovalute. Quando sentite parlare di facili guadagni o promesse di entrate periodiche con piccoli versamenti iniziali il consiglio è quello di lasciar perdere e partire verificando con attenzione chi vi sta facendo questa proposta (o peggio ancora, promessa). Spesso si tratta di soggetti non autorizzati, che fanno quindi sollecitazione abusiva all’investimento.

Il broker

CONSOB - Broker
fonte: https://www.consob.it/web/area-pubblica/occhio-alle-truffe

Il broker per poter esercitare, in Italia, deve essere autorizzato dalla Consob. I soggetti che possono operare sono riportati nello schema affianco. Per approfondire come l’Ente conceda il suo ok vi rimandiamo al sito ufficiale, visibile a questo link. Se invece volete vedere i broker autorizzati dalla Consob vi rimandiamo a questo link.

Se si decide di utilizzare un broker estero bisogna verificare che questo sia autorizzato dalle autorità statali o sovranazionali che fungono da garanti, come ad esempio la SEC (Securities and Exchange Commission) o l’ESMA (European Securities and Markets Authority) o l’FCA britannica.

Prima di sottoscrivere un contratto con un broker conviene inoltre verificare le clausole del contratto che si andranno a sottoscrivere. Inoltre, prima di effettuare qualsiasi tipo di versamento, occorre particolare attenzione alle modalità di restituzione dei propri soldi ed alle commissioni applicate sia per versamenti, che per prelievi ed intermediazione (trading).

Un’altra importante verifica da effettuare prima di affidarsi ad un broker è verificare che i suoi contatti siano visibili. Se sono disponibili delle recensioni online del broker è sempre opportuno investire del tempo nel leggerle. Conviene poi evitare broker regolamentati in paradisi fiscali, come Bahamas o Mauritius o Isole Seychelles. Verificate sempre che il broker disponga di un valido servizio clienti, possibilmente in italiano.

Attenzione alle password

Prestare attenzione alle password è sicuramente necessario per prevenire le truffe nel trading. Bisogna differenziare le parole chiave- password se si utilizzano più conti. Da evitare sono anche le password semplici (ad esempio: “1234” o “0000” o “qwerty”). È necessario utilizzare sia le maiuscole che le minuscole, che i numeri che i caratteri speciali per rendere il più difficile possibile identificare la nostra parola chiave.

Un utile strumento di supporto può essere un gestore di password, a patto che il fornitore sia molto affidabile. Infine è consigliabile aggiornare con costanza le proprie password, al fine di prevenire l’utilizzo improprio dei propri account e non condividere mai questi dati così preziosi con nessuno.

Il phishing

Il phishing è una tecnica che consiste nel contattare molti utenti e cercare di sottrarre loro dati (spesso fingendosi delle istituzioni raccomandabili e legittime), truffando l’interlocutore e convincendolo a fornire ad esempio le credenziali dei conti dell’e-banking. Ovviamente, appena si forniscono questi dati il conto corrente e/o titoli verrà svuotato. Bisogna quindi prestare estrema attenzione alle mail e ai messaggi, anche quando l’utente sembra affidabile.

Un antivirus aggiornato può essere un valido strumento di supporto anche contro il phishing, anche se l’attenzione dell’utente è sempre necessaria. Sicuramente utile è anche l’utilizzo dell’autenticazione a due fattori (2FA), per rendere più difficile l’accesso ai propri conti. Infine è opportuno abilitare le notifiche sulle operazioni effettuate sui conti.

Pubblicità ingannevoli

truffa

Le truffe online possono essere disparate. Spesso capita di vedere pubblicità che promettono guadagni astronomici a fronte di investimenti bassi, garantendo anche rischi irrisori. Questo porta a indurre i nuovi investitori a dedurre che il trading online sia esente da rischi o almeno a sottovalutarli. Una pubblicità falsa potrebbe riportare inoltre informazioni non corrette o fraudolente. Occorre verificare quindi le fonti per evitare di prendere decisioni in base a delle fake news.

Prima di procedere ad un investimento è quindi sempre opportuno fare delle ricerche e delle analisi sui titoli che si intendono acquisire, diffidando sempre da delle condizioni che sono troppo belle per essere vere.

Pressioni a prendere decisioni immediate

Diffidate sempre da chi vi impone di prendere delle decisioni immediate. Molte truffe online, spesso telefoniche, partono da qui. Spesso questo tipo di comportamento è sintomo di una truffa nel trading. Non dare la possibilità di riflettere, spesso anche facendovi impaurire, è fatto per cercare di aggirare le normali riserve psicologiche dell’investitore.

