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Cosa sono i certificati e derivati finanziari? E quali fattori incidono sul prezzo di un derivato? Ecco un esempio su un certificato di investimento

I certificati di investimento sono degli strumenti derivati. Spesso la parola “derivato finanziario” è vista in maniera negativa, mentre invece significa soltanto che il prodotto finanziario in questione “deriva” il suo valore dall’andamento di un altro asset finanziario o da un paniere, che rappresenta il sottostante del prodotto derivato.

Questo vale per i futures per esempio, il cui valore deriva dallo strumento sottostante cui fanno riferimento, così come per le opzioni o per gli swap. Il discorso è analogo per i certificati di investimento. L’accezione negativa di derivato finanziario è pertanto quasi sempre fuori luogo in quanto si tratta di strumenti con rischio variabile (talvolta elevato, talvolta basso o molto basso).

Come si calcola il prezzo di un derivato?

Come si determina il prezzo di uno strumento derivato? Chiaramente l’andamento del prezzo del sottostante è l’elemento centrale, ma va tuttavia ricordato come questo non sia di norma l’unico fattore da considerare per prezzare il derivato in questione.

Vi sono infatti altri elementi come la vita residua del prodotto, il tasso di interesse di mercato, la volatilità media. Non sono poi da dimenticare eventuali dividendi attesi nel caso di derivati su azioni o indici azionari.

Il prezzo di un derivato – Esempio con un Certificato

Sono numerosi i fattori da analizzare per prezzare uno strumento derivato. Vediamo con un semplice esempio legato ad un certificato di investimento, volutamente semplicistico, alcune possibili casistiche di movimenti di prezzi nei derivati.

Prendiamo per esempio un certificato di investimento legato ad Intesa Sanpaolo ed ipotizziamo che abbia una vita residua di quattro anni, a fronte di un prezzo di mercato di Intesa pari a 1,50 euro per azione. Sempre a titolo esemplificativo ipotizziamo che il certificato sia stato emesso quando intesa valeva 2,00 euro (con un prezzo di fixing iniziale pertanto pari a 2 euro) ed una barriera a 1,00 euro, ossia al 50%.

Il prezzo spot di mercato del certificato verosimilmente sarà nettamente inferiore alla pari, in quanto il sottostante di questo derivato ha perso il 25% rispetto al valore di fixing iniziale. Se la volatilità di mercato dovesse crescere, probabilmente il certificato di investimento tenderebbe a perdere valore nella sua quotazione di mercato (prezzo spot), in quanto crescerebbero le possibilità di movimenti più ampi e quindi anche di una discesa sotto quota 1 euro. Un calo della volatilità, invece, sarebbe positivo per la quotazione spot del certificato di investimento.

Eventuali dividendi – se già scontati nel prezzo dell’azione – tenderebbero ad abbassare ulteriormente il prezzo, in quanto il mercato avrebbe già prezzato una contestuale discesa del titolo dopo lo stacco del dividendo o dei dividendi.

Cosa sono i prodotti derivati? Come funziona un certificato di investimento? Ecco alcuni esempi sul tema

Certificati, derivati e vita residua

Chiaramente se mancassero soltanto pochi giorni alla scadenza del certificato, il valore di mercato sarebbe prossimo alla pari, perché il mercato riterrebbe improbabile una discesa di un ulteriore 33,3% (da 1,50 a 1 euro). Viceversa, nel caso menzionato di un certificato con una vita residua di quattro anni, il prezzo sarebbe sotto la pari perché il mercato riterrebbe maggiormente probabile una discesa sotto l’euro di Intesa, sottostante di questo prodotto derivato.

Ovviamente sarebbe poi da considerare il flusso cedolare del prodotto e le reali possibilità di incassare le cedole definite all’inizio della vita del derivato. Se il coupon venisse staccato soltanto con prezzi del sottostante sopra l’80% del fixing iniziale (1,60 euro), il valore di mercato sarebbe chiaramente inferiore rispetto ad un certificato dove il trigger per le cedole fosse al 50% (1,00 euro per azione) oppure al 60% (1,20 euro).

