Economia Archivi - Investire-Certificati.it https://www.investire-certificati.it/category/economia/ I migliori certificati di investimento li trovi su investire-certificati.it Sat, 10 May 2025 21:30:47 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.7.2 https://www.investire-certificati.it/wp-content/uploads/2021/06/cropped-android-chrome-192x192-1-32x32.png Economia Archivi - Investire-Certificati.it https://www.investire-certificati.it/category/economia/ 32 32 Guerra India Pakistan https://www.investire-certificati.it/guerra-india-pakistan-rischi-economici/ Sat, 10 May 2025 18:49:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=37393 Timori di guerra fra India e Pakistan. Purtroppo, in questi ultimi giorni, c’è stata una nuova escalation ed il rischio di una nuova guerra India – Pakistan non è da sottovalutare. I paesi occidentali provano ad evitare il conflitto. La tregua durerà? Focus sul tema e sui possibili impatti economici. Introduzione L’escalation degli ultimi giorni […]

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Timori di guerra fra India e Pakistan. Purtroppo, in questi ultimi giorni, c’è stata una nuova escalation ed il rischio di una nuova guerra India – Pakistan non è da sottovalutare. I paesi occidentali provano ad evitare il conflitto. La tregua durerà? Focus sul tema e sui possibili impatti economici.

Introduzione

India
L’India

L’escalation degli ultimi giorni rischia di scatenare una guerra fra India Pakistan. La situazione è particolarmente grave, anche perché entrambe le nazioni sono dotate di armi atomiche. L’insofferenza tra questi due popoli non è però nata ultimamente: è da oltre settanta anni che le due nazioni sono in rapporti tesi ed ostili.

Fino al 1947 le due nazioni erano unite in una unica, sotto il protettorato britannico. Dopo l’autonomia avvenne anche la separazione tra India e Pakistan. La divisione non fu indolore: causò infatti migrazioni, sofferenze e massacri, su base etnica e religiosa.

Una delle maggiori cause di conflitto fu la regione del Kashmir. Quest’area è infatti stata oggetto di rivendicazioni da parte di entrambe le nazioni, già belligeranti di loro. Infatti ci sono già state alcune guerre: una subito dopo l’autonomia tra il 1947 e il 1948, una nel 1965, una nel 1971 (in cui il Pakistan fu costretto a concedere l’autonomia al Bangladesh) ed una nel 1999.

Non sono mancate anche insurrezioni armate e conflitti minori negli ultimi decenni. La regione del Kashmir attualmente è divisa tra i due stati, per ragioni storiche, nonostante la maggioranza mussulmana. Gli indiani accusano il Pakistan di sostenere le insurrezioni e dal 2019 il governo di Nuova Delhi ha revocato l’autonomia speciale alla regione, causando ulteriori tensioni (per quanto la decisione sia stata apprezzata dal resto del Paese).

Guerra India Pakistan: le ultime notizie

Pakistan
Il Pakistan

Il 22 aprile scorso c’è, purtroppo, stato un attentato nella regione del Kashmir che ha causato 25 vittime indiane ed una nepalese. Questo massacro è stato rivendicato da un nuovo gruppo che si fa chiamare “Fronte della Resistenza”. Gli indiani hanno accusato il Pakistan di affiancare gli organizzatori (senza fornire prove pubblicamente). Il Pakistan ha negato e l’India ha ridotto le dichiarazioni diplomatiche, sospeso la condivisione delle acque e adottato altre misure punitive. I pakistani hanno reagito sospendendo la possibilità di sorvolare il loro spazio aereo allo stato vicino ed avverso, oltre all’ imposizione altre sanzioni economiche.

L’India ha poi deciso di passare alle vie di fatto con attacchi missilistici contro degli “obiettivi terroristici”, causando almeno 38 morti (26 pakistani e 12 indiani). Le reazioni pakistane sono in fase di sviluppo e si preannunciano gravi. Sperando che si possa raggiungere presto una pace giusta e duratura, proviamo ora ad analizzare le possibili conseguenze di un aggravamento della situazione. Purtroppo questo sembra molto probabile: quindi cosa potrebbe succederebbe con una guerra India Pakistan?

Guerra India Pakistan: possibili impatti

Per quanto entrambi i paesi abbiano tra i 150 e i 170 ordini nucleari, la situazione fra India e Pakistan è differente.

Economia Pakistan
Grafico crescita e dell’inflazione pakistana (fonte FMI)

L’India è diventato lo stato più popoloso al mondo e da anni, con alcuni occasionali rallentamenti, sta vivendo un momento di crescita economica e sta riuscendo ad attrarre investitori, anche grazie agli scenari macroeconomici attuali. Basti pensare al fatto che Apple vorrebbe spostare la produzione di Iphone dalla Cina all’India, per ridurre gli impatti della guerra commerciale, a base di dazi, di Donald Trump.

Secondo molti analisti l’India ha tutto quello che può servire per riuscire a diventare una super potenza economica e militare nei prossimi anni, superando anche il Giappone e ponendosi come seconda forza asiatica. Altri invece evidenziano delle perplessità sulla nazione (inflazione e disoccupazione su tutte).

Per quanto riguarda il Pakistan invece la previsione della crescita 2025 del Pil è del 2,6%. Lo stato, per quanto molto popoloso, non sta vivendo una crescita esponenziale, anche perché la crescita è già stata rivista al ribasso, anche a causa dell’inflazione.

Eventuali scenari di guerra India Pakistan potrebbero impattare le economie, soprattutto se venissero colpite le infrastrutture chiave dei due paesi. In generale, possiamo dire che solitamente turismo, settori energetici ed infrastrutturali e la finanza vengono danneggiati dalla guerra, così come si allontano anche gli investimenti: difficilmente si andrà ad aprire uno stabilimento produttivo in un luogo dove cadono bombe.

Viceversa tecnologie, cybersecurity e ovviamente gli armamenti vengono potenziati in fase di guerra. Inoltre, dopo i tristi eventi bellici, bisogna ricostruire quanto distrutto, quindi è possibile anche un effetto positivo sull’industria delle costruzioni.

Guerra India Pakistan: prospettive

Ovviamente tutti speriamo ancora che la diplomazia possa trionfare e fermare le armi prima che sia troppo tardi e numerose vite possano essere quindi salvate. Se, purtroppo, dovesse scoppiare una guerra fra India e Pakistan non è possibile prevedere gli effetti sia per quanto riguarda eventuali escalation esterne ai paesi che sotto un profilo economico.

Anche senza l’uso delle armi atomiche i disastri umani ed economici sarebbero devastanti. Alcuni settori come detto potrebbero essere più impattati di altri (alcuni anche favorendone la crescita). Come sempre, anche in caso di guerra è molto opportuno diversificare il portafoglio per ridurre i rischi. Le ragioni di questo conflitto si possono anche attribuire a una pessima gestione post-coloniale, ma in questo momento di tensione e conflitti globali bisognerebbe riuscire a trovare uomini e donne capaci di costruire ponti tra le varie civiltà, capaci di portare pace e prosperità anziché missili, guerre e distruzione.