Sei stato vittima di truffe nel trading? Cosa fare

Cosa fare se si è subita una truffa online nel trading? Se purtroppo sei stato vittima di una truffa nel trading bisogna rivolgersi alle autorità competenti. In Italia sono la Polizia e la Polizia Postale. Bisogna procedere a fare questo atto nel minor tempo possibile, perché sono presenti dei limiti temporali entro i quali la denuncia può essere accolta.

Nel frattempo è sempre opportuno conservare le prove del danno subito e contattare anche la banca o il broker, che potrebbero fornire supporto in questo momento difficile. Inoltre può essere necessario consultare un avvocato che può aiutare nel decidere i prossimi passi ed informare la Consob per intraprendere le opportune indagini.

Per quanto sia difficile bisogna cercare di mantenere la calma in queste situazioni. Rimanere lucidi eviterà di compiere ulteriori errori. Bisogna cercare inoltre di imparare dagli errori del passato per non compierli nuovamente in futuro. Le truffe nel trading online possono arrivare in più modalità

Conclusioni: cosa fare per evitare le truffe nel trading

Nel corso dell’articolo abbiamo esaminato alcune delle principali truffe nel trading. Dal phising, all’uso improprio delle proprie password e dei propri dati personali, al credere a facili guadagni esenti da rischi, alle decisioni affrettate, dalla scelta di un broker disonesto alle pressioni a prendere decisioni affrettate. Il vecchio detto “nessuno regala niente” deve essere il mantra di chi opera nel trading, se non di chiunque usufruisca del web. Quindi bisogna sempre prestare attenzione a chi si fornisce i propri dati, utilizzando gli strumenti di sicurezza che sono a nostra disposizione. Infine una valida formazione può aiutare a prevenire disastri finanziari e truffe.

Per approfondire

Il presente articolo è redatto a fine informativo e non rappresenta in alcun modo sollecito all’investimento in borsa o consulenza finanziaria.

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Carry Trade in Borsa https://www.investire-certificati.it/carry-trade-in-borsa/ Sat, 30 Nov 2024 14:34:07 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=34271 Negli ultimi mesi abbiamo spesso sentito parlare di carry trade, in particolare sul cambio dollaro/yen. Ma cosa è il carry trade e in cosa consiste? Quali sono i vantaggi e i rischi del carry trade? Ecco un focus su questa modalità di investimento. Cosa è il carry trade Partiamo da una definizione. Il carry trade […]

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Negli ultimi mesi abbiamo spesso sentito parlare di carry trade, in particolare sul cambio dollaro/yen. Ma cosa è il carry trade e in cosa consiste? Quali sono i vantaggi e i rischi del carry trade? Ecco un focus su questa modalità di investimento.

Cosa è il carry trade

Partiamo da una definizione. Il carry trade è una strategia di investimento attraverso la quale l’investitore si indebita in una valuta con bassi tassi di interesse e li investe in una divisa con tassi di interesse più elevati. L’investitore mira a guadagnare sulla differenza fra i tassi di interesse.

Il profitto può essere ancora più elevato se la divisa acquistata si apprezza contro quella venduta, mentre un apprezzamento della divisa con tassi più bassi riduce il profitto o genera una perdita.

Il carry trade è una modalità di investimento diffusa sui mercati finanziari, utilizzata principalmente da investitori istituzionali come hedge fund e banche, ma anche da investitori privati. Vediamo in dettaglio come funziona, con esempi e spiegazioni più dettagliate.

Il Carry Trade contro lo yen

La valuta principe su cui applicare il carry trade è stata negli anni lo yen, anche se non è senz’altro l’unica. Di fatto si vende yen, comprando per esempio dollari americani o dollari australiani (o altre valute con un tasso interesse decisamente più alto di quello giapponese).

Lo yen negli ultimi anni ha avuto tassi negativi, per anni fermi al -0,10%. Soltanto nel 2024 la Banca centrale giapponese li ha alzati dapprima allo 0,10% e successivamente allo 0,25%. Le aspettative sono per un altro rialzo dei tassi a breve. Si è ridotto il differenziale con i tassi americani ed europei, che resta comunque ancora significativo, nell’ordine di 3-4 punti percentuali.

Come Funziona il Carry Trade?