Sarebbe poi da considerarsi anche l’effetto memoria, che permette all’investitore di recuperare eventuali cedole non incassate nel caso in cui il sottostante cui fa riferimento il certificato di investimento dovesse tornare al di sopra della barriera cedolare in una successiva data di osservazione. Tramite questi semplici esempi è quindi chiaro come il prezzo del sottostante sia il principale fattore da considerare per la prezzatura del derivato, ma certamente non l’unico.

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Cosa Sono i Contratti Derivati Futures? https://www.investire-certificati.it/cosa-sono-i-contratti-derivati-futures/ Thu, 07 May 2020 17:01:47 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=1225 Cosa sono i contratti derivati futures e come nascono? I futures traggono il loro nome dall’inglese Future Contracts e sono dei contratti finanziari derivati a termine standardizzati, ossia con caratteristiche predefinite, come la merce negoziata, il quantitativo e la scadenza. Futures: merce, quantità, scadenza Con il contratto future due parti, il compratore ed il venditore, […]

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Cosa sono i contratti derivati futures e come nascono? I futures traggono il loro nome dall’inglese Future Contracts e sono dei contratti finanziari derivati a termine standardizzati, ossia con caratteristiche predefinite, come la merce negoziata, il quantitativo e la scadenza.

Futures: merce, quantità, scadenza

Con il contratto future due parti, il compratore ed il venditore, si impegnano a scambiarsi una predeterminata quantità di un bene (come petrolio oppure oro) oppure un indice (come il Ftse Mib o il Dax, in questo caso con regolazione in contanti) ad un prezzo prefissato. La liquidazione del contratto è differita in una data futura, anch’essa definita all’origine del future.

Durante la loro vita i contratti future vengono negoziati esattamente come dei titoli azionari. Il loro prezzo deriva da quello che è l’andamento del sottostante cui fanno riferimento, ecco quindi il nome di “derivato finanziario“. Per esempio, il valore del contrato future relativo al petrolio salirà contestualmente ad una salita del prezzo del greggio, scendendo nel caso opposto.

L’operatore che compra il future si impegna ad acquistare alla scadenza del contratto il bene in questione. Di fatto l’acquirente assume una posizione lunga, ossia rialzista, sul bene acquistato. Al tempo medesimo, il venditore del future assume una posizione corta (ossia trae un vantaggio da un eventuale discesa dei prezzi).

Future per fare trading ed hedging

I contratti futures permettono di trasferire il rischio da un produttore di materie prime ai mercati finanziari, ossia agli speculatori, garantendo al produttore un flusso di cassa predeterminato in una data futura. Il produttore potrà quindi fare hedging, ossia coprirsi dal rischio di un deprezzamento della materia prima prodotta (rinunciando in tal caso ad un eventuale apprezzamento della medesima).

L’investitore farà invece trading sul sottostante. In base a come il contratto future è stato impostato, la risoluzione finale del medesimo può avvenire con una consegna fisica (quindi con la consegna di un certo numero di barili di petrolio o lingotti di oro, in base ai termini prestabiliti) oppure con una risoluzione in contanti del contratto.

Trading e investimenti

Il contratto future – la dimensione

Il contratto future può avere varie “sizes”, ossia dimensioni, anch’esse prestabilite all’origine del contratto, che variano in base al sottostante. Per esempio, tradizionalmente il future sull’oro aveva una dimensione di 100 once, anche se negli ultimi anni sono stati inseriti nuovi contratti da 50 e 10 once, rendendo quindi questo mercato accessibile ad un più ampio pubblico.

Il futures sul petrolio fa di norma riferimento ad una size di 100 barili, quello sull’argento a 5000 once. Per quanto riguarda gli indici, per il FTSE Mib italiano il moltiplicatore è 1 per il contratto mini e 5 per il contratto standard future. In altre parole, sul mini future un movimento di un punto equivale ad un euro, mentre un movimento di un punto equivale a 5 euro.