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Come Investire sui Tassi di Interesse https://www.investire-certificati.it/come-investire-sui-tassi-di-interesse/ Thu, 28 Sep 2023 10:04:47 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=29664 I tassi di interesse sono uno dei temi chiave, in quest’epoca segnata dai continui rialzi al costo del denaro: ma Come è possibile investire in borsa sui tassi di interesse? BNP Paribas ha ampliato la gamma di minifutures su BTP, Bund e Treasuries americani. Si tratta di nuovi strumenti di investimento per chi vuole puntare […]

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I tassi di interesse sono uno dei temi chiave, in quest’epoca segnata dai continui rialzi al costo del denaro: ma Come è possibile investire in borsa sui tassi di interesse? BNP Paribas ha ampliato la gamma di minifutures su BTP, Bund e Treasuries americani. Si tratta di nuovi strumenti di investimento per chi vuole puntare su rialzi e ribassi del costo del denaro. Ripartiamo da una più ampia analisi dello scenario, prima di soffermarci sui nuovi minifutures di BNP Paribas.

Tassi di interesse: analisi e previsioni

La BCE ha alzato i tassi di interesse anche nel meeting di settembre, portandoli al livello record del 4,50%. LA Federal Reserve non li ha mossi, mantenendoli al 5,50%. Ha però lasciato aperte le porte ad un rialzo entro fine anno e – se necessario – ad un ulteriore ritocco al costo del denaro nel 2024.

Quali previsioni per i tassi di interesse? Secondo i dati raccolti dal CME FedWatch Tool al momento i mercati sono incerti in merito alle prossime mosse della Fed. Le probabilità di un rialzo in uno dei due meeting rimanenti nel 2023 superano il 30%, mentre il costo del denaro dovrebbe rimanere fermo nei primi mesi del 2024. Quello che è certo, però, è che per vedere i primi tagli ai tassi di interesse bisognerà attendere come minimo la seconda parte del 2024. Il tutto chiaramente se lo scenario economico resta quello attuale, con dati macroeconomici ancora solidi. In altre parole, i tassi di interesse rimarranno alti a lungo, sia negli Stati Uniti che in Europa.

Come investire in borsa sui tassi di interesse?

Uno strumento indicato per investire con l’utilizzo della leva finanziaria sui tassi di interesse può essere il minifutures.

Tassi di interesse
Tassi di interesse

Fra i punti di forza dei minifutures troviamo la possibilità di fare trading long e short, puntando quindi sia su una salita che su una discesa del costo del denaro, ma anche l’effetto leva. Il capitale richiesto è decisamente inferiore rispetto a quello che sarebbe stato necessario per un investimento diretto nel sottostante.

Nei minifuture su tassi di interesse, così come in tutti i minifutures, è presente un livello knock out che funge anche da stop loss automatico (con azzeramento dell’investimento se tale valore viene raggiunto). La perdita non può mai superare il capitale che è stato investito nella specifica operazione.

A differenza dei certificati a leva fissa o ETF a leva fissa, con i minifutures non si è soggetti all’effetto dell’interesse composto, quello che viene comunemente chiamato compounding effect. Pertanto questi strumenti finanziari possono essere indicati anche per investimenti di medio e lungo termine.

Minifutures su tassi di interesse

I nuovi minifutures permettono di investire sul T-Bond, così come sul T-note, ossia sia sulle lunghe scadenze a 30 anni del debito americano che su quelle brevi, a 2 anni. L’offerta copre anche lo Schatz ed il Bund, entrambi con possibilità di investire sia long che short.

Sono disponibili posizioni long (per puntare su un ribasso dei tassi di interesse) sul BTP a 30 mesi e sul BTP decennale, con scadenza a 10 anni.

CODICE ISINSOTTOSTANTELONG/SHORTSTRIKEASPETTATIVA
NLBNPIT1U506T-BOND (30-YEAR) FUTURE DEC. 23LONG99,42Ribasso dei tassi di interesse
NLBNPIT1U563T-BOND (30-YEAR) FUTURE DEC. 23SHORT148,82Rialzo dei tassi di interesse
NLBNPIT1ORJ7T-NOTE (2-YEAR) FUTURE DEC. 23LONG92,63Ribasso dei tassi di interesse
NLBNPIT1ORQ2T-NOTE (2-YEAR) FUTURE DEC. 23SHORT119,97Rialzo dei tassi di interesse
NLBNPIT1JI37T-NOTE (10-YEAR) FUTURE DEC. 23LONG95,23Ribasso dei tassi di interesse
NLBNPIT1TR75T-NOTE (10-YEAR) FUTURE DEC. 23SHORT112,69Rialzo dei tassi di interesse
NLBNPIT1ORU4EURO-SCHATZ FUTURE DEC 23LONG99,56Ribasso dei tassi di interesse
NLBNPIT1OS04EURO-SCHATZ FUTURE DEC 23SHORT128,73Rialzo dei tassi di interesse
NLBNPIT1JHR1BUND FUTURELONG126,6Ribasso dei tassi di interesse
NLBNPIT1KEG9BUND FUTURESHORT164,75Rialzo dei tassi di interesse
NLBNPIT1P6T1BTP (2.5 YEAR) FUTURE DEC 23LONG82,99Ribasso dei tassi di interesse
NLBNPIT1LDY2BTP (10 YEAR) FUTURE DEC 23LONG109,77Ribasso dei tassi di interesse

Investire al rialzo o al ribasso sui tassi di interesse

I Minifuture Certificates permettono di investire a leva al rialzo (Long) o al ribasso (Short): consentono infatti all’investitore di impiegare solo una parte del capitale che avrebbe dovuto utilizzare nel caso di un investimento diretto nel sottostante e senza problemi di margine. Il resto del capitale, pari allo Strike, è infatti messo a disposizione dall’Emittente.

Questi Certificates si caratterizzano, inoltre, per la presenza di un livello di Knock-out che funziona come un meccanismo di stop loss automatico, per cui non è possibile perdere oltre al capitale investito.

I Minifuture sono adatti a investimenti a leva non solo giornaliera, ma anche multigiornaliera grazie alla leva dinamica: nel momento in cui si acquista un determinato Minifuture, si fissa un certo livello di Leva Finanziaria, che resta invariata fino alla chiusura della relativa posizione, evitando il cosiddetto compounding effect tipico dei prodotti a leva fissa (come Certificates ed ETF a leva).

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Cosa è la Troika? https://www.investire-certificati.it/cosa-e-la-troika/ Sun, 01 Jan 2023 22:01:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=24020 Cosa si intende con Troika? Quale ruolo ha giocato la Troika con il salvataggio della Grecia? Quali le principali critiche mosse al terzetto dei creditori europei? Ecco una serie di punti analizzati in questo articolo. Cosa è la Troika? Troika è un termine che deriva dal russo e significa “terzetto”. Viene utilizzato in ambito europeo […]

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Cosa si intende con Troika? Quale ruolo ha giocato la Troika con il salvataggio della Grecia? Quali le principali critiche mosse al terzetto dei creditori europei? Ecco una serie di punti analizzati in questo articolo.