Il carry trade richiede una fase di studio da parte dell’investitore, che deve individuare valute con tassi di interesse diversi e ipotizzare un trend favorevole che permetta l’attuazione del carry trade con profitto.

investimenti in borsa

Vediamo le varie fasi del carry trade. Dopo aver studiato i mercati, si prende a prestito una valuta con un tasso di interesse basso (per esempio lo yen). La valuta presa a prestito viene venduta contro una valuta che ha un tasso di interesse più alto. Ecco, quindi, che si costruisce una posizione con swap favorevole. Il costo di finanziamento per tenere aperta la posizione è quindi negativo, ossia a favore dell’investitore (a credito).

Per esempio, si va lunghi di dollaro australiano o dollaro americano contro lo yen giapponese (o il franco svizzero). Il carry trade è di fatto già in essere. È sufficiente che la valuta su cui si è long non si deprezzi per ottenere un profitto dal differenziale di tassi. Il tempo gioca a favore dell’investitore, che incassa quotidianamente lo swap (o rollover) generato dall’investimento.

È però possibile investire il denaro preso in prestito (nel caso in cui l’operazione sia stata fatta fisicamente) su strumenti finanziari con un rendimento aggiuntivo.

Come si guadagna?

Dove si guadagna? L’investitore guadagna dalla differenza tra il tasso di interesse pagato sul prestito e il rendimento ottenuto dagli investimenti. Se il tasso di interesse in Giappone è dello 0,5% e il rendimento sugli investimenti in dollari USA è del 5%, l’investitore guadagna una differenza del 4,5%.

Per ottenere il rendimento netto vanno considerati i costi sostenuti per il cambio ed eventuali tassazioni da capital gain. Nel caso in cui si faccia trading con i CFD si ottiene un rendimento leggermente inferiore al differenziale fra i tassi, in base a quello che è il reale costo di finanziamento offerto dai liquidity provider al broker.

Pro e Contro del Carry Trade

Pro e contro: quali sono i vantaggi ed i rischi di questa strategia di investimento? Il carry trade non è certamente esente da rischi, come tutti gli investimenti. Pensiamo a chi avesse una posizione lunga sul dollaro contro lo yen. In questo caso il carry trade è funzionato molto bene fino a luglio 2024, con il cambio USD/JPY salito ai massimi da oltre 35 anni in area 162. Successivamente, però, è seguita una rapida discesa, di circa 2000 pips, portando il cambio a 140, mentre l’indice giapponese NIKKEI crollava. Di fatto un movimento contrario importante che ha spinto molti investitori a smantellare, almeno in parte, le posizioni aperte. Nelle settimane seguenti USD/JPY è tornato ad apprezzarsi dopo le rassicurazioni di Ueda e della Bank of Japan su politiche monetarie espansive, ancora in grado quindi di permettere il carry trade.

L’investitore deve quindi monitorare costantemente la posizione, ma anche le mosse delle banche centrali, come Federal Reserve e BCE in termini di tassi di interesse, modificando la propria esposizione in base alle condizioni di mercato.

I rischi del carry trade

Quali sono quindi i rischi del carry trade? Troviamo, come visto, il rischio di cambio. La valuta su cui si è short, potrebbe apprezzarsi. In questo caso si va incontro ad una potenziale perdita o quantomeno ad un profitto minore rispetto al differenziale dei tassi fra le due valute. Ad esempio, se lo yen giapponese si apprezza rispetto al dollaro australiano, l’investitore potrebbe ottenere meno yen quando riconverte i suoi dollari australiani.

Un secondo rischio è legato al tasso di interesse, elemento chiave alla base di questa operatività. Nel caso in cui la banca centrale della valuta con tassi bassi alzi i tassi, il differenziale si ridurrebbe, riducendo i margini. In altre parole, se i tassi di interesse aumentano nella valuta di prestito o diminuiscono nella valuta di investimento, i guadagni del carry trade possono ridursi (o diventare una perdita).

Nel caso in cui il denaro cambiato venga anche investito in attività finanziarie, i fondi del carry trade possono essere soggetti a rischi di mercato. Per esempio, se avessimo operato carry trade su yen giapponese e dollaro australiano, per poi investire sul mercato azionario australiano, qualora dovesse stornare, l’investitore potrebbe subire perdite sui suoi investimenti in azioni australiane.