Trading sui futures con i CFD

Il trading con i CFD può rappresentare un’alternativa al trading con i futures. Infatti, tramite i contratti per differenza (dal cui nome inglese contract for difference arriva l’acronimo CFD) è possibile scambiare prodotti che replicano l’andamento del future. Fra i principali vantaggi vi è quello di poter spezzettare i contratti, assumendo quindi posizioni anche di dimensioni minori (fino a un centesimo del contratto future standard), elemento utile anche nella gestione del money management.

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IDEM – Il Mercato dei Derivati https://www.investire-certificati.it/idem-il-mercato-dei-derivati/ Mon, 16 Mar 2020 07:43:52 +0000 https://www.investire-certificati.it/?p=1012 L’IDEM è il mercato dei prodotti derivati standardizzati per l’Italia ed è controllato da BorsaItaliana. Il mercato IDEM è stato istituito nel 1994 ed è l’acronimo di Italian Derivatives Market. Non si tratta ovviamente di un mercato fisico, ma di una piazza finanziaria telematica che è stata creata al fine di permettere agli investitori di […]

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L’IDEM è il mercato dei prodotti derivati standardizzati per l’Italia ed è controllato da BorsaItaliana. Il mercato IDEM è stato istituito nel 1994 ed è l’acronimo di Italian Derivatives Market.

Non si tratta ovviamente di un mercato fisico, ma di una piazza finanziaria telematica che è stata creata al fine di permettere agli investitori di scambiare strumenti finanziari derivati standardizzati. Sull’IDEM sono pertanto trattati futures e opzioni.

Investire sul mercato IDEM

Chi investe sul mercato IDEM? Risparmiatori, aziende e speculatori si possono approcciare a questo mercato con differenti finalità. Infatti, tramite i derivati offerti sul mercato IDEM di BorsaItaliana è possibile effettuare operazioni di hedging, cioè di copertura da un determinato rischio (spesso utili per aziende), così come è possibile effettuare attività speculativa, cercando di acquistare un prodotto per rivenderlo in un secondo momento ad un prezzo superiore.

Va sottolineato come la durata temporale delle operazioni ivi effettuate con prodotti finanziari derivati possa variare notevolmente. Si va dal trading nell’arco di pochi decimi di secondo nel caso di attività di scalping, ad un’attività intraday (ossia comprando un prodotto per rivenderlo qualche ora più tardi, nella medesima giornata), sino ad arrivare al trading multiday ed all’attività di copertura o hedging che può avere una durata ben più ampia.

prodotti derivati finanziari

Le transazioni sul mercato IDEM

L’investitore può decidere di portare il contratto derivato a scadenza oppure di liquidarlo senza attendere la fine del medesimo. In tal caso dovrà vendere i contratti futures o le opzioni che ha in portafoglio al prezzo di mercato. Questo valore è determinato da domanda ed offerta, esattamente come capita nel mercato azionario, con la creazione di un “book” di borsa dove confluiscono le proposte di acquisto e le proposte di vendita in arrivo sul mercato.

Il prezzo

Il prezzo di vendita (per la chiusura della transazione) può ovviamente essere superiore o inferiore rispetto a quello inizialmente pagato dall’acquirente del prodotto derivato in questione. Il contratto viene in questo caso regolato cash fra le due controparti.

Come detto, il prezzo è determinato dalle proposte di acquisto e vendita che arrivano, che a loro volta variano in funzione del sottostante cui il prodotto derivato fa riferimento. Ci sono poi altri parametri da considerare per prezzare gli strumenti sul mercato IDEM, fra cui la vita residua del prodotto, la volatilità del sottostante, la volatilità complessiva dei mercati.

Quali derivati sono negoziati sull’IDEM?

Sul mercato IDEM sono negoziate alcune categorie di derivati, precisamente quelli standardizzati con una scadenza dove non si negozia direttamente il sottostante. Sono scambiati sull’IDEM futures e opzioni, mentre invece certificati di investimento (ossia investment certificates) e covered warrant sono negoziati sul mercato Sedex (Mercato Telematico dei Securitised Derivatives) o sulla piattaforma multilaterale Euro TLX, entrambi gestiti da Borsa Italiana.

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