Fisco Archivi - Investire-Certificati.it https://www.investire-certificati.it/category/fisco/ I migliori certificati di investimento li trovi su investire-certificati.it Sun, 12 May 2024 14:43:35 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.3 https://www.investire-certificati.it/wp-content/uploads/2021/06/cropped-android-chrome-192x192-1-32x32.png Fisco Archivi - Investire-Certificati.it https://www.investire-certificati.it/category/fisco/ 32 32 Lavoro e Partita Iva Forfettaria: Guida alle Novità 2024 https://www.investire-certificati.it/lavoro-e-partita-iva-forfettaria-guida-alle-novita-2024/ Sun, 12 May 2024 14:43:34 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=33346 Cosa Cambia e Come Risparmiare nel sistema Irpef italiano: le modifiche Fisco, tasse, Irpef, lavoro e partita IVA forfettaria: ecco le novità per la dichiarazione dei redditi. Non è invece cambiata la tassazione nel mondo finanziario, con azioni e certificati di investimento tassati al 26%, mentre rimane la tassazione agevolata sulle obbligazioni statali, come i […]

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Cosa Cambia e Come Risparmiare nel sistema Irpef italiano: le modifiche

Fisco, tasse, Irpef, lavoro e partita IVA forfettaria: ecco le novità per la dichiarazione dei redditi. Non è invece cambiata la tassazione nel mondo finanziario, con azioni e certificati di investimento tassati al 26%, mentre rimane la tassazione agevolata sulle obbligazioni statali, come i BTP. Resta invariata anche la Tobin Tax.

Irpef

L’Irpef (Imposta sul Reddito da lavoro delle Persone Fisiche) è un’imposta diretta progressiva che grava sul reddito complessivo delle persone fisiche residenti in Italia. Il sistema Irpef si basa su diversi principi:

Progressività: l’aliquota dell’imposta aumenta all’aumentare del reddito. Personalità: l’imposta è dovuta da ogni persona fisica in base al proprio reddito. Universalità: l’imposta si applica a tutti i redditi, di qualsiasi natura. Come avviene il calcolo dell’Irpef?

Il calcolo dell’Irpef avviene in diversi step:

  1. Determinazione del reddito complessivo: si sommano tutti i redditi posseduti dal contribuente, come ad esempio il reddito da lavoro dipendente, il reddito da lavoro autonomo, i redditi da capitale.
  2. Applicazione delle detrazioni: si detraggono dal reddito complessivo le spese detraibili, come ad esempio le spese per figli a carico, le spese mediche, le spese per interessi passivi sui mutui.
  3. Calcolo dell’imposta lorda: si applica l’aliquota Irpef al reddito imponibile (reddito complessivo al netto delle detrazioni).
  4. Applicazione delle deduzioni: si deducono dall’imposta lorda le deduzioni, come ad esempio i contributi previdenziali.
  5. Calcolo dell’imposta netta: si ottiene sottraendo le deduzioni dall’imposta lorda.

Recenti modifiche Irpef

Il sistema Irpef è un sistema complesso che è stato oggetto di diverse modifiche negli ultimi anni. È importante rimanere aggiornati sulle ultime novità della tassazione sul lavoro per poter calcolare correttamente l’imposta dovuta. Il sistema Irpef è stato oggetto di diverse modifiche negli ultimi anni. Tra le più recenti ricordiamo:

  • Riduzione del numero di aliquote che sono state ridotte dal 2022 da 5 a 4.
  • Introduzione della “no tax area” dallo scorso anno per i redditi fino a 8.500 euro.
  • Aumento delle detrazioni per figli a carico dal 2023.
  • Riforma del regime forfettario per le partite iva con l’introduzione di una nuova imposta sostitutiva.

Regime forfettario per le partite iva: impatto sull’Irpef e rapporto con il lavoro dipendente

Lavoro e partita IVA: Cosa è il regime forfettario? Si tratta di un regime fiscale agevolato dedicato alle partite iva con un fatturato annuale inferiore a 85.000 euro (100.000 euro per alcuni settori). Questo regime offre diversi vantaggi per chi lo adotta. Tra questi:

  • Imposta sostitutiva Irpef: I contribuenti forfettari pagano un’imposta sostitutiva dell’Irpef al 15% (o al 5% per i primi cinque anni di attività) sul loro reddito imponibile.
  • Calcolo del reddito semplificato: Il reddito imponibile si calcola applicando un coefficiente di redditività al fatturato.
  • Nessuna obbligo di fatturazione elettronica: I contribuenti forfettari non sono obbligati a emettere fatture elettroniche.

Quale è l’impatto del regime forfettario sull’Irpef?

L’impatto del regime forfettario sull’Irpef dipende da diversi fattori, tra cui:

  • Livello del reddito: L’imposta sostitutiva del 15% (o 5%) può essere più vantaggiosa dell’Irpef ordinaria per i contribuenti con redditi bassi.
  • Spese detraibili: I contribuenti forfettari non possono detrarre le spese sostenute per l’attività lavorativa.
  • Contributi previdenziali: I contribuenti forfettari versano i contributi previdenziali in base al loro reddito imponibile.

Regime forfettario e lavoro dipendente:

Il regime forfettario è compatibile con il lavoro dipendente. Tuttavia, ci sono alcuni limiti da tenere a mente. Il limite di reddito per esempio. Il regime forfettario non è accessibile ai contribuenti che hanno percepito redditi da lavoro dipendente superiori a 30.000 euro nell’anno precedente. Poi il cumulo dei redditi. Infatti i redditi da lavoro dipendente e da partita iva in regime forfettario si cumulano ai fini Irpef.

Quindi il regime forfettario di tassazione del lavoro può essere una valida opzione per le partite iva con un fatturato annuale inferiore a 85.000 euro (100.000 euro per alcuni settori) che desiderano un regime fiscale semplice e vantaggioso. Tuttavia, è importante valutare attentamente l’impatto di questo regime sull’Irpef e la sua compatibilità con il lavoro dipendente. In ogni caso i contribuenti forfettari devono comunque versare i contributi previdenziali per garantirsi la copertura previdenziale.

tasse

Novità 2024 su aliquote Irpef:

La novità maggiore di questo anno è la riduzione ed in generale la semplificazione dei calcoli. A partire dal 2024, le aliquote Irpef passano da 4 a 3. Le nuove aliquote sono:

  • 23% per redditi fino a 28.000 euro
  • 35% per redditi da 28.000 euro a 50.000 euro
  • 43% per redditi superiori a 50.000 euro

Innalzamento della no tax area, ovvero il livello di reddito al di sotto del quale non si paga l’Irpef, è stata innalzata a 8.500 euro per i lavoratori dipendenti.