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Split azioni e frazioni di azioni: cosa sono? https://www.investire-certificati.it/split-azioni-e-frazioni-di-azioni-cosa-sono/ Fri, 02 Aug 2024 09:32:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=33934 Split azionario, frazioni di azioni e raggruppamento azionario: cosa si intende con questi termini e cosa implicano per l’investitore in borsa? Split delle azioni e frazionamento delle azioni sono due concetti estremamente differenti. In questo articolo partendo dallo split di grandi titoli azionari come Tesla e Nvidia, abbiamo esaminato il concetto di raggruppamento azionario e […]

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Split azionario, frazioni di azioni e raggruppamento azionario: cosa si intende con questi termini e cosa implicano per l’investitore in borsa?

Split delle azioni e frazionamento delle azioni sono due concetti estremamente differenti. In questo articolo partendo dallo split di grandi titoli azionari come Tesla e Nvidia, abbiamo esaminato il concetto di raggruppamento azionario e di frazioni di azioni.

Split azionario

Cosa è lo split di un’azione? Negli ultimi anni numerosi titoli del settore tecnologico americano hanno effettuato uno split azionario. Fra questi ricordiamo Tesla e più recentemente Nvidia. Di fatto le azioni in circolazione sono state “divise” in nuove azioni, con un valore nominale inferiore. Per l’investitore in linea di principio non cambia nulla. Per esempio, nel caso di uno split 5:1 il numero di azioni crescerà di 5 volte, mentre il valore nominale dovrebbe scendere conseguentemente. Per esempio, se un’azione vale 500 prima di uno split 5:1 il suo valore scenderà a 100.

Spesso l’annuncio di uno split azionario favorisce un rialzo del titolo sottostante, attraendo nuove masse di investimento. Anche se il rialzo non sempre è necessariamente di lunga durata. In linea generale possiamo comunque dire che gli split avvengono su titoli inseriti in forti trend rialzisti, che hanno quindi determinato un’importante crescita del valore nominale della singola azione.

Split azioni Nvidia e Tesla

AZIONI NVIDIA

Fra i più recenti split troviamo quello delle azioni di Nvidia. E’ avvenuto a giugno 2024 con un rapporto 10:1, ossia l’investitore ha ricevuto dieci nuove azioni per ogni precedente titolo detenuto in portafoglio. Le azioni del colosso dei microchips erano arrivate ad un valore nominale unitario superiore ai 1000 dollari. Dopo lo split (che ha quindi aumentato di dieci volte il numero di azioni in circolazione), si è ripartiti da circa 105 dollari per azione. Al momento il valore del titolo è nuovamente salito, arrivando a 125 dollari. Fra i precedenti split azionari di Nvidia ricordiamo quello 4:1 del 2021.

E gli split delle azioni di Tesla? Sono stati due. Tesla ha effettuato un primo split (5:1) nel 2020, per poi effettuarne un secondo nel 2022 (3:1). Complessivamente ha quindi aumentato il numero di azioni in circolazione di 15 volte per evitare che il titolo arrivasse a valere migliaia di dollari.

Azioni frazionate

Concetto diverso sono invece le frazioni di azione. Lo split azionario non è infatti da confondere con la possibilità di acquistare azioni frazionate, ossia una frazione di azione (meno di un’azione intera quindi, oppure 1,25 o 2,50 azioni).

Alcune piattaforme per il trading online oggi permettono agli investitori di acquistare una frazione di azione. Dipende anche dal trading broker scelto per l’operatività. Uno strumento interessante per chi desidera investire piccole cifre o per chi vuole operare un’allocazione di portafoglio bilanciata e precisa, o anche per i piani di accumulo. E’ utile con titoli che hanno un valore nominale elevato, certamente non con le penny stocks.

Cosa è il raggruppamento azionario?

Il raggruppamento è invece l’operazione inversa rispetto allo split azionario. Di fatto, il raggruppamento si rende opportuno quando il valore unitario dell’azione ha raggiunto un valore particolarmente basso. In inglese il raggruppamento azionario è definito come Reverse stock split. Il raggruppamento azionario in sintesi riduce il numero complessivo di azioni in circolazione, aumentandone il valore unitario.

Pertanto, un raggruppamento (come quello delle azioni Juventus di gennaio 2024), determinerà una situazione di 1:5 o 1:10, per esempio. Verrà quindi consegnata una nuova azione ogni 5 o 10 titoli precedentemente posseduti in portafoglio. Nel caso del raggruppamento delle azioni Juventus, il titolo quotava a circa 22 centesimi di euro. Con un raggruppamento 1:10, il valore della singola azione è salito a 2,20 euro ed il numero di azioni in circolazione è sceso del 90%, precisamente da 2.527.478.770 a 252.474.877.