Cosa è la Troika?

Troika è un termine che deriva dal russo e significa “terzetto”. Viene utilizzato in ambito europeo per indicare l’insieme dei creditori ufficiali durante le negoziazioni con i paesi.

La troika, nell’ambito della politica dell’Unione europea, rappresenta, secondo quanto riportato nel sito del Parlamento europeo, “l’insieme dei creditori ufficiali durante le negoziazioni con i paesi”.

Da chi è composta? La Troika è tradizionalmente costituita dalla Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea (solitamente indicata con BCE) e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Il termine Troika ha iniziato ad essere utilizzato in ambito giornalistico a partire dal 2009-2010 con gli interventi di Commissione Europea, BCE e Fondo Monetario Internazionale per la risoluzione della crisi della Grecia. In seguito alla crisi finanziaria verificatasi fra il 2008 ed il 2013 la Troika ha lavorato su vari piani di intervento con i paesi europei al fine di ridurre e scongiurare rischi di insolvenza sovrana. Sono stati concessi prestiti, pretendendo politiche di austerità ed attinenza a precisi parametri di spesa.

La Troika in Grecia

Cosa è successo in Grecia con la Troika? Il Paese è stato salvato ma con un duro prezzo e forti misure di austerità imposte dalla Troika. A fronte di ciò la Grecia ottenne prestiti per alcune centinaia di miliardi dall’Europa.

Ripercorriamo alcune vicende legate al salvataggio della Grecia.

Crisi della Grecia

La crisi della Grecia iniziò ufficialmente a fine 2009 quando l’allora premier Papandreou dichiarò che i precedenti governi avevano falsificato conti pubblici e bilanci statali per permettere al paese di entrare nell’euro.

Emerge nel tempo il progressivo rischio di fallimento della Grecia, che nel 2012 sembra addirittura quasi una certezza. Soltanto grazie ad una lunga serie di misure drastiche (come tagli alle pensioni, licenziamenti nel pubblico e tagli agli investimenti pubblici) la Grecia riesce a ottenere una serie di prestiti dall’Europa.

Un ruolo chiave venne appunto svolto dalla Troika, che chiede alla Grecia misure di forte austerità. Furono notevoli le proteste del popolo greco contro i tagli alle pensioni, ai salari minimi ed alla spesa pubblica. Vi furono anche critiche da parte di economisti che la vedevano colpevole di un autoritarismo emergenziale.

Congelamento dei titoli di Stato

I bond statali greci sono di fatto stati congelati nel 2012. Il loro valore di rimborso è stato ridotto di circa il 50% a fronte di una scadenza allungata. Non sono stati usati i CACs, ossia le clausole di azione collettiva, istituiti l’anno seguente nel 2013. Il caso Grecia ha invece seguito un percorso differente. Sono stati richiesti forti tagli alla spesa pubblica ed alle pensioni.

La Grecia è riuscita a riacquistare circa 45 miliardi del proprio debito (ad un prezzo di 15, con un risparmio di 30 miliardi). C’è stato un lungo tira e molla con la Troika, per arrivare ad un difficile salvataggio (che ha però visto anche il congelamento dei titoli di Stato come detto).

Negoziati per salvataggio Grecia

Negli ultimi anni è stato coniato il termine Brussels Group, per indicare le cinque parti negoziali che seguivano la trattativa per il salvataggio della Grecia. In questo caso alla Troika, come detto formata da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, si affiancano anche il Governo della Grecia e il Meccanismo Europeo di Stabilità.

Critiche alla Troika

Fra gli economisti che hanno criticato la Troika troviamo il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman. Secondo l’economista americano il terzetto non è stato in grado di affrontare la situazione deficitaria con tempismo.

Inoltre, Krugman sostiene che gli stanziamenti economici e finanziari favore dei Paesi in difficoltà sono di fatto risultati relativamente esigui ed in ritardo rispetto alle tempistiche necessarie per la Grecia. Gli aiuti in arrivo dal fondo “salva Stati”, poi, sono stati elargiti a fronte della promessa della cosiddetta austerity. Di fatto hanno richiesto tagli alle spese e un aumento della tassazione. Il rischio era pertanto quello di generare una nuova recessione.

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Crescita del PIL – S&P taglia le stime https://www.investire-certificati.it/crescita-del-pil-sp-taglia-le-stime/ Fri, 01 Jul 2022 20:30:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=23505 Quali previsioni per la crescita del PIL, fra inflazione e guerra? La crescita del PIL potrebbe frenare anche nei paesi emergenti: S&P Global Ratings ha abbassato le previsioni di crescita del PIL reale dei mercati emergenti (EM) al 4,2% nel 2022 (a marzo era 4,8%). La causa del taglio alle stime è da ricercarsi principalmente […]

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Quali previsioni per la crescita del PIL, fra inflazione e guerra? La crescita del PIL potrebbe frenare anche nei paesi emergenti: S&P Global Ratings ha abbassato le previsioni di crescita del PIL reale dei mercati emergenti (EM) al 4,2% nel 2022 (a marzo era 4,8%). La causa del taglio alle stime è da ricercarsi principalmente nelle previsioni più deboli per la crescita della Cina.

Per i paesi emergenti, invece (con l’esclusione della Cina), la crescita del PIL di diverse economie dei mercati emergenti nel primo trimestre ha compensato un indebolimento dello slancio di crescita a partire dal secondo trimestre, che ha portato a una minima revisione al rialzo per il 2022. Le previsioni di crescita per i paesi emergenti, Cina esclusa, restano invariate al 4,1 % per il 2023. Molti Paesi devono affrontare un lungo recupero per raggiungere nuovamente l’andamento del PIL pre-pandemico. Sono numerosi gli elementi di incertezza: fra questi troviamo il persistere dell’inflazione e uno shock delle condizioni finanziarie, anche sul mercato creditizio. Le previsioni di S&P evidenziano quindi numerosi rischi per le nostre previsioni di crescita del PIL.

Previsioni inflazione

PIL e Inflazione

La crescita del PIL può essere frenata dall’inflazione. Vediamo quindi quali sono le previsioni per l’inflazione nei paesi emergenti. Non è una novità, ma l’inflazione resta elevata. Crescono infatti le previsioni per l’inflazione di Standard & Poor’s.L’agenzia di rating ha aumentato le stime sull’inflazione dei prezzi al consumo in tutti i Paesi: l’inflazione media annuale nei paesi emergenti (il campione analizzato da S&P comprende 15 Paesi) sarà del 7,1% quest’anno e del 4,1% il prossimo. Si tratta d valori inflazionistici rispettivamente 1,2 e 0,6 punti percentuali più elevati rispetto alle previsioni di marzo).Questo rally dell’inflazione di fatto rappresenta un duro colpo per il potere d’acquisto dei consumatori. Ciò va ad enfatizzare la conseguente riduzione della domanda interna reale per il resto del 2022 e 2023.