Facciamo un esempio delle nuove aliquote:

  • Un lavoratore dipendente con un reddito di 20.000 euro pagherà un’Irpef di 2.300 euro, con un risparmio di 400 euro rispetto al 2023.
  • Un lavoratore autonomo con un reddito di 40.000 euro pagherà un’Irpef di 8.900 euro. Vi sarà pertanto un aumento di 400 euro rispetto a quanto pagato nel 2023.

Fasce di reddito che beneficiano di riduzioni:

  • I lavoratori dipendenti con redditi fino a 28.000 euro beneficiano di una riduzione dell’Irpef.
  • Le famiglie con figli a carico beneficiano di un aumento delle detrazioni fiscali.

Fasce di reddito che subiscono aumenti:

  • I lavoratori autonomi con redditi superiori a 28.000 euro sono colpiti da un aumento dell’Irpef.
  • Anche i contribuenti con redditi superiori a 50.000 euro subiscono un aumento dell’aliquota Irpef.

Lavoro: Detrazioni e deduzioni Irpef 2024:

fisco, Irpef e tassazione
fisco, Irpef e tassazione

Come risparmiare sulle tasse? Questa è certamente la parte più interessante: le detrazioni e deduzioni Irpef sono uno strumento importante per ridurre l’imposta da pagare. È importante conoscere le principali detrazioni e deduzioni spettanti e conservare tutti i documenti necessari per poterle utilizzare. In questa maniera di fatto si pagano meno tasse a fine anno.

  • Detrazione per lavoro dipendente: spetta ai lavoratori dipendenti e assimilati, con importo variabile in base al reddito.
  • Detrazione per figli a carico: spetta ai contribuenti con figli a carico, con importo variabile in base all’età e al numero dei figli.
  • Detrazione per interessi passivi mutui: spetta ai contribuenti che hanno acceso un mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale.
  • Detrazione per spese mediche: spetta ai contribuenti che hanno sostenuto spese mediche per sé o per i familiari a carico.
  • Detrazione per spese per ristrutturazioni edilizie: spetta ai contribuenti che hanno sostenuto spese per ristrutturazioni edilizie.

Novità introdotte per il 2024:

  • Aumento della detrazione per figli a carico: l’importo della detrazione per figli a carico è stato aumentato.
  • Introduzione di una detrazione per le spese sportive: è stata introdotta una detrazione per le spese sportive sostenute per i figli a carico.
  • Riduzione della detrazione per interessi passivi mutui: l’importo della detrazione per interessi passivi mutui è stato ridotto.

Detrazione Irpef Esempi concreti:

  • Un lavoratore dipendente con un reddito di 20.000 euro e due figli a carico può usufruire di una detrazione per lavoro dipendente di 1.955 euro e di una detrazione per figli a carico di 2.100 euro, per un totale di 4.055 euro.
  • Un contribuente che ha sostenuto spese mediche per 1.000 euro può usufruire di una detrazione di 190 euro.
  • Un contribuente che ha sostenuto spese per ristrutturazioni edilizie di 10.000 euro può usufruire di una detrazione di 500 euro.

Alcuni consigli per sfruttare detrazioni e deduzioni sono questi: conservate tutti i documenti che attestano le spese detraibili o deducibili. Non tutti sanno che è possibile utilizzare le detrazioni e deduzioni per ridurre l’imposta Irpef dovuta, oppure per ottenere un rimborso se l’imposta versata è superiore a quella dovuta.

Altre novità fiscali introdotte nel 2024:

Oltre alle novità relative alle aliquote Irpef, alle detrazioni e deduzioni, nel 2024 sono state introdotte altre importanti novità fiscali:

1. Riforma del regime forfettario:

  • Il regime forfettario è stato riformato, con l’introduzione di una nuova imposta sostitutiva dell’Irpef al 15% (o al 5% per i primi cinque anni di attività).
  • Il limite di fatturato per accedere al regime forfettario è stato innalzato a 85.000 euro (100.000 euro per alcuni settori).

2. Introduzione della “no tax area” per chi fa lavoro autonomo:

  • È stata introdotta una “no tax area” per i lavoratori autonomi con redditi fino a 15.000 euro.
  • I lavoratori autonomi con redditi superiori a 15.000 euro pagheranno l’Irpef con un’aliquota del 23%.

3. Aumento dei contributi previdenziali:

  • I contributi previdenziali per i lavoratori autonomi sono stati aumentati.
  • L’aliquota contributiva per i lavoratori autonomi è pari al 24% (23,8% per i commercianti).

4. Riforma del catasto:

  • È stata avviata una riforma del catasto, che prevede la revisione delle rendite catastali degli immobili.
  • La riforma del catasto avrà un impatto sull’IMU e sulla TASI.

Impatto sul calcolo dell’Irpef:

Le novità fiscali introdotte nel 2024 avranno un impatto differenziato sul calcolo dell’Irpef:

  • Riforma del regime forfettario: i contribuenti forfettari con redditi inferiori a 85.000 euro (100.000 euro per alcuni settori) beneficeranno di una riduzione dell’Irpef.
  • Introduzione della “no tax area” per i lavoratori autonomi: i lavoratori autonomi con redditi inferiori a 15.000 euro non pagheranno l’Irpef.
  • Aumento dei contributi previdenziali: i lavoratori autonomi pagheranno un’Irpef più alta a causa dell’aumento dei contributi previdenziali.
  • Riforma del catasto: la riforma del catasto potrebbe avere un impatto sull’IMU e sulla TASI, che a loro volta concorrono al calcolo dell’Irpef.

Regime forfettario: cos’è, requisiti, vantaggi, svantaggi e calcolo del reddito imponibile

Lavoro e partite IVA. Vediamo alcuni temi chiave, partendo dal regime forfettario che può – in alcuni casi – offrire importanti vantaggi in termini fiscali. Attenzione, non è sempre così.

Cos’è il regime forfettario?

Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato dedicato alle partite iva con un fatturato annuale inferiore a 85.000 euro (100.000 euro per alcuni settori). Questo regime offre diversi vantaggi, tra cui:

  • Imposta sostitutiva Irpef: I contribuenti forfettari pagano un’imposta sostitutiva dell’Irpef al 15% (o al 5% per i primi cinque anni di attività) sul loro reddito imponibile.
  • Calcolo del reddito semplificato: Il reddito imponibile si calcola applicando un coefficiente di redditività al fatturato.
  • Nessuna obbligo di fatturazione elettronica: I contribuenti forfettari non sono obbligati a emettere fatture elettroniche.

Quali sono i requisiti per accedere al regime forfettario?

Certamente questo è un punto importante. Per accedere al regime forfettario, è necessario rispettare i seguenti requisiti:

  • Possesso di partita iva: Il regime forfettario è accessibile solo ai titolari di partita iva.
  • Limite di fatturato: Il fatturato annuale non deve superare 85.000 euro (100.000 euro per alcuni settori).
  • Non essere in regime di società di capitali: Il regime forfettario non è accessibile alle società di capitali.
  • Non svolgere attività di vendita di beni usati: Il regime forfettario non è accessibile ai contribuenti che svolgono attività di vendita di beni usati.

Vantaggi del regime forfettario:

  • Semplicità: Il regime forfettario è un regime fiscale molto semplice da gestire. Meno spese anche lato commercialista.
  • Vantaggi fiscali: I contribuenti forfettari pagano un’imposta sostitutiva dell’Irpef più bassa rispetto all’Irpef ordinaria.
  • Costi contabili ridotti: I contribuenti forfettari non sono obbligati a tenere la contabilità ordinaria.

Svantaggi del regime forfettario:

  • Niente detrazione delle spese: I contribuenti forfettari non possono detrarre le spese sostenute per l’attività lavorativa.
  • Limite di fatturato: Il regime forfettario non è accessibile ai contribuenti con un fatturato annuale superiore a 85.000 euro (100.000 euro per alcuni settori).
  • Niente Iva: I contribuenti forfettari non possono applicare l’Iva sulle loro fatture.

Calcolo del reddito imponibile nel regime forfettario:

Il reddito imponibile nel regime forfettario si calcola applicando un coefficiente di redditività al fatturato. Il coefficiente di redditività varia in base al tipo di attività svolta.

Facciamo un esempio: un contribuente forfettario con un fatturato di 50.000 euro e un coefficiente di redditività del 78% ha un reddito imponibile di 39.000 euro. L’imposta sostitutiva Irpef dovuta sarà pari a 5.850 euro (39.000 euro x 15%).

Cos’è l’imposta sostitutiva Irpef?

L’imposta sostitutiva Irpef è un’imposta unica che i contribuenti forfettari pagano in sostituzione dell’Irpef, delle addizionali regionali e comunali e dell’IRAP. L’imposta sostitutiva si applica sul reddito imponibile del contribuente forfettario, determinato applicando un coefficiente di redditività al fatturato.

Aliquota dell’imposta sostitutiva:

L’aliquota dell’imposta sostitutiva è del 15% per la maggior parte dei contribuenti forfettari. Esistono però due eccezioni.

  • Nuovi contribuenti: I nuovi contribuenti che applicano il regime forfettario per i primi cinque anni di attività possono beneficiare di un’aliquota ridotta al 5%.
  • Contribuenti in attività secondaria: I contribuenti che applicano il regime forfettario in attività secondaria (con un reddito da lavoro dipendente o assimilato superiore a 30.000 euro) pagano un’imposta sostitutiva al 15% con una maggiorazione del 3%.

Confronto tra l’imposta sostitutiva e l’Irpef ordinaria:

L’imposta sostitutiva può essere più vantaggiosa dell‘Irpef ordinaria per i contribuenti forfettari con redditi bassi o medi.

Ecco alcuni esempi:

  • Contribuente con un fatturato di 20.000 euro:
    • Con l’imposta sostitutiva pagherebbe un’imposta di 3.000 euro (20.000 euro x 15%).
    • Con l’Irpef ordinaria pagherebbe un’imposta di 3.600 euro (20.000 euro x 18%).
  • Contribuente con un fatturato di 50.000 euro:
    • Con l’imposta sostitutiva pagherebbe un’imposta di 7.500 euro (50.000 euro x 15%).
    • Con l’Irpef ordinaria pagherebbe un’imposta di 9.900 euro (50.000 euro x 19,8%).

Detto ciò l’imposta sostitutiva potrebbe essere più conveniente. Ma come si calcola l’imposta sostitutiva? E’ semplice: Imposta sostitutiva = Reddito imponibile x Aliquota.

Per esemplificare facciamo un esempio. Se un contribuente forfettario ha un fatturato di 40.000 euro e un coefficiente di redditività del 78% ha un reddito imponibile di 31.200 euro. Alla fine di conseguenza l’imposta sostitutiva sarà di 4.680 euro (31.200 euro x 15%).

Forfettari: incidenza dei contributi previdenziali sul calcolo dell’Irpef.

I contributi previdenziali sono deducibili dal reddito imponibile ai fini del calcolo dell’Irpef per i contribuenti forfettari. In altre parole, i contribuenti forfettari possono ridurre il loro reddito imponibile dell’ammontare dei contributi previdenziali versati. Questo comporta una riduzione dell’imposta sostitutiva Irpef dovuta.

Per esempio: un contribuente forfettario con un reddito imponibile di 30.000 euro e un’imposta sostitutiva Irpef al 15% pagherebbe un’imposta di 4.500 euro. Se il contribuente ha versato 4.000 euro di contributi previdenziali, il suo reddito imponibile si riduce a 26.000 euro e l’imposta sostitutiva Irpef dovuta scende a 3.900 euro.

Novità introdotte nel 2024:

A partire dal 2024, i contributi previdenziali per i lavoratori autonomi, inclusi i forfettari, sono stati aumentati. L’aliquota contributiva per i forfettari è pari al 24% (23,8% per i commercianti). L’aumento dei contributi previdenziali avrà un impatto sull’Irpef dei forfettari, che pagheranno un’imposta più alta.

Considerando l’esempio precedente, con l’aumento dei contributi previdenziali a 4.800 euro, il reddito imponibile del contribuente forfettario si riduce a 25.200 euro e l’imposta sostitutiva Irpef dovuta sale a 3.780 euro. Questo aumento dei contributi previdenziali avrà un impatto negativo sull’Irpef dei forfettari, che dovranno pagare un’imposta più alta.