In entrambi i casi di raggruppamento e split azionario la capitalizzazione di mercato dell’azienda non cambia, così come non cambia il controvalore dell’investimento in portafoglio.

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Corso Secco e Prezzo Tel Quel https://www.investire-certificati.it/corso-secco-e-prezzo-tel-quel/ Thu, 09 May 2024 16:12:13 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=33217 Cosa vuol dire “corso secco” o “tel quel” quando si parla del prezzo di un’obbligazione o di uno strumento finanziario? In borsa i titoli possono essere negoziati a corso secco, ossia “ex cedola”, oppure tel quel” (al prezzo corrente). Ecco il funzionamento. “Prezzo Tel Quel” Con prezzo corrente si indica il prezzo che il compratore […]

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Cosa vuol dire “corso secco” o “tel quel” quando si parla del prezzo di un’obbligazione o di uno strumento finanziario? In borsa i titoli possono essere negoziati a corso secco, ossia “ex cedola”, oppure tel quel” (al prezzo corrente). Ecco il funzionamento.

“Prezzo Tel Quel”

Con prezzo corrente si indica il prezzo che il compratore effettivamente deve pagare al venditore. Sono quindi inclusi diritti accessori come il rateo di interesse legato a cedole o dividendi maturati.

Il prezzo tel quel include quindi interessi o eventuali cedole in arrivo ed è determinato dal costo puro del prodotto e dal rateo maturato sino al momento dell’acquisto. È pertanto pari alla somma del prezzo a corso secco incrementato di interessi maturati.

Fra gli strumenti negoziati tel quel troviamo, a titolo esemplificativo, le azioni e i certificati di investimento. Dopo lo stacco di un dividendo un titolo azionario tenderà a scendere in maniera proporzionale. Al tempo stesso, dopo uno stacco di un premio del 2%, un certificato di investimento – a parità di altre condizioni – tenderà a scendere di circa due punti percentuali.

“Corso Secco

obbligazioni

Quando si parla di “corso secco”, invece, si parla di un prezzo di negoziazione che non include i diritti accessori. Pertanto, non sono inclusi rateo di interessi quando parliamo di bond sul mercato obbligazionario o dividendi nel comparto azionario.

Operativamente sono negoziati a corso secco la gran parte delle obbligazioni, i Titoli di Stato e le ABS. Pertanto, quando si acquista uno di questi prodotti finanziari si pagano il corso secco e gli interessi maturati fino al momento in cui si compra lo strumento finanziario. Il compratore dovrà remunerare il venditore del rateo di interessi maturato mentre ha detenuto il bond.

Per spiegare meglio il tutto, il corso secco può essere visto come la differenza fra il prezzo tel-quel e il rateo di interessi o dividendi.

Esempio di negoziazione al corso secco

Ipotizziamo che un BTP, ossia un bond governativo italiano con lunga scadenza, paghi cedole annuali del 5%, corrisposte tramite coupon semestrali del 2,5% lordo. La quotazione avviene a corso secco. Come si calcola il rateo da corrispondere al venditore?

Poniamo, per semplicità, che i premi siano pagati in data 1° gennaio e 1° luglio. Sempre a titolo di esempio, ipotizziamo che il bond venga venduto alla fine del primo trimestre (dopo 90 giorni). Il rateo sarà pari a 5%/365*90= 1,23287. Pertanto, al prezzo spot del prodotto occorrerà aggiungere l’1,23287%, l’ammontare di interessi maturato nei 90 giorni in cui il titolo è stato mantenuto in portafoglio dal precedente possessore del BTP.

Siccome sono a corso secco tutti i BTP, anche i BTP Valore (come quelli emessi nel 2024 dal Ministero dell’Economia e della Finanza) sono a corso secco. Il prezzo effettivo per il loro acquisto anche in questo caso sarà dato dal prezzo a corso secco più il rateo sulla quota interesse maturato fino a quel momento.

Tassazione in BTP e azioni

Per quanto riguarda l’aspetto fiscale, la tassazione di un’obbligazione statale, come i BTP, è pari al 12,5%, importo che andrà pagato alle casse dello Stato. Nei bond corporate, nelle azioni, così come nei dividendi azionari, nei certificates, la tassazione è invece al 26%.

Zero coupon bond

Come funzionano gli zero coupon bond? Si tratta di bond che non prevedono il pagamento di interessi o cedole. Il profitto dell’investitore è dato dallo scarto fra il prezzo di acquisto e il rimborso dell’obbligazione. Per esempio, ipotizzando un bond in acquisto a 97 e rimborso a 100 euro, il rendimento sarà rappresentato dalla differenza fra il 100 e 97, ossia 3 euro. In questo caso non fa quindi distinzione parlare di corso secco o prezzo tel-quel in quanto non sono previste cedole o dividendi.