Crescita del PIL e tassi banche centrali

Cosa attendersi a livello di politica monetaria? Quali previsioni per i tassi di interesse e per le decisioni delle banche centrali e quali ripercussioni sulla crescita del PIL?La Fed ha già alzato i tassi portandoli fino all’1,75%. I rialzi proseguiranno nei prossimi mesi, fino a superare il 3% entro fine 2022. Anche la Bank of England ha già portato i tassi di interesse all’1,25%.Anche la BCE, ossia la Banca Centrale Europea, è pronta a alzare il costo del denaro, anche se il percorso del rialzo dei tassi in Europa sarà più lento. Chiaramente i rialzi dei tassi di incidono anche sui tassi dei mutui casa.

A livello di politica monetaria, l’inflazione resta la chiave di volta. Anche se si prevede che l’inflazione torni a diminuire nei prossimi trimestri, è probabile che rimanga ben al di sopra dell’obiettivo di molte banche centrali ancora per un po’.L’analisi parte dalla considerazione che anche che la Federal Reserve e le altre principali banche centrali hanno dichiarato un inasprimento delle proprie politiche. Sulla base di ciò, S&P prevede un inasprimento più rapido della politica monetaria in tutti i mercati emergenti nonostante l’indebolimento delle economie. Va ricordato come la Turchia sia un’importante eccezione, nonostante le forti pressioni sul tasso di cambio e sull’inflazione. Mantenere stabili le aspettative di inflazione e proteggere i flussi di capitale saranno i principali obiettivi dei responsabili della politica monetaria delle banche centrali.

Previsioni crescita del PIL area EMEA

Dopo un primo trimestre solido, S&P prevede un rallentamento della crescita del PIL nei prossimi trimestri nell’economia dei mercati di paesi emergenti dell’area EMEA. Pesa in questo caso il conflitto fra Russia e Ucraina, ma anche l’inasprimento della politica monetaria da parte della Federal Reserve statunitense e di altre importanti banche centrali. Tutto ciò si somma con prospettive di crescita globale più deboli. Il conflitto tra Russia e Ucraina sta avendo ripercussioni sempre più pesanti sull’Europa emergente. Numerose economie importatrici di materie prime nella regione MENA sono tra le più colpite dalle ricadute del conflitto. Gli esportatori di materie prime energetiche della regione MENA stanno beneficiando di ricavi inattesi, con un beneficio temporaneo per la crescita del PIL. Questo scenario sarà presto mitigato dal rallentamento della crescita globale e dalle condizioni di finanziamento sul mercato del credito più rigide.

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Indice Nikkei https://www.investire-certificati.it/indice-nikkei/ Fri, 22 Apr 2022 08:13:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=10008 Cosa è l’indice Nikkei? Come si calcola il valore dell’indice azionario Nikkei? Da cosa deriva il nome dell’indice giapponese Nikkei 225? Cosa è l’indice NIKKEI? Il Nikkei è il principale indice azionario giapponese. È composto dai maggiori 225 titoli giapponesi e comprende vari colossi della tecnologia e dell’elettronica. Fra le azioni che compongono il NIKKEI […]

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Cosa è l’indice Nikkei? Come si calcola il valore dell’indice azionario Nikkei? Da cosa deriva il nome dell’indice giapponese Nikkei 225?

Cosa è l’indice NIKKEI?

Il Nikkei è il principale indice azionario giapponese. È composto dai maggiori 225 titoli giapponesi e comprende vari colossi della tecnologia e dell’elettronica. Fra le azioni che compongono il NIKKEI troviamo Sony Corporation, Canon, Nissan Motor Company, Honda Motor Company, Yamaha Corp.
Anche il Nikkei, come la maggior parte dei panieri mondiali, è un indice ponderato, il suo valore è dato dall’andamento medio ponderato (per la capitalizzazione) dei titoli fra i vari titoli che lo compongono. Le azioni che compongono l’indice Nikkei sono ricalcolate una volta l’anno, mentre la divisa con cui sono negoziati è lo yen giapponese.

Indice Nikkey

Da cosa deriva il nome Nikkei?

Il Nikkei era in passato chiamato Nikkei Dow Jones Stock Average (dal 1975 al 1985), mentre oggi è denominato semplicemente Nikkei.
Il nome deriva dal Nihon Keizai Shimbun (o Japan Economics Newspaper), comunemente conosciuto come Nikkei, la maggiore testata finanziaria giapponese e la prima al mondo su base giornaliera per tiratura. La rivista finanziaria, fondata a Tokyo nel 1876, ha iniziato ad occuparsi del calcolo dell’indice giapponese a partire dal 1950.

Valore dell’indice Nikkei

L’indice giapponese ha fatto registrare un vero e proprio boom nella seconda parte degli anni Ottanta del secolo scorso, arrivando in area 40.000 punti. Nei venti anni seguenti l’indice azionario giapponese ha perso i tre quarti del suo valore, scendendo progressivamente verso i 10.000 punti. Il Nikkei 225 ha toccato un minimo a 7.054,98 punti nel marzo 2008. Fra le date da ricordare, poi, vi è il tragico terremoto giapponese del marzo 2011. Alla riapertura (15 marzo 2011), l’indice Nikkei perse oltre 1.000 punti.

Nell’ultimo decennio, però, le cose sono cambiate, con una vera e propria inversione. Il trend rialzista ha progressivamente trovato forza. Questo grazie al buon trend generale delle borse, ma anche per via dei massicci acquisti di titoli ed ETF da parte della Bank of Japan. La banca di Tokyo, infatti, già a inizio 2018 deteneva oltre il 70% di tutti gli ETF sull’azionario giapponese. Di fatto la Bank of Japan era uno dei primi dieci azionisti nel 90% dei componenti dell’indice azionario giapponese.

La ripresa è proseguita anche in questi ultimi anni. Il crollo di inizio 2020 delle borse – derivante dal Covid – è stato presto riassorbito. Il valore del Nikkei è tornato, dopo quasi trent’anni, a superare quota 30.000 punti nel 2021. A trascinare al rialzo il Nikkei è stato ancora il trend di generale crescita delle borse visto negli ultimi anni. il tutto in congiunzione con il rally delle borse di fine 2020 ed inizio 2021, grazie alla grande liquidità immessa nel sistema dalle banche centrali.

La discesa dei mercati contestuale alla guerra fra Russia ed Ucraina ha determinato una frenata anche per l’indice Nikkei, tornato in area 27-28.000 punti.

grafico indice Nikkei

Altri indici giapponesi: TOPIX

Oltre al Nikkei 225, un altro indice giapponese rilevante è il TOPIX Index, ossia il Tokyo Stock Price Index. Il TOPIX è composto da oltre 2.000 aziende di dimensioni inferiori ed è calcolato dal TSE (Tokyo Stock Exchange). Anche il TOPIX ha una storia relativamente lunga, essendo stato fondato nel 1968.