Ovviamente i contributi previdenziali versati dai forfettari sono utili per la maturazione della pensione, contributi che è possibile aumentare. Tuttavia i contributi previdenziali non sono deducibili dall’imposta sostitutiva Irpef, ma solo dal reddito imponibile. Facciamo un esempio: un contribuente forfettario con un’imposta sostitutiva Irpef di 4.500 euro e un versamento di 4.000 euro di contributi previdenziali avrà un risparmio di imposta pari a 600 euro (4.000 euro x 15%).

Come sempre, in particolare a fronte di situazioni complesse, conviene rivolgersi a un commercialista per evitare problemi con il fisco.

Approfondimenti

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Come compensare le minusvalenze con i Certificates? https://www.investire-certificati.it/come-compensare-le-minusvalenze-con-i-certificates/ Mon, 04 Dec 2023 11:12:27 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=31337 Si avvicina la fine dell’anno: come compensare le minusvalenze con i certificati di investimento? Approfondimento sul tema e sulla fiscalità dei certificates a cura di Christoper Grosset (Spectrum Markets) e Gianluca Parenti (Banca Intermonte). Minusvalenze: i certificati per posticiparle e recuperarle Christophe Grosset, European Sales Director di Spectrum Markets In un 2023 caratterizzato dai rialzi […]

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Si avvicina la fine dell’anno: come compensare le minusvalenze con i certificati di investimento? Approfondimento sul tema e sulla fiscalità dei certificates a cura di Christoper Grosset (Spectrum Markets) e Gianluca Parenti (Banca Intermonte).

Minusvalenze: i certificati per posticiparle e recuperarle

Christophe Grosset, European Sales Director di Spectrum Markets

In un 2023 caratterizzato dai rialzi dei tassi, i certificati si sono confermati come una delle asset class a maggiore crescita. In questi anni, gli investitori sono andati, infatti, alla ricerca di soluzioni che potessero offrire un ritorno più elevato e i certificati, in virtù delle loro caratteristiche competitive in termini di flessibilità e rendimento, sono stati in grado di attirare l’interesse degli investitori, più o meno sofisticati. Questo perché questi prodotti permettono di complementare il portafoglio con diversi profili di rischio, anche se il loro inserimento deve comunque essere ben ponderato.

certificates

La crescita di popolarità di questi strumenti è visibile sia osservando i dati ACEPI (l’Associazione Italiana Certificati e Prodotti d’Investimento), sia notando il costante aumento dei volumi di trading registrati su Spectrum Markets che, nel terzo trimestre 2023 hanno toccato i 421 milioni di scambi.  Nello stesso periodo, le statistiche di ACEPI[1] rivelano che il terzo trimestre di quest’anno ha fatto segnare il record di sempre per sottoscrizioni di certificates, con oltre sei miliardi su questa categoria di prodotti. I certificati sono soluzioni di investimento alternative, che consentono a tutta la fascia di investitori individuali (dai trader ai piccoli risparmiatori) di trovare un’alternativa alle forme tradizionali di investimento.

Possiamo distinguere quattro categorie di certificati, a seconda della presenza o meno di protezione del capitale investito:

  1. Certificati a leva (che permettono agli investitori di speculare sulle variazioni di prezzo di un asset sottostante, come ad esempio un indice, un’azione, una valuta o una materia prima.)
  2. Certificati senza protezione (che replicano fedelmente la dinamica dei sottostanti)
  3. Certificati a capitale protetto (puntano al rendimento prendendo esposizione in genere sui mercati azionari)
  4. Certificati a capitale condizionatamente protetto (condizionano il rimborso del capitale ma vanno a offrire rendimenti più elevati).

Nel corso degli ultimi anni, abbiamo riscontrato un netto aumento delle soluzioni a capitale protetto. Secondo le statistiche di ACEPI, seppur in leggera flessione, nel terzo trimestre di quest’anno i prodotti a capitale protetto (CPP) hanno continuato a rappresentare il 70% delle emissioni sul mercato primario, a fronte del 23% dei prodotti a capitale condizionatamente protetto (CCPP)[2]. L’ultimo trimestre, però, funge sempre un po’ da eccezione, in quanto si tende a vedere una ripresa, indipendentemente dal contesto di mercato, delle strutture a capitale condizionatamente protetto, di cui fanno parte i certificates a Maxi Coupon, a discapito dei prodotti CPP.

Certificati Maxicedola – Efficienza fiscale per recuperare le minusvalenze

Gli strumenti che prevedono il pagamento di una maxi cedola sono strutturati per massimizzare i rendimenti, offrendo in genere un primo coupon elevato, condizionato o incondizionato, che viene pagato immediatamente. La performance successiva dipende da vari fattori, tra cui l’andamento del sottostante, il livello a cui è stata posta la barriera, e la struttura del certificato stesso, che potrebbe avere caratteristiche come l’opzione di richiamo anticipato, il pagamento di cedole condizionate o offrire una partecipazione all’andamento dei sottostanti.

Secondo la normativa attuale, le minusvalenze possono essere compensate fino ai quattro anni successivi dalla loro maturazione, utilizzando strumenti finanziari che generano redditi diversi. Per chi ha dunque minusvalenze in scadenza, che non potrebbe più recuperare, effettivamente i certificati danno modo di andare a compensare.

Tuttavia, bisogna sempre tenere in considerazione alcuni elementi:

  1. Secondo il principio di cassa, il coupon deve essere incassato prima della fine dell’anno. E’ dunque necessario assicurarsi che la maxi cedola sia pagata entro i termini.
  2. Bisogna valutare attentamente le prospettive di investimento dello strumento al di là del coupon; il prodotto continua a vivere dopo il pagamento della cedola, quindi occorre considerarne le caratteristiche nel complesso.
  3. In base a ciascuna struttura, infine, bisogna valutare il momento in cui disinvestire, che sarà legato all’andamento dei mercati.