Corso secco e prezzo tel quel – Conclusioni

Cosa sono quindi in parole semplici “corso secco” e “prezzo tel quel” in borsa? Riassumiamo in maniera semplice questi concetti.

  • Negoziazione a corso secco – È applicata nella negoziazione delle obbligazioni. Il prezzo spot non include il rateo di interessi o cedole maturati. Il compratore dovrà pertanto pagarli al venditore
  • Prezzo tel-quel – In questo caso, invece, ratei e dividendi maturati sono inclusi nel prezzo spot, che riflette l’esatto ammontare da pagare al venditore.
  • Come possiamo calcolare il prezzo tel quel? Operativamente il prezzo tel-quel è dato dalla somma di prezzo a corso secco e rateo.

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L’inflazione https://www.investire-certificati.it/inflazione-crescita-prezzi-tasso-inflazione/ Sat, 30 Mar 2024 17:00:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=31037 Cosa è l’inflazione in parole semplici? Come si calcola il tasso di inflazione? Perchè l’inflazione sale? Come si comportano le Banche Centrali quando i prezzi salgono? Cosa può fare il consumatore? Ecco alcuni dei temi chiave legati all’inflazione. Cos’è l’inflazione in parole semplici? Si definisce inflazione quel processo che porta i prezzi di un’economia ad […]

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Cosa è l’inflazione in parole semplici? Come si calcola il tasso di inflazione? Perchè l’inflazione sale? Come si comportano le Banche Centrali quando i prezzi salgono? Cosa può fare il consumatore? Ecco alcuni dei temi chiave legati all’inflazione.

Cos’è l’inflazione in parole semplici?

inflazione soldi bruciati

Si definisce inflazione quel processo che porta i prezzi di un’economia ad aumentare nel tempo in maniera stabile e continuativa. Questo comporta una diminuzione del potere di acquisto della valuta, perché con la stessa quantità di soldi si possono comprare una quantità minore di beni.

Come facilmente intuibile una forte inflazione, come quella del 2022 e dei primi mesi del 2023, impatta notevolmente sulla vita quotidiana delle persone, generando malcontenti. Per questo alle volte, le politiche macroeconomiche cercano di contenere l’inflazione. Ma, non sempre, l’inflazione è vista dalle Banche Centrali come un nemico da combattere, anzi per la Banca Centrale Europea (BCE) è un obiettivo chiave. Infatti la BCE ha come scopo primario il mantenimento della stabilità dei prezzi e ha come intento dichiarato il raggiungimento di un’inflazione stabile al 2%.

Sorge spontaneo chiedersi “perché la Banca Centrale Europea vuole un’inflazione del 2% e mantenere i prezzi stabili?” Semplicemente perché spesso, ad una ridotta inflazione si accompagna una crescita economica stabile. Invece una forte inflazione danneggia un’economia in quanto, per esempio, le famiglie perdono potere di acquisto e si riduce la possibilità di accesso al credito.

Come si calcola il tasso di inflazione?

Il modo principale con cui si calcola il tasso di inflazione è attraverso l’indice dei prezzi al consumo (in sigla CPI). Questo indice si basa sulla variazione del prezzo di acquisto di alcuni beni e servizi nel tempo, che fungono da base di calcolo ovvero il cosiddetto paniere. Una volta stabilito il paniere si confronta l’andamento dei prezzi tra l’anno corrente ed un anno usato come base di calcolo, lo si divide per l’indice dell’anno base e si ottiene la variazione percentuale dell’inflazione. La formula sarà quindi la seguente:

Tasso di inflazione = [(CPI anno analizzato – CPI anno base) / indice anno base]*100

Il paniere

Abbiamo visto che il paniere è una componente fondamentale per il calcolo dell’indice inflattivo. I prodotti che in Italia vengono considerati nel paniere sono selezionati ogni anno dall’Istat. Il primo paniere è stato selezionato nel 1928 e la sua composizione si è modificata notevolmente. Basti pensare che il primo era composto da soli 59 prodotti (principalmente alimentari), mentre quello del 2023 è composto da ben 1.885 beni. La sua composizione è varia: si parte da frutta e verdura e si arriva al massaggio estetico, dai servizi di riparazione del sistema di riscaldamento al costo della fornitura dell’acqua, dalle tende per la casa agli e-book reader, dai giochi in scatola ai tatuaggi.