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Tassi di Interesse – Previsioni https://www.investire-certificati.it/tassi-di-interesse-previsioni/ Sun, 13 Feb 2022 09:58:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=22442 Quali sono le previsioni per i tassi di interesse? Se ne parla molto, anche per la relazione inversa fra tassi di interesse e mercato azionario. Ecco un approfondimento sul tema e le previsioni dei tassi per il 2022 e 2023 per la Federal Reserve, la Banca Centrale Europea e altre banche centrali. Tassi di interesse […]

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Quali sono le previsioni per i tassi di interesse? Se ne parla molto, anche per la relazione inversa fra tassi di interesse e mercato azionario. Ecco un approfondimento sul tema e le previsioni dei tassi per il 2022 e 2023 per la Federal Reserve, la Banca Centrale Europea e altre banche centrali.

Tassi di interesse e mercati azionari

Il lungo rally dei mercati azionari si sta scontrando con due fattori relativamente nuovi, almeno in tempi recenti. Il primo, ampiamente discusso in questi ultimi mesi, è rappresentato dagli ormai imminenti rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve, la Banca Centrale statunitense. La crescente inflazione ha costretto la banca centrale americana ad iniziare il tapering e a schedulare una serie di rialzi dei tassi.

Il secondo punto sono invece le tensioni geopolitiche legate alla questione Ucraina ed ai rischi di guerra fra Russia ed Ucraina. Questo secondo punto è senz’altro in divenire, con conseguenze difficili da prevedere nel dettaglio, anche se è relativamente facile prevedere – in caso di un’escalation del conflitto, una corsa ai beni rifugio, in particolare l’oro.

Di seguito esaminiamo come si stanno comportando le banche centrali e quali sono le previsioni sui tassi di interesse.

Previsioni tassi Usa

Sul fronte americano fino a qualche settimana fa erano previsti tre rialzi al costo del denaro nel 2022. Si è poi arrivati ad “almeno tre” rialzi ai tassi, per poi spostarsi per previsioni sui tassi maggiormente aggressive. L’ultimo dato relativo ad un’inflazione al 7,5% negli Usa ha portato le grandi banche ad attendersi dei tassi di interesse fra l,150% ed il 2% a fine 2022. Chiaramente, Covid e questioni geopolitiche permettendo.

Le previsioni sui tassi di interesse sono quindi divenute molto più aggressive. Gli investitori si attendevano tassi al 2% a fine 2023, un obiettivo che potrebbe invece essere raggiunto se non a fine 2022, quantomeno nei primi mesi del 2023.

La Fed già nel marzo 2022 potrebbe alzare i tassi dello 0,5% per poi procedere con altri 4 rialzi da 0,25% cadauno entro fine anno. Un’alternativa, ventilata da alcune banche di investimento, potrebbero essere sette rialzi dei tassi di interesse. Uno in ciascun meeting della Fed del 2022. (Nota di redazione, qui trovate un link per vedere le date delle riunioni della Fed nel 2022).

Quali saranno le previsioni sui tassi corrette? Notiamo come dall’analisi del CME Fed Watch Tool i mercati si attendano tassi fra l,15 ed il 2,00% per fine 2022.

previsioni per i tassi Usa
Previsioni tassi Usa (dati al 13 febbraio 2022) – Dal sito CME.

Da notare anche la salita dei tassi relativi ai titoli di Stato americani. Il Treasury a 10 anni Usa per la prima volta dopo tre anni è tornato al 2%, ma sono salite soprattutto le scadenze corte, con il titolo ad un anno con un rendimento sopra quota 1%

Previsioni tassi di interesse BCE

Banca centrale Europea

Quali previsioni per i tassi della BCE? La Banca Centrale europea – grazie ad un’inflazione in crescita ma ancora su valori più contenuti rispetto a quelli americani – ha potuto mostrare un atteggiamento maggiormente accomodante.

Per quanto riguarda l’Eurozona, infatti, le probabilità di un rialzo dei tassi durante il 2022 sono rimaste basse fino a qualche giorno fa, per poi salire dopo l’ultimo meeting della BCE, in cui Miss Lagarde ha dovuto notare come l’inflazione inizi a sentirsi anche in Europa.

È assai probabile che la BCE debba alzare almeno una volta i tassi nel 2022, vista un’inflazione media dell’Eurozona ormai sopra il 5% (a questo link puoi vedere le date delle riunioni della banca Centrale Europea nel 2022).

Bank of England e altre banche centrali

Si è invece già mossa la Bank of England, che ha portato alzato il costo del denaro due volte, portandolo allo 0,50%. Decisamente attive le banche centrali dei paesi emergenti, che già nei mesi scorsi hanno alzato il costo del denaro. Di fatto, in particolare nelle economie dei paesi emergenti, le banche centrali si sono mostrate decisamente meno disposte ad accettare inflazione, alzando quindi i tassi di interesse.

Quali sono state le conseguenze di questo cambio di rotta della Fed e delle altre banche centrali sui mercati? A livello globale, la reazione è stata relativamente contenuta per i cosiddetti titoli value, mentre si sono visti ribassi spesso a due cifre sul comparto growth. A soffrire è stato soprattutto il NASDAQ, che nelle prime cinque settimane del 2022 ha perso circa 10 punti percentuali. I bilanci trimestrali di alcune aziende (leggasi Netflix, Facebook/Meta, Peloton ma non soltanto) hanno deluso le attese, determinando forti vendite sui titoli.

Va tuttavia ricordato come numerose azioni del comparto tech Usa fossero ormai arrivate a dei multipli difficilmente sostenibili. Con ciò intendiam una capitalizzazione anche 50 o 100 volte superiore agli utili attuali (ben di più nel caso di Tesla). Durante la pandemia – anche a causa dei lockdown – è nettamente cresciuto l’uso della tecnologia. Ma il trend di crescita degli ultimi anni pare non può proseguire con questa velocità, con ovvie ripercussioni sui risultati di bilancio e sulle successive aspettative. Inoltre, rialzi dei tassi di interesse e previsioni per altri rialzi dei tassi tendono a frenare aziende – come quelle del settore tech – che pagano dividendi bassi o nulli.

Analisi e previsioni FTSE Mib 2022

Appare meglio impostato il FTSE Mib, con una maggiore resilienza, anche grazie alla spinta del comparto bancario. I rialzi dei tassi non sono necessariamente negativi per le banche. Anzi, possono aumentare il differenziale fra i tassi di prestito e tassi di deposito, aumentando quindi i margini operativi.

Guardiamo ad alcune azioni del settore italiane. Intesa Sanpaolo da inizio anno è in rialzo di 20 punti percentuali, mentre Unicredit ha messo a segno un +12%. Bene anche l’energetico con Eni e Tenaris e con l’eccezione di Saipem, sprofondata da 1,80 a 1,30 euro dopo il peggioramento dei conti. In negativo, invece, il settore medico, con forti cali per Diasorin ed Amplifon.