I certificati di Intermonte per recuperare le minusvalenze

Analisi di Gianluca Parenti, Partner di Intermonte

Intermonte nasce come investitore prevalentemente nell’azionario. Nel tempo abbiamo espanso la nostra area di interesse anche alle obbligazioni e, dal 2019, al segmento dei certificates, nel quale siamo molto attivi. Riteniamo che questi strumenti rappresentino ottime soluzioni di investimento, in grado di rispondere a esigenze specifiche di vari tipi di clientela, dai retail, ai consulenti finanziari, fino agli investitori istituzionali.

certificates con maxicedola
certificates con maxicedola

Sebbene i certificati siano divenuti particolarmente celebri per via delle compensazioni fiscali, infatti, la loro funzione primaria non è legata esclusivamente a questo aspetto. Questi strumenti rappresentano una asset class a tutti gli effetti, che si colloca, in base al profilo di rischio/rendimento che desidera l’investitore, tra le azioni, che hanno un rischio più elevato, e le obbligazioni, tradizionalmente meno rischiose. I certificati sono inoltre strumenti flessibili ed efficienti. L’efficienza è data dal racchiudere in singolo ISIN una strategia sofisticata, semplificando un processo altrimenti molto più impegnativo e laborioso.

Certificates Maxi Cedola: un’opzione per recuperare le minusvalenze

Verso la fine dell’anno aumentano le emissioni di certificates maxi-cedola, perché è in questo periodo che gli investitori mirano a compensare le eventuali minusvalenze in scadenza. Nel nostro piccolo anche noi seguiamo l’onda di mercato e, per questo motivo, negli ultimi mesi dell’anno, proponiamo alcuni certificati maxi-cedola ai nostri investitori. Il nostro modello di business è sempre improntato all’apporto di valore aggiunto sul mercato: sviluppiamo dapprima delle strategie di investimento, e successivamente chiediamo ai nostri emittenti di creare dei certificati ad hoc. In questo modo, ci è possibile stimolare la competizione e avere vantaggi anche in termini di prezzo.

Attualmente, abbiamo tre certificati maxicedola sul mercato, di cui uno lanciato molto recentemente, tutti e tre legati a sottostanti azionari. Gli emittenti dei certificates sono BNP Paribas, Barclays ed EFG International. Ecco di seguito le caratteristiche di questi prodotti.

Caratteristiche dei certificates Maxicedola 

 BNP PARIBASBARCLAYSEFG International
 Data di emissione16/1114/11 29/11
 Azioni SottostantiInfineum, Volkswagen, Banco BPMUnicredit, STM, StellantisBanco BPM, Intesa San Paolo, Brembo
 Maxicedola 15% Incondizionata14,5% Incondizionata16% Condizionata alla tenuta della barriera posta al 35%, con data di osservazione 11/12
Premi trimestrali 1% con memoria1% con memoria1% con memoria
Barriera per rimborso a scadenza50% 50% 55%
Scadenza11/2026 (3 anni) 11/2028 (5 anni) 11/2027 (4 anni)
Richiamo anticipato Da agosto 2024  

I tre certificates maxicedola offrono premi trimestrali attraverso cedole con effetto memoria: ciò significa che è possibile erogare le cedole non incassate precedentemente a una data di rilevazione intermedia, a condizione che il sottostante soddisfi i requisiti stabiliti per il pagamento delle cedole.


[1] Il terzo trimestre 2023 mostra un nuovo massimo storico dei volumi trimestrali collocati dagli emittenti ACEPI, pari a 6.229 milioni di euro, che supera del 12% e del 4% i due precedenti record assoluti registrati Q1 e Q2 2023 e del 53% la media del collocato trimestrale del 2022. Fonte: Acepi.

[2] Fonte dati: Acepi.

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Tobin Tax – Su Quali Azioni Non si Paga? https://www.investire-certificati.it/tobin-tax-su-quali-azioni-non-si-paga-nel-2020/ Sun, 29 Dec 2019 16:46:48 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=838 Su quali azioni non si paga la Tobin Tax? Azioni esenti dalla Tobin Tax per il 2020 Fra le azioni esentate dalla Tobin Tax per il 2020, per via della loro sede estera, troviamo: BB Biotech FCA (Fiat) Ferrari Exor Cnh industrial STMicroelectronics Tenaris Azioni esenti dalla Tobin Tax per capitalizzazione inferiore ai 500 milioni […]

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La Tobin Tax non si applica a tutti i titoli azionari. Qui presentiamo i titoli esenti dalla Tobin Tax nel 2020. La Tobin Tax è un’imposta introdotta nel 2012 che coinvolge le azioni delle società quotate su Borsa Italiana. Non tutte, solo quelle con capitalizzazione superiore ai 500 milioni ed i prodotti finanziari derivati che fanno ad esse riferimento, come opzioni, certificati di investimento e futures.

Operativamente, la Tobin Tax viene applicata nella misura dello 0,10% sul trading azionario multiday. Non si paga dunque sulle operazioni aperte e chiuse nella medesima giornata.

Derivati tassati

La Tobin tax (il cui nome corretto è “Italian financial transaction tax”) si paga anche sui derivati che fanno riferimento all’indice FTSE Mib, con un import variabile in base al valore nozionale dell’operazione di trading.

In merito alla Tobin Tax, anche per il 2020 gli investitori possono rallegrarsi dell’esenzione che coinvolge le società che hanno sede estera. Fra queste cui spiccano anche alcuni grandi nomi, come la “galassia Fiat”; le azioni di FCA, Cnh Industrial, Ferrari ed Exor, tutte esenti dalla Tobin Tax. Ma poi anche titoli come Tenaris o STMicoeletronics, che hanno sede rispettivamente in Lussemburgo e Svizzera.

Su quali azioni non si paga la Tobin Tax?

La lista delle azioni su cui si paga la Tobin Tax (e quelle esenti dall’imposta) viene aggiornata con cadenza annuale, in base alla capitalizzazione delle aziende a fine novembre.

La crescita del valore delle azioni o la loro discesa fa sì che determinati titoli vengano aggiunti o rimossi da tale lista.

La Juventus

Si pensi per esempio all’azione Juventus. Fino a pochi anni fa esente dalla Tobin Tax, per via della capitalizzazione inferiore ai 500 milioni, quando l’azione viaggiava fra i 30 ed i 50 centesimi. Oggigiorno vale oltre 1 euro, superando ampiamente il miliardo di capitalizzazione.

Discorso inverso per numerose azioni, fra cui alcune banche, ma anche Bio On (ancora sospesa dagli scambi) e anche per altre azioni, fra cui La Doria, giusto per citare un esempio di azione che in passato rientrava nella Tobin Tax ed oggi è esente.