Nella grafica sottostante dell’Istat possiamo approfondire gli ultimi beni e servizi aggiunti nel 2023 e le variazioni dell’inflazione per macrocategorie.

Istat paniere inflazione

Perché l’inflazione sale?

Le cause dell’inflazione sono molteplici, ma le due principali sono: l’inflazione da eccesso di domanda e l’inflazione da offerta. Ecco una breve analisi su queste tipologie di inflazione.

L’inflazione da eccesso di domanda

inflazione portafoglio

L’inflazione da eccesso di domanda si verifica quando la domanda di un bene è superiore all’offerta. In questo caso i consumatori saranno disposti ad offrire un prezzo superiore pur di accaparrarsi il bene e questo porta quindi il prezzo ad aumentare, generando quindi inflazione.

Facciamo un esempio: se nell’unico negozio disponibile sono presenti 300 kg di pane, ma gli abitanti hanno bisogno di 500 kg inizialmente il prezzo aumenterà perchè gli abitanti hanno necessità di pane e sono disposti a pagare una cifra maggiore pur di aggiudicarsene. Col passare del tempo però probabilmente arriveranno dai paesi vicini dei nuovi venditori (attirati dai buoni affari) o in alternativa gli attuali fornitori aumenteranno la produzione e l’economia del pane raggiungerà dei nuovi equilibri probabilmente a prezzi inferiori.

L’inflazione da offerta

Lo squilibrio tra domanda ed offerta può anche essere causata da una domanda costante, ma da una diminuzione della quantità offerta o dall’aumento dei costi di produzione dei beni o servizi (come ad esempio un aumento dei salari) o dalla difficoltà di approvvigionamento delle materie prime. In questo caso si parla di un inflazione da offerta, in quanto è l’offerta la causa scatenante dell’inflazione. Questo può essere causato da numerosi fattori: ad esempio lo scoppio della guerra in Ucraina e le successive sanzioni hanno causato il deterioramento di alcuni mercati energetici (anche per via delle sanzioni imposte alla Russia), generando un sensibile aumento dei prezzi, come quello della benzina.

La correlazione tra inflazione e tasso di interesse

I tassi di interesse sono il costo del denaro presi a prestito. L’aumento da parte delle Banche Centrali del tasso di interesse scoraggia la richiesta di denaro a prestito, riducendo il denaro circolante nell’economia. Questo perchè maggiore sarà il tasso di interesse, minore sarà la convenienza nel chiedere a prestito denaro. Questo semplicemente perchè sarà sempre più difficile trovare degli investimenti che permettano di ottenere un profitto maggiore del tasso di interesse. La diminuzione del denaro preso a prestito causerà dei minori consumi di beni e servizi. Questo farà quindi scendere la domanda, portando quindi l’economia verso nuovi equilibri (tendenzialmente a prezzi minori).

Inoltre l’aumento dei tassi di interesse rende più convenienti gli investimenti e quindi si rimanderanno i consumi attuali per potersi permettere maggiori consumi in futuro, grazie ai benefici che si otterranno dagli investimenti attuali.

Come si comportano le Banche Centrali?

Come abbiamo già anticipato, le Banche Centrali tendono a contenere l’inflazione aumentando i tassi di interesse perchè esiste una forte correlazione tra l’inflazione ed i tassi di interesse.

L’aumento dei tassi di interesse permette di contenere l’aumento dei prezzi, anche se a discapito della crescita economica. Per ovvi motivi, le scelte di politica economica in stagflazione ovvero in contesti di decrescita e di contemporanea inflazione risulteranno particolarmente difficili in quanto se si cercherà di contenere l’inflazione si danneggerà l’economia e viceversa.

Un’ulteriore conseguenza dell’aumento dei tasso di interesse è anche l’apprezzamento della valuta del Paese, che favorirà l’importazione di beni da mercati esteri, anche se a discapito delle esportazioni (questo perchè una valuta forte permetterà di comprare a prezzi minori le merci estere, mentre costeranno di più le produzioni nazionali per gli altri Paesi).

Cosa può fare il consumatore?

Abbiamo detto che l’inflazione causa una diminuzione del potere di acquisto e, quindi, per ridurre ai minimi termini il concetto di inflazione si può dire che l’inflazione significa che oggi posso comprare meno cose di ieri con gli stessi soldi. L’inflazione però non ha effetto solamente sui consumi attuali, ma anche sui risparmi (che non sono altro che dei consumi che, in passato, abbiamo rimandato).

inflazione

Il consumatore dall’inflazione subisce quindi un attacco su più fronti: sia dal lato dei suoi risparmi che dal lato del suo salario. Il consumatore deve quindi cercare di investire il suo patrimonio, in maniera sicura ed equilibrata.