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Tassi di interesse della BCE https://www.investire-certificati.it/tassi-di-interesse-della-bce/ Thu, 10 Feb 2022 11:35:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=21994 Quali sono i tassi di interesse della BCE? Cosa sono i tassi di rifinanziamento e tassi di deposito della Banca Centrale europea? Ecco i dettagli sui tassi bancari Tassi di interesse della Banca Centrale europea In questi ultimi anni abbiamo spesso sentito ripetere che i tassi della Banca centrale europea fossero a zero o anche […]

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Quali sono i tassi di interesse della BCE? Cosa sono i tassi di rifinanziamento e tassi di deposito della Banca Centrale europea? Ecco i dettagli sui tassi bancari

Tassi di interesse della Banca Centrale europea

In questi ultimi anni abbiamo spesso sentito ripetere che i tassi della Banca centrale europea fossero a zero o anche negativi. In realtà, la BCE definisce in ciascun meeting tre diversi livelli di tassi di interesse. Si tratta del tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale, del tasso di interesse per le operazioni di rifinanziamento principale e del tasso di tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale (BCE).

Vediamo nel dettaglio cosa significano i vari tassi di interesse della Banca centrale europea, che poi si ripercuotono sui tassi bancari.

Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale

Un primo tasso definito dalla banca centrale europea è il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale.

Banca centrale Europea

Ma cosa sono i tassi di interesse sul rifinanziamento marginale fra una banca e la BCE?

E’ il tasso di interesse che viene corrisposto dalle banche quando contraggono dei prestiti dalla BCE portandoli alla giornata lavorativa successiva, tecnicamente “prestiti overnight”.

La banca deve corrispondere altri strumenti finanziari, per esempio titoli, come garanzia, per il prestito ricevuto dalla banca centrale.

Hanno un costo superiore ai tassi di interesse legati al rifinanziamento principale delle banche con la BCE.

Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali

Il secondo tasso che viene definito dalla BCE ogni sei settimane nei suoi meeting è il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali (ORP). Nel dettaglio si tratta del tasso di interesse che corrisposto dalle banche quando sono stipulati prestiti con la Banca Centrale europea per una durata pari ad una settimana.

Anche in questo caso sono necessarie garanzie, come titoli o altri strumenti finanziari, per l’apertura del prestito.

Tasso di interesse della BCE sui depositi

Cosa si intende quando si parla del tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale?

Il tasso di interesse sui depositi è fissato ogni sei settimane nei meeting della BCE ed è l’interesse che le banche incassano (o pagano in caso di tassi di interesse negativi) prestando il loro denaro alla Banca centrale europea. È stato costantemente negativo dal 2014 in poi, al fine di incoraggiare le banche a prestare denaro per stimolare l’economia dell’Eurozona.

Calendario della Banca Centrale Europea 2022

Ripresentiamo di seguito le date degli otto meeting di politica monetaria della BCE per il 2022, con il calendario dei meeting della Banca Centrale europea per il 2022

  • 3 febbraio 2022
  • 10 marzo 2022
  • 14 aprile 2022
  • 9 giugno 2022
  • 21 luglio 2022
  • 8 settembre 2022
  • 27 ottobre 2022
  • 15 dicembre 2022

Altri link utili per gli investitori

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Soldi: Dove e Come Investirli? https://www.investire-certificati.it/conviene-mettere-i-soldi-sotto-il-materasso/ Sun, 22 Aug 2021 09:28:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=14751 I soldi fermi sul conto in banca dove e come conviene investirli? Conviene davvero mettere i soldi sotto il materasso? Ha senso tenere i soldi in casa oppure conviene depositarli in banca o investirli? Dove mettere i contanti? Sfatiamo il falso mito del “tenere i soldi sotto il materasso”.  Nella quasi totalità dei casi si […]

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I soldi fermi sul conto in banca dove e come conviene investirli? Conviene davvero mettere i soldi sotto il materasso?

Ha senso tenere i soldi in casa oppure conviene depositarli in banca o investirli? Dove mettere i contanti? Sfatiamo il falso mito del “tenere i soldi sotto il materasso”.  Nella quasi totalità dei casi si tratta di un’idea non conveniente per il risparmiatore. In questo articolo siamo andati a vedere perché di fatto si perda potere d’acquisto mettendo i soldi sotto il materasso (o sotto la “mattonella”).

Mettere i soldi sotto il materasso

Cosa vuol dire mettere i soldi sotto il materasso? È un modo di dire per indicare il fatto di custodire i propri risparmi presso la propria abitazione, piuttosto che depositarli in banca o investirli in borsa o con l’acquisto di altri strumenti finanziari. Ecco perché si dice mettere i soldi sotto il materasso o sotto la mattonella.

mettere soldi sotto il materasso conviene?

Vantaggi nel tenere i soldi sotto il materasso?

Sono piuttosto ridotti i vantaggi ottenibili custodendo il proprio denaro sotto il materasso.

Di fatto si evitano i costi per la tenuta di un conto bancario (ma si perde anche l’eventuale interesse), così come si evitano eventuali patrimoniali o prelievi forzosi dai conti bancari. Possiamo anche aggiungere il fatto di essere immuni da un eventuale fallimento della banca, anche se i risparmiatori sono protetti fino a 100.000 euro dal Fondo Interbancario.

Inoltre, si ha immediata disponibilità della propria liquidità senza dover andare a ritirarla allo sportello bancario o al bancomat.

Il sistema bancario e lo Stato non riescono riesce a conoscere il reale patrimonio di un individuo, con una maggiore privacy in tal senso. Di fatto non sono necessarie spiegazioni sulla provenienza del denaro, che non è tracciato. Come vedremo, potrebbero esserci però problemi nel far riemergere questo denaro

A livello economico, poi, mettere i soldi sotto il materasso ha dei costi impliciti notevoli. Esaminiamo i rischi.

Quali sono gli svantaggi ed i rischi?

Conviene mettere i soldi sotto il materasso? Probabilmente i rischi per chi tiene i soldi a casa superano di gran lunga i vantaggi.

Soprattutto nel lungo termine tenere i risparmi sotto la mattonella presenta rischi. Infatti, il denaro potrebbe essere rubato, così come potrebbe essere danneggiato da fattori climatici o ambientali, come muffa o umidità. Ancora, potrebbe essere manomesso o danneggiato anche involontariamente da terzi.

Come detto, mettere i soldi sotto il materasso può sembrare una buona soluzione per eludere controlli fiscali, ma le cose potrebbero cambiare nel caso in cui si iniziasse a spendere (su larghi importi) tale denaro. Il fisco potrebbe intervenire con controlli, domandando la provenienza del denaro.

Il rischio centrale, però, deriva dall’inflazione. Il denaro custodito sotto la mattonella perde progressivamente potere d’acquisto.

L’inflazione

Il denaro, i tuoi soldi nel tempo perdono inevitabilmente potere d’acquisto. Quanto si eroda tale potere d’acquisto dipende chiaramente dall’inflazione registrata nell’arco temporale in cui il denaro è stato custodito in casa.

Al crescere dell’inflazione, il potere d’acquisto perso mettendo i soldi sotto il materasso aumenterà esponenzialmente.