Azioni esenti dalla Tobin Tax per il 2020

Fra le azioni esentate dalla Tobin Tax per il 2020, per via della loro sede estera, troviamo:

  • BB Biotech
  • FCA (Fiat)
  • Ferrari
  • Exor
  • Cnh industrial
  • STMicroelectronics
  • Tenaris
tobin tax 2020
Quali sono le azioni esenti dalla Tobin Tax nel 2020?

Azioni esenti dalla Tobin Tax per capitalizzazione inferiore ai 500 milioni

Ci sono delle eccezioni. Non si paga ala Tobin Tax nel 2020 sulle azioni della lista; il motivo è la capitalizzazione dei titoli che non raggiunge quota 500 milioni.

A

  • 4AIM SICAF
  • ABITARE IN
  • ACOTEL GROUP
  • ACSM-AGAM
  • AEDES
  • AEFFE
  • AEROPORTO GUGLIELMO MARCONI DI BOLOGNA
  • AGATOS
  • ALERION CLEANPOWER
  • ALFIO BARDOLLA
  • ALKEMY
  • AMBIENTHESIS
  • AMBROMOBILIARE
  • AMM
  • AQUAFIL
  • ARTERRA BIOSCIENCE
  • ASKOLL EVA
  • ASSITECA
  • ASTALDI
  • AUTOSTRADE MERIDIONALI
  • AVIO
  • AXELERO

B

  • B&C SPEAKERS
  • B.F
  • BANCA AGRICOLA POPOLARE DI RAGUSA
  • CARIGE
  • B. DI IMOLA
  • B. FINNAT
  • B. INTERMOBILIARE
  • B. MACERATA
  • B. POPOLARE CORTONA
  • B. POPOLARE DEL LAZIO
  • B. POPOLARE DI FONDI
  • B. POPOLARE DI FRUSINATE
  • B. POPOLARE DI PUGLIA E BASILICATA
  • B. POPOLARE LAJATICO
  • B. POPOLARE PUGLIESE
  • B. POPOLARE SANT’ANGELO
  • B. POPOLARE VALCONCA
  • B. PROFILO
  • B. SELLA
  • B. SISTEMA
  • BANCA VALSABBINA
  • B.CO DI DESIO E BRIANZA
  • B.CO DI SARDEGNA RSP
  • BASICNET
  • BASTOGI
  • BCA POPOLARE DI BARI
  • BE
  • BEGHELLI
  • BIALETTI INDUSTRIE
  • BIANCAMANO
  • BIESSE
  • BIO ON
  • BIODUE
  • BIOERA
  • BLUE FINANCIAL COMMUNICATION
  • BORGOSESIA
  • BRIOSCHI

C

  • CAIRO COMMUNICATION
  • CALEFFI
  • CALEIDO GROUP
  • CALTAGIRONE
  • CALTAGIRONE EDITORE
  • CAPITAL FOR PROGRESS SINGLE INVESTMENT
  • CARRARO
  • CASSIOPEA
  • CASTA DIVA GROUP
  • CDR ADVANCE CAPITAL
  • CELLULARLINE
  • CEMBRE
  • CENTRALE DEL LATTE D’ITALIA
  • CFT
  • CHL
  • CIRCLE
  • CIVIBANK
  • CLABO
  • CLASS EDITORI
  • CLEANBNB
  • COFIDE
  • COIMA RES
  • COMER INDUSTRIES
  • COMPAGNIA IMMOBILIARE AZIONARIA
  • CONAFI
  • CONFINVEST
  • COPERNICO
  • COSE BELLE D’ITALIA
  • COSTAMP GROUP
  • COVER 50
  • CR CENTO
  • CROWDFUNDME
  • CSP INTERNATIONAL
  • CULTI MILANO
  • CYBEROO

D

  • DBA GROUP
  • DEA CAPITAL
  • DIGITAL BROS, MAGICS, VALUE, 360
  • DIGITOUCH
  • DOMINION HOSTING HOLDING

E

  • ECOSUNTEK
  • EDILIZIACROBATICA
  • EDISON RSP
  • EEMS
  • ELES
  • ELETTRA INVESTIMENTI
  • ELICA
  • EMAK
  • ENERGICA MOTOR COMPANY
  • ENERGY LAB
  • ENERTRONICA SANTERNO
  • ENERVIT
  • EPRICE
  • EPS EQUITA PEP2
  • EQUITA GROUP
  • ESAUTOMOTION
  • ESPRINET
  • EUKEDOS
  • EUROTECH
  • EXPERT SYSTEM
  • EXPRIVIA

F

  • FARMAE
  • FERVI
  • FIDIA
  • FIERA MILANO
  • FINE FOODS & PHARMACEUTICALS
  • FINLOGIC
  • FINTEL ENERGIA GROUP
  • FIRST CAPITAL
  • FNM
  • FOPE
  • FOS
  • FRENDY ENERGY
  • FRIULCHEM
  • FULLSIX

G

  • GABELLI VALUE FOR ITALY
  • GABETTI PROPERTY SOLUTIONS
  • GAMBERO ROSSO
  • GAMENET
  • GAROFALO HEALTH CARE
  • GAS PLUS
  • GEDI GRUPPO EDITORIALE
  • GEFRAN
  • GEL
  • GEOX
  • GEQUITY
  • GIBUS
  • GIGLIO GROUP
  • GIORGIO FEDON
  • GO INTERNET
  • GPI
  • GRIFAL
  • GRUPPO GREEN POWER
  • GUALA CLOSURES

H

  • HEALTH ITALIA
  • H-FARM

I

  • I GRANDI VIAGGI
  • ICF GROUP
  • IDEAMI
  • IERVOLINO ENTERTAINMENT
  • IL SOLE 24 ORE
  • ILLA
  • ILPRA
  • IMMSI
  • IMVEST
  • INDEL B
  • INIZIATIVE BRESCIANE
  • INNOVATEC
  • INTEK GROUP
  • INTRED
  • IRCE
  • ISAGRO
  • IT WAY
  • ITALIA INDEPENDENT
  • ITALIAN EXHIBITION GROUP
  • ITALIAN WINE BRANDS

K

  • KI GROUP
  • KOLINPHARMA

L

  • LA CASSA DI RAVENNA
  • LA DORIA
  • LANDI RENZO
  • LAZIO
  • LEONE FILM GROUP
  • LIFE CARE CAPITAL
  • LONGINO&CARDENAL
  • LUCISANO MEDIA GROUP
  • LUVE
  • LVENTURE GROUP