Abbiamo visto come il consumatore sarà favorito dall’aumento dei tassi di interesse che renderanno maggiormente attrattivi gli investimenti e il prestare denaro, in quanto garantiranno maggiori entrate future a seguito di cedole più profittevoli. Come sempre, consigliamo di confrontarsi con uno specialista del settore prima di effettuare degli investimenti.

Il consumatore dovrà prestare maggiore attenzione al denaro di cui dispone, in quanto indebitarsi diventa più costoso e si rischia di sovraindebitarsi. Dovrà inoltre prestare molta attenzione soprattutto se sottoscrive obbligazioni a tasso variabile. In alcuni casi bisognerà rivedere alcune spese che potrebbero essere diventate antieconomiche.

Shrinkflation

Infine il consumatore deve prestare attenzione ad alcuni trucchi a cui ricorrono le aziende, come per esempio allo shrinkflation. Questo fenomeno consiste nel mantenere costante il prezzo ma diminuendo la quantità di prodotto che viene venduto nella confezione, aumentando quindi in maniera nascosta il costo effettivo del prodotto. Negli ultimi anni si sono verificati numerosi casi di shrinkflation: allo stesso prezzo si ottiene una minore quantità del bene, anche questa è inflazione.

Per approfondire

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Formazione al Trading sui certificati con IG Italia https://www.investire-certificati.it/formazione-al-trading-sui-certificati-con-ig-italia/ Tue, 05 Mar 2024 09:30:40 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=32719 Learn to Earn ed Educazione finanziaria: come guadagnare con i certificati di investimento? Nuova iniziativa formativa per il trading promossa da IG Italia. Il broker, leader nel mondo del trading da mezzo secolo, presenta un’iniziativa per chi vuole migliorare le conoscenze nel mondo degli investimenti finanziari: “Learn to Earn”. L’obiettivo è quello di fornire ai […]

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Learn to Earn ed Educazione finanziaria: come guadagnare con i certificati di investimento? Nuova iniziativa formativa per il trading promossa da IG Italia.

Il broker, leader nel mondo del trading da mezzo secolo, presenta un’iniziativa per chi vuole migliorare le conoscenze nel mondo degli investimenti finanziari: “Learn to Earn”. L’obiettivo è quello di fornire ai nuovi clienti contenuti formativi dedicati al mondo dei certificati per comprendere e individuare le opportunità offerte dal trading online.

Trading consapevole

rading
Trading

Vediamo nel dettaglio la campagna promozionale “Learn to Earn”. Si tratta di un percorso che incentiva i nuovi utenti che intendono operare sulla piattaforma di IG a migliorare le proprie conoscenze su tutta la gamma certificati offerta. I trader hanno a disposizione gratuitamente tre video formativi per approfondire il funzionamento dei Turbo24 certificates, dei certificati a leva fissa e dei cover warrants. I clienti interessati ad aprire un conto certificati potranno ricevere un accredito di 100€ aprendo un conto dopo aver superato un questionario di 6 domande sui tre diversi strumenti finanziari. E’ richiesto un deposito minimo di mille euro e basta una sola operazione di trading entro 30 giorni dall’apertura del conto per incassare l’accredito.

Imparare a far trading: il commento di IG

IG ha spiegato in una nota che “l’iniziativa si inserisce nel percorso della società di favorire “un’esperienza di investimento consapevole, concreta, vantaggiosa e trasparente. Sempre in tal senso, oltre ad un’offerta di strumenti all’avanguardia e in continua evoluzione, IG mette a disposizione della propria clientela un simulatore che consente di testare le proprie strategie di investimento in un ambiente privo di rischi prima di attivare un conto reale”.

Sul tema è intervenuto anche Fabio De Cillis, Manager di IG Italia:

La formazione continua della nostra clientela, finalizzata a promuovere un trading consapevole e sicuro, è da sempre uno dei pilastri di IG. Attraverso questa campagna ci impegniamo ad offrire ai nuovi utenti che si avvicinano al mondo del trading tutti gli strumenti necessari ad accrescere la propria conoscenza sulle dinamiche relative ai certificati, e sulle opportunità presenti sul mercato, supportando così le decisioni di investimento”.

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