Per chi ama le statistiche, è possibile notare che nel periodo 2010-2020, chi ha custodito 1000 euro senza investirli ha perso circa il 13%. Per contro, allargando lo sguardo ad un arco temporale doppio, pari a 20 anni, la perdita di potere d’acquisto è ancora superiore. Nel ventennio 1999-2019 è arrivata ad oltre il 40%. Mettere i soldi sotto il materasso o sotto la mattonella è quindi di norma un pessimo affare, soprattutto nel lungo periodo.

Anche nell’epoca dei tassi negativi sul mercato sono presenti sia conti depositi con vincoli in grado di rendere fra l’1 ed il 2%. Con gli ETF è possibile replicare l’andamento di un sottostante, mentre l’investimento azionario è più rischioso, ma offre anche rendimenti potenziali più elevati.

Inoltre, esistono prodotti di investimento come i certificates, in grado di offrire rendimenti interessanti (spesso fra il 5 ed il 15%) a fronte di un rischio contenuto o moderato, che varia in base al prodotto di investimento selezionato. I tuoi soldi non corrono alcun rischio – salvo quello legato alla solidità dell’emittente – se scegli i certificati di investimento a capitale garantito.

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Cosa sono gli Investimenti ESG? https://www.investire-certificati.it/cosa-sono-gli-investimenti-esg/ Sat, 27 Feb 2021 09:28:00 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=4125 Cosa sono gli investimenti ESG? Cosa vuol dire ESG e sostenibilità delle imprese? Si sentono spesso questi termini nel mondo degli investimenti. Anche numerose emittenti hanno presentato certificati di investimento legati a prodotti con questa sigla. Ma cosa significa investimenti ESG e quali sono i criteri ESG? In questo articolo presentiamo questa tematica, legata alla […]

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Cosa sono gli investimenti ESG? Cosa vuol dire ESG e sostenibilità delle imprese? Si sentono spesso questi termini nel mondo degli investimenti. Anche numerose emittenti hanno presentato certificati di investimento legati a prodotti con questa sigla. Ma cosa significa investimenti ESG e quali sono i criteri ESG? In questo articolo presentiamo questa tematica, legata alla sostenibilità degli investimenti. Un argomento sempre più centrale anche per gli investitori in particolare dopo l’approvazione del recovery fund.

Cosa vuol dire ESG?

ESG è l’acronimo che riassume tre parole inglesi: Environmental, Social e Governance. I criteri ESG fanno riferimento a metodi di valutazione delle aziende e delle organizzazioni. Si tratta di valutare e misurare la capacità delle imprese di allinearsi ad una serie di criteri fondamentali per uno sviluppo sostenibile sia sotto l’aspetto ambientale che sotto l’aspetto sociale. Economia, investimenti aziendali, ambiente ed etica si intrecciano con questi criteri.

investire ambiente, investimenti ESG

L’obiettivo è quello di identificare le aziende che riescono a seguire questi principi di natura ambientale, sociale e di governance, favorendo anche chi cerca il cosiddetto investimento responsabile ed etico. Seguire investimenti responsabili potrebbe portare l’investitore a scegliere le aziende che mostrano un impegno attivo contro il lavoro minorile o a favore dell’ambiente. Dal portafoglio di investimento, invece, potrebbero essere sottopesate (o non far parte) quelle che non riescono a garantire standard minimi sotto questi aspetti.

Questi punti hanno assunto una rilevanza sempre crescente negli ultimi anni. Anche nel recovery fund sono menzionati. Anzi gli investimenti ESG assumono con il recovery fund un ruolo sempre più centrale.

Che cosa significa Investimenti ESG? Quali sono i criteri ESG?

Ci sono una serie di criteri ambientali (environmental), per una sostenibilità anche nel lungo termine a livello planetario. È chiaro che è necessario uno sforzo da parte delle imprese in questa direzione, anche per la lotta contro il cambiamento climatico. Fra i punti legati all’aspetto ambientale ci sono anche risorse fondamentali come acqua e aria, ma anche la sicurezza agroalimentare. Altri criteri sono legati al contenimento delle emissioni di anidride carbonica

Per quanto riguarda i criteri per investimenti ESG, il secondo punto è legato ai criteri sociali. Si parla quindi delle attività delle imprese che hanno un impatto da un punto di vista sociale. Il rispetto dei diritti dei dipendenti, dei diritti civili, standard lavorativi eccellenti sono alcuni punti. Ricordiamo poi, in merito ai criteri ESG per l’aspetto sociale anche l’osservanza di tutte le norme legate al lavoro minorile e l’uguaglianza.

Un terzo aspetto riguarda la governance, ossia la guida dell’impresa. Sono esaminati in questo terzo punto dei criteri ESG vari aspetti dell’attività aziendale, fra cui il rispetto della meritocrazia, i diritti degli azionisti, ma anche le strategie di retribuzione dei dipendenti e del consiglio di amministrazione. È anche esaminata la qualità del CdA e la sua diversità.

Investimenti ESG. Quali sono i criteri?
Investimenti ESG. Quali sono i criteri? Immagine tratta da www.lindenwm.com.

Investimenti ESG

Ecco dunque riassunti i principali punti legati ai criteri ESG, che stanno risultando sempre più centrali anche negli investimenti finanziari. Alcune ricerche hanno messo in luce come anche il mondo cattolico sia interessato a queste tematiche, al fine di poter decidere con maggiore consapevolezza dove orientare i propri investimenti.

Un ipotetico esempio potrebbe essere quello di scartare le aziende che impiegano manovalanza minorile o che producono armi piuttosto che le aziende del tabacco. Il tutto a vantaggio delle azioni delle aziende che mostrano un maggiore impegno sotto l’aspetto ambientare e sociale, appunto seguendo i criteri ESG.

Sono numerosi i fondi di investimento o gli ETF che hanno inserito parametri di questo genere per la scelta dei loro prodotti.

Per quanto riguarda i certificati di investimento, troviamo un emissione “ESG” di BNP Paribas. Si trattava di certificates (con barriera al 70% e cedole condizionate), i cui sottostanti sono stati selezionati seguendo criteri ESG. Fra le azioni dell’indice FTSE Mib inserite nell’emissione ricordiamo Intesa, Unicredit, Enel, Pirelli, Saipem e Stellantis.

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Economia ed Investimenti ESG https://www.investire-certificati.it/economia-ed-investimenti-esg/ Wed, 24 Feb 2021 10:37:20 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=4469 Economia ed Investimenti ESG: Come incidono i cambiamenti climatici sul mondo economico e sul mondo finanziario? Cosa possono fare le aziende finanziarie in tema di investimenti ESG? Il tema può forse risultare relativamente nuovo per alcuni lettori. Va però detto che l’interesse verso gli INVESTIMENTI ESG, ossia responsabili e sostenibili sia socialmente che per l’ambiente, […]

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Economia ed Investimenti ESG: Come incidono i cambiamenti climatici sul mondo economico e sul mondo finanziario? Cosa possono fare le aziende finanziarie in tema di investimenti ESG?