M

  • MAILUP
  • MAPS
  • MARZOCCHI POMPE
  • MASI AGRICOLA
  • MASSIMO ZANETTI BEVERAGE
  • MATICA FINTEC
  • MITTEL
  • MOLMED
  • MONDO TV
  • MONNALISA
  • MONRIF

N

  • NEODECORTECH
  • NEOSPERIENCE
  • NET INSURANCE
  • NETWEEK
  • NEWLAT FOOD
  • NEWRON PHARMACEUTICALS
  • NOTORIOUS PICTURES
  • NOVA RE

O

  • OFFICINA STELLARE
  • OLIDATA
  • OPENJOBMETIS
  • ORSERO
  • OVS

P

  • PANARIAGROUP INDUSTRIE CERAMICHE
  • PATTERN
  • PHARMANUTRA
  • PIERREL
  • PININFARINA
  • PIOVAN
  • PIQUADRO
  • PITECO
  • PLC
  • POLIGRAFICA S FAUSTINO
  • POLIGRAFICI EDITORIALE
  • POLIGRAFICI PRINTING
  • PORTALE SARDEGNA
  • PORTOBELLO
  • POWERSOFT
  • “PRIMA INDUSTRIE”
  • PRISMI

R

  • RADICI
  • RATTI
  • RCS MEDIAGROUP
  • RELATECH
  • RENERGETICA
  • RENO DE MEDICI
  • RESTART
  • RETELIT
  • RISANAMENTO
  • ROMA
  • ROSETTI MARINO
  • ROSSS

S

  • SABAF
  • SAFILO GROUP
  • SALCEF GROUP
  • SCIUKER FRAMES
  • SERI INDUSTRIAL
  • SERVIZI ITALIA
  • SG COMPANY
  • SHEDIR PHARMA GROUP
  • SICIT GROUP
  • SIRIO
  • SIT
  • SITI – B&T
  • SOCIETA’ EDITORIALE IL FATTO
  • SOFTEC
  • SOGEFI
  • SOLUTIONS CAPITAL MANAGEMENT SIM
  • SOMEC
  • SOSTRAVEL.COM
  • SPACTIV
  • STEFANEL

T

  • TAS
  • TECHEDGE
  • TELESIA
  • TERNIENERGIA
  • TESMEC
  • THESPAC
  • TISCALI
  • TITANMET
  • TOSCANA AEROPORTI
  • TPS
  • TRAWELL CO
  • TREVI FIN INDUSTRIALE
  • TRIBOO
  • TXT E-SOLUTIONS
  • UCAPITAL24
  • UNIEURO

V

  • VALSOIA
  • VEI 1
  • VETRYA
  • VIANINI
  • VIMI FASTENERS
  • VISIBILIA EDITORE
  • WEBSOLUTE
  • WIIT
  • WM CAPITAL
  • ZUCCHI

La tassazione relativa ai prodotti finanziari, cioè la Tobin Tax, è invece decisamente soft sui certificati di investimento, raggiungendo i 12,5 centesimi di euro per un’operazione fino a 2,500 euro di controvalore, per poi salire a 0,25 euro fra 2.500 euro e 5.000 e a 0,50 euro per le operazioni fino a 10.000 euro.

Per ulteriori dettagli sulla Tobin Tax nei certificati di investimento è possibile visionare questo articolo.

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Certificati di Investimento: la Tassazione https://www.investire-certificati.it/la-tassazione-nei-certificati-di-investimento/ Mon, 19 Aug 2019 20:08:15 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=234 La tassazione dei certificati di investimento, come sono tassati i certificates e perché sono fiscalmente efficienti? I certificati di investimento a quale regime di tassazione sono soggetti? Le plusvalenze generate dalla vendita di certificati di investimento ad un prezzo superiore a quello del loro acquisto (al netto delle eventuali commissioni di acquisto), così come i […]

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La tassazione dei certificati di investimento, come sono tassati i certificates e perché sono fiscalmente efficienti?

I certificati di investimento a quale regime di tassazione sono soggetti? Le plusvalenze generate dalla vendita di certificati di investimento ad un prezzo superiore a quello del loro acquisto (al netto delle eventuali commissioni di acquisto), così come i proventi derivanti dal flusso cedolare o da eventuali bonus ricevuti, sono soggetti ad un’aliquota del 26%, tramite imposta sostitutiva.

I certificati sono fiscalmente efficienti dal punto di vista della compensazione di eventuali minusvalenze pregresse. Questo a patto che queste siano assoggettate al medesimo regime impositivo (per esempio dichiarativo o amministrativo).

A differenza di strumenti come gli ETF, o i fondi comuni di investimento (ma anche cedole delle obbligazioni e dividendi azionari), i cui redditi sono considerati dal fisco italiano come “da capitale”, i certificates rientrano nella categoria “redditi diversi”. Pertanto risultano idonei alla compensazione di eventuali perdite precedenti (minusvalenze).

Regime dichiarativo nei certificati di investimento

Nel caso in cui si decida di optare per il regime dichiarativo, i proventi derivanti dagli investimenti sui certificates dovranno essere inseriti a fine anno in sede di dichiarazione dei redditi. Questo al netto della compensazione su eventuali minusvalenze. E’ infatti possibile per i redditi derivanti dai certificati di investimento. L’obbligo di tale dichiarazione spetta pertanto all’investitore e non al broker o all’intermediario.

Regime amministrato nei certificati di investimento

La seconda modalità è quella di optare per il regime amministrato. In questo caso non sarà l’investitore a dover inserire a fine anno eventuali proventi derivanti dai certificates nella dichiarazione dei redditi. Questo compito viene svolto progressivamente dall’intermediario utilizzato per fare trading ed investimenti (la banca o il broker presso cui si ha il conto).

Sia nel caso del regime amministrato che in quello del regime dichiarativo l’investitore può utilizzare eventuali minusvalenze per compensare profitti. Le minusvalenze sono valide fino alla conclusione del quarto anno successivo.

Vediamo un esempio sulla tassazione nei certificates e su compensazione delle minusvalenze.