Il tema può forse risultare relativamente nuovo per alcuni lettori. Va però detto che l’interesse verso gli INVESTIMENTI ESG, ossia responsabili e sostenibili sia socialmente che per l’ambiente, sta assumendo un ruolo sempre più centrale anche nel mondo finanziario.

Presentiamo sul tema investimenti ESG questa analisi di Sophie Deleuze, ESG Analyst Engagement & Voting di CANDRIAM.

Economia ed Investimenti ESG

Gli impatti del cambiamento climatico, solo per gli eventi meteorologici estremi, pesano già per miliardi sul settore finanziario. Se a ciò si aggiungono altri elementi come i rischi di credito per le banche, il ritardo nell’affrontare il climate change potrebbe costare alle società finanziarie fino a 1,2 trilioni di dollari nei prossimi 15 anni[1].

Abbiamo identificato due dimensioni principali del rischio del cambiamento climatico per le società finanziarie: rischi di transizione e rischi fisici. La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio significa che interi settori sono suscettibili di normative più severe, tecnologie dirompenti e cambiamenti nel comportamento dei clienti. I rischi fisici includono l’aumento delle richieste di risarcimento alle assicurazioni per eventi legati al clima e dei pagamenti per gli assicuratori, l’aumento dei premi per i consumatori e di asset incagliati per le banche.

I player finanziari subiscono pressioni sempre maggiori, provenienti in parte dalle autorità regolamentari, affinché dimostrino sia la propria sostenibilità sia il modo in cui incorporano la “finanza verde” nelle loro decisioni volte a rendere disponibile il capitale per i clienti. Tuttavia, dall’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi nel 2015, i prestiti bancari per il comparto dei combustibili fossili sono aumentati di quasi 2.000 miliardi di dollari, in netto contrasto con gli impegni presi.

Come asset manager responsabile abbiamo svolto attività di engagement con banche e compagnie di assicurazione per determinare se queste dichiarazioni pubbliche di intenti avessero poi iniziato a determinare un miglioramento delle prassi. Abbiamo analizzato se le società finanziarie non coinvolte in queste iniziative mostrassero un livello di disclosure inferiore alla media. Ma anche politiche climatiche più deboli e una peggiore esposizione ai combustibili fossili.

Investimenti ESG
Gli Investimenti ESG

Climate Change

La nostra campagna di engagement orientata al clima, lanciata nella seconda metà del 2019, ha ottenuto risposte da 33 istituzioni finanziarie – 27 banche e sei assicuratori. I nostri argomenti includevano due categorie principali: la metodologia usata per valutare l’esposizione alle attività che contribuiscono alle emissioni di gas serra e il corrispondente approccio di mitigazione del rischio usato per i loro portafogli.

La maggior parte degli investitori concorda sulla necessità di migliorare la divulgazione extra-finanziaria. Tenendo a mente le raccomandazioni della TCFD[2], abbiamo esaminato l’esposizione al carbone e ai combustibili fossili. Abbiamo dialogato con gli emittenti sulla loro esposizione ai rischi fisici, come i pagamenti imprevisti per incendi, inondazioni, ecc. Abbiamo discusso i loro approcci sia al project financing, alle assicurazioni e ai prestiti condizionati dalla performance ambientale. Ma anche il supporto ai clienti per la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio (in particolare per i loro clienti nel settore agricolo ed estrattivo).

Economia ed Investimenti ESG

L’analisi di Candriam si sofferma su vari aspetti del climate change e del rapporto fra economia e investimenti ESG.

Abbiamo sviluppato un sistema di punteggio complessivo che tiene in considerazione il grado di trasparenza di ogni azienda messe in atto. Dove disponibile (20 aziende), abbiamo confrontato il nostro scoring con il loro livello di esposizione al rischio basato sul Banking on Climate Change Report 2020[3]. Mentre alcune aziende hanno criticato la metodologia della ONG, nessuna ha scelto di fornire dati rettificati.

Diversi emittenti hanno incrementato i finanziamenti per il comparto dei combustibili fossili di oltre 50 miliardi di dollari ciascuno dall’Accordo di Parigi. All’interno di questo gruppo, otto hanno anche ottenuto un punteggio basso nel nostro sistema di scoring. Di questi otto emittenti ad alto rischio, cinque hanno rifiutato di rispondere alle nostre domande. Questo mostra una forte correlazione tra il rifiuto di aderire alle iniziative più avanzate dell’industria finanziaria in questo ambito, e l’adozione di politiche e pratiche ambientali scadenti.

Solo uno degli emittenti giudicati ad alto rischio dal nostro Comprehensive Scoring System era tra i firmatari delle iniziative sul clima dell’industria finanziaria. Questo dimostra che le aziende che si impegnano pubblicamente in modo forte stanno andando verso una direzione positiva.

Vantaggi di queste iniziative – Economia ed investimenti ESG

Un’ulteriore prova dei vantaggi di queste iniziative è che le cinque banche che hanno preso parte a una delle prime iniziative, hanno ridotto i loro finanziamenti al settore dei combustibili fossili dall’Accordo di Parigi del 2015. Tutte e cinque hanno ottenuto un buon punteggio per quanto riguarda l’engagement nel Candriam Comprehensive Score. Questo rafforza la nostra convinzione. L’impegno specifico e individuale dovrebbe essere intrapreso con emittenti selezionati. Ciò al fine di aumentare la consapevolezza del ruolo che le pratiche di finanziamento hanno sul clima.

Inoltre, riconosciamo che il coinvolgimento in queste iniziative è correlato al miglioramento delle pratiche. Un anno dopo il lancio del nostro studio e del programma di engagement, molti partecipanti appartenenti all’industria finanziaria hanno fatto progressi sia nei loro sistemi di reporting. Questo sia sul fronte delle prassi nel fornire capitale alle società di combustibili fossili. Ma molto resta ancora da fare. Dopo il successo degli Investors Group come IIGCC e CA100+ nell’influenzare il cambiamento tra i maggiori emittenti di gas serra – in particolare alle assemblee generali annuali- non abbiamo dubbi che il settore finanziario sarà il prossimo sotto i riflettori.

Ci aspettiamo che questa tendenza si acceleri e intendiamo svolgere un ruolo attivo.

Ecco dunque alcune considerazioni sul crescente ruolo degli investimenti ESG nel mondo moderno anche sotto l’aspetto economico e finanziario


Note relative a questa analisi sugli investimenti ESG

[1]  Share Action. Banking on a Low-Carbon Future: Finance in a Time of Climate Crisis, 2019.

https://www.euractiv.com/wp-content/uploads/sites/2/2019/11/Full-Report-Finance-in-a-time-of-climate-crisis-FV.pdf, accessed 4 February, 2021.

[2]  ESG regulation pertaining to the financial sector includes the Financial Stability Board (FSB) – with the creation of the Task Force on Climaterelated

Financial Disclosures (TCFD) – the Prudential Regulatory Authority (PRA) and the Financial Conduct Authority (FCA).

[3]  Rainforest Action Network. Banking on Climate Change, Fossil Fuel Finance Report. 2020.

https://www.ran.org/bankingonclimatechange2020, accessed 4 February, 2021

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