Poniamo per ipotesi di aver subito una perdita sul mercato azionario nel luglio 2019. Questa minusvalenza potrà essere utilizzata per compensare (e non pagare quindi il 26% di tasse) eventuali proventi derivanti dalla categoria “redditi diversi”. Pertanto anche da profitti ottenuti sia con plusvalenze che con cedole di certificati di investimento, in ogni successiva data del 2019, più i quattro esercizi successivi. E’ pertanto possibile compensare tali minusvalenze per tutto il 2020, 2021, 2022 e 2023.

Se non è utilizzata entro il 31 dicembre 2023 non potrebbe essere successivamente recuperata per compensare un profitto derivante dagli investimenti sui certificates (o da altri strumenti finanziari)

Per completare il discorso relativo alla tassazione dei certificati di investimento, ricordiamo la Tobin Tax. I certificates con azioni italiane come sottostante (con capitalizzazione superiore al mezzo miliardo), indici italiani o panieri composti a maggioranza da azioni italiane sono soggetti al pagamento della Tobin Tax. Altri dettagli si trovano nell’articolo relativo a Tobin Tax e certificati. Questa imposta ha tuttavia un impatto molto limitato per il settore dei certificates.

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La Tobin Tax e i Certificati di Investimento https://www.investire-certificati.it/la-tobin-tax-e-i-certificati-di-investimento/ Mon, 19 Aug 2019 19:56:35 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=231 La Tobin Tax è una imposta Su quali certificati di investimento si paga la Tobin Tax? La Tobin tax non è da pagare: sui certificates aventi come sottostante società italiane con capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro; sui certificates aventi come sottostante un indice composto interamente o in prevalenza da azioni italiane (si applica […]

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La Tobin Tax e i certificati di investimento: come funziona, su quali certificates si paga la Tobin Tax? Quali certificates sono esenti dalla Tobin Tax? 

La Tobin tax ha un impatto modesto nel settore dei certificati di investimenti, con un’imposta per l’investitore di proporzioni ridotte sui certificates acquistati. Nel dettaglio si tratta di una tassa che in Italia è stata istituita nel 2013 e coinvolge gli strumenti finanziari aventi come sottostante azioni italiane con capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro oppure indici composti per una percentuale superiore al 50% da sottostanti italiani, quindi anche i certificati di investimento con questi sottostanti sono marginalmente toccati dalla Tobin Tax (anche se generalmente in maniera inferiore rispetto alle azioni per esempio).

La Tobin Tax è una imposta

Cosa si intende con Tobin Tax? Tecnicamente la Tobin tax è un’imposta sul trasferimento di proprietà di azioni italiane ad alta capitalizzazione e di valori mobiliari, fra cui rientrano appunto anche i certificati di investimento.

Non sono però toccati dalla Tobin tax tutti i certificates, ma soltanto quelli aventi come sottostante azioni italiani (non quelle estere) o indici facenti riferimento ad azioni in prevalenza italiane. Sono inoltre esclusi dalla Tobin Tax i certificati di investimento comprati in fase di collocamento.

Su quali certificati di investimento si paga la Tobin Tax?

La Tobin tax non è da pagare: sui certificates aventi come sottostante società italiane con capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro; sui certificates aventi come sottostante un indice composto interamente o in prevalenza da azioni italiane (si applica quindi sui certificati aventi come sottostante il FTSE Mib per esempio).

Su quali certificati non si paga la Tobin Tax?

investire sui certificati

La Tobin Tax non si paga: sui certificates aventi come sottostante azioni estere, sui certificati aventi come sottostante azioni italiane con capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro. Inoltre, l’imposta non è dovuta sui certificates aventi come sottostante indici esteri o con prevalenza di azioni non italiane. Possono quindi essere presenti, ma il loro peso deve essere inferiore al 50% per far sì che vi sia l’esclusione della Tobin Tax dal suddetto certificato di investimento.

In conseguenza di ciò, non si applica la Tobin Tax sui certificati di investimento aventi come sottostante l’EuroStoxx, anche se sono presenti al loro interno azioni italiane, in quanto rappresentano una frazione minoritaria sul totale. La Tobin tax non è dovuta sui certificati aventi come sottostante coppie valutarie, né sui certificati legati a materie prime o tassi di interesse.

Tobin Tax – Pagamento

Come funziona il pagamento della Tobin Tax? Per quanto riguarda le tempistiche, il pagamento dell’imposta relativa alla Tobin Tax sul certificates deve essere effettuato entro il giorno 16 del mese successivo a quello della conclusione del contratto. Solitamente tutto avviene in maniera automatica e se ne occupa la banca o il broker utilizzato per il trading online o per l’acquisto dei certificates.

La Tobin Tax sui certificates è pertanto dovuta in una misura “fissa” (ossia un importo a forfait stabilito per legge), che viene calcolato in base al valore nozionale del contratto, definito come il quantitativo di certificates moltiplicato per il prezzo di acquisto/vendita del certificato medesimo. Le operazioni che avvengono sui mercati regolamentati, quali il Sedex di BorsaItaliana o l’EuroTLX beneficiano di uno sconto pari all’80%. Pertanto la tassazione della Tobin Tax in questo caso è dovuta soltanto nella misura di 1/5.

Presentiamo le tabelle seguenti realizzate da ACEPI che illustrano le imposte progressive da corrispondere al fisco per la Tobin Tax sui certificati di investimento.

Tobin Tax su certificati legati ad azioni italiane

Come detto ricordiamo che si paga solo se le azioni sottostanti oltre ad essere italiana hanno una capitalizzazione di borsa che eccede i 500 milioni di euro. Viceversa l’imposta non è dovuta al fisco italiano.

Controvalore dell’operazione Tobin tax dovuta
da € 0,01 – 2.500 € 0,125
€ 2.500 – 5.000 € 0,25
€ 5.000 – 10.000 € 0,5
€ 10.000 – 50.000 € 2,5
€ 50.000 – 100.000 € 5
€ 100.000 – 500.000 € 25
€ 500.000 – 1.000.000 € 50
Oltre € 1.000.000 € 100

Tobin Tax su certificati legati ad Indici con prevalenza di azioni italiane

Controvalore dell’operazione Tobin tax dovuta
da € 0,01 – 2.500 € 0,01875
€ 2.500 – 5.000 € 0,0375
€ 5.000 – 10.000 € 0,075
€ 10.000 – 50.000 € 0,75
€ 50.000 – 100.000 € 0,75
€ 100.000 – 500.000 € 3,75
€ 500.000 – 1.000.000 € 7,5
Oltre € 1.000.000 € 15

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